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Avete già visto giocare il Lens?
12 gen 2023
La squadra rivelazione degli ultimi anni di Ligue 1.
(articolo)
14 min
(copertina)
Foto di Matthieu Mirville / Imago
(copertina) Foto di Matthieu Mirville / Imago
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«È dalle vene del carbone che scorre fieramente l’oro di questa regione» dice un minatore di Lens, mentre passano le immagini di uomini dalle facce annerite, si stropicciano gli occhi con un luce sopra il casco mentre scavano sotto alla terra. «La luce che sostituisce il sole» dice sempre la voce. Le miniere di Lens rappresentavano la metà della produzione francese, e la società che le gestiva decise di fondare un club per esercitare una forma di controllo sugli operai - se erano allo stadio non erano né al bar né al sindacato.

Sul centro della maglia c’è disegnato un pozzo, la bocca nera, là dove si scende per creare quella che da secoli è la ricchezza di Lens. La maglia è color oro, e sui bordi scorre il colore nero dell’oscurità e del carbone. La maglia celebra i dieci anni dal riconoscimento del sistema minerario di Lens come patrimonio dell’Unesco, e arriva a poco meno di un mese da Santa Barbara, santa protettrice dei minatori, e quindi della città. Dopo che Dioscuro l’ha torturata e decapitata, una volta tornato a valle, Dio lo fulmina. Per questo Santa Barbara è considerata protettrice di minatori e artiglieri.

È la maglia che il Lens ha indossato nella prima partita del 2023, non una partita qualsiasi ma quella contro il PSG, che quest’anno è anche stata una sfida insolita d’alta classifica, con tutti i crismi dello scontro ideologico. La ricca squadra della capitale contro quella del nord povero e industriale; Messi, Mbappé e Neymar contro una squadra di semi-sconosciuti che stanno vivendo il loro momento di grazia. Il PSG era primo, il Lens secondo. A dividerli 7 punti in classifica.

Il Lens è la grande rivelazione di questa stagione in Ligue 1, ma anche delle scorse due. Se proprio vogliamo trovare un punto d’inizio, per comodità, dovremmo indicare il 20 febbraio del 2020, il giorno in cui Franck Haise si è seduto sulla panchina della squadra Sangue e Oro, in Ligue 2. Una scelta controintuitiva quella di un tecnico con pochissima esperienza, che negli ultimi tre anni aveva allenato il Lens B. Haise ottiene la promozione, e a quel punto il più pareva fatto. Da una prospettiva storica, il Lens ha avuto i suoi momenti di gloria - un campionato, una coppa di lega, alla fine degli anni '90, nell'epoca del presidente Gervais, a cui in tributo è stata ritirata la maglia numero 12 - ma non è certo una nobile del calcio francese. Al primo anno in Ligue 1 il Lens è arrivato a sorpresa settimo, sembrava un caso, ma l’anno dopo si è ripetuto, con un altro settimo posto. In estate la rosa ha perso tre pezzi molto importanti: Jonathan Clauss, esterno destro faticatore, ceduto all’Olympique Marsiglia; Arnaud Kalimuendo, attaccante da 12 gol, tornato al PSG a prestito scaduto (e poi ceduto al Rennes) e Cheick Doucouré che ha fruttato invece una bella plusvalenza da venti milioni con la sua cessione al Crystal Palace; a loro si è aggiunto Christopher Wooh, giovane e promettente difensore centrale. Viene venduta quindi una buona ossatura della squadra e quest’anno non ci si aspettavano grandi cose - e nonostante questo gli abbonamenti venduti hanno raggiunto la considerevole cifra di trentamila. Invece il Lens ha chiuso il 2022 al secondo posto, e a capodanno ha questa inattesa occasione di accorciare dal primo posto. Un’altra occasione in cui, intendiamoci, il Lens non si aspetta niente e quindi non ha niente da perdere.

