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Le chiavi di Inter - Milan
14 ott 2017
La presentazione di uno dei derby più sentiti degli ultimi anni.
(articolo)
14 min
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Il Milan è apparso in difficoltà quando le avversarie lo hanno pressato. Cosa dovrà fare contro l’Inter per impostare dal basso in maniera pulita?

L’anno scorso il dato sul possesso palla del Milan ha toccato il suo punto più basso nel derby d’andata: appena il 41%. L’Inter giocava la prima partita con Stefano Pioli in panchina e fu molto aggressiva sulla costruzione dal basso milanista, obbligando la squadra di Vincenzo Montella a rinunciare al consolidamento del possesso per lanciare lungo: su uno di questi lanci Carlos Bacca riuscì ad anticipare Jeison Murillo innescando il secondo gol di Suso.

Non possiamo sapere se Luciano Spalletti ripeterà quella strategia, ma rispetto all’anno scorso il Milan ha innalzato la qualità dei giocatori coinvolti nella prima costruzione e avrebbe in teoria le carte in regola per aggirare il pressing interista. Rispetto alle sconfitte contro Sampdoria e Roma, in cui i tre difensori potevano essere facilmente aggrediti in parità numerica (la Samp si è schierata con un trequartista e due punte, la Roma con il classico tridente offensivo), il Milan dovrebbe avere la superiorità numerica contro la prima linea di pressing dell’Inter, composta da due giocatori: il trequartista e Icardi.

Sulla carta, il 3 vs 2 che si viene a creare dovrebbe facilitare l’inizio azione del Milan. Spalletti potrebbe però pressare in parità numerica il rombo di costruzione milanista, schierando in verticale il trequartista e Icardi su Bonucci e Biglia e orientando i due esterni sui centrali di fascia del Milan. A quel punto la squadra di Montella avrebbe due strade per far uscire il pallone dalla difesa: abbassare anche Franck Kessié, una soluzione spesso utilizzata dal tecnico rossonero contro squadre particolarmente aggressive per consolidare il primo possesso, oppure uscire sulle fasce, sia allargando molto un centrale difensivo sia appoggiandosi direttamente sugli esterni, che diventerebbero i giocatori con maggiore libertà. Spostare la costruzione sulle fasce e utilizzare spesso i cambi di gioco sarebbe strategicamente fondamentale per risalire il campo nel caso in cui l’Inter imposti una partita aggressiva.

Musacchio sabota la pressione di El Shaarawy allargandosi come un terzino di una linea a 4: si appoggerà a Borini, il giocatore più facile da raggiungere.

Il Milan potrebbe però rinunciare a consolidare il possesso nella propria metà campo per arrivare velocemente sulla trequarti. Molto dipenderà dalla coppia di attaccanti che sceglierà Montella: due centravanti come Patrick Cutrone e André Silva (Nikola Kalinic non sembra aver recuperato dall’infortunio) garantirebbero l’alternativa del lancio lungo per risalire il campo; l’ingresso in squadra di Suso potrebbe favorire invece le verticalizzazioni a tagliare le linee per attivare lo spagnolo e Bonaventura.

Oltre a studiare soluzioni per aggirare il pressing dell’Inter, il Milan dovrebbe però preoccuparsi di come rendersi pericoloso una volta portato il pallone fuori dalla difesa. Il passaggio al 3-5-2 ha infatti tolto certezze alla fase offensiva, meno fluida al centro per lo scadimento delle prestazioni di Suso e Bonaventura e incapace di attaccare in ampiezza per i limiti di Rodríguez e dei vari giocatori che si sono alternati sulla fascia destra dopo l’infortunio di Conti. L’Inter potrebbe scegliere di forzare il recupero palla sulle fasce contando sui raddoppi delle coppie terzino-esterno contro il solo giocatore di fascia milanista oppure coprire il centro stringendo gli esterni e lasciando l’uno contro uno ai terzini, confidando nelle difficoltà degli esterni rossoneri ad attaccare la profondità o a portare il pallone sul fondo con un’iniziativa personale.

La chiave della sfida è proprio lì: di certo sarà importante avere un’idea di come aggirare il pressing dell’Inter, ma ancor di più lo sarà giocare una partita brillante nella metà campo nerazzurra.

Candreva e Perisic attaccheranno in ampiezza o verranno tra le linee per sovraccaricare il centro?

