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Learner Tien è diverso dagli altri
17 gen 2025
Una riflessione sul significato della sua vittoria su Medvedev.
(articolo)
8 min
(copertina)
IMAGO / AAP
(copertina) IMAGO / AAP
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Qualunque persona di buon senso deve aver dato Learner Tien per spacciato almeno tre volte. La prima al momento del sorteggio del secondo turno, che lo vedeva accoppiato a Daniil Medvedev, e cioè al tre volte finalista agli Australian Open. Del resto già nel primo set è andato subito sotto di un break, e ha dovuto opporre una certa resistenza per non perdere di nuovo il servizio.

La seconda volta è quando, ben oltre la terza ora di gioco, mentre brancolava per il campo come uno dimesso dall’ospedale troppo presto, non faceva più un punto. Dopo aver vinto i primi due set aveva perso un tiebreak da un quarto d’ora in cui aveva dato tutto. O almeno così pareva. Un tiebreak in cui ha avuto un match point e in cui sembrava aver raggiunto il picco del suo tennis. Nel quarto set, poi, ha faticato a fare un game.

La terza volta in cui abbiamo dato per spacciato Learner Tien è stata quando Medvedev è andato a servire sul 6-4 nel tiebreak del quinto set. Mancava ancora qualche punto per vincere, in un tiebreak a 10, ma l’inerzia sembrava tutta dalla sua. Si era aperta ancora una finestra di possibilità, per Tien, sul 5-4 e 30 pari, quando si era portato a due punti dal match. Medvedev l’aveva richiusa con una stop volley in allungo quasi impossibile per il suo corpo. A quel punto, però, per arrestare l’inerzia di Medvedev serviva una grande prova di resistenza. Learner Tien, che ha il cervello fino, non ha confuso la resistenza con la forza e ha fatto ciò che ormai nessuno vuole fare nel circuito: ha rallentato. Ha tagliato la palla da sotto e l’ha mandata dall’altra parte del campo alta, lenta, senza peso, e ha costretto lo scambio a non andare di fretta.

Nonostante viviamo in una realtà sempre più accelerata, in cui i tennisti sembrano affrontarsi su campi di ghiaccio, il tennis può essere anche questo: non il lavoro di un minatore che butta giù l’avversario a picconate sempre più violente, ma quello di un tessitore che intreccia i punti un colpo alla volta. Dopo un paio di back così lenti che potevamo fare altro nel frattempo, una volta che lo scambio è tornato in asse, Tien ha accelerato, e una volta che Medvedev era lontano dalla riga, fuori equilibrio ha giocato una palla corta col dritto che lo ha lasciato fermo.

Certi punti nel tennis scorrono via troppo velocemente e vale la pena guardarli e riguardarli, per coglierne la bellezza auto-conclusiva.

È difficile giocare un punto del genere contro uno dei migliori giocatori del circuito, ma è difficile farlo soprattutto a 19 anni, arrivati alla quinta ora di gioco, mentre in Australia è notte da qualche ora e tutti dormono. In uno sport in cui i giovani si stancano prima dei vecchi. È stata la partita più bella del torneo maschile, finora. Un match che ha contenuto tutto: un giovane talentuoso contro un campione affermato, sali e scendi di forma e punteggio, due tiebreak colossali e poi un upset finale.

Pur essendo giocatori molto diversi, per certi versi Medvedev ha perso contro una sua nemesi. O quanto meno un giocatore che promette - nella migliore delle ipotesi - di occupare il suo ruolo nel circuito. Quello del sottovalutato, dell’apparentemente non eccezionale, dello stratega, dello scacchista. È stata una partita, soprattutto, tra due giocatori che devono usare la testa per aggirare i propri limiti - che però sono diversi. Se Medvedev può comunque contare su un atletismo impareggiabile e sui suoi quasi due metri; Tien pare altrettanto resistente da fondo, ma non ha un fisico all’altezza degli esigentissimi standard del tennis contemporaneo. Il suo tennis ha una meccanica economica e la velocità che trova è soprattutto legata all’ottimo timing sulla palla, con cui si appoggia alla velocità altrui. È stata comunque questa, a fare la differenza, in un contesto in cui Medvedev ha faticato a prendere l'iniziativa. Da menzionare anche la furbizia con cui usa il servizio mancino, con silice lenti e arrotatissimi che cadono corti in angoli quasi impossibili da colpire per questioni di pura fisica. E poi cambi improvvisi centrali, sempre lenti e arrotati, che escono dal quadrato e ci rientrano all'ultimo.

Vedere questa partita restituiva una strana sensazione, di stare in un tempo trascorso. Una partita di scambi lunghi, pazienza, colpi intermedi che non possiedono velleità di esseri vincenti. L’idea che nello scambio si può anche solo semplicemente stare. Da quant’è che non vedevamo una partita così, in cui i due tennisti non cercano di strangolare ogni pallina che hanno a disposizione? Sembrava un match di qualche anno fa.

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Uno scambio lungo in cui si nota la capacità di tagliare il campo in avanti accelerando sui cambi di ritmo dell’avversario, ma anche la capacità di rallentare sul lato del rovescio, con traiettorie lente, lunghe e infide.

