Alla fine della partita pareggiata per 0-0 contro la Polonia, Joachim Löw ha affermato che il gioco della sua squadra nell’ultimo terzo di campo non era stato sufficientemente veloce e questo aveva permesso alla Polonia di schierare 10 giocatori sotto la linea del pallone.
In effetti, la partita contro la Polonia aveva confermato i dubbi sorti dopo l’esordio sull’effettiva capacità della Germania di tradurre in pericolosità offensiva il proprio brillante dominio del pallone.
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Contro la Polonia la Germania non è stata particolarmente pericolosa
La vittoria contro l’Ucraina era arrivata grazie ai gol realizzati da Mustafi sugli sviluppo di un calcio piazzato e da Schweinsteiger in pieno recupero, dopo un contropiede favorito dall’estremo sbilanciamento dell’Ucraina alla ricerca del pareggio.
Entrambi i match avevano inoltre evidenziato le solite incertezze nella fase di transizione difensiva della squadra.
La Germania perde palla in mezzo al campo e si ritrova aperta al contrattacco avversario. La marcatura preventiva su Milik non è attenta e solo un paio di centimetri separano il fuorigioco di Lewandoski (e l’intelligenza di Boateng) da una colossale occasione gol per la Polonia
La terza partita, contro l’Irlanda del Nord, ha mostrato la risposta progettata dal Commissario Tecnico ai dubbi che erano emersi nei primi 180 minuti.
Senza profondità
La scelta di Löw nelle prime due partite è stata quella di giocare con Benedict Höwedes come terzino destro e di utilizzare come giocatore più avanzato Mario Götze, con alle sue spalle Julian Draxler, Mesut Özil e Thomas Müller, nel classico 4-2-3-1 tedesco.
Particolarmente interessante era la struttura posizionale adottata dalla Germania per fare avanzare il pallone tra le maglie dei sistemi 4-4-1-1 adottati da Ucraina e Polonia. Dalla posizione di interno al fianco di Sami Khedira, Toni Kroos si apriva in posizione intermedia di sinistra, nello spazio creato da Hector, che saliva largo sulla linea dei centrocampisti ad inizio azione. In questa maniera Kroos, la fonte di gioco tedesca più qualitativa, si sottraeva al controllo del trequartista avversario o, in alternativa, liberava spazio sul lato opposto per Boateng, le cui capacità di costruzione sono enormemente aumentata sotto la guida di Pep Guardiola. Da questa struttura posizionale Kroos e Boateng indirizzavano la manovra d’attacco tedesca. Si tratta dei due giocatori che giocano più passaggi (116 a partita con una precisione del 92.8 % Kroos, 81.7 Boateng) e più lanci lunghi (9.3 Kroos e 8.7 Boateng, circa 5 lanci lunghi in più in media di Khedira, che li segue in graduatoria), preferendo, in quest’ultimo caso, incrociare le traiettorie: da sinistra a destra Kroos e da destra a sinistra Boateng.
Sia la struttura posizionale che i flussi di gioco mostravano un’asimmetria. Mentre a sinistra il terzino sinistro Hector si alzava precocemente garantendo l’ampiezza in posizione profonda, a destra Höwedes avanzava solamente in fasi successive dell’azione.
La posizione di Höwedes ed Hector ad inizio azione. Il terzino destro è molto più arretrato del terzino sinistro
Per tale motivo a fornire ampiezza sul lato destro del campo nelle fasi di costruzione era Thomas Müller, impiegato da Löw come trequartista di destra, con Özil in mezzo e Draxler spinto nel semi-spazio di sinistra dalla posizione assunta da Hector.
Kroos agisce sul centro sinistra, Hector si alza presto nell’azione. Dall’altro lato del campo Höwedes rimane più basso e l’ampiezza è coperta da Thomas M<üller che però rimane lontano dal cuore della difesa avversaria
Il sovraccarico del lato sinistro del campo influenzava i flussi di gioco, già catalizzati dalla presenza in zona di Kroos. La Germania sviluppava a sinistra il proprio gioco, utilizzando la zona destra come lato debole in fase di costruzione, da raggiungere spesso con i cambi di gioco di Kroos.
Al centro dell’attacco Götze si sottraeva al controllo dei due centrali, abbassandosi o allargando la propria posizione.
La posizione esterna cui era costretto Thomas Müller, combinata ai movimenti di Götze che non prevedevano l’attacco in profondità e quindi l’allungamento della difesa avversaria, condannavano la Germania, in dominio del pallone, a una scarsa capacità di penetrazione nel cuore della difesa avversaria. Il possesso consolidato nell’ultimo terzo di campo si risolveva troppo frequentemente in una continua circolazione del pallone attraverso zone intermedie, senza i necessari movimenti profondi per filtrare al di là dell’ultima linea avversaria o, comunque, disordinarla.
Più che un problema di velocità del pallone, come denunciato da Löw, la questione era uno schieramento offensivo che allontanava Müller, l’unico giocatore capace di dare profondità al gioco tedesco, dal cuore della difesa avversaria, abitato invece da Özil, Götze e Draxler, abili a giocare gli spazi intermedi, ma allergici a tracce verticali verso l’area di rigore avversaria.
