Le prime voci sul passaggio di Lautaro Martínez all’Inter sono arrivate lo scorso marzo, negli stessi giorni in cui l’Argentina di Sampaoli si chiedeva se la sua presenza fosse conciliabile con quella di Icardi. Normale, quindi, che il possibile conflitto tra l’ex Racing all’Inter e il numero 9 e capitano dell’Inter (calciatore del mese AIC questo ottobre), abituato ad avere l’area tutta per sé, si sia riproposto al momento dell’arrivo di Lautaro a Milano: si abituerà a Icardi a giocare con un altro attaccante vicino? Quanto è adattabile il talento di Lautaro Martinez in ruoli come l’esterno d’attacco, o il trequartista?
In estate, dopo alcune partite come centravanti, alternato a Icardi, Spalletti ha provato a testare la versatilità di Lautaro schierandolo proprio sulla trequarti nel suo solito 4-2-3-1, nelle amichevoli con Sheffield United, Lione, Chelsea e Atletico. Sono state prestazioni abbastanza positive, soprattutto contro gli spagnoli, partita in cui Lautaro Martinez ha anche segnato una rete bellissima e prestigiosa (la sua terza con la maglia nerazzurra, dopo i due tap-in con Lugano e Zenit) che ha fatto scattare la scintilla nei cuori dei tifosi interisti.
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Trequartista?
Una settimana dopo quel gol, Lautaro Martínez ha giocato la sua prima gara ufficiale in campionato, contro il Sassuolo, partendo titolare sulla trequarti. Un esordio infelice per lui e per l’Inter, con la squadra di Spalletti finita sotto di una rete e incapace di riprendere la gara, mostrando molte difficoltà anche in fase offensiva. La prestazione collettiva ha condizionato quella di Lautaro Martínez, che non è mai riuscito a entrare in partita: in 69’ ha toccato la palla 35 volte (24 nella propria metà campo), completando un solo dribbling e senza mai arrivare al tiro. L’unica palla giocata in campo aperto (dove la sua potenza può esplodere) è arrivata al 38’, con un filtrante in direzione di Icardi che non è arrivato a destinazione.
Dopo i buoni segnali del precampionato, la coppia argentina non dà garanzie sufficienti a Spalletti e, soprattutto, i due finiscono spesso col pestarsi i piedi. Già dalla partita successiva, contro il Torino, Lautaro torna ad aspettare pazientemente il suo momento in panchina. L’impatto più o meno immediato di Nainggolan, la crescente importanza di Borja Valero e la rinascita di Joao Mario convincono Spalletti a mettere da parte Lautaro Martinez, che si accontenta di giocare quando Icardi è indisponibile o a riposo, oppure nei minuti finali.
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La passmap di Inter-Sassuolo. Le posizioni di Icardi e Lautaro Martinez sono quasi sovrapponibili.
Dopo un mese di assenza, complice un piccolo infortunio al polpaccio, Lautaro torna titolare contro il Cagliari a fine settembre. L'attaccante sfrutta bene la sua chance: dopo 12 minuti, al primo tiro in porta, segna il suo primo gol in campionato, indirizzando la partita. Quel gol ha riportato momentaneamente l’argentino al centro del dibattito: possibile che non possa giocare con Icardi? Nel post-partita, Spalletti non ha risparmiato i complimenti: «Ha carattere, tecnica, forza di gambe, tiro»; ma a domanda specifica ha risposto in maniera secca: «Icardi e Lautaro insieme? Per il momento, no». E la sola altra partita giocata dall’inizio è stata contro il Genoa, con Icardi a riposo.
Nelle sue poche partite giocate da titolare, Lautaro Martínez si è dimostrato un giocatore utilissimo in alcuni fondamentali (copertura del pallone, attacco della profondità, tempismo sotto porta), ma poco efficace in altri. Per usare le parole di Spalletti: «Si riesce a girare nel traffico dei difensori con grande facilità, ha intuizioni, capacità di andare alla conclusione […]. Certo, forse è un po’ egoista». Una descrizione che va bene per un centravanti, meno per un trequartista, l’unica la posizione che permetterebbe a Lautaro potrebbe trovare il suo spazio vicino ad Icardi.
