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L'ambizioso Olympique Marsiglia di Rudi Garcia
12 apr 2018
Dopo anni di difficoltà l'OM fa sul serio. Pregi e limiti della squadra arrivata ai quarti dell'Europa League.
(articolo)
12 min
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L’ultimo campionato conquistato dall’Olympique Marsiglia, il nono della sua storia, risale al 2010: da quel momento il club ha collezionato solo due coppe di lega, nei due anni successivi, e una toccata e fuga ai quarti di Champions League nella stagione 2011/12, quando eliminò l’Inter di Ranieri (l’ultima apparizione dei nerazzurri nella massima competizione continentale). Il declino successivo è stato interrotto solo da una breve ed esaltante parentesi sotto la guida del Loco Bielsa nel 2014/15, culminata con il quarto posto in campionato; a cui è seguito però il 13esimo posto nell’annata successiva. Ad ottobre 2016 la proprietà è passata al magnate americano Frank McCourt, imprenditore dal passato turbolento in Major League Baseball, dopo 19 anni di appartenenza alla famiglia Louis-Dreyfus. McCourt si è presentato in pompa magna, annunciando l’intenzione di riprendere la vetta del calcio francese in breve tempo, anche attraverso l’investimento di 200 milioni di euro nel successivo quadriennio.

Il cambio di proprietà ha prodotto subito degli effetti sullo staff tecnico. In panchina è stato chiamato Rudi Garcia mentre Andoni Zubizarreta, dopo tre anni dalle dimissioni dal Barcellona, è stato nominato nuovo DS. La stagione 2016/17 ha avuto quindi un carattere transitorio, con un mercato di gennaio particolarmente movimentato: è arrivato il figliol prodigo Dimitri Payet, l’astro nascente Morgan Sanson ed il redivivo Patrice Evra. E l’OM ha chiuso la stagione con un dignitoso quinto posto, anche se i piani più ambiziosi erano concentrati su questa stagione.

Nel mercato estivo si è consumato un altro grande ritorno, quello dello storico capitano Steve Mandanda, che era stato venduto dalla vecchia proprietà al Crystal Palace. Florian Thauvin è stato definitivamente acquistato dal Newcastle dopo una serie di prestiti. Sono poi arrivati Jordan Amavi, altra promessa inespressa del calcio francese, Lucas Ocampos, Abdennour, Rami, Germain e Luiz Gustavo.

Il caro vecchio Rudi Garcia

Rudi Garcia ha schierato l’Olympique col suo classico 4-2-3-1. Come già in passato, il tecnico non ha lavorato su un impianto di gioco posizionale molto raffinato, né su dei meccanismi di recupero palla troppo definiti. L’OM è una squadra mediamente verticale, che cerca di giocare in modo semplice, affidandosi al talento associativo dei propri giocatori offensivi.

La formazione tipo prevede Mandanda tra i pali, il giapponese Sakai a destra (spostato a sinistra quando viene impiegato Bouna Sarr), Rolando e Rami al centro, con Abdennour che non gioca da gennaio in campionato, Jordan Amavi a sinistra. Il centrocampo è strutturato attorno all’esperienza di Luiz Gustavo, già diventato un totem a Marsiglia e a cui la tifoseria ha già dedicato un’intera coreografia. Accanto a lui si alternano André Zambo Anguissa e Maxime Lopez, quest’anno in leggero calo rispetto alla folgorante stagione d’esordio.

È soprattutto la batteria dei trequartisti a dare un’identità all’Olympique Marsiglia. Thauvin e Payet sono gli inamovibili, mentre Ocampos e Sanson si giocano il restante posto alle spalle del centravanti, il mobilissimo Germain. L’OM non ama giocare ad alti ritmi: preferisce controllare la partita tramite il pallone e attaccare attraverso delle azioni manovrate. Dei 64 gol segnati in questa stagione, appena 4 sono arrivati in contropiede. Il Marsiglia può anche vantare un’alta percentuale di realizzazione su calcio piazzato: è la prima squadra in Ligue 1 in questa particolare classifica, con 14 reti realizzate (solo 2 rigori). Un dato che racconta il talento balistico dei suoi giocatori offensivi.