Si gioca il primo giorno dell’anno, poche settimane dopo la finale di Coppa del Mondo manifesto del potere del PSG e del Qatar. Il vincitore Messi non era in campo, il perdente Mbappé lo era, spauracchio sull’esterno sinistro.

Fra i giocatori che il Lens ha rischiato di cedere quest’estate c’era Seko Fofana. Magari molti di voi lo ricordano con la maglia dell’Udinese, strano insetto stecco di centrocampo, giocatore dal dinamismo formidabile, ma poco altro. Be’, Fofana in Francia è diventato un centrocampista totale, per usare un’espressione pigra forse, in cui ci arrendiamo all’immanità di un giocatore senza punti deboli, forte in tutto. Quest’estate il PSG aveva deciso di comprarlo, e quando il PSG decide di comprare un calciatore francese in Francia in genere non c’è molto che si possa fare. Fofana ha 28 anni e pareva una grande occasione, premio a una carriera passata a migliorarsi. È stata una grande saga estiva, a nord pas de calais; il Lens ha chiesto una cifra tra i 40 e i 50 milioni, e siccome per il PSG i soldi non esistono non pareva esserci problema. Il Lens però ha anche detto che avrebbe voluto che Fofana rimanesse, gli ha offerto un rinnovo di contratto. Fofana si è fatto i conti, e infine ha deciso di rimanere. "A volte ci immaginiamo la vita in alcuni posti e in quelli non riuscivo a trovare quello che avevo attualmente con il Lens. Ho avuto l'impressione che tutto fosse giusto e che dovessi rimanere. Il club mi ha dimostrato ambizione. Ho dei compagni che mi amano molto e hanno insistito perché rimanessi. Non vedevo perché andare altrove. Sono molto felice». La saga si è chiusa con un lieto fine smielato: Lo stadio Bollaert-Delelis al buio e in mezzo le migliaia di piccole luci accese sulle gradinate, ad accoglierlo come in una festa a sorpresa. Lui che entra stropicciandosi gli occhi, in lacrime, mentre i tifosi cantano il suo nome, i compagni lo sommergono in un abbraccio. Sulle sue spalle la sua giacca porta la scritta: “Not from Paris madame”. La domanda è “Seko, vuoi restare a casa”, e cosa si risponde a una domanda del genere?

Il 1 gennaio del 2023 Seko Fofana strappa la palla dai piedi di Carlos Soler. È troppo più intenso, troppo più forte, troppo più veloce. Siamo sull’uno a uno e il Lens sta uscendo da un calcio d’angolo a sfavore. Fofana gira attorno al corpo di Soler con facilità imbarazzante, e può vedere tutto il campo davanti a sé. I giocatori del PSG corrono all’indietro, e in mezzo a loro si infila Lois Openda. È il centravanti della squadra, è arrivato in estate per sostituire Kalimuendo: Haise dice di averlo seguito per tre anni prima di decidere di acquistarlo. Fofana lo serve con un filtrante piuttosto impressionante. Uno di quei filtranti che volano sopra l’erba del prato veloci, e che sanno fermarsi quando devono fermarsi, né troppo presto né troppo tardi, sulla corsa dell’attaccante. Openda fa tutto con molta calma, per segnare il 2-1. Si dice che il calcio è semplice, che si può segnare anche con due passaggi, ma vi sembra davvero semplice un gol del genere? Quanta organizzazione, talento e chiarezza di idee ci deve essere per segnare un gol così bello nella sua semplicità?