È stata una tremenda sconfitta per Medvedev, che poi non si è presentato in sala stampa (era tardissimo) e che ha mostrato un arretramento sempre più inquietante del suo tennis. Ne abbiamo già scritto: il calo del rendimento al servizio (dovuto forse ai problemi alla spalla) ha fatto crollare tutto l’impianto del suo gioco, impoverendolo. A volte sembra ridotto a essere un formidabile maratoneta. Al primo turno è stato sommerso dal ritmo del tailandese Samrej, prima di ricomporsi. Sembra anche una passività mentale, un abbandono della forma competitiva a cui Medvedev sta pian piano cedendo. Dopo aver perso contro Fritz alle ATP Finals aveva detto di aver perso il piacere di giocare: «Sto lottando contro qualcosa che non dipende da me stesso. Sento di essere svantaggiato dalla pesantezza delle palle: ormai tutti riescono a reggere lo scambio contro di me, in ogni partita che gioco so esattamente come devo colpire, ma non importa perché la tattica è meno decisiva, è diventato solo lottare e servire bene. Per questo, affronterò la prossima pre-season per cercare soluzioni: per la prossima stagione cercherò di preparami meglio fisicamente e di sistemare il servizio».

Tien ha così vinto la sua seconda partita nel tabellone di un grande Slam, due giorni dopo la prima, e lo ha fatto contro il finalista dello scorso anno. Uno dei giocatori atleticamente e tatticamente più probanti del circuito. In giorni in cui l’hype per Joao Fonseca ha superato i livelli di guardia, in cui si è guadagnato persino una quota per il Calendar Slam, alla fine la vittoria più prestigiosa di un teenager è stata quella di Learner Tien, cioè l’avversario che Fonseca ha sconfitto nella finale delle Next Gen ATP Finals. L’anti-hype fatto persona.

Tien sta a Fonseca come un cavallo sta a una locomotiva. Non sono nemmeno due cose paragonabili, ma due tecnologie di trasporto appartenenti a epoche così diverse che possono coesistere. Alle Next Gen è stato bello vederli uno contro l’altro, ma l’esito non è mai sembrato in discussione. Tien ha provato ad addomesticare e a circuire la potenza di fuoco di Fonseca con un grande lavoro di resistenza fisica e illusionismo tattico. È durato due set, ma dopo aver perso il secondo al tiebreak si è semplicemente arreso alla cilindrata differente del suo avversario. Sembra passato almeno un anno, ma è una partita di appena qualche settimana fa, e oggi è divertente riguardarla, e anche istruttivo.

Della nuova generazione di tennisti, Tien sembra l’unico che sta provando una strada diversa per eccellere. Se Mensik e Fonseca sembrano delle evoluzioni, con qualche differenza stilistica, di Alcaraz e Sinner, Tien sembra un modello più antico di tennista. Un giocatore che immagina un gioco in parte anacronistico, che pare riportarci a qualche anno fa. Un gioco paziente, di tessitura cerebrale dello scambio; un gioco fatto di dettagli, in cui ci si prova a infilare nelle pieghe della partita e dell’avversario. Un tennis in cui è importante, più di ogni altra cosa, scegliere di volta in volta il colpo strategicamente migliore. Non un tennis di flusso e ritmo ascensionale, com’è quello di tutti i tennisti di nuova generazione, ma un tennis invece di traiettorie e velocità mescolate, di astuzia e assorbimento. Un tennis in cui - sebbene in modo piuttosto obliquo - anche Medvedev è maestro.

Pazienza è la parola chiave.

La vittoria di Tien è stata la terza di un teenager su un top-10 nella prima settimana degli Australian Open. C’è stata quella, fragorosa, di Fonseca su Rublev, quella più prevedibile di Mensik su Casper Ruud, che di questi tempi ha sempre poca voglia di giocare a tennis; e poi quella di Michelsen contro Tsitsipas. Una serie di risultati senz’altro significativi di una nuova direzione che il tennis sta prendendo, e l’ennesima dimostrazione che la Generazione Perduta è veramente perduta. Bisogna citare anche la vittoria di Musetti contro la versione incubo di se stesso, ovvero Denis Shapovalov.

Tsitsipas ne ha fatto una questione profondamente generazionale, sostenendo che non è peggiorato lui ma il tennis è diventato troppo veloce. I servizi e i colpi da fondo dei nuovi giocatori sono troppo pesanti per lui. Il rovescio piatto di Michelsen è stato troppo. Non è un caso che fra i tennisti di quella generazione l’unico ad aver conosciuto una crescita è stato Taylor Fritz, ovvero quello con l’approccio più violento e brutale al gioco.

È una tesi auto-assolutoria per Tsitsipas, i cui problemi al rovescio sono lampanti e irriducibili. C’è però una verità di fondo: nel tennis si tira sempre più forte e chi non riesce a sopravvivere a quelle velocità non può competere. Sinner fissa lo standard, Alcaraz ha un repertorio più ampio ma le sue variazioni sono efficaci, per paradosso, proprio per quanto è grande l’escursione dalla velocità da cui parte. Fonseca ha perso con Sonego ma il suo futuro arriverà, e sarà un futuro di velocità siderali. Il suo dritto ha raggiunto una perfezione meccanica quasi disumana. Una specie di Federer gonfio di speed.

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La sconfitta con Monfils non deve nemmeno farci dimenticare l'incombenza di Mpteshi Perricard, che sta spostando in là i limiti di possibilità del servizio. Se riuscisse a costruire una carriera da top-10 sarebbe significativo.

In questo contesto Learner Tien è diverso: un tennista di scambi lunghi e pazienza. Un giocatore che è costretto, dai suoi mezzi limitati, a dover decelerare, a esplorare strade diverse e meno convenzionali per provare a competere. Sarà interessante vedere se ce la farà.

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