A differenza di altre discipline, nel motorsport gli attori in pista difficilmente riescono a captare il sostegno e i rumori del pubblico durante la performance. L'atmosfera che si respira nel tempio di Monza rappresenta però un'eccezione, una sorta di fattore campo. Per i piloti della Ferrari non è necessariamente un aspetto positivo: l'occasione di vincere a Monza con il Cavallino rappresenta la via principale per entrare direttamente nel cuore dei tifosi, ma allo stesso tempo la pesantezza della tuta e della "marea rossa" sotto il podio dell'autodromo brianzolo infondono una pressione che non tutti i piloti sono in grado di sopportare.
Charles Leclerc l'ha retta, praticamente dopo 53 giri da qualifica vissuti in apnea e dopo aver gestito in modo ottimale tante piccole situazioni, disseminate come trappole lungo tutto l'arco della gara. Lo ha fatto questa volta senza l'aiuto del suo compagno di squadra, Sebastian Vettel, come avvenuto a Spa una settimana prima, e lo ha fatto soprattutto senza avere la certezza di disporre della vettura migliore in gara. Leclerc, dopo le vittorie sfiorate in Bahrain e in Austria, ha dato nuovamente prova di quanto riesca già a fare la differenza anche ai piani alti, appena al suo secondo anno di Formula 1.
Già dai tempi della Formula 2, nel 2017, la sua aura da predestinato aveva raggiunto livelli superiori a quelli degli altri talenti poi sbarcati in Formula 1 nell'ultimo decennio. Nel mondo Ferrari, poi, Leclerc è un profilo unico, tipico della vecchia gestione di Enzo Ferrari, che amava scoprire futuri campioni del mondo anziché ingaggiarli, ma con l'aggiunta della crescita sotto la cupola della Ferrari Driver Academy dal 2016 e la sensazione, finalmente, di aver prodotto un gioiello in casa. In un certo senso la sua vittoria a Monza, sotto la marea rossa, rappresenta la conclusione di un percorso dai tipici tratti fiabeschi, dopo la frustrazione delle due vittorie soltanto accarezzate a inizio stagione e del primo successo non goduto a pieno per la morte del suo amico Anthoine Hubert. Un romanzo che i tifosi Ferrari avevano visualizzato nella propria mente, già da diversi anni.
La qualità del manico
L'impresa di Leclerc di resistere alle due Mercedes per tutti i 53 giri del Gran Premio di Monza ha i contorni di una gara che, contrariamente a molte altre, ha travalicato la prosa della cronaca subito dopo la bandiera a scacchi per finire direttamente nella leggenda, senza dover aspettare il distacco temporale necessario a mettere la sua vittoria in prospettiva. La sua capacità di resistere, nonostante una mescola più dura nel secondo stint e nonostante la determinazione ancora più feroce data dalla possibilità di vincere in casa, con tutte le pressioni che comporta, resterà scolpita nella memoria come le imprese dell'automobilismo d'altri tempi.
E forse è anche la portata del suo personaggio, così sicuro di sé e così espressivo senza risultare arrogante, a porlo in contrapposizione con Max Verstappen e dentro una narrazione di confronto tra personalità forti, che forse finalmente potrà riavvicinarsi a quegli scontri della Formula 1 di un tempo. Col risultato, tangibile già adesso, che le gare risultano più vere, più incentrate sulle capacità nei duelli corpo a corpo e quindi più indicative del valore dei piloti e delle loro qualità, rispetto a quando anche i piloti stessi sembravano più freddi a livello comunicativo e pienamente inseriti nella progressiva automazione di questo sport.
Ci sono tante piccole situazioni, in questa doppietta pole position-vittoria a Spa e Monza, nelle quali Leclerc ha fatto la differenza mostrando la qualità del suo manico, e soprattutto quanto il fattore umano abbia ancora una rilevanza molto ampia in Formula 1, quando le prestazioni di due o più vetture all'incirca si equivalgono. La parabola di Leclerc in Ferrari, oltre ad aver stregato il pubblico affezionato alla Rossa per il suo carattere e per il suo perfetto italiano, è anche una storia di cui tutto l'ambiente Formula 1 aveva bisogno per ricordare come in questo sport ci sia ancora spazio per la lotta tra uomini, e come siano soprattutto le qualità individuali dei piloti e la loro gestione delle gare più avvincenti a restare scolpite nella storia.