Seguendo gli esperimenti di Spalletti nelle ultime settimane, Candreva è l’esterno deputato a sovraccaricare il centro, mentre a Perisić è richiesto di garantire ampiezza sul lato debole. È un equilibrio ragionevole, intanto perché bisogna fare il possibile per impedire a Candreva di diventare Evil Candreva - ovvero un giocatore che supera il numero ragionevole di tiri e cross verso la porta avversario - e il primo passo in questo senso è tirarlo fuori della sua comfort zone e costringerlo a farci vedere qualcosa di diverso. Altrettanto importante è che Perisić non riceva la palla sui piedi, senza inerzia, nello stretto, ma possibilmente sulla corsa, possibilmente in campo aperto, possibilmente in seguito a un cambio di gioco. A volte l’anarchia ha la meglio su questo ragionevole equilibrio e si perdono i reciproci riferimenti, altre volte l’Inter riesce ad alternare bene lo spartito.

Nel primo gol al Benevento, è Perisić a ricevere il pallone nello spazio di mezzo sinistro, liberando lo spazio per la sovrapposizione di Nagatomo, mentre Candreva attacca con tempismo il primo palo. La discriminante è sempre quanto Candreva e Perisić siano in grado di giocare insieme, di muoversi l’uno in funzione dell’altro con meccanismi opposti e sincronizzati. Se giocano a testa bassa, non servono a niente (Perisić un po’ di più, perché può almeno crearsi un vantaggio nell’uno contro uno), se iniziano a offrire quella varietà di soluzioni che si è intravista dall’arrivo di Spalletti, l’Inter non dipende più strettamente dal coinvolgimento di Icardi.

Sarà interessante capire come reagirà il Milan ai movimenti di Candreva e Perisić. In teoria il 3-5-2 si adatta facilmente a coprire i movimenti opposti delle ali, perché permette un’ottimale copertura degli spazi di mezzo con le uscite dei difensori (che comunque Montella deve perfezionare) e un’ottimale copertura dell’ampiezza quando si abbassano anche gli esterni e la linea di difesa diventa a cinque. Paradossalmente, proprio per risolvere questo stallo, Spalletti potrebbe fare volentieri a meno di quella varietà di soluzioni, e tornare ad affidarsi ai duelli individuali sulle fasce: Perisić contro Borini sembra un buon punto di partenza.

Cosa deve difendere con più attenzione Montella: il centro dell’area contro Icardi o la fascia di Perisic?

Mi sembra il paradosso dell’uovo e della gallina, vista l’intesa tra Perisic e Icardi. È nata prima la supremazia di Icardi in area di rigore o la facilità con cui Perisic arriva sul fondo e crossa? Dovessi scegliere mi concentrerei di più su Perisic, comunque, e non solo perché ha un’influenza maggiore sul gioco dell’Inter. Icardi in area di rigore è sostanzialmente immarcabile: si muove troppo bene ed è troppo difficile da arginare fisicamente per poterlo controllare 90 minuti senza la minima distrazione. Oltretutto il Milan ha dimostrato di difendere molto male l’area di rigore, sia con la difesa a 4 (vedi la partita con la Lazio) sia con la difesa a 5 (vedi il gol subito da Zapata contro la Samp). Quindi sarebbe meglio intervenire prima e impedire che a Icardi arrivino palloni puliti in area di rigore.

Non sarà facile: l’Inter continua ad essere la squadra che crossa di più in Serie A e il 5-3-2 con cui si schiera il Milan in fase difensiva indirizza naturalmente la manovra avversaria sulle fasce. Il passaggio al 3-5-2 ha cambiato l’atteggiamento in fase di non possesso: il Milan pressa meno, difende più basso e stringendosi al centro, sfruttando l’addensamento che si crea nel mezzo col 3-5-2. Gli esterni si allineano presto ai difensori centrali e quindi le squadre avversarie hanno spazio sulle fasce per costruire l’azione.

Pensando al lato di Perisic, la scelta di Montella nel ruolo di esterno dirà molto sul tipo di partita che ha preparato. Contro la Roma il tecnico rossonero ha schierato Fabio Borini, arretrato in una nuova posizione nel tentativo di recuperare un po’ della pericolosità persa con l’infortunio di Andrea Conti. L’interpretazione di Borini del ruolo di esterno a tutta fascia non si discosta molto da quella di Ignazio Abate e Davide Calabria, ma la sua presenza offre comunque al Milan un ventaglio di soluzioni offensive più ampio. Affrontare Perisic potrebbe essere però un compito difensivamente troppo complesso, anche se va detto che né Abate né Calabria cancellerebbero il mismatch con l’esterno croato.

Saranno determinanti, quindi, le uscite laterali del centrale difensivo destro, molto probabilmente Mateo Musacchio, per dare copertura immediata all’esterno scelto da Montella ed evitare di isolarlo contro Perisic. Il meccanismi difensivi dovranno essere più coordinati rispetto a quanto mostrato contro la Roma, quando una brutta scalata laterale della difesa ha portato al gol del 2-0 di Florenzi.