Solo il PSG ha una supremazia territoriale superiore a quella degli Olympiens.

Garcia intende far arrivare il pallone al di là del centrocampo nel più breve tempo possibile, cercando di limitare i tocchi dei suoi difensori al minimo indispensabile. Come già alla Roma, il portiere è molto coinvolto nel gioco - anche se più come rifugio di una circolazione bassa complicata che come estremo palleggiatore. I lanci di Mandanda sono spesso l’opzione principale dell’OM in costruzione: difficilmente la squadra di Rudi Garcia accetta i rischi del palleggio per attirare il pressing avversario e ricavarsi il campo da attaccare.

La maggior parte dei lanci di Mandanda sono indirizzati verso la zona mancina del campo.

Se il titolare a sinistra è Ocampos, il Marsiglia beneficia delle sue doti aeree quando lancia lungo, ma in generale si tratta di un’opzione prioritaria nello sviluppo dell’azione anche in assenza dell’argentino. Nell’immagine sopra si notano ben tre giocatori già predisposti ad affrontare in parità numerica l’avversario, e nessuno dietro la linea del pallone a raccogliere l’eventuale palla vagante. Un atteggiamento rischioso ma che ha spesso pagato.

Le poche volte in cui la circolazione viene consolidata nella propria metà campo, il Marsiglia cerca comunque di mantenere un elevato numero di giocatori oltre la prima linea di pressione avversaria, con uno dei mediani in linea con i terzini. La coppia dei mediani è strutturata attorno all’esperienza di Luiz Gustavo. Al suo fianco, a seconda delle partite e dello stato di forma, si alternano i due giovani Maxime Lopez (classe 97) o Zambo Anguissa (95), che assicurano già prestazioni di assoluto carattere e sicurezza. I due sono profondamente diversi nell’interpretazione del ruolo: più propositivo, dinamico e verticale il francese; più solido e difensivo il camerunense.

A Maxime Lopez della cantera marsigliese, avevamo già dedicato un articolo un anno fa e nella stagione in corso ha confermato le aspettative, nonostante una leggera discontinuità di rendimento. Visto il baricentro basso e l’amore per il pallone Maxime Lopez è stato spesso paragonato a Marco Verratti, ma in realtà i due differiscono sotto più punti di vista. Lopez ha una grande consapevolezza posizionale e si muove sempre per cercare la miglior ricezione tra le linee e per fornire una soluzione al portatore di palla, si connette spesso e bene con i trequartisti, specialmente con Thauvin. La sua tecnica in conduzione ed il baricentro basso gli consentono di avanzare con convinzione sfoggiando un dribbling efficace, passaggi precisi e visione sul lungo. Doti fondamentali per poter essere interscambiabile nelle rotazioni dinamiche. Rispetto a Verratti, quindi, incide maggiormente sulla trequarti offensiva.

Fondamentale nelle fasi di consolidamento del possesso sulla catena laterale, Lopez è a suo agio nel dialogo stretto e diventa un’arma tattica importantissima.

Zambo Anguissa ha invece un’interpretazione più conservativa. Difficilmente rischia il dribbling, è un appoggio relativamente sicuro per i compagni in costruzione e tende ad accompagnare la manovra offensiva rimanendo più in copertura. Le sue qualità col pallone non sono comunque da trascurare: quando è in possesso riesce a temporeggiare con sicurezza, attraendo il pressing per poi colpire con un filtrante verso i riferimenti avanzati.

L’OM cerca sempre di mantenere la superiorità numerica nella fascia centrale del campo, anche con i movimenti dei trequartisti che stringono la loro posizione in fase di possesso, a volte arretrando per aiutare la risalita del campo, con i terzini a garantire ampiezza.