La vittoria di Monza verrà ricordata per aver tenuto dietro di sé le due Mercedes di Hamilton prima e di Bottas poi, forzando entrambi all'errore alla Prima Variante. Eppure Leclerc non sarebbe probabilmente uscito vincitore dal Gran Premio di casa Ferrari se non avesse gestito con estremo coraggio e lucidità il sorpasso su Hülkenberg dopo il pit stop. Arrivato dietro al tedesco della Renault che doveva fermarsi, e con Hamilton alle calcagna, il monegasco ha tentato un attacco molto difficile alla Parabolica, ma sapeva che provare a mettere una vettura tra sé e Hamilton, anziché accodarsi a Hülkenberg, gli avrebbe permesso di non compattarsi all'inglese prima del lungo rettilineo dei box e sarebbe stato necessario per non farsi sorpassare proprio da Hamilton.
Leclerc si è poi difeso in maniera forse troppo dura su Hamilton, suscitando le polemiche dell'inglese e del team principal Toto Wolff, ma lo ha fatto perché sapeva benissimo che il nuovo corso del direttore di gara Michael Masi, dopo le lunghe polemiche di metà stagione, gli avrebbe permesso di giocarsi un jolly e di uscirne solamente con l'avvertimento della bandiera bianconera. Ancora una volta Leclerc ha confermato la sua straordinaria capacità di spingersi al limite nel corpo a corpo, danzando lungo i confini delle interpretazioni regolamentari come aveva fatto dal Gran Premio di Silverstone in poi, con una nuova consapevolezza dopo il sorpasso scorretto subìto da Verstappen in Austria.
Nei Gran Premi di Spa e Monza, Leclerc ha anche mostrato di aver compiuto progressi nella gestione delle gomme rispetto a quando, prima della pausa estiva, Sebastian Vettel sembrava farsi preferire sotto questo aspetto, in virtù di una maggiore esperienza. Leclerc, che si porta dietro questo difetto fin dai tempi della GP3 e della Formula 2, a Spa è riuscito invece nel primo stint a far segnare il proprio record nel secondo settore - quello molto guidato, che necessita di grip sulla gomma - addirittura nel giro 15, mentre a Monza è stato proprio il responsabile Pirelli, Mario Isola, ad aver sostenuto a fine gara che «Leclerc è stato molto bravo a gestire il posteriore in trazione, perché quello è il segreto qui a Monza».
Leclerc ha gestito bene il posteriore nonostante si sia lamentato in gara di avere un po' troppo carico sbilanciato sull'anteriore, chiedendo un'incidenza minore sull'ala anteriore al pit stop. Nonostante nei primi 5 giri fosse più rapido di Hamilton nel secondo settore, per fuggire dalla possibilità di concedergli il DRS, Leclerc ha forse fatto respirare un po' la gomma all'incirca dal giro 6 al giro 11, nei quali nel T2 Hamilton gli recuperava all'incirca 2 decimi al giro, compensando la perdita nel primo settore veloce, nel quale la Ferrari ha sempre dominato per tutta la gara. Ma dal giro 11 in poi Leclerc ha potuto spingere di più e ha distanziato Hamilton quel poco che bastava - 1.556 secondi al giro 18 - per impedirgli sia l'undercut che l'overcut.
Il testa a testa tra Leclerc e Hamilton nel primo stint: tirato fino al giro 10, ma dal giro 11 in poi Leclerc guadagna progressivamente a ogni passaggio, mettendosi al sicuro almeno fino al pit stop e dimostrando di essere maturato nella gestione delle gomme.
