L’aspetto migliore della grande evoluzione della serialità televisiva degli ultimi anni è che ha permesso di dare vita a personaggi di grande tridimensionalità: complessi, ricchi di sfumature psicologiche, con una vitalità e un’introspezione degna dei migliori romanzi. Il problema, però, è che le Serie TV finiscono, portandosi via i personaggi che avevano fatto di tutto per introdurre nella nostra vita. Ogni volta che una Serie TV finisce molte persone a cui abbiamo imparato ad affezionarci abbandonano la nostra vita.
In un Mondiale va quasi allo stesso modo: tempo che ci affezioniamo alle squadre, che molte di loro, anche nel giro di pochi giorni, finiscono per salutarci, dandoci un grande senso di perdita. Alla fine dei gironi di qualificazione abbiamo dovuto salutare 17 squadre. Le abbiamo messe in classifica da quella che meritava di più di uscire, a quella che meritava meno. Abbiamo considerato quanto hanno contribuito a rendere questo Mondiale speciale, che immagini ci hanno regalato e quale, alla fine, ci mancherà di più.
Polonia
Originalità: 2
Contributo al Mondiale: 1
Ingiustizia dell’eliminazione: 1
Maglia che dovreste comprarvi: Michal Pazdan
Dopo i quarti di finale all’Europeo del 2016, dopo un girone di qualificazione demolito (8 vittorie, 1 sconfitta e 1 pareggio) la Polonia di Nawalka poteva essere considerata uno dei possibili dark horse di questo Mondiale. E invece ha fatto semplicemente schifo. È stata la squadra col rapporto peggiore tra aspettative iniziali e risultato.
Non c’è neanche un motivo positivo per ricordarci di questa Polonia anonima e depressa, con Lewandowski lasciato isolato davanti a combattere contro miliardi di difensori come in mezzo a un esercito di zombi; i difensori grossi, strani e lenti; i centrocampisti con i piedi storti. L’ultima vittoria contro il Giappone, invece di riscattare la nostra idea della Polonia, ha finito per definirla come una squadra che si scopre forte solo quando può dare un dispiacere a qualcuno.
Il Mondiale della Polonia ha avuto anche la colpa di farcela prendere a male con alcuni dei nostri giocatori preferiti. Arkadiusz Milik e Karol Linetty hanno giocato poco; Piotr Zielinski e Wojciech Szczesny malissimo. Il simbolo di questo Mondiale della Polonia è Gregorsz Krychowiak, due anni fa uno dei migliori centrocampisti del pianeta - una specie di locomotiva sferragliante - e oggi pallido turista del calcio Mondiale. Con i capelli lunghi e borghesi, il numero 10 stonato, la condizione fisica di uno che si è ritirato ed è stato chiamato a giocare una partita di beneficienza.
Germania
Originalità: 2
Contributo al Mondiale: 2
Ingiustizia dell’eliminazione: 1
Maglia che dovreste comprarvi: Gerd Muller
«È stato patetico» ha detto Neuer dopo la sconfitta contro la Corea, forse riferendosi al gol del 2 a 0 della Corea: uno dei gol più surreali della storia dei Mondiali. Avremmo potuto portarci dietro l’immagine della perla disegnata da Toni Kroos su calcio di punizione, finiremo invece per ricordare il momento in cui Neuer era per qualche ragione sulla trequarti avversaria mentre il mondo si stava chiedendo che cosa ci faceva lì. Il portiere che quattro anni fa era un monumento di imbattibilità ridotto alla parodia di sé stesso. È una buona immagine di una Germania che si presentava come una delle squadre più solide e organizzate dei Mondiali di Russia e che ha finito per arrivare ultima in un gruppo modesto, contro avversari senza blasone internazionale.
