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Storia della bromance tra Lautaro e Lukaku
28 nov 2019
I due attaccanti dell'Inter sembrano fatti l'uno per l'altro.
(articolo)
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Dopo 19’ minuti di Slavia Praga-Inter, Romelu Lukaku recupera un pallone poco oltre la trequarti. Ha pressato e costretto all’errore un difensore così più lento ed esile di lui da sembrare uno stadio precedente dell’evoluzione umana. La palla si alza a campanile, ma Lukaku la stoppa con dolcezza con il collo del piede. È sempre strano vederlo eseguire i suoi gesti più tecnici: sembra Polifemo che accarezza le sue pecore. Appena mette giù la palla Lukaku alza la testa e cerca il suo innamorato, Lautaro Martinez.

Giocano in coppia da quest’estate ma sono calcisticamente fidanzati da poco più di un mese, da una partita col Sassuolo dove hanno segnato due gol ciascuno e hanno capito di essere indispensabili l’uno per l’altro.

Contro lo Slavia, quando lo vede Lukaku a inizio azione, Lautaro è distante e deve ricucire la distanza con lui. È complicato perché ha due uomini addosso ma il belga è intelligente, si ferma, due volte, e usa la pressione del difensore quasi per farsi spingere in avanti, poi accelera all’improvviso e mette in mezzo di destro un pallone che corre all’indietro: Lautaro carica il tiro di collo e lo mette sotto la traversa con un senso della potenza che associamo ai migliori centravanti, e ricorda la coordinazione aerea di Hernan Crespo.

Lautaro fa per esultare da solo, ma poi si ricorda del compagno steso per terra esausto, e lo va a ringraziare. Come un innamorat* che si ricorda di dare un bacio al* compagn* mentre si alza dal letto per andare al lavoro. I due si abbracciano con un’intensità diversa, che non appartiene ad altri calciatori, tanto che quando i compagni li raggiungono sono quasi imbarazzati.

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Brozovic sembra guardare gli altri e dire “che facciamo?”.

Ogni storia di una coppia d’attacco è una storia d’amore, ma poche storie d’amore sono belle e riuscite come quella tra Lautaro Martinez e Romelu Lukaku. Mano nella mano, ieri sera hanno distrutto lo Slavia Praga confezionando i tre gol della vittoria da soli ed è difficile, fra i tre, scegliere il più bello. Il primo è quello che forse riassume più di tutti il loro rapporto speciale. Il secondo, però, ci dice che la loro intesa ha ormai preso strade occulte e misteriose, e che riescono a trovarsi e a mandarsi in porta anche senza volerlo. C’è una palla dall’esterno verso la punta, classica del gioco di Conte, e Lautaro Martinez la lascia scorrere. Non si capisce bene quanto sia un velo cercato; la palla viaggia verso un difensore dello Slavia, che però cade e manda Lukaku a segnare il suo primo in questa edizione della Champions League.

Il terzo gol invece è il più bello e sembra una sessione d’allenamento a FIFA, con Lukaku che ciondola sulla destra e poi la mette d’esterno sinistro per Martinez, che ancora una volta tira al volo forte sul primo palo. Provate a bendarli e a metterli a due estremi di un labirinto buio e tortuoso: si ritroverebbero cercando l’odore l’uno dell’altro.

Nei minuti di recupero, poi, Lukaku segna un gol che racconta soprattutto la sua ritrovata condizione fisica, visto che al 93’ ha avuto la forza di entrare in area, ondeggiare con alcune finte, e poi scaricare sul primo palo senza perdere lucidità. Il gol è stato annullato per fuorigioco ma niente cancellerà il momento in cui Lukaku va a cercare Lautaro - stavolta non perché gli ha servito un assist, ma solo perché i momenti di felicità si condividono con le persone care - lo prende per mano e lo porta correndo verso i tifosi dell’Inter, come una coppia di sposini che attraversa nuvole di riso dopo essere uscita dalla chiesa.

La loro intesa in campo si riflette anche in dichiarazioni ai microfoni che contengono una dolcezza poco di circostanza. «Lukaku è una gran persona dentro e fuori dal campo, lavoriamo sempre per migliorare. La nostra forza è l'altruismo perché quello che conta è la squadra, non i numeri individuali» ha detto Martinez; «Ho parlato con Lautaro il primo giorno che l'ho visto ad Appiano. Gli ho detto che con me avrebbe potuto segnare tantissimi gol e io con lui. Ci troviamo benissimo» ha detto Lukaku.