Poco dopo arriva il 3-1 del Lens, ed è un gol che è il segno della differenza di intensità, determinazione, desiderio delle due squadre. Una che sembra in hangover, un malandato misto di giovani, giocatori arrivati in estate chissà perché, vecchie glorie a fine carriera e fenomeni assoluti che però non sembravano avere grande voglia di giocare quella partita. I giocatori del Lens, a confronto, sembrano spiritati. Portano la pressione uomo su uomo, intorno all’area del PSG; il PSG che vuole uscire con la palla tra i piedi, approfittare di questa pressione del Lens perché è allenato così, per giocare dietro le spalle della pressione avversaria. Il Lens però non glielo lascia fare. Fabian Ruiz riceve una palla da vertice basso, appena fuori la propria area, e non fa in tempo a ricevere che gli piove addosso Fofana. Il contrasto va sui piedi di Openda, che è lesto a scaricare col tacco per Maurice, che segna il 3-1. Sugli spalti una distesa di sciarpe sangue e oro.

Il giorno dopo l’Equipe titola “L’anima è fondamentale”, ma sarebbe riduttivo dire che il Lens ha vinto con le armi morali dell’underdog, la grinta, la voglia, i sogni. Ha vinto soprattutto grazie a un’organizzazione che le ha permesso di essere la migliore squadra in campo. È la centesima panchina per Franck Haise al Lens, che è anche il secondo allenatore della storia per club per minore percentuale di sconfitte (24%). «Abbiamo trovato una soluzione a tutti i problemi, fatta eccezione per il gol concesso, dove siamo stati per troppo tempo in un blocco basso. La nostra costruzione del basso ha funzionato, abbiamo segnato così, poi in transizione, e poi dopo una riaggressione, quindi molta varietà. Siamo rimasti sempre intensi e presenti, ma sempre tranquilli». La varietà degli strumenti tattici del Lens è notevole. Il primo gol segnato, quello che non abbiamo descritto, nasce infatti da una gestione del pallone notevole in spazi stretti sulla fascia sinistra. I giocatori hanno improvvisato un torello in mezzo alla pressione dei giocatori del PSG, per poi cambiare lato a destra. Da lì, un cross è arrivato a sinistra e poi tornato a destra sulle mani di Donnarumma e sul sinistro di Frankowski.

Quando è stato promosso in Ligue 1 Haise è stato chiaro: avrebbero mantenuto gli stessi principi, e quindi avrebbero provato a costruire dal basso, a pressare in alto, a tenere il pallone. I principi sarebbero rimasti gli stessi, però il Lens non è il Real Madrid, serve realismo: «Siamo appena stati promessi, non vi dirà “andiamo a prenderci il pallone e non lo restituiremo mai agli avversari”. Dobbiamo essere una squadra compatta, intelligente quando difende. Mi piacciono i giocatori che sanno leggere il gioco. Dopodiché dobbiamo attaccare rapidamente e bene, dobbiamo trovare gli squilibri negli avversari». A vedere giocare il Lens è una squadra piacevole, estremamente contemporanee, se la intendiamo nel senso di una squadra intensa e aggressiva senza palla e calma e precisa col pallone. Ma è anche una squadra pragmatica: «Devi essere pragmatico, le persone si aspettano di vincere le partite» dice Haise.

Il Lens gioca con un 3-4-2-1 o col 3-4-3, a seconda delle situazioni. I due difensori laterali si allargano, uno dei due mediani viene incontro mentre l’altro si stacca in avanti per mettersi su una linea a 4 sfalsata con gli esterni e i due trequartisti. Nell’immagine sotto vediamo i due trequartisti - Sotoca e Costa - muoversi più lateralmente, mentre Fofana si avvicina alla punta, in questo caso Said. I laterali di centrocampo stanno sempre molto alti per fissare gli esterni avversari, e per aprire spazi al centro.

