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Le 10 migliori maglie speciali del Napoli
18 gen 2023
Quella di San Valentino è solo l'ultima di un'ampia collezione.
(articolo)
13 min
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In occasione della partita di Coppa Italia contro la Cremonese il Napoli ha presentato una maglia con stampato un bacio sopra. Un modo elegante per celebrare il ritorno del re delle salvezze, Davide Ballardini, ma soprattutto San Valentino, la festa degli innamorati. Il concetto l’avete capito: il Napoli è il primo grande amore. È la sesta diversa maglia presentata in questa stagione, la terza speciale dopo quelle di Halloween e Natale, è difficile tenere il conto. A fine stagione le maglie dovrebbero essere 12 o 13, ma è una stima ipotetica. La strategia di Emporio Armani la conosciamo dallo scorso anno: buttare fuori tantissime maglie, riempire il mercato di edizioni speciali, spesso legate in modo goffo al calendario dell’anno (chi ha bisogno di una maglia da calcio che celebra San Valentino?!).

Negli ultimi anni, in cui i legami fra calcio e moda sono diventati più complessi, i club stanno esplorando le possibilità del merchandising con più libertà creativa. Ormai è quasi routine produrre almeno quattro maglie, collaborare con marchi di streetwear, utilizzare fantasie e colori che non c’entrano con l’identità della squadra. Il Napoli ha preso queste tendenze e le ha radicalizzate con uno spirito a metà tra il dadaismo e il marketing locale. Messe vicine le maglie del Napoli sembrano la linea moda di una bancarella del mercato, col classico effetto di brutto così brutto che acquisisce una patina di autentico splendore. Del resto non siamo in un momento di grande fortuna per le tendenze di moda “ugly”?

La ragione per molti però non è estetica ma economica. Moltiplicare le maglie per moltiplicare gli utili, ma funziona davvero? Le interpretazioni sono discordanti. C’è chi assicura vendite esorbitanti, chi indica gli sconti negli store come sintomo delle vendite zoppicanti.

Probabilmente è un vezzo di Aurelio De Laurentiis, che già nei suoi primi anni a Napoli personalizzava le maglie attorno ai nuovi film in uscita - Christmas in Love, Sky Captain. Come tutte le mosse più rivoluzionarie, i suoi effetti li vedremo solo tra qualche anno. Secondo questo articolo di NSS, in 17 anni di presidenza De Laurentiis ha prodotto circa 80 maglie. Noi abbiamo raccolto qui le più iconiche.

Maglia Argentina (2020)

Omaggio a Maradona prima che si decidesse di fare una maglia a forma di Maradona. Questa maglia del Napoli, ovviamente, è un richiamo a quella dell’Argentina, con cui condivide - più o meno - il colore celeste. È stata un’idea toccante, lì alla prima apparizione in un Napoli-Roma, anche esteticamente non male, nella semplicità storica della maglia dell’Argentina, righe bianche e azzurre. A riguardarla ora, però, non si può far a meno di notare alcuni dettagli stonati, sia per quanto sembra un po’ sciatta la realizzazione, sia per l’idea di applicare tutta la sovrastruttura tipica delle maglie del Napoli: lo sponsor rosso Lete, quello Costa Crociere, Kimbo poco sopra il fondoschiena e il simbolo Kappa sulle spalle. Rimane comunque una maglia "che ci sta", ma non so se è una cosa buona se una delle tue maglie più belle tra quelle extra è praticamente la copia della maglia di un’altra squadra.


Maglia Maradona (2021)

Dopo la morte di Maradona, il Napoli ha giocato qualche partita con una maglia che ricordava quella dell’Argentina come abbiamo visto sopra. Un omaggio improvvisato e sentito, all’interno di tutta una serie di celebrazioni del Pibe che era culminata con l’intitolazione dello stadio. Un anno dopo, però, Emporio Armani ha voluto rilanciare, mettere il faccione di Maradona proprio sulle magliette, come fosse una t-shirt di un quindicenne idealista e non una maglia da calcio. La Maradona Game (questo il nome dato alla maglia) non ha però quel minimalismo affascinante delle maglie del Che, ma è piuttosto una strana forma di decoupage casalingo. Il volto stilizzato di Maradona è sovrapposto a un'impronta digitale che - e qui leggo dal marketing - “rappresenta anche il desiderio della società di trasmettere alle giovani generazioni il lascito della leggenda argentina alla città partenopea". Onestamente non ho capito cosa voglia dire, perché, cioè, non bastava la faccia di Maradona a trasmettere il suo lascito, ma servivano le impronte digitali di chi sa chi. Come se non bastasse, di questa maglia (brutta) ne hanno fatte diverse versioni, sembrava quasi che a ogni partita ne usciva una diversa per colori o taglio o incrocio tra colori (ma comunque sempre brutte).