Quando il pallone ce l'hanno gli altri
La superiore qualità della Polonia rispetto all’Ucraina evidenziava alcune inefficienze nella fase di transizione negativa. La struttura offensiva della Germania, unita alla volontà di giocare un calcio fluido e di possesso, obbligano la squadra di Löw a difendere spesso in spazi ampi. Fondamentale è la fase di transizione difensiva, giocata applicando i principi del gegenpressing, che però non sembra prevedere un piano B in caso di superamento della prima linea di pressione, oltre a scontare talvolta qualche imprecisione nelle marcature preventive.
La transizione difensiva della Germania non funziona a dovere e Khedira è costretto al fallo da ammonizione su Milik
La squadra di Nawalka ha avuto ottime occasioni, concrete o solo potenziali, per segnare alla Germania. Le qualità di difensori in 1vs 1 di Boateng e Hummels hanno spesso risolto da sole situazioni rese complesse da precedenti errori tattici di squadra o individuali.
La linea difensiva tedesca non è sempre precisa. Sul cross dalla propria sinistra sia Hummels che Boateng sono oltre il primo palo, mentre Höwedes è oltre il secondo. L’intero specchio della porta è disponibile per l’inserimento di Milik, che sbaglierà un facilissimo colpo di testa.
Le soluzioni trovate da Löw
La partita contro l’Irlanda del Nord ha visto in campo una Germania diversa. Löw ha sostituito due uomini nell’XI titolare, inserendo Joshua Kimmich e Mario Gómez al posto di Höwedes e Draxler. I cambiamenti non riguardavano solamente i calciatori scesi in campo, ma investivano pesantemente l’intera struttura posizionale della fase offensiva tedesca. A differenza di Höwedes, in posizione di terzino destro Kimmich si alzava immediatamente a inizio azione, occupando in maniera simmetrica a Hector l’ampiezza del campo d’attacco tedesco, senza partecipare alla costruzione bassa. In posizione di trequartisti esterni Löw impiegava Özil a destra e Götze a sinistra, con Müller nel cuore dell’attacco al fianco di Gómez.
L’immediata occupazione dell’ampiezza da parte dei terzini spingeva Özil e Götze ad occupare gli half-spaces interni disegnando in campo un quadrilatero con gli altri vertici occupati dai due interni Khedira e Kroos. I vertici avanzati del quadrilatero garantivano il gioco interno alla Germania, aiutati dall’ampiezza garantita dai terzini e dalla presenza di Gómez e Müller che abbassavano la linea difensiva nord-irlandese.
Hector e Kimmich larghissimi sulla linea degli attaccanti. Gómez e Müller abbassano la linea difensiva avversaria. I due interni e i due trequartisti formano un quadrilatero sfalsato per moltiplicare le linee di passaggio
Pur conservando la manovra palleggiata tra le linee avversarie, la Germania guadagnava enormemente in profondità grazie allo spostamento in posizione centrale del “Raumdeuter” Thomas Müller che sfruttava magnificamente gli spazi creati dai movimenti di Gómez e dalle ricezioni delle mezzepunte. La mancanza di pericolosità nell’ultimo terzo di campo sembra risolta.
Sulla ricezione tra le linee di Özil, Müller attacca immediatamente la profondità
I migliori?
Nessuna squadra ha vinto tutte e tre le partite disputate nel proprio girone. Tutte hanno mostrato pregi e difetti e molte delle favorite sono andate avanti più per le qualità individuali che per un gioco di squadra definito e convincente.
Anche la Germania ha palesato alcuni punti deboli: a una strutturale vulnerabilità della fase di transizione negativa, nella prime due partite si è aggiunta la difficoltà a penetrare profondamente nelle difese avversarie.
La soluzione sperimentata da Löw contro l’Irlanda del Nord, con Gómez ad abbassare la difesa avversaria e Müller riportato in mezzo ad attaccare la profondità, sembra avere risolto i problemi nell’ultimo terzo di campo e confermato ancora una volta le capacità del Commissario Tecnico tedesco nel trovare soluzioni alle difficoltà tattiche della sua squadra.
Il movimento di Müller sulla ricezione di Gómez è semplicemente perfetto
La ricerca di un calcio di possesso, brillante e offensivo costringe spesso la Germania a difendere su spazi ampi. Se la transizione difensiva non è costantemente impeccabile, la crescita individuale di Boateng e la sua abitudine nel club alla specifica situazione tattica possono spesso risolvere situazioni altrimenti complesse.
Al di là però dei suoi punti deboli, la qualità complessiva del gioco, la facilità e la sicurezza mostrata nella circolazione della palla, rendono probabilmente la Germania la migliore squadra vista nella fase a girone di questi Europei.
L’ottavo di finale contro la Slovacchia riproporrà di certo lo stesso canovaccio tattico delle partite passate, con i tedeschi costretti a giocare contro una squadra particolarmente chiusa nelle propria metà campo. Visto il tabellone, qualora la Germania riuscisse a superare l’ostacolo Hamsik, dai quarti in poi ci sarebbero solo grandi partite: quelle in cui i grandi campioni e le grandi squadre mostrano di che pasta sono fatti.