Il difensore centrale austriaco Danso, che viene da una bocciatura in Premier League, gestisce sempre tanti palloni, mostrando pulizia tecnica e freddezza. È nel 92esimo percentile dei difensori in Ligue per xG costruiti (dati Statsbomb). La squadra in possesso poi può prendere la forma di un 3-4-3 o di un 3-4-2-1 a seconda della posizione dei due trequartisti. Quando i due stringono, si può aprire una superiorità numerica ai lati, dove il Lens progredisce costruendo dei triangoli sulle catene laterali, per poi tornare al centro in un secondo momento. Le combinazioni tra centrali ed esterni è sempre molto libera. Nell’occasione sotto, per esempio, il centrale di sinistra Medina dice ad Haidara di prendere il suo posto (gli è capitato anche di giocare centrale), per sganciarsi lui in progressione, finendo addirittura per diventare il giocatore più avanzato della squadra. La sua presenza in area non è ininfluente, visto che libera uno dei due trequarti, Claude-Maurice, che riceve indisturbato (ma ha un brutto controllo). L’uso dei braccetti a volte somiglia a quello dell’Atalanta di Gasperini.

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Il Lens è una squadra allenata per costruire dal basso, ma che poi diventa anche piuttosto diretta nella metà campo avversaria, cercando di sfruttare la mobilità e la creatività dei due trequarti. Quest’anno sta brillando in particolare il talento offensivo di Florian Sotoca, un calciatore di culto delle ultime stagioni di Ligue 1, dov’è arrivato alla fine di un percorso estremamente travagliato. Vale la pena raccontare brevemente la sua storia. Considerato un buon talento da teenager, dopo varie vicissitudini (trasferimenti rifiutati, rotture del legamento crociato) ha finito per firmare il proprio primo contratto professionistico, con il Montpellier, a 24 anni. In quel momento giocava in Nacional 2, la quarta divisione francese, con il Beziers. Il contratto l’ha ottenuto segnando in amichevole una doppietta alla squadra riserve del Montpellier. Nemmeno lì Sotoca trova davvero la sua strada ed è tornato in Nacional 2 con il Grenoble, tra i non professionisti. Lì diventa il leader tecnico, il giocatore più carismatico, il capitano. Guida la promozione fino in Ligue 2 e nel 2019, a 28 anni, viene comprato dal Lens. È solo la sua terza stagione tra i professionisti. Oggi, a 32 anni, Sotoca è uno dei giocatori offensivi migliori del campionato. Per esempio è terzo per xG assistiti in tutta la Ligue 1. Ha segnato 6 gol e servito 5 assist. Contro il Lorient, a settembre, una di quelle partite che ti fanno domandare come ha fatto a rimanere clandestino tra i non professionisti fin quasi ai 30 anni. Una prestazione piena di azioni importanti e di un gol elegantissimo, con l’esterno destro al volo tagliando sul primo palo.

Il Lens è riuscito finora a migliorarsi nonostante tre grosse cessioni estive. Al posto di Clauss, Kalimuendo e Doukouré sono arrivati due attaccanti, Openda e Buksa (fratello di quello del Genoa), i mediani Abdul Samed, Poreba e Jean Onana, il laterale Cabot e il portiere Samba. Fra loro, Openda forse è stato l’acquisto più indovinato, anche considerando la penuria di finalizzatori accessibili nel calcio europeo. Nato come un attaccante divorapalloni, individualista, portatore di palla, al Lens sta imparando l’arte dei movimenti senza palla. È il terzo giocatore in Ligue 1 per xG su azione, ha segnato 9 gol ed è già ricercatissimo da diverse squadre europee.

L’approccio pragmatico del Lens di Haise si vede soprattutto senza il pallone: miglior difesa di Francia (pari col PSG) con 13 gol subiti, con uno stile difensivo ambizioso ma anche attento. Il Lens prova a riconquistare il pallone in alto, in generale, con una pressione orientata sull’uomo, ma lo fa scegliendo bene i momenti e le zone. Ha un baricentro alto (è la seconda squadra in Ligue 1 per altezza delle azioni difensive), e tuttavia è terzultima per pressioni nel campionato. È fra le peggiori per palle riconquistate in pressing o in riaggressione. Se però vediamo le zone in cui la squadra esercita il pressing, vediamo che più della metà delle azioni sono nell’ultima porzione di campo (la migliore della Ligue 1 in questa statistica). Il Lens pressa orientandosi sull’uomo, arrivando anche in zone molto profonde del campo, come abbiamo visto nel terzo gol segnato al PSG. Questo si traduce in riconquiste che spesso generano vantaggi offensivi; nonostante un volume di pressing non particolarmente alto, il Lens è la seconda squadra in Ligue 1 per tiri costruiti dopo una riconquista alta del pallone.