A togliere di torno la Maradona Game non è stata la polizia dell’estetica, o qualche critica dei tifosi, ma una diffida arrivata dalla Diez Fze, società con sede a Dubai, ad usare le effige di Maradona. Il Napoli, infatti, aveva pagato per avere i diritti, ma una cifra che poi è stata considerata troppo bassa. Insomma, non una maglia fortunata.


Maglia fiamme (2021)

Probabilmente la popolazione umana si può dividere in due categorie: quelli a cui piace molto questa maglia e quelli a cui fa schifo. È stata la terza maglia della scorsa stagione, se ancora possiamo dare una numerazione alle maglie del Napoli, e omaggiava in maniera generica la passione dei tifosi verso la squadra, che arde come le fiamme sulla maglietta. Le fiamme di questa maglia però non sono rosse come il fuoco nella sua versione ideale, quello che teneva caldo ai vichinghi nella tundra, ma piuttosto azzurre come quelle del fornello del gas di casa. Lo sono per attorcigliarsi meglio con lo sfondo blu scuro, creare un effetto che va oltre l’idea di fuoco per entrare un po’ in un universo fluo, una maglia che si può mettere in discoteca, o ancora meglio a un rave, se non supera il numero di persone consentite. Un'estetica di fine anni ‘90, che richiama quella fase della nostra storia in cui indossavamo le Squalo e le marche che andavano per la maggiore avevano nomi tipo Napapijri, Quiksilver o Pickwick. Un periodo della nostra vita che non mi sento di ripudiare, come questa maglia dopotutto.




Maglia Halloween (2022)

Siamo un paese dalle radici profondamente cristiane, che ha lottato per non far attecchire la festa di Halloween, fallendo miseramente. Nessuno però aveva perso tanto sul serio questa festa quanto gli universitari sotto i 25 anni e il Napoli di De Laurentiis. Perché fare una maglia per Halloween e non allora per, così per dire, la giornata mondiale della pasta? O per l’Assunzione (immaginatevi una maglia del Napoli con Gesù che ascende al cielo)? Per la festa dei lavoratori oppure, che ne so, per il compleanno di Mattarella? Insomma, l’idea è che se prendi in considerazione Halloween vale tutto. Questa maglia non sarebbe neanche brutta, figurati: i pipistrelli sono animali affascinati da ben prima che ci pensasse il Napoli, hanno addirittura il loro supereroe. Rispetto ad altre maglie del Napoli è anche organizzata meglio, più elegante, raffinata. E purtroppo sempre una maglia per Halloween rimane, quindi impossibile dargli la giusta credibilità.


Maglia Halloween (2021)

Prima dei pipistrelli, era stata la volta delle ragnatele, come ogni vera casa infestata che si rispetti. Anche questa maglia non può essere definita “brutta”: se metti sul fisico di un calciatore una maglia nera con delle ragnatele come fossero fili d’argento ottieni qualcosa di vicino al completo nero di Spiderman, fatto appositamente per essere cool, far risaltare un fisico forgiato da una puntura di ragno radiattivo. Queste maglie, però, sono fatte con la specifica intenzione di essere vendute, rapidamente e tutte, alle persone. Chi è l’acquirente tipo della maglia di Halloween del Napoli? Funziona per giocare a calcetto il giovedì? Può essere usata come costume di Halloween? La sera in contesti tra lo sportivo e l’elegante? C’è qualcosa in questa fast fashion del club di De Laurentiis che mi affascina ma non capisco.


Maglia mimetica (2013)

Per molti, questa è stata la maglia apripista. Il guizzo del genio, l’intuizione d’artista. Erano anni in cui le maglie erano ancora più o meno legate ai colori identitari di un club, e in cui non ci si discostava più di tanto dalla grammatica estetica di un maglia da calcio. Soprattutto gli anni ‘10 del 2000 sono stati anni puritani, conservatori: maglie monocromatiche, pochi guizzi, al massimo sulle maniche, o sulle terze maglie, diventate lo scantinato delle fantasie più sfrenate dei creativi.

