Immediatamente dopo che il pallone di Tim Hardaway Jr. ha colpito il lato sinistro del tabellone come risultato di un ultimo disperato tentativo da tre punti, nel silenzio artificiale di Orlando è rimbombata la voce di Damian Lillard.
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Yes.
In poche e concise parole Lillard ha spiegato la motivazione che gli permette di superare ogni volta i limiti suoi e della squadra, e realizzare prestazioni come quella di questa notte - l’ennesima di una stagione ai limiti del possibile. La convinzione di dover costantemente provare qualcosa a tutto il mondo è la benzina che alimenta il motore del numero 0 di Portland, che viaggia a triple dal palleggio da otto metri. In una partita da dentro o fuori contro i Dallas Mavericks “Dame Dolla” ha pareggiato il suo record realizzativo in NBA con 61 punti, la terza prestazione oltre i sessanta punti stagionale (solo Wilt Chamberlain come lui) e la decima oltre i cinquanta (la nona era arrivata solo un paio di giorni fa contro Philadelphia). Ma soprattutto ha guidato per mano i suoi Trail Blazers verso l’ottavo posto ad Ovest, vista la contemporanea sconfitta di Memphis contro Boston, ad una sola partita dalla fine dei seeding games.
Portland ora è padrona del proprio destino e con una vittoria contro i rimaneggiati Nets potrebbe entrare nel play-in con i favori del pronostico.
E' sempre Lillard Time
Quando Lillard è rientrato dopo un breve riposo con nove minuti da giocare nell’ultimo quarto aveva già segnato 39 punti ma Dallas era avanti di un possesso e il finale si preannunciava in volata. Da quel momento in poi ha segnato 22 punti e creato con le sue assistenze 8 punti per i compagni nei totali 36 punti che Portland ha messo a tabellone per chiudere la partita. Un dominio tecnico sulla gara che è andato oltre le semplici quanto assurde cifre: ad oggi nessuno in NBA ha trovato un sistema efficace per limitare l’impatto di Lillard quando ha impostato il mirino sul canestro.
Ha tagliato la difesa di Dallas in ogni occasione è riuscito a giocare un pick&roll alto, con Nurkic a portargli il blocco ben oltre la linea dei tre punti, approfittando della scarsa mobilità di Porzingis per attaccarlo nello spazio arrivando al ferro o trovando il contatto per andare in lunetta (18 su 18 ieri sera). E quando invece il lungo ha commesso il cardinale peccato di droppare - ovvero lasciare un cuscino di spazio tra sé stesso e il bloccante - Lillard ha potuto comodamente entrare nel movimento di tiro come se camminasse lungo la battigia.
Non sappiamo qual è un modo efficace per difendere su Lillard ma sicuramente non è questo.
Contro i drop Lillard è ormai inarrestabile, l’unico oltre a Steph Curry capace di punire regolarmente questo tipo di difesa rendendola totalmente inefficace. Ieri notte ha segnato nove triple, cinque delle quali dal palleggio approfittando dello spazio lasciatogli dal lungo avversario. In questa stagione su quaranta giocatori con almeno 500 possessi in pick&roll contro difese in drop è primo per punti per possesso di un paio di lunghezze sul secondo.
Il canestro più incredibile però è arrivato con novanta secondi sul cronometro e il punteggio fissato sul 127 - 130 in favore di Dallas. Isolato contro Dorian Finney-Smith dove su campi normali ci sarebbe stato il logo della squadra di casa, Lillard ha sparato dal palleggio una conclusione impossibile che è sbattuta sul secondo ferro e si è innalzata superando anche il cronometro dei 24 secondi sopra il tabellone, prima di scendere come telecomandata perfettamente al centro del canestro, sfiorando appena la retina. Se avete voglia di credere in delle divinità ultraterrene che decidono l’esito delle partite questo è il momento giusto per farlo.
https://twitter.com/BleacherReport/status/1293392952576729088
Come Lillard è arrivato a quota 61 punti.
Ma non è stata l’ultima giocata vincente di Lillard, che per una volta ha sigillato la partita con una grande astuzia difensiva. Sul possesso di Dallas, che poteva valere il sorpasso, si è messo in mezzo alla linea di corsa di Trey Burke una volta che quest’ultimo ha scaricato la palla in angolo, causando il fallo di sfondamento e annullando la tripla a bersaglio di Dorian Finney-Smith. Un’azione che riassume bene quanto Lillard fosse disposto a tutto pur di portare a casa una vittoria per le speranze di Playoff dei suoi Portland Trail Blazers.