Se si guarda ai giocatori che Spalletti ha scelto come trequartisti si capisce quanto siano fondamentali alcune caratteristiche, diverse da quelle in dote a Lautaro. La conduzione palla al piede, ad esempio, è centrale nel gioco di Nainggolan, che in questo inizio di campionato ha giocato 39 passaggi (in media ogni 90’) ma ha mandato al tiro 10 volte un compagno in 8 partite di campionato (1.6 passaggi chiave in media in 90’). Persino Borja Valero, senz’altro meno dinamico del belga, compensa con una centralità nel gioco (58.8 passaggi ogni 90’) impossibile per Lautaro. Lo spagnolo e l’argentino hanno mandato al tiro un compagno più o meno lo stesso numero di volte (rispettivamente 3 e 4), un risultato che Joao Mario è stato capace di pareggiare in una partita e mezza da titolare, contro Genoa e Lazio (dove ha eseguito 4 passaggi chiave).
Come detto, Lautaro ha segnato un gol nella partita in cui ha giocato centravanti e, per il momento, non ha ancora mandato in rete un compagno. Mentre se nessuno degli assist di Nainggolan è stato trasformato in gol da un compagno ci ha pensato lui stesso ad appesantire la sua presenza in campo, trovando la rete 2 volte (nessuno a parte Icardi ha segnato di più, per ora). Borja Valero ha realizzato un assist, mentre Joao Mario con 1 gol e 2 assist è già tra i migliori dell’Inter (raggiungendo il record di assist di Icardi, Perisic e Politano).
Con un campione di partite, e minuti, così ristretto non sono numeri particolarmente indicativi, ma indicano comunque un contributo sostanzialmente e qualitativamente diverso tra i vari giocatori che hanno occupato quella casella fondamentale nel triangolo di centrocampo interista. La forza fisica e il dinamismo di Lautaro, la sua capacità di protezione del pallone, sono caratteristiche più utili nell’ultimo terzo di campo, ma diventano meno efficaci spostate venti metri più indietro (anche perché lì il fallo “costa” meno ai suoi avversari).
Al tempo stesso, l’Inter perde un riferimento in fase di possesso perché oltre al cambio gioco o l’appoggio corto l’argentino ha ancora poche soluzioni nel repertorio. Anche i suoi strappi in conduzione sono molto diversi da quelli di Nainggolan, che può rallentare e cambiare direzione con maggiore naturalezza di Lautaro, che preferisce andare in verticale palla al piede per attirare i difensori avversari e poi scaricare su un compagno.
Del resto è lo stesso giocatore a far capire implicitamente di vedersi come centravanti. Dopo l’amichevole contro l’Iraq, in cui Lautaro ha giocato centravanti in coppia con Dybala segnando anche un gol, ha detto che il problema del suo scarso utilizzo è che «Spalletti vuole conservare un suo equilibrio e per ora l'attaccante titolare è Icardi», ignorando di fatto la possibilità di giocare come trequartista.
Spalletti li ha provati di nuovo insieme contro la SPAL, quando bisognava mettere pressione su un avversario chiuso nella propria trequarti (con il punteggio ancora fermo sullo 1-1, e un minuto dopo Icardi, sfruttando anche un’indecisione di Djouru, attirato fuori posizione proprio da Lautaro). E poi nelle due partite con il Barcellona, con l’Inter in svantaggio di un gol, nel tentativo di giocare una fase offensiva più semplice e diretta.
