Quella del 31 luglio 2024 a La Défense Arena di Parigi verrà ricordata come una serata surreale per il nuoto, forse irripetibile. Le due ore di finali e semifinali sono state un susseguirsi di grandi prestazioni agonistiche, gare tirate fino all’ultimo metro e personaggi ricchi di sfumature e storie interessanti, un perfetto spot per il nuoto e per le Olimpiadi in generale.
Ognuna delle cinque finali che assegnavano le medaglie sarebbe degna di essere raccontata. Nei 100 stile donne, Sarah Sjoestroem ha coronato una carriera lunga e costellata di successi (96 medaglie internazionali, ha iniziato a vincere ai Mondiali di Roma 2009) con l’oro nella “gara regina”, arrivato a 31 anni quando le sue chance sembravano ormai pochissime in confronto alle ben più giovani rivali. Poi c’è stato il titolo nei 1500 di Katie Ledecky, la nuotatrice più vincente della storia del nuoto, che nel mezzofondo non perde dal 2012 e che nella distanza lunga ha dominato tutte le rivali (amaro quarto posto per Simona Quadarella), lasciando intendere che continuerà fino a Los Angeles 2028. E alla fine, la ciliegina sulla torta dei 100 stile uomini, la specialità più attesa, la versione acquatica dei 100 metri piani dell’atletica, vinta ieri dal cinese Pan Zhanle, che ha staccato tutti in un modo mai visto, battendo i rivali di più di un secondo e stabilendo il nuovo record mondiale (il primo dei Giochi in questa vasca che continua a sembrare un po' lenta) in 46.40. L’impresa più grande, tuttavia, non è stata nessuna di queste, perché nel mezzo c’è stato Leon Marchand.
La costruzione del successo
Nello sport francese, Marchand non è un cognome qualsiasi. Xavier è stato uno dei migliori mististi della sua generazione, argento nei 200 ai Mondiali di Perth 1998, mentre Christophe, mezzofondista, ha fatto i 1500 sia a Seoul 1988 che a Barcellona 1992. Sono rispettivamente papà e zio di Leon, mentre la mamma è Celine Bonnet, dorsista olimpionica a Barcellona 1992. Di loro Leon dice: «Come papà ho nel delfino il mio punto di forza, invece da mamma non ho preso per niente l’abilità nel dorso». La sua storia assomiglia a quella di tanti altri nuotatori: «A quattro anni mi hanno portato in piscina per la prima volta, ma avevo troppo freddo. Così per un anno non ci sono più tornato, ho fatto rugby e judo, ma poi ho capito che era il nuoto il mio sport». Forse è un segno del destino, ma c’è anche molto altro nel suo successo.
Nel 2019, a diciassette anni, Marchand vince la medaglia di bronzo ai Mondiali junior nei 400 misti ed ottiene buoni piazzamenti anche nella rana e nel delfino. Il suo talento appare già considerevole ed in Francia si inizia a parlare con insistenza di lui come nome nuovo del nuoto nazionale. La prima conferma tra i grandi arriva con le Olimpiadi di Tokyo, dove Marchand va in finale nei 400 misti e chiude al sesto posto: in patria non si vede un prospetto del genere da diverso tempo e l’hype nei suoi confronti inizia a crescere, soprattutto perché i risultati della Nazionale sono un pò altalenanti.
L’ultimo grande nome del nuoto transalpino è quello di Florent Manaudou, specialista dei 50 stile ed erede di una grande dinastia di velocisti che ha fatto scuola soprattutto nell’era dei costumoni, da Bousquet a Leveaux fino ad Alain Bernard, campione Olimpico a Pechino 2008 nei 100 stile. Ma per Leon Marchand il vero metro di paragone in patria è Yannick Agnel.
Campione olimpico nei 200 stile e con la 4x100 stile a Londra 2012, Agnel è stato un talento fulminante, con un picco di prestazioni nel biennio 2012/13 davvero memorabili. Su tutti, l’1’43”14 con cui vinse le Olimpiadi 2012, tempo che ancora oggi varrebbe agilmente l’oro (il romeno Popovici ha vinto a Parigi con 1’44”72). Tra Marchand e Agnel c’è un punto di incontro molto particolare ma suggestivo: dopo i Mondiali di Barcellona 2013, Agnel decise di trasferirsi a Baltimora per allenarsi con Bob Bowman, che era rimasto momentaneamente senza il suo allievo più famoso, Michael Phelps, ritiratosi per la prima volta dopo Londra 2012. L’esperienza fu tutt’altro che positiva e si concluse un anno dopo, senza risultati da ricordare, quando il coach americano si ricongiunse con il rientrante Phelps per preparare i Giochi di Rio 2016. Agnel tornò in patria senza più ritrovare i risultati sperati. Bob Bowman è, attualmente, l’allenatore di Leon Marchand.
