La scorsa settimana è successa una scena che pensavamo appartenere a un’epoca calcistica ormai trascorsa. Eppure non eravamo in contesti sportivi primitivi o reazionari, ma nel patinassimo Real Madrid-Barcellona di Liga. Forse l’ultima occasione per i blaugrana per impedire, o quanto meno rallentare, il trionfo in campionato dei rivali.
Al 28’, sul risultato di 1-1, un calcio d’angolo battuto basso viene deviato col tacco in porta da Lamine Yamal. Un colpo piuttosto geniale. Lunin è sorpreso e, in mezzo a tutte quelle gambe, non è semplice essere reattivo. Cerca di respingerla con le mani basse, ma non è chiaro se sia già dentro o fuori dalla riga di porta. Non è chiaro se è gol o non è gol. Il portiere del Real Madrid poi la sfiora con la punta delle dita, impedendo il tap-in di Robert Lewandowski, facendo nascere la controversia arbitrale. I giocatori chiamano il gol. In questi casi, di solito, la risoluzione è breve. In tempi giuridico-calcistici sempre più dilatati, in cui le partite possono sospendersi per diversi minuti, dando vita a uno spettacolo nello spettacolo, questioni come quelle si sbrogliano rapidamente. All’arbitro basta controllare il suo orologio elettronico, collegato con la goal line techology, per sapere se la palla ha superato la linea oppure no, se è gol oppure no. Solo che in Spagna la goal line technology non esiste.
Allora assistiamo a un momento un tantino patetico. Ventidue tra i migliori giocatori del mondo in attesa di una decisione che non può essere presa sulla base della migliore tecnologia disponibile, perché quella tecnologia non c’è. Una decisione non qualsiasi, ma un possibile gol.
L’arbitro Soto Grado invita alla calma. Non c’è la goal line Technology, ma c’è il VAR. E così nella saletta piena di schermi si iniziano a indagare le immagini, e noi da casa - un replay dopo l’altro - facciamo la stessa cosa. Non basta guardare, c’è bisogno di un esercizio d’astrazione, perché è una questione di prospettiva. Non abbiamo delle immagini perfettamente perpendicolari al momento buono. Abbiamo prospettive imperfette, su cui dobbiamo ricucire attraverso l’intelletto. Come in Italia, in Spagna vengono pubblicate le immagini e gli audio della Sala VAR ed è uno spettacolo imbarazzante. Gli arbitri girano il carosello di immagini, ruotano attorno all’episodio, e cercano di decifrare come egittologi intorno alla stele di rosetta. Cercano di capire se la palla ha oltrepassato la linea sulla base della posizione del corpo di Lunin. Alla fine il gol non viene assegnato per mancanza di prove. «Non abbiamo immagini che rendano evidente che il pallone sia entrato» dice sconsolato qualcuno dalla Sala VAR. C’è un’immagine che più di altre sembra dire che il pallone sia entrato, ma potrebbe essere solo un’impressione. Se una microparticella di pallone sfiora la riga non possiamo certo vederlo da un’immagine simile. Insomma, non c’è modo di prendere una decisione oggettiva. «Non ci sono più telecamere vero?» chiedono dal VAR, ancora alla ricerca del frammento visivo risolutivo. (Da questa immagine la palla sembra entrata).
Per come si è sviluppata la partita, onestamente, quell’episodio ha finito per non avere un grande peso. Il Barcellona ha comunque trovato il gol del 2-1, ma il fatto che ha finito per perdere - milionesimo gol di Bellingham nel recupero - ha acceso le polemiche, e soprattutto messo la Liga sotto una cattiva luce. Xavi e ter Stegen hanno definito “imbarazzante” il fatto che il campionato spagnolo non abbia a disposizione la tecnologia. È l’unico, fra i cinque maggiori campionati, a non avere la goal line technology a disposizione.
Javier Tebas, presidente della Liga, ha risposto con lo stile passivo aggressivo tipico dei populisti di destra. Ha cioè postato su X quattro screenshot di casi in cui la tecnologia ha commesso un errore nella validazione di un gol.
I giornali spagnoli non l’hanno presa bene. Su AS Tebas è stato accusato di luddismo, in sostanza, e cioè di opporsi all’avanzamento tecnologico. «Immagina voler vivere con torce e lampade a olio pur avendo l’elettricità nel palazzo». Tebas, insomma, come un ebreo Haredì. Ma il punto non è questo, chiaramente. Il VAR, come sappiamo, ha un impatto decisamente più controverso. La goal line technology, fra i vari supporti tecnologi, possiamo dire sia lo strumento più condiviso e meno discusso. Ha un’ottima resa nel rapporto tra importanza della decisione - si sta parlando di un gol, di una palla entrata - e chiarezza del responso.
La motivazione vera del mancato utilizzo sarebbe economica. Tebas, secondo Cadena Ser, si sarebbe rifiutato di spendere i 3 milioni necessari per implementare lo strumento sui campi spagnoli. In fondo hanno già il VAR, basterà quello no?