A cinque minuti dalla fine della partita di ritorno, Lautaro Martínez ha controllato una palla difficile in area di rigore, una deviazione di testa di Lenglet su un cross sbagliato di Candreva, evitando l’intervento di Jordi Alba con uno stop di collo che lo allontana dalla porta. Poi l’ha protetta dalla pressione di Vidal usando il bacino, ruotando contemporamente il corpo in direzione della porta, crossando poi verso il cuore dell’area di rigore, dove la palla arriva dopo un paio di rimpalli a Icardi, che si gira e segna l’uno a uno. Non un assist vero e proprio, ma un contributo comunque non indifferente alla rete del pareggio, fondamentale per l'autostima e per la classifica.
Possibili scenari futuri
Nelle ultime settimane, oltretutto, nelle partite con Milan, Lazio e Genoa, la squadra di Spalletti è sembrata maggiormente interessata al controllo della palla, con un possesso più attivo che ha cambiato i meccanismi dei tre giocatori a centrocampo. Per questo il trequartista (Joao Mario soprattutto, ma anche Nainggolan e Borja) si allarga maggiormente nello spazio teorico di una mezzala sinistra, facendo scivolare il 4-2-3-1 in un più equilibrato 4-3-3, e abbassandosi anche in caso di necessità vicino a Brozovic per aiutare la fase di uscita. Funzioni molto distanti da quelle adatte alle caratteristiche di Martínez.
In questo momento, quindi, più che dall’adattabilità di Lautaro a trequartista, il suo inserimento sembra dipendere più che altro dal contesto della partita, e dal momento che sta vivendo l’Inter. Altrimenti, l’unico ruolo possibile (oltre a quello di centravanti) potrebbe essere quello di esterno offensivo, una posizione in cui Martínez ha già giocato nel Racing, anche se saltuariamente. L’argentino è un maestro nel girarsi facendo perno sul marcatore e sulla fascia, con più spazi e una maggiore possibilità di cercare duelli individuali, le sue qualità potrebbero comunque essere esaltate. La sua forza fisica potrebbe essere utile anche nelle situazioni di gioco più bloccate, anche perché gli esterni di Spalletti hanno la tendenza ad entrare dentro al campo e a finire anche in area di rigore durante le fasi più prolungate di possesso. Se schierato a destra, Lautaro può andare sul fondo ma anche tagliare verso il centro, e può crossare con entrambi i piedi (anche se con una resa un po' scolastica).
Anche in quel ruolo, però, Lautaro trova grande competizione (Perišić, Candreva, Politano, Keita, e volendo anche Joao Mario) e in definitiva la differenza sembra farla il suo contributo in zona gol, con un aumento dei suoi gol nei minuti che gli vengono concessi non è neanche da escludere che Spalletti possa contemplare un cambio di modulo, provando un 4-4-2 che in fondo è molto vicino al suo canonico 4-2-3-1. Come scritto da Francesco Lisanti, i due attaccanti sono tutt’altro che incompatibili con le idee del tecnico toscano: i movimenti in profondità di Icardi e gli abbassamenti di Lautaro potrebbero beneficiarsi vicendevolmente, aprendo nuovi scenari tattici soprattutto nelle partite in cui l’Inter giocherà con un baricentro più alto.
Si tratterebbe di una scelta che inevitabilmente chiederebbe un maggiore coinvolgimento ai quattro di centrocampo, che dovranno garantire varietà a una squadra che già adesso gioca molto sugli esterni (il 76% degli attacchi dall’Inter passano per le fasce) e rischia sempre di risultare troppo prevedibile. Non sembra comunque un tentativo che Spalletti farà nei prossimi tempi, considerando che proprio nelle ultime settimane l’Inter sembra avere trovato gli equilibri giusti.
In questo momento il rapporto tra costi e opportunità non sarebbe così certo, e il contesto sembra indicare a Lautaro Martínez un ruolo da super-panchinaro, adatto sia alla sua età che alle sue caratteristiche. Starà a lui sfruttare i momenti giusti per lasciare il segno alla prima stagione in Serie A, e magari spingere chi di dovere a programmargli un futuro da protagonista con la maglia interista.