La maglia “camo fight” viene presentata in un’amichevole contro il Galatasaray. De Laurentiis la definisce “originale e unica”, anche se c’era un’azienda che non la considerava abbastanza unica e che ha denunciato la società per plagio. Dalla sua presentazione, si comincia a parlare molto della maglia. Secondo qualcuno è una mancanza di rispetto all’esercito italiano; per altri è semplicemente molto brutta. Brutta però tutti ne parlano, e tutti la comprano. Si racconta che una persona su tre a Napoli in quei giorni indossasse una maglia mimetica. Si racconta di persone che si sono sposate con quella maglia, di persone che l’hanno resa la propria seconda pelle. Il Napoli poi in effetti ha dovuto ritirare la maglia per motivi di copyright, con l’effetto di accrescere ulteriormente l’attenzione e il valore attorno all’oggetto - un miracolo di marketing involontario.

Un anno e mezzo dopo esce una circolare dell’esercito che vieta l’utilizzo di capi che possano richiamare quelli dell’esercito, e così la maglia del Napoli diventa illegale (motivo in più per indossarla).

La maglia ha avuto il pregio di rendere esplicito il legame fra calcio e guerra, nella storia del calcio espresso in mille conferenze stampa, figure retoriche, frasi motivazionali. «Sarà la nostra maglia da guerra» aveva detto con grande onestà De Laurentiis.


Maglia natale (2022)

Per qualcuno, il picco di trash raggiunto dalle maglie del Napoli. Se in altri casi il design è stato vagamente più sottile, o quanto meno più ricercato, lavorando su trame di sfondo, colori, o motivi geometrici, per questa maglia nessuna fantasia: la faccia di Rudolph naso rosso sparata sulla pancia dei calciatori, in una sua versione peraltro poco riuscita. Rudolph una delle figure natalizie più sfortunate, meno iconiche. Di certo una delle meno sentite in Italia. Una renna che col suo naso rosso illumina il sentiero durante i viaggi di Babbo Natale: una pura astrazione di marketing forgiata dall’ultracapitalismo americano nel 1939. Perché doveva finire sulle maglie del Napoli, tecnicamente nato prima di Rudolph naso rosso?

La maglia, pigra, è oggi triste e scontata nello store del Napoli, come i panettoni a natale finito. Un oggetto inservibile, il ricordo di un tempo che sognava d’essere felice. E comunque costa 85 euro, a occhio come una quarantina di panettoni scontati.


Maglia jeans (2014)

Questa maglia passerà alla storia come la maglia con cui è stato presentato Insigne. Una maglia nata sulle ceneri di quella mimetica che aveva fatto storia se non del buon gusto almeno di un certo tipo di marketing. Come rilanciare dopo una maglia che aveva fatto tanto scalpore? Beh, certo: con una maglia che ricorda un paio di jeans. Cosa potrà andare storto? Per qualcuno il Napoli ha mutuato l’idea dalla maglia usata dagli Stati Uniti a USA ‘94, una maglia storicamente ricordata per la sua bruttezza, ma di quelle che “fanno il giro” e dopo vent’anni diventano belle o, quanto meno, vintage.

Questa del Napoli invece, anche a distanza di quasi 10 anni, rimane la peggiore di sempre, forse, lì dove tutte le altre potevano avere un fascino particolare o dei richiami comunque sensati, qui siamo proprio nell’iperuranio del brutto, il voler copiare in sintetico - quindi non farla davvero jeans, che comunque sarebbe stata un’idea coraggiosa, sbagliata ma coraggiosa - un tessuto che storicamente funziona solo in un certo tipo di abbigliamento, che non è certo quello con cui si gioca a calcio. Inoltre la scelta è ricaduta sul denim blu blu, quello proprio da jeans uscito da un film di James Dean, dove però veniva indossato sotto una t-shirt bianca e un giubbotto di pelle. Il Napoli di quella stagione invece è andato full denim: maglia jeans, pantaloncini jeans, anche calzettoni jeans, che, se ci pensate, è un controsenso.