Poi bisogna parlare di come il pilota monegasco riesca a fare la differenza in qualifica. A Spa Leclerc è partito in pole position battendo Sebastian Vettel che, oltre a essere più in difficoltà in questo momento dal punto di vista psicologico, disponeva forse di un assetto più da qualifica - quindi più scarico e più rapido nel primo e terzo settore ma più lento nel secondo soprattutto in gara - rispetto a quello di Leclerc. A Monza il monegasco - oltre a disporre della scia delle due velocissime Renault di Ricciardo e Hülkenberg, a differenza di Vettel, che ha stampato il tempo senza scie - ha fatto vedere ancora una volta di trovarsi più a proprio agio con una monoposto leggermente sovrasterzante, come ormai avviene da Le Castellet. Nel giro buono da qualifica Vettel ha effettuato uno shortshift molto anticipato in uscita dalla Roggia, per limitare il pattinamento del posteriore, mentre nel suo giro della pole Leclerc è uscito in trazione con un'accelerazione più armonica sia dalla Prima Variante che proprio dalla Roggia.
Cosa farà la Ferrari?
L'esplosione di Leclerc, andato oltre le attese nella sua prima stagione nel team più pesante del circus, rappresenta forse l'unica certezza nel mondo Ferrari per questa stagione. La sua influenza dal punto di vista umano, sia in pista che fuori, e la sua maturità nonostante sia stato lanciato in maniera assolutamente precoce per le abituali dinamiche di gestione della Rossa, sono dei fattori che spingono ora il pubblico ad amarlo in maniera eccezionale, nel vero senso della parola, come e forse più di un pilota che ha già conquistato il Mondiale con la Ferrari.
Leclerc rappresenta e potrebbe rappresentare un'eccezione anche dal punto di vista contrattuale. Si rincorrono rumor forse poco fondati su un addio di Vettel a fine stagione, per una situazione ormai sempre più difficile da sostenere per il tedesco. Tuttavia è risaputo che la Philip Morris, sponsor principale che nel team Ferrari assume anche compiti dirigenziali, impone la presenza di un campione del mondo in squadra e in questo momento, a parte un clamoroso ritorno di Kimi Raikkonen, sembra molto difficile che la Rossa possa assumere un qualsiasi pilota di primo piano - Lewis Hamilton o un ritorno alle corse di Fernando Alonso, forse irreale - se vuole davvero puntare su Leclerc già a partire dal prossimo anno. Diventa però difficile pensare che Vettel possa accettare di fare il secondo pilota.
Certamente Vettel ci ha messo del suo anche a Monza, e all'Ascari ha commesso un errore forse proprio per il motivo di cui si lamentava Leclerc nel team radio, cioè un eccessivo carico all'anteriore. Vettel ha perso il posteriore addirittura già dall'ingresso della prima delle tre curve all'Ascari, forse proprio per aver chiuso troppo l'angolo di sterzo, a causa di una direzionalità eccessiva. Fatto sta che Vettel, da Le Castellet in poi, è clamorosamente sotto per 7-0 in qualifica nel confronto interno con Leclerc e le sue difficoltà, sia psicologiche che di adattamento a un posteriore più leggero sulla macchina, lo stanno forse irrimediabilmente ridimensionando dal punto di vista storico.
Forse però Vettel, così come i suoi detrattori, dovrebbero accettare l'idea di trovarsi al cospetto di un fenomeno assoluto, capace di adattarsi alla Formula 1 e alle aspettative del team di prestigio come solo i grandi campioni della storia hanno saputo fare. Vincendo a Spa e soprattutto a Monza, mettendoci molto del proprio oltre alcuni limiti della vettura soprattutto nella gestione delle gomme, Leclerc non ha dimostrato di essere solo un pilota all'altezza di un team di prestigio, ma soprattutto di trovarsi già nella situazione di essere capace di fare la differenza sotto pressione, quando c'è bisogno del manico, capace di saper bilanciare gestione e aggressività, velocità e lettura dei momenti della gara.
È proprio per questa sua attitudine, e per la potenza mediatica che già possiede, che Leclerc potrebbe rappresentare un'eccezione, non solo nel farsi scegliere a vestire la tuta della Ferrari in modo così insolitamente prematuro, ma anche per lo sponsor Philip Morris, per poter permettere l'ingaggio, al suo fianco, di un pilota a fargli da spalla. In quel momento, allora, Leclerc potrebbe dire di aver già conquistato a Spa e Monza 2019 il suo personale campionato del mondo.