
Hai compiuto diciotto anni da un mese e stai marcando Kylian Mbappè. A dicembre 2023 è ancora in piena forma, le distrazioni del Real Madrid, il naso rotto e l’Europeo deludente sono ancora lontani. Mbappé riceve palla da Dembélé e con il primo controllo se l’allunga in profondità, in direzione della porta. È come fare a gara con uno squalo per arrivare sul bagnasciuga prima che ti strappi una gamba: se Mbappé ti passa davanti sei finito, il tiro in diagonale sul secondo palo è una formalità. Come ci si sente, a diciotto anni appena compiuti, a competere con uno dei calciatori più incredibili al mondo?
A Leny Yoro non sembra fare né caldo né freddo, come si dice. Prima accorcia la distanza, prende contatto con le mani sulle spalle di Mbappé, poi gli si mette davanti, fa blocco, e quando arriva sulla palla si allunga in scivolata e con il sinistro si gira verso l’esterno. L’arbitro gli fischia addirittura fallo a favore, per le sbracciate con cui Mbappé ha provato a liberarsi di lui.
È un’azione semplice, quasi banale, se non avesse messo a confronto uno degli attaccanti più veloci e letali del calcio europeo con un difensore alla sua prima stagione da titolare in Ligue 1. Ci dice più della calma e della compostezza di Leny Yoro, della sua capacità di leggere l’azione, che di straordinarie doti atletiche o tecniche da predestinato.
Che poi, scusate, esistono difensori davvero predestinati? Non è un ruolo in cui l’esperienza conta più che negli altri?
Leny Yoro è stato al centro di un’asta di mercato tra Real Madrid e Manchester United, vinta dal club inglese per circa 70 milioni complessivi (62 più 8 di bonus). È diventato il difensore più costoso di sempre della Ligue 1 (più di Mendy, quando passò dal Monaco al Man City) e il secondo giocatore più costoso venduto dal Lille, dopo Nicolas Pépé. Lo United doveva sostituire Varane, a cui ovviamente Yoro è stato paragonato anche solo per la nazionalità, e probabilmente prenderà un altro difensore per non trovarsi in difficoltà come la scorsa stagione quando Maguire e Lisandro Martinez non sono stati disponibili.
Lo United ha fatto una grande scommessa su Leny Yoro, per battere il Madrid ha dovuto offrire più del doppio di quello che offrivano gli spagnoli al Lille, e lo ha fatto basandosi su una stagione in Ligue 1 straordinaria, con il Lille che anche grazie a Yoro è riuscito a qualificarsi per la Champions League. Paulo Fonseca, il suo ex allenatore, ha detto che «non è scontato trovare un giocatore di 18 anni con questa maturità e queste qualità tecniche. Secondo me diventerà uno dei migliori difensori centrali in Francia e in Europa».
Ha esordito due anni fa, a maggio 2022, quando in panchina c’era ancora Gouvernecc: aveva sedici anni e mezzo ed è diventato il secondo più giovane di sempre della storia del Lille. Pochi mesi dopo, il 17 settembre, contro il Toulouse, Paulo Fonseca gli ha fatto giocare la sua prima partita da titolare. Non che non avesse altre opzioni, per sostituire lo squalificato Djalo, ma Fonseca era rimasto impressionato da come Yoro lavorava in allenamento: «Se lo merita».
Contro il Toulouse, però, proprio una sua sbavatura in costruzione è costato il gol del momentaneo 1-1 al Lille. Sotto pressione, Yoro ha giocato da sinistra una palla verso il centro, il passaggio però è stato impreciso e l’avversario che lo ha intercettato ha mandato subito in movimento Dallinga, a quel punto smarcato. L’attaccante olandese, ora del Bologna, in realtà ha crossato al centro dell’area e sul gol successivo di Chaibi pesa anche l’intervento sfortunato di Fonte che non è riuscito a respingere la palla fuori dall’area di rigore (e in generale una difesa collettiva non eccezionale), ma dopo quell’errore Leny Yoro ha dovuto aspettare quattro mesi, passati in parte con al seconda squadra, prima di tornare in campo in Ligue 1.
La stagione 2022/23 l’ha conclusa con 15 presenze in prima squadra, tra campionato e coppa; in quella successiva, a partire dalla terza giornata, le ha giocate praticamente tutte da titolare sia in campionato che in coppa. Più che di una maturazione fulminea di Leny Yoro, si è trattato della presa di coscienza, di Fonseca e del resto dello staff, della sua precocità. Le qualità di Leny Yoro sono quelle che, di solito, non si trovano nei giocatori della sua età.
Non è un difensore esplosivo, né particolarmente aggressivo. Se è dominante fisicamente è per come usa il proprio metro e novanta, non perché quello è il cuore del suo gioco. «Nel calcio di oggi devi sapere leggere l’azione», ha detto lui nella sua prima intervista ufficiale con la maglia del Manchester United, sui canali del club, «devi capire gli avversari. Io cerco di concentrarmi molto su questo. E poi sono a mio agio con la palla, non ho paura di giocarla».
