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Lamine Yamal è già un giocatore maturo
10 lug 2024
10 lug 2024
L'intelligenza di Lamine Yamal è sbalorditiva quasi quanto i suoi piedi.
(copertina)
IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Ora che Lamine Yamal ha finalmente trovato il gol a Euro 2024 e la consistenza del suo talento è sembrata più tangibile che mai, ci sembra perfettamente ovvio che un giocatore così dovesse già stare tra i professionisti. È fin troppo lampante, quasi sfacciato, quanto già ora sia uno dei migliori calciatori al mondo, probabilmente il miglior giocatore di Euro 2024 insieme a Rodri.

Sembra esserci poco da analizzare nel gioco di Lamine Yamal: il pallone arriva tra i suoi piedi e le cose accadono di conseguenza. Così, con questa semplicità, né più né meno. Potremmo provare ad addentrarci in una dettagliata analisi delle letture preventive di Rodri, o di come Dani Olmo usi i controlli orientati per ovviare ai suoi limiti atletici. Non potremmo fare altrettanto con l’estro di Lamine Yamal. Nel caso dell’ala del Barcellona, non paiono esserci segreti di fronte all’evidenza del suo talento. Non si può analizzare uno così, lo si può solo ammirare, al massimo descriverlo. Non c’è niente di nascosto da ricercare ed evidenziare, semplicemente c’è un giocatore più forte di tutti gli altri in campo che, incidentalmente, ha ancora solo sedici anni.

Eppure, a ben vedere, il gioco di Lamine Yamal è fatto di tanti piccoli dettagli che contribuiscono a rendere ancora più speciale quella qualità di cui ci si accorge anche solo vedendogli toccare la palla. Lamine Yamal è il suo tocco, il suo dribbling e la sua velocità, certo, ma è anche altro: è furbizia, intelligenza, difficile dire se riflessiva o interamente intuitiva. Quel che certo è che possiede una scaltrezza e una comprensione del gioco fuori dal comune, non per un adolescente che compirà diciassette anni solo tra tre giorni, ma proprio rispetto alla media dei calciatori in generale, anche quelli d’élite.

La partita di ieri è stata piena di momenti in cui Lamine Yamal è sembrato ragionare in modo diverso dagli altri giocatori, anche di fronte a quella che in teoria dovrebbe essere la Nazionale più forte del mondo. Già dopo trenta secondi un piccolo saggio: la Francia ha battuto il calcio d’inizio e Upamecano, dalla destra, cambia gioco verso Theo. Il lancio, però, esce corto; Lamine Yamal, che si trovava dalle parti del terzino del Milan, non è in posizione per poter controllare la palla, ma capisce lo stesso di poterci ricavare qualcosa. Allora fa finta di andare verso la zona in cui la palla rimbalzerà e di mettere il piede per stoppare. Theo si fa convincere delle sue intenzioni e stringe per andare a contrasto. Quando Lamine ritrae il piede, Theo si è avvicinato troppo, il pallone dopo il rimbalzo lo scavalca e la Spagna ha guadagnato una rimessa laterale sulla trequarti. È una micro-azione ininfluente sullo svolgimento della partita, ma Lamine Yamal si è già dimostrato più svelto del suo avversario.

Da lì a qualche minuto l’ala del Barcellona quasi porta la Spagna in vantaggio con la giocata che, dopo pochi mesi di carriera, abbiamo già imparato ad associare al suo nome. È il classico cross a rientrare che il compagno dovrebbe solo spingere in porta. Lamine Yamal si ferma sul lato corto dell’area, scava il pallone di piatto e disegna questa parabola che cade precisa nella zona d’ombra alle spalle della difesa, a metà tra i centrale e il portiere, dove Maignan non può uscire. Per sua sfortuna, a differenza di Carvajal contro la Croazia e di Fabián contro la Georgia, lo stesso centrocampista del PSG stavolta sbaglia il colpo di testa e spedisce alto.

Nel frattempo la partita scorre e, per uno scherzo del destino, la Francia passa in vantaggio grazie a un assist di Mbappé che sembra la copia carbone del cross di Lamine Yamal. Seguono dei minuti in cui la Francia sembra padrona della partita e Jesús Navas, chiamato a sostituire Carvajal, va in apnea sulla corsia di Theo, Rabiot e Mbappé.