È la prima volta che la Germania viene eliminata ai gironi, ma al contempo è la terza volta consecutiva che succede alla squadra campione del mondo. In questi anni i tedeschi avevano fatto di tutto per costruirsi un’immagine di vincenti antipatici e ora il mondo sembra esultare al loro disastro. La Germania in ogni caso è così noiosa che anche questo fallimento non ha avuto le tinte epiche e melodrammatiche che stava per avere quello dell’Argentina; quelle cupe e psicotiche dell’Italia di otto anni fa; né quelle isteriche della Spagna di quattro anni fa.
La Nazionale tedesca è sembrata solo patetica e decadente come la Germania degli anni ‘20, con polemiche sui troppi selfie, foto con mezzi dittatori esteri, un generale clima di arroganza e depravazione. Eppure la Germania lascerà il Mondiale come la squadra che ha provato più tiri in porta (24 a partita), e quella che è riuscita ad eseguirne di più da dentro l’area di rigore (13 e mezzo). Non è che, distratti dalla grande organizzazione, abbiamo finito per sopravvalutare il talento tedesco?
Egitto
Originalità: 5
Contributo al Mondiale: 3
Ingiustizia dell’eliminazione: 1
Maglia che dovreste comprarvi: Amr Warda
La gioia per la qualificazione a un Mondiale giocato poi malissimo.
L’invasione di campo, Salah travolto dall’abbraccio di un popolo, il 44enne portiere El Hadary che piange, seduto sulla traversa, mani rivolte verso il cielo. Se uno prende le emozionanti cartoline della partita qualificazione contro il Congo e le mette a fianco a quello che è stato il Mondiale dell’Egitto viene da piangere. È una crudele parabola su come le vittorie dei poveri varranno sempre meno di quelle dei ricchi.
Doveva essere il Mondiale della definitiva consacrazione di Salah, che non ha giocato granché, ma ha comunque segnato il 100% dei gol dell’Egitto. Credo basti questo.
Islanda
Originalità: 7
Contributo al Mondiale: 6
Ingiustizia dell’eliminazione: 2
Maglia che dovreste comprarvi: Birkir Bjarnason
La favola della Nazione con 300 mila abitanti che compete in un Mondiale è naufragata perdendo contro la Nigeria dopo aver bloccato Messi. Il colpo di grazia della Croazia è servito solo a certificare che l’Islanda non aveva un livello abbastanza buono per superare un girone di questo Mondiale.
Forse vale la pena fare una riflessione a margine. Il capitalismo ha consumato la favola dell’Islanda come fa con tutte le storie, e all’inizio di questo Mondiale eravamo tutti alla ricerca di una nuova Islanda, stanchi di quella vecchia. Come si fa con le serie su Netflix. Tifare l’Islanda è diventato all’improvviso una cosa “da bomberoni”, il segno di un gusto calcistico poco raffinato. Quando scenderemo dal piedistallo su cui ci siamo messi sarà sempre troppo tardi.
Nigeria
Originalità: 5
Contributo al Mondiale: 6
Ingiustizia dell’eliminazione: 6
Maglia che dovreste comprarvi: Oghenekaro Etebo
La Nigeria si presentava al Mondiale con quella che era stata definita la più bella maglia della storia del calcio. Alla fine l’ha indossata una sola volta, nell’unica vittoria del girone. Mi sembra che questa storia voglia dirci qualcosa, anche se non ho del tutto chiaro cosa.
Arabia Saudita
Originalità: 9
Contributo al Mondiale: 7
Ingiustizia dell’eliminazione: 3
Maglia che dovreste comprarvi: Salman Al Faraj
Doveva essere la peggiore squadra del Mondiale e invece è stata solo una delle più strane. Con quella divisa tutta verde, i giocatori indistinguibili tra loro, un’altezza media poco sopra il metro e 70. È stato interessante vedere quanto l’Arabia Saudita si sforzasse di giocare palla a terra, con delle manovre quasi barocche, che si concludevano sempre in un nulla di fatto. Una Nazionale formata da 11 terzini di media statura e mediocri qualità tecniche. L’Arabia Saudita ha dominato il possesso palla in tutte e tre le partite del girone, persino contro l’Uruguay, seguendo una filosofia di gioco così concentrata sul gioco palla a terra da non prevedere neanche il tiro in porta. L’Arabia Saudita è la quinta squadra del Mondiale per possesso palla, dopo Spagna, Argentina, Germania e Brasile.