Se ne era parlato molto già alla fine della scorsa stagione, a causa di un episodio accaduto in Espanyol-Atletico Madrid: un gol convalidato a Griezmann dopo controllo VAR, ma molto contestato dall’Espanyol, che nei giorni successivi ha presentato prove a sostegno della tesi per cui la palla non era mai entrata. I catalani avevano chiesto la ripetizione della partita, senza successo (la squadra è poi retrocessa). Dopo quell’episodio sembrava inevitabile che anche la Spagna avrebbe adottato la tecnologia. Dopo la risposta passivo-aggressiva su Twitter, Tebas ha parlato anche ai microfoni e ha ripetuto, in sostanza, che non si fida della tecnologia, ma anche che non ne vale la pena: «Non è una tecnologia perfetta, ma non è solo questo. Durante una stagione, i gol fantasma si verificano tre o quattro volte, non di più. E credo che non valga la pena investire 5-6 milioni di euro per introdurla nelle prime due divisioni del nostro calcio per un evento che si verifica così raramente. Preferirei spendere questi soldi per aumentare il numero di telecamere e aiutare così gli arbitri».
Eppure la differenza tecnologica tra VAR e goal line technology, dovrebbe essere ormai chiara. A differenza del VAR, la goal line technology ha delle telecamere (14) dedicate esclusivamente a valutare l’ingresso della palla in porta. Queste telecamere catturano le immagini ad alta velocità e non fanno una fotografia della palla sulla riga, ma costruiscono una proiezione 3-d per capire se la palla è entrata oppure no. La società che fornisce lo strumento è la Hawk-Eye Innovations Limited, la stessa che opera nel tennis o nel cricket, fra gli altri sport. Ne abbiamo parlato di recente su Ultimo Uomo, in relazione alle polemiche intorno alla partita di Montecarlo tra Sinner e Tsitsipas. Esiste un margine di errore, ma sempre più basso e ormai quasi irrilevante. Ha ragione Tebas sul fatto che queste controversie si verificano raramente ma in uno sport a basso punteggio come il calcio possono essere infinitamente pesanti. Sinner è stato sfortunato ad avere una chiamata sbagliata tanto decisiva, visto che nel tennis il peso dei singoli punti sul risultato finale è più relativo. Nel calcio una palla dentro od oltre la linea può fare la differenza tra un campionato vinto o non vinto, tra un salvezza raggiunta o no. Era solo questione di tempo, per Tebas, che un caso del genere si verificasse in una partita così importante. C'è poi la contraddizione economica: come fa un'industria così ricca a farsi problemi per uno strumento teoricamente così importante?
Come fuori dal calcio, sono i singoli casi a fare giurisprudenza, o comunque ad accelerare i cambiamenti. Joseph Blatter, presidente FIFA, era contrario all’uso della tecnologia di porta. Nelle sue dichiarazione aveva indicato il rifiuto della tecnologia come un elemento essenziale del fascino del calcio. Dichiarazioni non invecchiate bene. Poi c’è stato quel gol fantasma di Frank Lampard ai Mondiali del 2010, ve lo ricordate? Ricordate il grido di dolore del telecronista di BBC mentre guarda, al replay, la palla superare chiaramente la riga?
La Germania vincerà la partita 4-1 e poi il campionato del mondo. Quel gol del 2-2 forse non avrebbe cambiato questo corso storico, eppure questo è meno certo del fatto che quella palla era chiaramente entrata. Ancora oggi risulta difficile, anche senza replay, capire come abbiano fatto a non vedere quel gol. Se si può non vedere un gol del genere, come fa l’occhio umano a decidere su situazione ancora più sottili? Dopo questo episodio la FIFA ha iniziato a sperimentare la tecnologia, ma in quegli anni il presidente della UEFA Michel Platini continuava a dire, con piglio populista, che quei soldi - Platini parla di 50 milioni in 5 anni - sarebbero meglio spesi nel calcio di base.
In Italia, il paese giuridicamente più tecno-entusiasta, la tecnologia è stata introdotta nel 2015 dopo un biennio delirante con gli arbitri di porta (che costavano 800 mila euro l’anno). Il cambiamento si è reso necessario dopo un gol non convalidato a Davide Astori in Udinese-Roma.
Dal 2015 il rilevamento elettronico fa parte di tutti i campionati, tranne appunto quello spagnolo. Certo, nel corso di questi nove anni ci sono stati casi di errori. L’ultimo in Championship, lo scorso anno, quando la GLT non riuscì a registrare un evidente gol dell’Huddersfield contro il Blackpool. In Francia la tecnologia è stata sospesa nel 2018 dopo un paio di errori gravi. Quando la GLT smette di funzionare, o commette un errore, assistiamo a un momento patetico. La terna arbitrale rifiuta il proprio potere decisionale affidandosi alla tecnologia, e se si inceppa assistiamo a un momento classico di conflitto uomo-macchina. L’essere umano completamente affidato al dispositivo elettronico non riesce a notare cose evidenti sotto ai suoi occhi. Come quando non riusciamo a trovare una strada davanti a noi perché il navigatore ha smesso di funzionare. È successo in Sheffield-Aston Villa di qualche anno fa. La GLT non può essere perfetta, e una massa di corpi sulla riga di porta ha ostruito l’occhio delle telecamere, rendendo impossibile il rilevamento. Il portiere se ne è stato con la palla in mano oltre la riga per un paio di secondi, senza che l’arbitro si accorgesse di niente.
Eppure questi errori, per quando patetici, restano meno rispetto ai potenziali casi controversi risolti. Il caso di Real Madrid-Barcellona mette sotto una luce oscura Javier Tebas, personaggio controverso che non sta aiutando certo la Liga ad attraversare questo momento di difficoltà. Un campionato sempre più abbandonato al potere di Real Madrid e Barcellona. Per come funziona la Liga, sarebbe sorprendente non vedere introdotta la Goal Line Technology all’inizio del prossimo anno. È solo quando si gioca il Clasico che la Liga guarda sé stessa.