Sembrerebbe la situazione ideale per Deschamps: passata in vantaggio, la Francia può abbassarsi e aspettare comoda comoda nei propri sedici metri, tanto con tutto quel ben di Dio tra mediani, centrali, terzini e portiere, la Spagna difficilmente potrà creare qualcosa. E invece, stavolta, Deschamps ha trovato qualcuno con un talento capace di superare la solidità dei suoi uomini.

Anche il gol, nell’immediatezza di un gesto tecnico straordinario, nasconde dettagli preziosi del modo in cui Lamine Yamal già oggi riesce a manipolare i suoi avversari. La morbidezza del tiro d’interno che circumnaviga la manona di Maignan possiamo quasi toccarla con mano, è lì davanti ai nostri occhi. Nell’esecuzione della giocata, però, è altrettanto importante l’immaterialità di certi gesti che fa, il modo in cui usa il corpo per ingannare gli avversari: in questo caso la finta di corpo, l’abbozzo di doppio passo con cui finge di andare verso destra e induce Rabiot a seguirlo, lasciandogli così la possibilità di rientrare sul sinistro e calciare senza opposizione.

Nel momento in cui la palla è entrata e Lamine Yamal ha raddrizzato una situazione avversa, si è capita la differenza tra la Spagna di De La Fuente e quella di Luís Enrique, che non riusciva a cambiare l’inerzia delle partite. La “Roja”, oggi, alla tecnica ha sommato una capacità di affondare i colpi che prima le mancava. Oltre a Lamine Yamal, anche Rodri, Fabián o Olmo sono ottimi tiratori. De La Fuente li conosce dai tempi delle Nazionali giovanili e lo sa, per questo li incoraggia a calciare e, in generale, a chiudere le azioni per evitare contropiedi, come ha raccontato Fabián stesso. «Ci alleniamo tutti i giorni sui tiri da fuori. Mi ha detto di approfittare del mio tiro, che l’importante è terminare l’azione». Il gol di Lamine Yamal ieri sera ha sublimato il concetto.

In più, ha trasformato il presunto feud con Rabiot nel centro narrativo della partita, con Lamine Yamal che avrebbe risposto sul campo alle provocazioni dell’avversario. Uno sceneggiato coerente, forse fin troppo coerente, di quelli che soddisfano il pubblico con la storia che si ritorce contro il cattivo, perché in passato Rabiot non ha fatto molto per rendersi simpatico. La realtà, però, è che le parole di Rabiot sono state manipolate ad arte: l’ex juventino, anzi, aveva elogiato Lamine Yamal, aveva semplicemente detto che l’intenzione della Francia era di «portarlo fuori dalla sua zona di comfort e far si che se vuole andare in finale debba fare ancora di più di ciò che ha fatto fino ad ora», una frase che se contestualizzata e tutt'altro che da cattivo.

In ogni caso Lamine Yamal ha risposto presente, e per portare la Spagna in finale ha davvero alzato il livello. La notizia è che per farlo non ha dovuto nemmeno ricorrere al dribbling, di solito arma principale del suo gioco. Secondo Whoscored non ha saltato l’uomo nemmeno una volta ieri sera. Eppure, il suo controllo sulla partita è rimasto evidente.

A sedici anni Lamine Yamal ha già capito che la minaccia della sua tecnica e della sua velocità è così condizionante che non ha bisogno di superare l’avversario affinché accada qualcosa di pericoloso. Anche il 2-1, a ben vedere, è nato dalla sua capacità di magnetizzare le attenzioni degli avversari: se chi difende decide di chiuderlo, magari in raddoppio, allora si aprono nuovi spazi per i compagni. L’azione del gol di Olmo parte con Lamine Yamal che, mentre porta palla dentro al campo, si accorge che Rabiot si è alzato per seguirlo e quindi ha lasciato un buco sul fianco di Tchouameni. Lì si insinua Dani Olmo, specialista nell’infilarsi in quelle tasche di campo. Lamine lo sa e senza tradire intenzioni di passaggio con la postura chiude il sinistro e serve Olmo sul piede lontano, in modo che Tchouameni non possa tamponarlo. Da lì il cross di Navas e la sterzata con cui Olmo coglie di sorpresa Tchouameni prima di calciare.