Sembrava quasi di vedere una squadra di calcetto sparpagliata su un campo troppo grande, una specie di esperimento distopico.
Panama
Originalità: 9
Contributo al Mondiale: 7
Ingiustizia dell’eliminazione: 1
Maglia che dovreste comprarvi: Roman Torres
Panama è stata probabilmente, come valore assoluto, la peggiore squadra dei campionati del mondo. In compenso ha fatto quello che ci si aspetta dalle piccole nazionali esotiche: ha reso la competizione migliore con un po’ di folklore. Ci porteremo dietro la gente impazzita dopo il gol di Felipe Baloy, la bellezza di Roman Torres e il pianto dei telecronisti di Panama durante l’inno nazionale della partita d’esordio.
Tunisia
Originalità: 7
Contributo al Mondiale: 6
Ingiustizia dell’eliminazione: 6
Maglia che dovreste comprarvi: Fakhradine Ben Yussef
La Tunisia è andata molto vicina a rendere meno scontato del previsto un girone sulla carta scontatissimo. E questo basta a rendere più che dignitosa la sua qualificazione a un Mondiale dove, in ogni caso, ci ha regalato almeno un paio di giocatori di culto: Whabi Khazri - numero 10 di grande qualità - e Fakhradine Ben Yussef - gigantesco centravanti, all’occorrenza ala, dai capelli rossi e l’incarnato pallido dei pastori della Cabilia. Oltre ovviamente a quei meravigliosi tifosi vestiti per qualche ragione con la maschera da lottatori di Lucha Libre.
Australia
Originalità: 6
Contributo al Mondiale: 5
Ingiustizia dell’eliminazione: 3
Maglia che dovreste comprarvi: Aaron Mooy
Non c’è niente di sexy nel binomio calcio+Australia, eppure per 80’, fino all’autogol di Behich, la Nazionale che non guardiamo più dai tempi di Kewell e Viduka aveva messo in crisi una delle squadre favorite del Mondiale. Come quasi tutte le piccole di Russia 2018, l’Australia ha mostrato organizzazione difensiva e pochissimo talento, ma ha affrontato il torneo in modo dignitoso. La totale assenza di glamour dei suoi giocatori migliori quasi fa il giro e diventa cool. Personalmente mi guarderei una Serie TV con Tom Rogic protagonista, nei panni di un allevatore burbero e dall’ironia caustica, ambientata nella West Australia.
Corea del Sud
Originalità: 6
Contributo al Mondiale: 8
Ingiustizia dell’eliminazione: 4
Maglia che dovreste comprarvi: Cho Hyun Woo
Nel video sopra vediamo Son scoppiare in lacrime di fronte al primo ministro coreano, forse anche perché dovrà presto partire per fare il militare, nonostante sia uno dei migliori giocatori al mondo. I giocatori coreani avrebbe dovuto ottenere un risultato sportivo significativo per sperare nell’esenzione dalla leva obbligatoria. Magari basterà l’incredibile vittoria all’ultima partita, con cui hanno eliminato la Germania e hanno dato un senso alla loro partecipazione al Mondiale, quello del Giant Killer.
Migliore in campo è stato Cho Hyun Woo, quella specie di insetto stecco che difendeva i pali della Corea. Woo, con la sua cresta arancione già culto, ci ha confermato che gli asiatici sono le uniche persone che possono conciarsi da punk senza risultare ridicole. Contro la Germania ha messo insieme 6 parate - una incredibile, su un colpo di testa a colpo sicuro di Goretzka - e si è guadagnato la beatificazione a santo protettore del Messico.
