Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche. In questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.
La mattina del 27 luglio, probabilmente con già maturato il proposito del suicidio, Vincent Van Gogh dipinge di fronte a un albero a pochi metri dall’Auberge Ravoux, dove ha trascorso gli ultimi settanta giorni della sua vita. Nel dipinto possiamo distinguere una serie di tronchi e rami che si annodano tra loro, e le chiome verdi rade, e le radici nude sopra l’erba ingiallita, scoperte dalla pioggia che ha reso il terreno accidentato. Tutto sembra fragile e appeso, imprigionato in un’esistenza precaria, eppure anche pieno di vita, di luce e di resistenza. Van Gogh dipinse quest’albero tra la mattina e l’ora di pranzo del 27 luglio; all’ora di cena si tolse la vita.
«Le sue pennellate a fine vita, la forza delle sue pennellate, quella non si può spiegare» diceva Francis Bacon di Van Gogh. È come se la sua arte, negli ultimi giorni, attraversasse un processo di ascesi. Qualcosa di simile alle ultime opere dei grandi artisti. Le ninfee di Monet, dipinte su toni rossicci mentre l’autore è quasi del tutto cieco, possiedono un’armonia astratta fuori da questa realtà. L'impero delle luci di Magritte, incompiuto, e per questo carico di un clima crepuscolare che sembra ultraterreno. Mentre il corpo si decompone seguendo il naturale corso, lo spirito si affina, diventa più acuto, più comunicativo, forse perché già in una parte liminale dell’esperienza fra questo mondo e un altro. Le ultime opere di un artista sono spesso le più misteriose, perché modellate su una lingua intricata, o su una così chiara da sembrare ingenua.
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