Il Lens, insomma, sa quando e dove affondare col pressing, e ha giocatori dall’alto livello atletico per compensare eventuali errori. L’equilibratore della squadra è il giovane mediano ghanese Abdul Samed, che il direttore sportivo del Lens Florent Ghisolfi ha descritto così: «un giocatore con tanta resistenza, tanta corsa, tanta aggressività». Gioca con sobrietà e pulizia tecnica, ma soprattutto ha grandi letture difensive, aiutate da una grande forza atletica. È sempre in testa alla classifica dei chilometri percorsi, nelle partite e in generale in Ligue 1.

Il suo acquisto, per appena 5 milioni, è un altro sintomo della grande stabilità del Lens, e della continuità del suo progetto, che dalla scorsa stagione a questa ha perso diversi giocatori importanti e sta avendo un rendimento addirittura migliore. Per l’abito tattico cucito da Haise, che pare star bene a tutti; e per il lavoro fatto nel calciomercato, che ha portato giocatori che stanno rendendo più di quelli andati via.

Ai microfoni post-partita, lo scorso anno, si è preso un bel po’ di elogi da Thierry Henry, che si è detto ammirato del coraggio dei giocatori del Lens di difendere in avanti, scoprendo molto campo all’indietro: «È un calcio che mi parla, un calcio contagioso»; Haise, ci mancherebbe, sorrideva di una felicità difficile da contenere. Quando parla con gli altri abbassando lo sguardo, quasi in imbarazzo.

A dispetto dell’aria poliziesca, Haise ha imposto alla squadra delle sedute di yoga, sottolineandole l’importanza auto-riflessiva: «Penso che sia un buon momento della settimana per recuperare, assumendo determinate posizioni, ma anche per concentrarsi su sé stessi. I giocatori sono molto impegnati e avere un momento di tranquillità, in cui poter riflettere, può essere una buona cosa».

Dopo la sfida vinta col PSG, e la vittoria in Coppa di Francia (che Sotoca ha indicato come un grosso obiettivo), il Lens ha pareggiato contro lo Strasburgo, una partita pazza in cui si sono segnati 4 gol nella prima mezz'ora, mentre il PSG vinceva in ciabatte la sua partita contro l'Angers. Ora la distanza in classifica è tornata a essere di 6 punti.

Dopo la sfida vinta col PSG si sono state celebrazioni: la squadra tutta attorno al suo tecnico, a saltare e cantare sotto ai tifosi, a celebrare un’unione rara tra i vari attori che compongono l’eco-sistema di un club calcistico. Di un club popolare, dall'aria antagonista, vissuto con passione estrema: «Ogni volta che vengo allo stadio mi scendono le lacrime» racconta un tifoso in questo breve documentario sul club. Il Lens è un fatto di famiglia: gli abbonati possono passarsi l'abbonamento di padre in figlio, se sottoscrivono una particolare forma di abbonamento a vita. «Abbiamo cantato un po’, abbiamo creato dei ricordi, e delle emozioni, ed è quello che rimarrà alla fine. Queste sono le emozioni che le persone ricorderanno anche tra molti anni» dice Haise, che sembra avere ben presente il ruolo nel Lens. Per cosa vive, un tifoso del Lens, se non per momenti come questo, battere da secondi la prima in classifica, infinitamente più attrezzata e potente. Continuare a sognare, o ad “avere appetito”, come dice Haise. Celebrare un gruppo di giocatori e un tecnico a cui si vuole bene. Si vive per quei momenti, non per i trofei.

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