Costa Rica
Originalità: 8
Contributo al Mondiale: 8
Ingiustizia dell’eliminazione: 6
Maglia che dovreste comprarvi: Bryan Ruiz
Il Costa Rica aveva la solidità e il fascino delle cose già conosciute. Bryan Ruiz, Yeltsin Tejeda e Celso Borges sono tornati come quegli amici che da piccoli ritrovavamo al mare: non ci avevamo pensato per tutto l’anno, ma poi ci siamo ricordati perché gli volevamo così bene.
Come li abbiamo ritrovati? In forma, quasi quanto nel 2014. Bryan Ruiz era un po’ più opaco e Vanegas magari non era la stessa cosa di Joel Campbell. Anche Christian Bolanos, con la sua fascetta indelebile, sotto cui si dice si nasconda il segreto della felicità del Costa Rica, è sembrato meno forte del solito - anche se comunque una delle più forte mezzali mai viste sul pianeta.
Il Costa Rica arrivava ovviamente con l’undici titolare con l’età media più alta del Mondiale, ma la sua eliminazione non è stata affatto triste e decadente. Con il suo collaudato 5-3-2 e un gioco diretto e verticale il Costa Rica ha venduto cara la pelle, ed è andato vicino a fare punti in tutte le partite. Ci rivediamo tra 4 anni, sempre gli stessi.
Serbia
Originalità: 7
Contributo al Mondiale: 7
Ingiustizia dell’eliminazione: 5
Maglia che dovreste comprarvi: Sergej Milinkovic-Savic
La Serbia aveva un’impressionante riserva di talento sulla trequarti offensiva, con poche idee però sul cosa farci. Le colpe della Serbia sono tante, prima fra tutte aver usato male Milinkovic-Savic, troppo lontano dalla porta. Il fallimento della Serbia è tutto visibile nell’importanza che Aleksandr Mitrovic ha improvvisamente assunto. Il centravanti ha realizzato quasi il 50% dei tiri della sua squadra, e sono stati quasi tutti brutti tiri.
La Serbia è riuscita in una delle cose in cui riesce meglio: sperperare il talento, e il fatto che al suo posto sia passata la Svizzera dimostra che nel calcio, come nella vita, certe cose tendono a non cambiare mai.
Perù
Originalità: 7
Contributo al Mondiale: 6
Ingiustizia dell’eliminazione: 6
Maglia che dovreste comprarvi: Luis Advincula
Se ti presenti ai Mondiali come squadra feticcio dei nerd calcistici è molto facile deludere le aspettative. Con l’alzarsi del livello tecnico e mentale, il Perù avrebbe continuato a giocare il calcio associativo che ci aveva fatto commuovere nelle qualificazioni?
Il Perù che abbiamo visto nella prima ora di gioco contro la Danimarca è una delle squadre più entusiasmanti viste in un Mondiale, e al contempo delle più inconcludenti. Il rigore tirato in curva da Cueva, fuori di tre metri, dopo una rincorsa barocca e insensata, è un efficace manifesto di una squadra poco portata per le cose pratiche, ma magnifica.
Ci porteremo dietro la splendida storia del Depredador, autore di uno dei più bei non-gol della storia del calcio, il talento di Advincula e Carrillo la bellezza della maglia bianca con la banda rossa. Nonostante il fallimento, questo Perù ci ha confermato che avere un’identità di gioco definita è il miglior modo per andare oltre le proprie possibilità.
Marocco
Originalità: 9
Contributo al Mondiale: 8
Ingiustizia dell’eliminazione: 7
Maglia che dovreste comprarvi: Younes Belhanda
La Nazionale marocchina si presentava ai Mondiali zeppa di trequartisti talentuosi accatastati a centrocampo l’uno accanto all’altro. Il Marocco era un’idea più che una squadra. Avrebbe potuto trionfare o fallire, e se ha fallito è soprattutto perché aveva trascurato il fatto che per ottenere dei risultati nel calcio bisogna sapere come segnare.