Non sappiamo se l’idea di allenarsi con Bowman sia nata in Marchand pensando più ad Agnel o a Phelps, ma conosciamo la versione quasi fiabesca del loro primo contatto raccontata da Marchand stesso. «Avevo deciso di andare ad allenarmi negli Stati Uniti perché in Francia è complicato studiare e fare lo sportivo di alto livello», ha dichiarato «così ho contattato diverse università, molte delle quali però mi hanno risposto di non avere borse di studio disponibili per me. Poi, una sera, controllo le mail e ne leggo una firmata da un certo Robert Bowman. Pensavo ad uno scherzo, perché di solito a rispondere non sono gli head coach ma gli assistenti».
Invece Bowman, che evidentemente per i nuotatori ha occhio, aveva notato Marchand ed i suoi risultati, e non si è fatto scappare la possibilità di allenarlo sulla strada verso Parigi 2024. Sotto di lui, Marchand è innanzitutto diventato una star del circuito NCAA, trasformando ogni sua uscita con gli Arizona State Sun Devils in un evento di portata internazionale, e stabilendo anche diversi record nelle gare universitarie in yards. Poi ci sono stati i Mondiali di Budapest 2022, dove Marchand ha vinto sia i 200 che i 400 misti, e la settimana mondiale di Fukuoka 2023, quella dei risultati talmente eclatanti (tre ori) da procurargli la copertina intera di un’edizione de l’Equipe: in foto, Phelps (che ha appena perso da lui l’ultimo record del mondo che gli rimaneva, quello dei 400 misti) lo premia alzandogli il braccio in segno di consacrazione. Circa un anno dopo, a Parigi, Marchand ha siglato tutto con la serata olimpica perfetta.
Il nuovo Phelps
Dopo questa serie di risultati dall’incredibile progressione qualitativa, Leon Marchand è diventato l’uomo più atteso della Francia alle olimpiadi casalinghe, la figura che più di tutte si candida ad essere volto di questa edizione dei Giochi. Sembra quasi tutto scritto nel destino, dall’ambientazione parigina alla crescente popolarità del nuoto, che cerca di continuo il “nuovo Phelps” per darsi quel risalto mediatico di cui ha bisogno. I punti di contatto tra i due non si limitano alla scelta del tecnico, ma vanno anche oltre, fino a farci pensare che, forse, stiamo assistendo a ciò che di più vicino a Michael Phelps ci sia stato negli ultimi anni.
Entrambi sono in possesso di un talento cristallino, meno precoce in Marchand ma altrettanto naturalmente portato allo sport del nuoto. In entrambi non si vede la forzatura dell’allenamento, quella ruvidità a volte fastidiosa che caratterizza gli atleti super costruiti, ma al contrario si nota una fluidità elegante, la sensazione di nuotare senza fare grande fatica, semplicemente assecondando l’acqua con i movimenti. Si tratta solo di una sensazione, perché Marchand si sottopone da ormai due stagioni alle tabelle di allenamento di Bob Bowman, non esattamente il più soft tra i coach del mondo del nuoto. Come Phelps, anche Marchand è un mistista completo, dominante sia nei 400 che nei 200, e come Phelps è molto competitivo in almeno altri due stili, che nel suo caso sono la farfalla e la rana.
Qualche differenza c’è. Fisicamente, Marchand è un pò più minuto di Phelps e per il momento ha meno massa muscolare, meno potenza pura, ed è di conseguenza meno incline alla velocità. I 100 metri, che Phelps nuotava alla grande sia a delfino che a stile, non sembrano essere nelle sue corde, e ha una nazionalità, quella francese, che in questo momento non gli permette di sognare medaglie con la staffetta. Non raggiungerà probabilmente le vette di Phelps dal punto di vista dei titoli ma sta già facendo qualcosa che gli si avvicina molto.
Parigi 2024
Nella giornata inaugurale di gare, il 27 luglio, ha vinto i 400 misti in un modo che potremmo definire “phelpsiano”, cioè ammazzando la concorrenza (il secondo a più di sei secondi) e con un tempo che non è record del mondo ma è record olimpico e seconda prestazione di sempre (4’02”95). Il copione, probabilmente, si ripeterà il 3 agosto, giorno della finale dei 200 misti, altra gara che lo vede super favorito e con pochissimi in grado di impensierirlo. Ma è nella serata di ieri che Leon Marchand, ventiduenne da Tolosa, ha scritto la pagina di nuoto con la quale entra di diritto nella storia dello sport, diventando campione olimpico dei 200 farfalla e dei 200 rana.