Uomo in missione
Prima di entrare nella bolla di Orlando, Lillard ha minacciato che non avrebbe partecipato se l’NBA non gli avesse concesso una reale possibilità di arrivare ai Playoff. I Blazers erano noni a 3.5 partite da Memphis, esattamente il numero che serviva per forzare il Play-in istituito dalla lega. “Se si tornerà a giocare e ci sarà la possibilità di competere per l’ultimo posto per i Playoff allora mi presenterò agli allenamenti e in campo e farò di tutto per esserci” disse all’epoca Lillard in un’intervista a Chris Haynes di Yahoo Sport.
E Dame è un uomo di parola. Nelle sette partite giocate finora a Disney World viaggia a 37 punti, 9.3 assist e 4.4 rimbalzi di media con il 66% di True Shooting. I Blazers sono 5-2, con le due sconfitte arrivate contro i Celtics e i Clippers, la seconda delle quali sembrava aver compromesso le chances di Post Season per Lillard e compagni. Con la partita in bilico a pochi secondi dalla fine, Dame ha sbagliato non uno, ma ben due liberi consecutivi per spostare la partita dal lato di Portland. Lillard, un tiratore da oltre l’88% dalla lunetta in carriera, secondo chi studia i numeri aveva una possibilità dell’1.2% di sbagliare due liberi di seguito.
Patrick Beverley, che non era sceso in campo per i consueti riposi dei Clippers, ha mimato il famoso gesto del Lillard Time battendosi col dito sul polso e, al termine della partita, insiema a Paul George lo ha salutato come fece lo stesso Lillard con George dopo avergli messo in faccia una delle triple più assurde della storia NBA recente.
Ovviamente la risposta di Dame non si è fatta attendere, con una dichiarazione a Bleacher Report di come secondo lui quelle prese in giro fossero in realtà attestati di stima e timore, e aggiungendo di aver già mandato a casa sia George che Beverly in passato. Sotto il post Instagram di BR Paul George ha risposto che quest’anno sarà Lillard ad andare a casa prima del previsto, una provocazione alla quale Dame ha ribattuto con una critica che è perfettamente coerente con la sua filosofia di vita. Ha accusato George di cambiare sempre squadra perché incapace di vincere da solo, una follia agli occhi di Lillard che ha sempre messo l’appartenenza e la lealtà verso la città che lo ha adottato alla base della propria carriera professionistica.
Una mina vagante
Questo scambio di complimenti ha aiutato Lillard ha trovare la giusta concentrazione per le ultime partite da giocare con la schiena al muro. Una situazione che esalta il numero 0 dei Blazers, che riesce ad alzare ulteriormente il proprio livello quando le condizioni esterne si fanno sempre più minacciose. In un certo senso scendere in campo da underdog, avendo dei sassolini nella scarpa da togliersi è il ritratto più completo dell’intera vita di Lillard. Prima la vittoria contro Philadelphia, dove ha segnato 18 dei suoi 51 punti negli ultimi 9 minuti e venti secondi di gioco, poi i 61 contro Doncic e i Mavericks. Sono 112 punti in due partite o, se preferite, in ottanta minuti di gioco. Forse George e Beverly hanno fatto un grande favore a Portland e all’intero stato dell’Oregon.
Dopo le Finali di Conference raggiunte la scorsa stagione, non arrivare neanche ai Playoff - nonostante i molti infortuni patiti dai Blazers - sarebbe stata un’onta inaccettabile per Lillard, che è arrivato ad Orlando con una missione da compiere. Portland ora è una squadra molto diversa da quella che ha iniziato la stagione quasi 365 giorni fa: il ritorno di Nurkic e Collins garantisce a Stotts finalmente una rotazione accettabile sotto canestro. Il gigante serbo è il partner ideale per i giochi a due di Lillard, sia per i suoi blocchi granitici sia per la sua abilità di passatore quando le difese cercano di mettere in trappola il playmaker di Portland.
Inoltre l’esplosione di Gary Trent Jr. ha riempito il buco nel quintetto, dove mancava un esterno con punti nelle mani ma non totalmente aggredibile in difesa. Il prodotto di Duke è in stato di grazia ad Orlando, tirando oltre il 50% da tre su 8 tentativi a partita, e sta sopperendo per ora ad un acciaccato C.J. McCollum.
Il consueto Robin di Lillard è stato poco incisivo a Disney World e anche contro Dallas ha chiuso con 2 su 14 dal campo, segnando però i liberi decisivi. Subito dopo la partita è uscita la notizia secondo la quale McCollum stia giocando con una frattura non dislocata nella schiena, l’ennesima conferma di quanto i Blazers vogliano arrivare ai Playoff a tutti i costi.
Una vittoria Giovedì notte contro i Nets concederà loro di giocarsi l’ottavo posto con un netto vantaggio sulla nona, molto probabilmente una tra Memphis e Phoenix, per poi affrontare i Lakers. La sfida contro i favoriti alla vittoria finale, contro LeBron James e Anthony Davis, sarà l’ennesima volta che Lillard dovrà smentire chi lo dava già per sconfitto. Finora non è stato un problema.