Questa elevata densità nella fascia centrale costringe le squadre avversarie a prendere delle contromisure, concedendo di conseguenza spazi pericolosi sui fianchi o in profondità. Il centravanti titolare, Germain, aiuta a far risaltare le punte di diamante marsigliesi, grazie ai suoi movimenti a svuotare l’area verso dietro o lateralmente. Il suo contributo sotto porta è stato piuttosto ridotto (solo 11 gol in 43 partite sinora) ma il suo dinamismo è fondamentale per dare respiro offensivo alla squadra. I gol sono poi garantiti dai giocatori alle sue spalle: 17 reti Thauvin, 9 Sanson, 15 Ocampos, 8 Payet.

Una delle tipiche situazioni in cui Germain si defila sulla fascia.

Uno dei punti di forza dell’OM è la capacità di fraseggio, corto e rapido, sviluppato attraverso la formazione di gruppetti di 3 o 4 giocatori soprattutto nelle zone più avanzate. I giocatori dell’OM si scambiano continuamente posizione, ruotando per formare rombi o triangoli. Emblematico è il modo con cui l’Olympique Marsiglia batte il calcio d’inizio: il pallone viene rilanciato direttamente in rimessa laterale all’altezza della trequarti avversaria per poter ricominciare l’azione con un’alta concentrazione di uomini in una zona laterale ed avanzata, sfruttando la vicinanza di tutti i giocatori della catena. Il resto lo fa la caratura tecnica dei componenti.

Payet è il giocatore più importante della squadra, sia per la caratura complessiva che per l’influenza che ha sul gioco. Viene schierato in mezzo agli altri due trequartisti (parte da sinistra solo quando in campo c’è anche Sanson), ma la fluidità dell’OM lo porta a ricoprire tutte e tre le posizioni alle spalle dell’attaccante. È inoltre l’unico che in fase di non possesso rimane avanzato e partecipa solo marginalmente al recupero del pallone.

Payet decide in totale autonomia i tempi e le modalità della manovra offensiva. Si tratta del trequartista più puro fra quelli a disposizione: è il più rapido nella lettura delle situazioni offensive e il più preciso per quanto riguarda l’ultimo passaggio. Il numero 10 è fondamentale anche nei tiri dalla distanza, da calcio piazzato e negli inserimenti senza palla. Spesso si spende in movimenti a uncino con cui si libera della marcatura per andare a ricevere la palla anche in zone più basse e favorire la risalita.

Thauvin a destra è invece la classica ala mancina che parte da destra per rientrare sul sinistro, ma quest’anno ha compiuto un ulteriore salto di qualità in termini di produttività offensiva. Ha già messo insieme 16 gol, 10 assist e una media di 2 passaggi chiave ogni novanta minuti.

Payet e Thauvin sono i grandi catalizzatori della fase di rifinitura, e attorno a loro, seguendo i loro movimenti, ruotano gli altri giocatori dell’OM. Pur essendo teoricamente liberi di trovare la ricezione nelle zone più comode, viene naturale ad entrambi galleggiare rispettivamente sul centro destra e sul centro sinistra, sviluppando di conseguenza delle interconnessioni più naturali con i compagni di catena.

Il reparto è poi completato da uno a turno tra Ocampos e Sanson. L’ex Genoa quest’anno ha già segnato 14 gol, migliorando notevolmente la sua presenza in area di rigore. È bravo a muoversi in area, dove ha un grande intuito nell’attaccare il secondo palo e spingere in rete le seconde palle. Gli anni in Italia lo hanno formato al sacrificio difensivo, dove è di sicuro più diligente di Thauvin e Payet. Chissà che Ocampos non possa imporsi ad alti livelli terminando la trasformazione da ala dribblomane ad attaccante ombra.

Sanson è invece un giocatore meno verticale e più duttile. Al Montpellier era stato schierato quasi in ogni ruolo: in una coppia di mediani, terzino destro, ala, mezzala e trequartista. Questi continui cambi ne hanno valorizzato la comprensione del gioco e degli spazi, anche se la posizione di trequartista rimane quella a lui più congeniale. Da lì può incidere grazie sia alla sua conduzione potente e tecnica (anche nello stretto) che alle sue doti di rifinitura e appoggio di prima.