Il passaggio al 3-5-2 ha cambiato più di ogni altra cosa l’atteggiamento in fase di non possesso: le partite contro la Samp e la Roma sono state le peggiori del campionato per altezza del baricentro e recuperi nella metà campo avversaria. La prudenza non ha però portato solidità difensiva: il Milan soffre a coprire gli spazi, sia tra le linee che in profondità, e non è migliorato molto nelle transizioni difensive. Icardi e Perisic sembrano insomma arrivare apposta per testare i progressi dei rossoneri nell’interpretazione del nuovo sistema.

Ci dobbiamo aspettare un Inter aggressiva oppure più attendista e pronta a partire in transizione?

Stando al canonico rapporto tra indizi e prove, l’Inter proverà ad aggredire la partita nei primi minuti. Se si potesse rilevare il battito cardiaco con cui si è mossa l’Inter nelle ultime uscite, arriveremmo a sovrapporre le linee di frequenza: pressione altissima nei primi venti/trenta minuti, poi un progressivo abbassamento del baricentro, con l’idea di recuperare le energie attraverso la circolazione della palla. È un copione replicato fedelmente contro Spal, Genoa, Benevento, e che certamente sarà riproposto in una partita così importante (per la rivalità cittadina, ma soprattutto per stabilire le gerarchie di classifica), in cui Spalletti non vorrà lasciare a Montella il beneficio di acquistare fiducia sul campo.

Sa di avere un considerevole vantaggio sul piano emotivo, e proverà a tradurlo in fasi di pressing e riaggressione quanto più intense possibili, per abbattere quella chimica di squadra che il Milan fatica a trovare, e che separa le due squadre al momento. L’Inter si è già trovata di fronte al dilemma dell’aggressione alta contro difese a tre che occupano bene il campo in ampiezza, come quelle di Spal e Genoa. Spalletti ha sempre scelto di pressare i tre difensori con i tre attaccanti, e di mantenere il trequartista qualche metro indietro per controllare lo spazio tra le linee (João Mário si sistemava sulla linea di ricezione di Viviani, Brozovic su quella di Miguel Veloso, lo stesso atteggiamento potrebbe tornare utile per schermare Biglia).

Fin qui l’Inter ha funzionato molto bene quanto ad atteggiamento, perché si è dimostrata sempre molto lucida nel gestire i momenti della partita, ma ha lasciato intravedere evidenti margini di miglioramento quanto ad esecuzione, che difficilmente Spalletti può aver colmato dopo dieci giorni in cui non ha potuto lavorare con la squadra. All’Inter manca ancora tempismo perché le fasi di pressing possano rivelarsi veramente efficaci, e non solo un diversivo con cui intimorire gli avversari e costringerli al lancio lungo. Se le difese guadagnano quel tempo di gioco, salta il castello di marcature, che non è rigidamente improntato sull’uomo ma sistema i giocatori nel mezzo, alla ricerca di un intercetto. In particolare gli esterni di fascia possono muoversi con una certa libertà tra le ali e i terzini dell’Inter. Spal e Genoa sono spesso riuscite ad aggirare la pressione passando da lì.

Qui Perisic e Brozovic si ritrovano invertiti, ma la struttura è sempre quella del 4-3-3. L’azione di pressing parte in ritardo, Candreva non si preoccupa della linea di passaggio, e Rossettini può agevolmente appoggiarsi su Laxalt che ha molto spazio per girarsi.

In quel ruolo, il Milan ha un giocatore come Rodríguez con l’intelligenza e la qualità tecnica per ricevere in posizione pericolosa e trarne profitto con continuità, e per non creare distanze tra i reparti servirà una prestazione decisa di D’Ambrosio. Una volta consumatasi l’onda d’urto, presumibilmente l’Inter arretrerà il suo raggio d’azione, e non per questo dovrebbe rendersi meno pericolosa. Anzi, dopo queste prime giornate si può dire che l’Inter sia molto più a suo agio quando si aprono gli spazi e può portare su il pallone lungo i corridoi esterni. Le avversarie incontrate hanno cercato di evitare il più possibile questa situazione di gioco, il Milan invece sarà costretto a prendersi qualche responsabilità. Mi aspetto che Spalletti vada a stanare Montella nei primi minuti e poi provi ad allungare la squadra aumentandone la verticalità.

Contro il 4-2-3-1 quali sono gli interpreti più efficaci per il 3-5-2 di Montella?