Il Marocco ha considerato il gol come un inutile orpello, anche se l’incapacità di segnare nelle partite contro Iran e Portogallo è stata poi la condanna all’eliminazione. Ma se ci pensate è stata un’eliminazione passata davvero attraverso piccoli dettagli, come il gol subito subito a tempo scaduto contro l’Iran, che ci ricorda quanto gli esiti di un Mondiale si reggano su equilibri sottilissimi.
Il Marocco era una cosa semplice, un insieme di giocatori pazzi sparsi per il campo che dovevano risolvere da soli l’equazione complessa che una partita di calcio gli poneva davanti. Il bello è che a tratti sembravano potercela fare.
Iran
Originalità: 10
Contributo al Mondiale: 9
Ingiustizia dell’eliminazione: 10
Maglia che dovreste comprarvi: Alireza Jahanbakhsh
L’Iran è andato a pochi centimetri dall’eliminare il Portogallo. Quando Mehdi Taremi raccoglie un rimpallo dentro l’area di rigore, è solo davanti a Rui Patricio, ma col sinistro non riesce a incrociare il tiro, che finisce solo sull’esterno della rete.
Come raccontato in questo pezzo, il grande Mondiale dell’Iran - alla fine eliminato con 5 punti - non ha niente di casuale si spiega con una progettualità partita da lontano. L’Iran ci ha regalato i duelli aerei di Sardar Azmoun, che ha preso ogni palla di testa contro chiunque (9 duelli aerei vinti contro Piqué e Sergio Ramos), le corse di Jahanbakhsh e soprattutto una lotta indomita su ogni pallone che non ha niente a che fare con i luoghi comuni. Come ha dichiarato Carlos Queiroz, il loro allenatore: «Per senso di giustizia e di moralità, mi sento di dover dire qualcosa sui giocatori iraniani: mai nella mia vita ho visto calciatori disposti ad offrire così tanto al calcio e alla propria Nazionale, sapendo di ricevere in cambio quasi nulla. In nessun luogo del mondo ci sono calciatori che si allenano con tanta volontà e motivazione, per poi, alla fine, non sentirsi nemmeno dire ‘grazie’».
Senegal
Originalità: 9
Contributo al Mondiale: 10
Ingiustizia dell’eliminazione: 10
Maglia che dovreste comprarvi: Youssouf Sabaly
Il Senegal è stata la prima Nazionale della storia ad essere eliminata per la regola del Fair Play, e questo basterebbe a giustificare la prima posizione in questa classifica. Quindi il Senegal, per dirla con altre parole, non si è qualificato alla fase finale perché ha preso troppi cartellini gialli, perché è una squadra giovane - ha detto il suo allenatore - e perché è stata più irruente del Giappone.
In molti hanno criticato l’ingiustizia di questo parametro, anche se bisognerebbe capire con che cosa si sarebbe potuto sostituire: il ranking FIFA? La monetina? È stato assurdo non aver considerato gli scontri diretti, è vero, ma in questo caso non avrebbero comunque fatto la differenza, Giappone e Senegal erano pari in tutto.
Detto questo, i meriti del Senegal in questi Mondiali sono stati molteplici. Hanno smentito, ancora una volta, lo stereotipo del calcio africano fatto di atletismo e deconcentrazione; hanno spostato i confini di quanto può essere grossa una squadra di calcio (c’erano solo tre titolari sotto il metro e 80); ci hanno mostrato il talento di un giocatore originale come Sabaly e, soprattutto, ci hanno fatto conoscere il vero allenatore di culto di questi Mondiali, ovvero Aliou Cissé.
Tra Asia ed Africa solo una squadra, su 10, è riuscita ad accedere alla fase finale. In molti, alla fine dei gironi, si sono affrettati a sottolineare il dominio del calcio europeo e sudamericano, notando l’irrilevanza di quei paesi che da anni si dicono “emergenti”. Non si può andare contro a questi numeri, ma pensate solo a quanto più triste sarebbe stato questo Mondiale senza il Senegal.