Gli avversari hanno realizzato che non conviene affrontarlo, meglio temporeggiare. Lamine, allora, se non può dribblare può comunque approfittare dello spazio che gli lasciano per creare qualcosa attraverso i passaggi o i cross.

Detto dei cross che stanno diventando suo marchio di fabbrica, una giocata che sta emergendo nel suo repertorio sono quei passaggi in orizzontale sul limite dell’area che liberano un compagno che arriva da dietro. È ciò che è accaduto in occasione del gol di Olmo, ma è una giocata che si è ripetuta anche in altre circostanze contro la Francia. Lamine Yamal riceve largo oppure sul vertice dell’area, attrae gli avversari e poi fa filtrare il pallone in orizzontale, alle loro spalle, per il compagno che sale al centro.

Quando Lamine Yamal converge, oltre al suo marcatore Rabiot anche Kanté e Tchouameni hanno occhi solo per lui. Nessuno segue l'inserimento da dietro di Fabián. Lamine Yamal lo innesca sul limite dell'area, ma Fabián calcia alto.

La comprensione del gioco rende il suo bagaglio di soluzioni già molto variegato. La tecnica con cui le esegue, poi, lo trasforma in un elemento quasi indifendibile se riceve sul vertice dell’area.

Ribaltato il risultato, la Spagna è rimasta padrona del contesto, pur senza dominare nel possesso e accettando anche di abbassarsi. Lamine Yamal ha continuato nel suo saggio di talento. Stavolta De La Fuente non ha commesso l’errore di sostituirlo e quando è stato necessario ha saputo anche sporcarsi le mani.

C’è sempre il dubbio che ali dribblomani e tecniche come lui siano troppo leggere per il calcio moderno, ma con un’azione ieri Lamine Yamal ha spazzato ogni dubbio. Era il 90’ quando la Spagna ha commesso una di quelle ingenuità su cui la Francia di Deschamps, di solito, costruisce i suoi successi. Nico batte un calcio d’angolo e la difesa respinge. La palla finisce sul destro di Fabián, che prova un difficile controllo orientato col piede debole. Theo, allora, affonda il tackle e gliela porta via. A quel punto la Francia può partire in transizione con metà degli avversari sopra la linea della palla. È una situazione ideale per lo, ma stavolta, con il “mestiere” che forse mancava alla Nazionale di Luis Enrique, la Spagna riesce a salvarsi grazie a un fallo tattico. Chi è a sacrificarsi e a spendere l’ammonizione per placcare Theo Hernández in campo aperto? È Lamine Yamal, che per fermarlo gli si aggrappa alle spalle. Un atto di malizia a sugello di una prestazione completa in ogni aspetto del gioco, non solo nell’invenzione del gol.

L’ultima azione della sua partita la firma al 94’. Potrebbe sembrare una banale perdita di tempo, ma anche in quel caso dimostra di possedere l’arte dell’inganno, di essere il più furbo in campo. Non importa l’età, il catalano è consapevole di come non serva sempre essere i più veloci o inventarsi chissà che trucco per eludere gli avversari: a volte può bastare semplicemente la postura per lasciarseli dietro.

Raccoglie un pallone largo a sinistra, all’altezza del centrocampo, e Theo e Camavinga stringono su di lui. Si tratta di due giocatori fenomenali nei duelli, è inutile sfidarli subito, perderebbe di certo palla e regalerebbe un ultimo attacco alla Francia. Allora prima si ferma e fa cenno ai compagni col braccio di avvicinarsi, poi col corpo si gira verso la propria porta, quasi a voler tornare indietro. Vista la postura, Camavinga e Theo si fanno più aggressivi. Non sanno che sono caduti in trappola. Mentre Theo gli chiude il retropassaggio, Lamine Yamal sterza all’improvviso in avanti. Camavinga è colto di sorpresa, non si aspettava che andasse in quella direzione, e infatti con un secondo tocco si lascia indietro anche lui.

Lamine Yamal si gira verso la propria porta e sembra chiuso in un angolo. Da questa situazione salta sia Theo che Camavinga.

Per loro fortuna Saliba accorcia in avanti e Lamine non può far altro che guadagnare rimessa laterale, non senza aver provato un tunnel sul centrale dell’Arsenal.

Fatto il suo dovere, De La Fuente lo sostituisce. Da lì la Francia non riuscirà più a tornare nella metà campo avversaria.

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