Credo che gli unici dubbi di Montella riguardino l’esterno destro e la coppia di attaccanti. I terzetti in difesa e a centrocampo dovrebbero essere blindati: Musacchio, Bonucci e Romagnoli hanno bisogno di accumulare minuti per affinare l’intesa, Biglia e Kessié sono intoccabili, mentre la squalifica di Calhanoglu dà spazio a Bonaventura come mezzala sinistra. Da quel lato il posto di Rodríguez non è in discussione, mentre sulla fascia opposta Montella ha due opzioni più difensive, Abate e Calabria, e una più offensiva, Borini. Trovare il miglior compromesso non è semplice: l’importanza della prestazione difensiva di chi giocherà a destra contro Perisic fa preferire difensori più puri come Abate e Calabria, con Borini il Milan aggiungerebbe un po’ più di qualità nelle proprie soluzioni offensive. Abate è forse il più affidabile, Borini potrebbe essere invece una possibile chiave tattica della partita.

Le condizioni di Kalinic limitano poi le scelte in attacco. Montella potrebbe giocare con due centravanti, André Silva e Cutrone, scegliendo così una squadra più diretta, che si appoggia ai suoi attaccanti per aggirare la pressione dell’Inter e risalire il campo, oppure inserire Suso e cercare una manovra più palleggiata. Le difficoltà delle ultime settimane potrebbero spingere Montella a scegliere la soluzione più facile: uscire sulle fasce, sfruttare i cambi di gioco e lanciare lungo sugli attaccanti, che a quel punto sarebbero André Silva e Cutrone.

Con Suso, però, la manovra del Milan sarebbe più imprevedibile: lo spagnolo potrebbe raccordare il gioco raccogliendo i palloni in uscita dalla difesa o allargarsi per mettere in inferiorità il terzino avversario, complicando i piani difensivi interisti. La prestazione di un singolo difficilmente fa la differenza, ma nessuno più di Suso può restituire brillantezza alla manovra del Milan nella metà campo avversaria.

Quale trequartista nerazzurro è più adatto contro questo Milan?

L’infortunio al polpaccio di Brozović non lascia altra scelta a Spalletti che schierare João Mário in quel ruolo, ma le caratteristiche del portoghese possono incidere positivamente sul contesto tattico. João Mário tende a posizionarsi sul mezzo spazio destro, tanto che contro il Benevento è stato inserito in campo al posto di Candreva, lasciando Brozović in posizione più centrale, e l’Inter ha subito trovato varietà di soluzioni sulla trequarti. Contro il Milan, João Mário potrà muoversi alle spalle degli interni, in quella zona di campo ai lati di Biglia che la difesa fatica a coprire con le uscite, in cui altri trequartisti con la sua completezza tecnica, come Milinkovic-Savić e Luis Alberto, hanno trovato grandi opportunità per incidere sulla partita.

Meglio di Brozović, poi, João Mário sa giocare a un tocco, difendere il pallone con il corpo, sentire gli inserimenti alle sue spalle e servirli sulla corsa. Se i suoi movimenti saranno in grado di disordinare la linea difensiva, le sue doti da regista offensivo torneranno utili per servire Candreva e Perisić che agiranno in una posizione strategica contro il 3-5-2 del Milan. Quello che è mancato a João Mário da trequartista è proprio la capacità di allungare le difese, o di crearsi spazio in cui ricevere il pallone. Sembra che abbia molta più sensibilità quando deve leggere i movimenti dei compagni nello spazio, rispetto a quando deve leggere lo spazio che lo circonda. L’attitudine da regista lo porta a giocare sotto ritmo, ad abbassarsi di molti metri per ricevere il pallone, e poi a ricercare le zone di campo con maggiore densità di compagni piuttosto che dare alla squadra quella profondità di cui avrebbero bisogno Candreva e Perisić per crearsi situazioni di uno contro uno.

Dopo aver ricevuto un laser-pass di Skriniar, Joao Mario si ritrova in posizione poco pericolosa, ingabbiato dal Benevento che accetta di scoprire metà del campo. Dovrebbe pensare subito a come cambiare fronte di gioco, ad esempio passando da Vecino, che aveva letto l’azione e si aspettava il pallone di ritorno. Invece si lancia palla al piede nella fossa dei leoni.

Soprattutto, rispetto a Brozović fa mancare quella fondamentale presenza in area per non isolare Icardi, quella capacità di inserimento che non è di certo nelle corde né di Borja Valero ed è poco in quelle di Vecino, apparso fin troppo prudente ultimamente. Per le caratteristiche del Milan, che concede molte ricezioni al centro del campo e tende a scappare facilmente all’indietro con la difesa, potrebbe essere la grande occasione di riscatto per un giocatore dalla classe cristallina come João Mário. Al contrario, se la partita dovesse diventare una battaglia di duelli individuali, Spalletti potrebbe tornare a impiegare Éder in quel ruolo, accettando di perdere qualche connessione nel mezzo e un po’ di imprevedibilità, per affidare la squadra nelle mani di Icardi e Perisić.

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