Vincere due gare individuali nella stessa serata olimpica è un’impresa titanica, che non è riuscita a nessuno nel nuoto moderno e che ha quindi avuto bisogno di un po' di preparazione. La federazione francese, ad esempio, ha chiesto ed ottenuto che si spostasse la finale dei 200 rana un pò più in là, visto che in origine era proprio dopo quella dei 200 farfalla, in modo che l’atleta potesse rifiatare e riprendere le energie. Marchand, poi, si è dovuto convincere che sia i 200 farfalla che (soprattutto) i 200 rana fossero gare nelle sue corde, ed in questo c’è da scommettere che Bowman abbia giocato un ruolo fondamentale. E c’è voluto infine anche uno stimolo in più, quello dei rivali da battere, che in entrambe le gare erano i più duri possibili, cioè i campioni olimpici in carica.
Nei 200 farfalla, Marchand doveva affrontare Kristóf Milák, l’ungherese che in questa gara ha tolto a Phelps il record del mondo e che è stato per anni imbattibile. Milák ha avuto uno strano periodo di stop, un lasso di tempo di circa un anno nel quale ufficialmente non si è allenato a causa dello stress, ma è tornato in gran forma forse soprattutto per sfidare il francese in questa finale. La gara è stata all’altezza delle aspettative: Milák è partito come suo solito fortissimo e ai 100 metri aveva un vantaggio di 66 centesimi su Marchand, visivamente quasi mezzo corpo. La sua nuotata era proprio quella dei giorni migliori, potente e sempre in presa, e fino ai 150 metri sembrava praticamente irraggiungibile. Ma i 200 farfalla sono la gara più insidiosa di tutto il programma del nuoto: quando la luce si spegne c’è ben poco da fare. Improvvisamente, le bracciate di Milák si sono fatte sempre più corte e le sue mani hanno fatto sempre più fatica a chiudersi davanti alla testa, dando la netta impressione di un affossamento generale del suo corpo sotto la fatica e l’acido lattico. Di contro Marchand, spinto dalle urla assordanti del pubblico, ha continuato imperterrito la sua azione e ha chiuso l’ultima vasca in un crescendo esaltante, oltre un secondo più veloce del rivale. Ha vinto con il record olimpico di 1’51"21, seconda prestazione di sempre.
Nemmeno un’ora dopo, dopo aver cantato la Marsigliese ed aver fatto anche il classico giro di festeggiamenti e fotografie, Marchand si è ripresentato ai blocchi di partenza per i 200 rana, sorridente sotto i cori assordanti dell’arena che inneggiavano il suo nome come di solito succede in uno stadio di calcio. Chiunque, dopo una gara come quella fatta in precedenza, avrebbe avuto una crisi muscolare, un cedimento, un appannamento. Marchand, invece, ha sorriso alle telecamere, si è tuffato e ha nuotato in testa dal primo all’ultimo metro, facendo sembrare Zak Stubblety-Cook - il campione olimpico in carica - di un livello nettamente più basso. Nemmeno a dirlo, ha stabilito il record olimpico, 2’05”85, e la seconda prestazione mondiale di sempre. Sul podio, alla seconda premiazione della sua serata, la Marsigliese è sembrata quasi uscire dalle mura de La Défense Arena e arrivare alla Tour Eiffel, illuminata per un attimo con il tricolore francese.
Non è ancora finita
Anche se lo è sembrato, niente è stato semplice nella serata di ieri. Preparare una prestazione di questo genere comporta la programmazione di una serie di fattori che devono combaciare in modo perfetto, quasi magico per dirla con le parole di Matteo Restivo, dorsista italiano eliminato ieri nelle batterie dei 200: «Ci sono i nuotatori come me, che vanno forte una o due volte l’anno, e poi ci sono i fenomeni come Thomas (Ceccon) o Marchand. Ci vedo sempre qualcosa di magico nelle loro gare, sono di un’altra categoria». Marchand e Bowman hanno studiato la magia per filo e per segno, avvicinandosi alla data olimpica con una dedizione totale, misurando ogni scelta in funzione di questa singola serata di nuoto che rimarrà indubbiamente negli highlights di tutta Parigi 2024.
Come dicevamo, mancano ancora i 200 misti, una gara che vedeva Marchand già favorito alla viglia e che, con lo stato di forma psico-fisico dimostrato, sembra avere un esito quasi scontato. I rivali ci sarebbero anche, ma il Marchand osservato in questi giorni sembra intoccabile, imbattibile, avvolto in un’aura proprio come lo era il prime Phelps, quello di Pechino 2008.
Forse l’unica cosa che gli manca, considerato tutto, è migliorare il record del mondo in finale. Nei 200 misti appartiene a Ryan Lochte (1’54”00, risale al 2011), uno che di Phelps se ne intende parecchio, avendolo sfidato costantemente lungo tutta la sua carriera. Lochte è stato recentemente intervistato da USA Swimming e le sue parole sono state significative.
«Michael per me era un amico, quasi un fratello, ma gareggiare con lui a volte era doloroso. Quando guardo gli avversari di Marchand in camera di chiamata, nei loro occhi rivedo i miei».