Maglia Marcelo Burlon (2021)

Tra tutte le maglie speciali, questa forse è la più riuscita dopo la mimetica. O comunque, quella che più si avvicina alla logica della collaborazione tra un club di calcio e un marchio di moda. La maglia, di per sé, è bella, e rimanda a un’estetica curiosamente coerente con quella del Napoli. Rimanda sempre un’impressione da mercatino, ma lo fa nel modo più alto possibile. Come se ci fosse uno stilista nascosto tra le linee di moda delle bancarelle. Se siete amanti del mercato, guardate pure il prezzo a cui è arrivata la maglia su Stockx per avere un riscontro del suo successo.


Maglia San Valentino (2023)

Un’estetica da tardi anni ‘80 già scaduta, da marchio fallito, sbucato direttamente dall’armadio della signorina Silvani. Lo stampo di un bacio, del suo rossetto, direttamente sul fianco di Mario Rui e Lobotka: chi li ha baciati? Chi ha una bocca tanto grande?

Il rimando è quello ai tatuaggi del bacio, che abbiamo visto anche fra i calciatori, tipo Matuzalem o Perotti che, quasi subito pentito, lo ha sostituito con un pallone da calcio preso da picsart. Il tatuaggio del bacio rimanda a un universo di sensualità strano da vedere su Di Lorenzo che si fa il mazzo sulla fascia, o su Osimhen che vola a prendere tutti i palloni di testa. È un maglia che ti fa capire come certe cose non dovrebbero mai stare insieme.

La maglia San Valentino 2023 è quella in cui l’estetica del Napoli diventa più oltranzista, senza compromessi. Uscita ora ma già la regina delle maglie brutte del Napoli.


Altre 10 maglie possibili

Maglia Pastiera

Texture pastiera, perfetta per il periodo pasquale, per stimolare i giocatori a sbranare gli avversari. Un’idea non nostra, già molto apprezzata a quanto pare.

Maglia Caccamo

Maglia azzurra con cravatta da cui spunta lo sfondo del golfo di Napoli, già iconica.

Maglia Liberato

Tutta nera, font stile ultras, una rosa che corre in diagonale sulla maglia.

Maglia Koulibaly

Maglia a forma di Koulibaly, con le fattezze di Koulibaly, altezza e larghezza Koulibaly in onore di uno dei giocatori più importanti di questo decennio azzurro. Non facile da indossare, ma potenzialmente molto bella.

Maglia Amelia la strega che ammalia

Tutta nera, con una scopa disegnata sulla schiena.

Maglia fatta di maglia dalle nonne dei giocatori

Maglia di lana, super confy, non il massimo per giocarci in questa era dell’antropocene.

Maglia Borbone, ma non la casa regnante, bensì le capsule di caffè

Questa è difficile anche solo da pensare.

Maglia in broccato

Dopo il camouflage e il denim sarebbe bello dare spazio a un tessuto troppo poco considerato nel mondo del calcio.

Maglia a forma di bottiglia Lete

Il Napoli è legato allo sponsor dell’acqua in maniera indissolubile. Ogni maglia deve fare i conti con la scritta Lete, oggi in rosso, meno invadente, ma un tempo con quel rettangolo che era un pugno in un occhio. Tanto vale, a questo punto, fare una versione della maglia del Napoli proprio a forma di bottiglia, colore verde bottiglia, le bollicine e il nastro con lo sponsor. Eccezionale se riescono a fare che si svuota quando i calciatori sudano.

Maglia Mariano Bogliacino

Facile mettere sulla maglia gli eroi della storia del Napoli, ma sarebbe giusto anche rendere omaggio a quelli minori, figure di piccolo culto. Bogliacino, centrocampista tutto cuore, colonna del Napoli risorto, quello passato dalla C1 alla A. Per i tifosi il suo gol all’allora San Paolo alla Juventus nell’anno in B rimarrà per sempre impresso. Da mettere su una maglia.

Maglia Paolo Sorrentino

Chiaro omaggio al regista premio oscar e grande cantore di Napoli. Idea di design semplice: come la maglia dedicata a Maradona, ma con la testa di Sorrentino.

Maglia Cristo Velato

Un marmo sottilissimo si posa sul corpo scultoreo dei calciatori, e sembra fatto di panno e non di pietra.




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