I limiti in fase non possesso

La grande densità di trequartisti potrebbe essere un’efficiente arma per il gegenpressing in caso di palla persa nella metà campo avversaria, ma è una soluzione che l’OM adotta solo sporadicamente. In generale l’atteggiamento in non possesso della squadra di Garcia è abbastanza approssimativo, e spesso mancante della giusta intensità nell’aggressione del portatore con uno o più uomini. Per questa ragione, sono capaci di affrontare fasi di gioco anche medio lunghe con una difesa posizionale bassa, a volte un po’ troppo scolastica.

Il riferimento è sempre il pallone: le due linee da 4 che si compongono ondulano da una fascia all’altra tentando di mantenere compattezza centrale, ponderando il rischio di concedere il lato debole al cambio di gioco avversario.

Attraverso il pressing l’OM cerca di orientare il possesso avversario verso l’esterno.

È proprio tra le linee che l’OM mostra un po’ il fianco nelle fasi di non possesso prolungato. Per rimediare all’eccessivo spazio che si viene a creare, i mediani devono essere abbastanza reattivi nell’accorciare verso l’avversario che eventualmente riceve in quella zona, in raddoppio insieme a uno dei difensori. Quando le linee sono costrette ad abbassarsi ulteriormente, l’equilibrio diventa ancor più precario: per quanto diligenti, né Ocampos né Thauvin sembrano poter reggere fasi prolungate di non possesso.

Una volta rotte le linee per accorciare verso il portatore, si adotta una marcatura a uomo: in questo caso Rami è stato poi costretto a seguire ulteriormente il giocatore del Metz, ed Anguissa è andato a coprire temporaneamente la posizione di centrale difensivo.

Il sistema di Rudi Garcia costringe i suoi giocatori a una catena di letture abbastanza scomode, soprattutto quando il livello degli avversari si alza e si affrontano squadre capaci di portare i propri esterni verso l’interno, giocando sulle sovrapposizioni e la densità tra le linee. Paradossalmente, difendere contro una squadra che attacca come il Marsiglia potrebbe essere un problema enorme per lo stesso Marsiglia.

La passività talvolta eccessiva con cui la squadra di Garcia affronta queste situazioni di non possesso si riflette anche in alcuni atteggiamenti individuali. Rolando e Rami, i due centrali difensivi, non sono abbastanza reattivi ed efficienti nelle marcature preventive in fase di possesso e, questa contingenza, abbinata alla lunghezza media della squadra, espone a rischi nelle transizioni difensive, soprattutto nelle situazioni in cui la squadra è in svantaggio e si trova ad attaccare con tanti uomini e con frenesia.

Questa approssimazione della linea difensiva rende ambigua l’identità tattica dell’OM, che da una parte fa grande densità centrale e gioca delle fasi di possesso piuttosto verticale, ma al contempo non ha meccanismi di recupero palla efficienti ed è fragile nella difesa in avanti.

Crocevia europeo

La sconfitta per 1-0 contro il Lipsia nell’andata dei quarti di EL, arrivata in una situazione di forte emergenza infortuni (out Mandanda, Thauvin, Rami) ha costretto Garcia a virare su un 3-4-2-1 abbastanza prudente, abbassando Luiz Gustavo sulla linea dei difensori e schierando Bouna Sarr come tornante, oltre a Sanson al fianco di Anguissa. Essendo una situazione di forte contingenza non possiamo trarne considerazioni tattiche di livello assoluto, tuttavia si è avuta la conferma che si tratta di una squadra che fatica parecchio a controllare le partite nei fragenti in cui le distanze da coprire si allungano.

Non è inverosimile ipotizzare una gara di ritorno incentrata, nonostante il risultato, sullo sfruttamento delle ripartenze rapide dal basso per cercare di neutralizzare la comfort zone della squadra di Hasenhüttl, accorciando le distanze tra i reparti il più possibile e cercando di non concedere profondità.

L’Olympique Marsiglia è una squadra fondata su alcune grandi individualità, guidate da un tecnico che le responsabilizza al massimo e che ha dimostrato ancora una volta di saper toccare le corde profonde dei suoi giocatori per esaltarne le qualità, cercando di puntare tutto sulla ricerca della superiorità qualitativa nelle zone avanzate del campo.

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