La nascita di una relazione speciale

E pensare che all’inizio non tutto era andato per il meglio: Lukaku-Lautaro era la coppia che l’Inter aveva provato a combinare in estate, ma nelle prime settimane non sembrava una grande idea. Troppo simili nei loro pregi e difetti, troppo imprecisi, troppo caotici. Sconcerti definì Lukaku “un problema per l’Inter”; su Gazzetta si scriveva “Per Lautaro il posto fisso è un miraggio, dovrà rincorrere anche Sanchez”; “Lukaku-Lautaro: l’Inter e Conte vogliono di più, così non basta” scriveva il Corriere.

Contro lo Slavia Praga, nella partita d’andata, i due avevano deluso in ogni aspetto del gioco: poco brillanti fisicamente, sempre in sofferenza contro il pressing dei cechi, incapaci di far risalire la squadra e di provare delle combinazioni. «Io e Lukaku lavoriamo per migliorare l’intesa» provava a rassicurare il “Toro” ma nella partita contro il Barcellona, al Camp Nou, il lavoro tecnico di Alexis Sanchez sembrava imprescindibile. Il cileno quattro giorni prima aveva segnato già all’esordio.

L’idea che la coppia Lautaro-Lukaku potesse funzionare sembrava lontana, prima che Sanchez si facesse male con la Nazionale. Eppure si poteva già leggere qualche segno che l’intesa tra i due era speciale. Quando a settembre Lautaro ha realizzato una tripletta nella pausa nazionali Lukaku ha commentato con le emoji degli occhi, come a dire “Ti penso sempre, ti controllo come fanno gli amanti”. Qualche giorno prima Lautaro aveva rotto gli indugi buttandosi alle spalle il suo vecchio fidanzato d’attacco, Mauro Icardi: «Romelu si è subito adattato alle idee dell'allenatore e al gioco della squadra. È un attaccante dalle caratteristiche incredibili, molto potente. Sono stato sorpreso dalla sua grandezza e dalla sua forza».

Alla ripresa contro il Sassuolo giocano loro due per forza di cose, segnano due gol ciascuno e un rigore ciascuno: «Abbiamo un accordo segreto, ci dividiamo i calci di rigore» dice Lautaro a fine partita. Quando a Lukaku gli viene chiesto della loro intesa gli si illuminano gli occhi, comincia a parlare in modo più nervoso.

«Dal primero giorno io e Lautaro siamo sempre insieme. Io hablo espanol, anche lui e questo ha aiutato molto la nostra relazione»

La parola “bromance” nasce dalla crasi tra “brother” e “romance” e descrive un rapporto particolarmente intimo tra due uomini eterosessuali. Un rapporto di intimità e tenerezza così forte da apparire impenetrabile e incomprensibile dall’esterno.

Il rapporto tra Lautaro e Lukaku rientra perfettamente in questa categoria e ricorda quello tra Ben Affleck e Matt Damon, protagonisti in Will Hunting dopo aver vissuto ad appena due isolati di distanza a Cambridge da bambini. La loro è una delle “bromance” più note ed ha attraversato momenti di buio e di luce: «Abbiamo affittato questa casa al mare e la gente veniva per divertirsi e ubriacarsi con noi. Quando siamo rimasti al verde, ci siamo spostati in un piccolo appartamento. È stato comunque fantastico» hanno detto ricordando con nostalgia la loro giovinezza in una recente intervista.

Alcuni studi medici sostengono che le “bromance” aiutino la gestione dello stress grazie al rilascio dell’ormone delle coccole.


Intermezzo: le migliori foto di Lautaro-Lukaku commentate con alcune grandi citazioni sull’amore

"Amore non è guardarci l'un l'altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”

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Abbracciati, stringendosi le spalle, stringendosi il pallone tra le mani.

“Amore significa non doversi dire mai ‘mi dispiace’”

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La delicatezza delle mani di Lukaku che cercano la testa di Lautaro.

“C’è tutta una vita in un’ora d’amore”

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Lautaro scompare tra le grandi braccia di Romelu, che chiude gli occhi. Niente può eguagliare il senso di protezione di un abbraccio a un compagno d’attacco.

“Amare è trovare la ricchezza fuori di se stessi”

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Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella.


"Che cos'è l'amare se non il completo assorbimento dell'amato da parte dell'amante, sì che i due diventino uno?"

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Name a more iconic hug.

“Ho capito che amare significa ringraziare l'altro di esistere”.