Leny Yoro sembra sopratutto molto bravo a sbagliare il meno possibile. Con e senza palla. D’altra parte anche la madre, per descriverlo, ha detto che anche quando era più giovane «non faceva mai stupidaggini». I suoi passaggi sono spesso conservativi, come le sue conduzioni palla al piede, mai troppo audaci, ma si intuisce un tecnica che gli permetterebbe di rischiare qualcosa in più rispetto a quello che rischia ora. Anche le sue statistiche difensive (tackle e intercetti) non sono altissime, proprio per la prudenza con cui affronta i duelli e preferisce ostruire gli spazi con il proprio corpo.
Non è lento per essere un metro novanta - anzi, quando giocava attaccante nel campetto sotto casa lo chiamavano "Nani”, come l’esterno portoghese dello United, per la velocità - ma in campo aperto, o quando c’è da coprire le spalle al terzino, soffre giocatori rapidi, come ha sofferto, ad esempio, Boga, nell’ultima giornata della scorsa Ligue 1, contro il Nizza.
Leny Yoro è nato a Parigi (nella stessa banlieue di Adrien Rabiot) ma la sua famiglia si è trasferita quando era ancora piccolo al nord, dove il padre (di origine ivoriana) ha giocato a calcio nella seconda squadra del Lille. Forse anche per via di questo spostamento e per il fatto di non essere cresciuto nella bolla parigina, non ha l’arroganza di tanti altri giovani talenti francesi. È timido e molto religioso (sotto l’orecchio sinistro ha una lunga croce tatuata) forse un pelo troppo serio quando dice che i tre fratelli minori stanno già lavorando per seguire il suo esempio.
Con le treccine da bambino in spiaggia e i grossi incisivi come quelli di Bugs Bunny, ha ancora un fisico post-adolescenziale, non ha quasi muscoli sulle gambe e il suo gioco sempre molto pulito è dovuto anche ai suoi limiti atletici. Il blog Breaking The Lines, interrogandosi sul suo possibile sviluppo muscolare, scriveva proprio che nel caso in cui avesse “affrettato” il passaggio in un campionato come la Premier League o la Bundesliga avrebbe potuto avere qualche difficoltà “a gestire gli attaccanti più fisici. Questa forse è la ragione principale per cui molti allenatori sono reticenti nel dare fiducia a giovani centrali difensivi”.
Il Manchester United è consapevole del rischio che comporta puntare su un difensore così giovane, con un’esperienza così limitata. Dan Ashworth, direttore sportivo, presentandolo ha detto che «dopo un inizio di carriera così eccellente, siamo entusiasti di poterlo aiutare a raggiungere il proprio potenziale». Insomma, lui può fare tanto per lo United, ma anche lo United deve fare qualcosa per assicurarsi di avere in squadra uno dei migliori centrali al mondo, se tutto va bene anche per una decina d’anni.
Sembra questa la strada scelta dal Manchester United per tornare davvero grande, puntare su giovani come Mainoo, Garnacho, Hojlund, ma anche Zirkzee e Yoro, costati insieme più di 100 milioni. Per ora lo United e Yoro sono in piena luna di miele. Nel primo tempo dell’amichevole giocata ad Edimburgo contro i Rangers, Leny Yoro (con il numero 15 che ormai sembra il “suo”) ha impressionato per la sua solita compostezza. Quando, dopo nove minuti appena, Dressers è stato lanciato in profondità alle spalle di Johnny Evans, Yoro lo ha chiuso prima con una spallata e poi mettendo la palla in angolo in scivolata.
Anche in questo caso, niente di particolarmente eccezionale. Ma immaginate che questo intervento sia il primo che vedete fare al giovane diciottenne (ne fa diciannove a novembre) che la vostra squadra ha pagato 70 milioni.
Jean-Michel Vandemme, dirigente del settore giovanile del Lille, ha detto che secondo lui Yoro «deve ancora indurire il suo gioco, deve diventare più ruvido, imparare ad usare le mani, le braccia». In questo non somiglia ai talenti difensivi francesi con cui, prima o poi, dovrebbe competere per un posto in Nazionale (avrebbe dovuto far parte dell’Under 23 che gioca le Olimpiadi ma il Lille aveva comunque negato la sua presenza), cioè Konaté, Upamecano, Saliba o Castello Lukeba, tutti molto fisici e aggressivi.
Forse il giocatore che Leny Yoro ricorda più da vicino è davvero Raphael Varane, che ha giocato tutta una carriera di alto livello senza sporcarsi quasi mai le mani, sempre pulito negli interventi grazie al proprio senso della posizione e alla capacità di leggere il gioco, pagando però questa pulizia nei duelli, specie sulle palle alte.
Sarà interessante seguire la carriera di Leny Yoro anche per capire se un difensore, oggi, può ancora giocare ad altissimo livello senza diventare una palla demolitrice che vuole spazzare via gli avversari dal campo, senza controllare gli attaccanti fisicamente, usando anche con le mani (anche con le strizzate di capezzolo come Rudiger), ma semplicemente cercando di essere migliori di loro nella lettura dell’azione, nel muoversi al momento giusto per intercettargli il pallone, o piazzandosi nel punto dell’area giusto per coprirgli la porta.
Leny Yoro non sembra avere molti dubbi sulle sue possibilità. Oltre che calmo, sembra anche molto sereno. Nell’intervista di presentazione già citata, a un certo punto, per cavargli qualche parola in più dalla bocca, l’intervistatore gli chiede in modo un po’ goffo: «Come si fa ad essere così maturi alla tua età?». Leny Yoro risponde solo: «Sono così, per me è normale».