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Lautaro grida in faccia a Lukaku che grida in faccia a Lautaro non una parola che non sia d’amore.

“In breve, il più grande piacere che c'è, dopo l'amore, è parlare d'amore"

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Mano nella mano verso i tifosi innamorati.


L’uno per l’altro

Non sono invece ancora stati studiati i benefici di una bromance su un campo da calcio, ma la coppia d’attacco dell’Inter sarebbe un interessante case-study.

Dopo la partita contro il Sassuolo, Lukaku e Lautaro cominciano a funzionare come una specie di squadra a parte all’interno dell’Inter. Un articolo di Gazzetta nota che nelle prime undici giornate i due si sono scambiati 50 passaggi: Lukaku in particolare cerca continuamente Lautaro, è il compagno a cui si appoggia di più. Soprattutto, dalla partita col Sassuolo la coppia ha realizzato 16 delle 22 reti dell’Inter, ovvero il 72% dei gol nerazzurri.

Anche se guardiamo i numeri complessi è facile trovare la conferma della loro centralità: insieme Lukaku e Lautaro producono 0,98 xG gol in open-play (cioè non da calcio piazzato) medi per novanta minuti (0,52 Lautaro, 0,46 Lukaku), cioè quasi due terzi degli xG in open-play dell’Inter (1,6 circa per partita).

Il sistema di Conte dipende molto dal gioco delle punte, dal loro lavoro spalle alla porta, dalla capacità di allungare la squadra e di associarsi. I loro movimenti servono a regolare il resto della squadra, il ritmo dell’attacco, le zone di campo e le modalità con cui si vuole attaccare. Da quando Lukaku e Lautaro hanno cominciato a ingranare, tutta l’Inter è migliorata. La loro completezza tecnica li rende praticamente interscambiabili nelle funzioni in campo.

Sia Lautaro che Lukaku possono venire sulla trequarti a cucire il gioco mentre l’altro che si muove in profondità; possono condurre palla in transizione in spazi lunghi e attaccare l’area di rigore. Con caratteristiche, com’è naturale, leggermente diverse. Lukaku aiuta di più la squadra spalle alla porta: tocca più palloni (7 in più per 90 minuti) e ingaggia più duelli aerei (quasi 2 in più per 90 minuti); Lautaro cerca di più il dribbling (2 in più provati per 90 minuti) e conclude di più (2 tiri in più per novanta minuti).

Antonio Conte gioca con due punte più o meno da sempre, ma Lautaro-Lukaku rappresenta forse il suo tandem più equilibrato. Nell’Italia Pellè giocava di sponda e teneva lectio magistralis di stop di petto, mentre Eder raccoglieva le seconde palle; Tevez-Llorente racchiudeva l’ideale più classico di una punta grossa e di una tecnica e veloce; nel Chelsea Diego Costa-Hazard era una finta coppia, con Hazard a svariare per tutto il campo e Diego Costa a fungere da ariete contro le difese. Lautaro e Lukaku invece si scambiano tutte le funzioni migliorandosi a vicenda.

Ci voleva tempo per affinare l’intesa - e bisognava che soprattutto il belga migliorasse la condizione fisica - ma ora davvero sembrano muoversi con l’armonia di un organismo unico, ed è un’esperienza peculiare in un calcio che raramente schiera due punte centrali. Come scriveva Fabio Barcellona qualche mese fa, le migliori squadre rinunciano al doppio centravanti per assecondare la fluidità dei propri sistemi e disordinare quelli avversari.

C’è bisogno di tanti giocatori che supportino il possesso e due punte che giocano a ridosso della difesa avversaria sono ormai rare. Per molti aspetti neanche quelle di Conte lo sono, considerando il loro lavoro per aiutare la fase di possesso e associarsi con i compagni. La coppia d’attacco rimanda in parte alla gloria della Serie A degli anni ’90, quando era la norma avere una punta grossa brava nel gioco spalle alla porta e una più tecnica a girargli intorno: Crespo-Chiesa; Vieri-Recoba; Del Piero-Trezeguet; Inzaghi-Shevchenko.

Continuando così Lautaro e Lukaku potrebbero iscrivere il loro nome nell’albo delle grandi coppie offensive della storia della Serie A. Nel frattempo godiamoci anche un rapporto d’amicizia pieno di tenerezza, e che rappresenta una bella eccezione in uno sport che per rispettare il tabù dell’omosessualità è spesso più ruvido del dovuto.




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