I dati statistici sono stati gentilmente forniti da Opta.
L’Atlético Madrid era un intruso in questa Europa League e da quando ha iniziato a giocarla, dai sedicesimi di finale, dopo essere stato eliminato a sorpresa da Chelsea e Roma ai gironi di Champions, era inevitabilmente la squadra favorita. Il livello e l'abitudine a questo tipo di competizione erano troppo superiori per immaginare uno scenario diverso. La finale, vinta nettamente 3-0 nonostante un ottimo inizio dell'OM, è stata la rappresentazione plastica della sua superiorità in questo contesto, confermato anche da un indice rozzo come il ranking UEFA: l’Atleti è al momento secondo, alle spalle del Real Madrid; l’Olympique Marsiglia, arrivato in finale da outsider dopo un percorso molto lungo iniziato con il turno preliminare a luglio, occupa invece la 46esima posizione.
Il contesto dell'Atletico
Era prevedibile che sarebbe stata l’identità solidissima dell’Atletico Madrid a disegnare i contorni all’interno dei quali si sarebbe giocata la partita. L’OM d’altra parte non aveva molti margini per intervenire sul contesto, visto che non dispone né di un palleggio abbastanza sofisticato per muovere il monolite biancorosso e trovare spazi al suo interno né di una chiara superiorità tecnica in grado di creare da sola le condizioni per imporsi su una squadra di alto livello come l'Atletico Madrid. Accettato il contesto fatto di possessi brevi e contese frequenti, con il pallone che schizzava da un lato all’altro del campo, il recupero della palla era il principale strumento offensivo su cui poteva contare l’OM per arrivare ai suoi trequartisti, in modo da trovare lo spazio per attivare le loro combinazioni, il principale elemento che definisce il suo gioco offensivo. Nei primi minuti di gioco la squadra di Garcia ha messo in campo una tale veemenza che ha persino dato l'impressione di poter reggere al livello di intensità dell'Atletico.
Il primo episodio chiave della partita arriva proprio in ripartenza, dopo poco più di tre minuti. Fino a quel momento la palla aveva viaggiato più in aria che per terra e il ritmo della partita era scandito dalle rimesse laterali che continuavano a susseguirsi. A mettere ordine per la prima volta ci pensa Zambo Anguissa, che ripulisce una palla vagante con un passaggio al volo che permette a Payet di girarsi e guardare la porta di Oblak all’altezza del centrocampo. Il numero 10 coinvolge Thauvin, che chiude il triangolo senza far perdere velocità all’azione, e poi mette Germain, che si era mosso benissimo alle spalle di Godín, davanti al portiere. L’attaccante dell’OM, però, calcia molto male e non inquadra nemmeno la porta.
Probabilmente è proprio in previsione di una partita fatta di possessi veloci e ritmi frenetici, in cui l’intensità e il fisico avrebbero contato più delle qualità in palleggio, che Rudi Garcia ha preferito schierare Zambo Anguissa al posto di Maxime Lopez nella coppia di mediani insieme a Sanson; con la sua fisicità e il suo senso della posizione era più indicato per recuperare le palle vaganti e interrompere le ripartenze dell’Atleti, ed era stato tra i migliori in campo fino all’errore che ha causato il primo gol di Griezmann.
L’OM stava controllando la palla senza però riuscire ad avanzare e la pressione dell’Atleti l’aveva spinto a tornare indietro fino a coinvolgere Mandanda. Il portiere ha passato il pallone a Zambo Anguissa, che sbagliando il controllo ha innescato il recupero di Gabi e la ripartenza dell’Atleti nello spazio lasciato dai due difensori centrali, Rami e Luiz Gustavo, larghi per fornire una linea di passaggio pulita al loro portiere. Ricevuta la palla da Gabi, per Griezmann è stato semplice superare Mandanda da centro area con la porta spalancata.
L’OM è in superiorità numerica e Zambo Anguissa commette un errore banale senza essere pressato, ma erano state le difficoltà ad avanzare che avevano fatto tornare il pallone indietro fino a Mandanda. Un esempio di come l’Atleti sa indirizzare il possesso avversario e controllare le partite pur senza avere la palla.
La partita dell’OM però ha preso definitivamente una brutta piega quando Payet è stato costretto a uscire per infortunio. La squadra di Garcia ha perso il sole attorno a cui ruota il suo sistema e al suo posto è entrato Maxime Lopez. L’OM, che stava già dominando il possesso (all’intervallo superava il 65%), ha guadagnato imprevedibilità in fase di costruzione, con il dinamismo di Lopez che facilitava le rotazioni a centrocampo, ma ha ovviamente perso pericolosità dalla trequarti in su, non solo per l’enorme contributo che fornisce Payet nel definire la manovra, ma anche per la sua qualità nei calci piazzati, uno strumento che durante la stagione ha regalato diversi gol all’OM e una scorciatoia importante per aggirare il problema di aprire lo schieramento dell’Atleti e creare occasioni manovrando.
L’incessante movimento di Lopez, sempre presente nella zona della palla per facilitare la manovra scambiando la posizione con i compagni a centrocampo o chiudendo i triangoli sulle fasce, ha facilitato il palleggio dell’OM ma non ne ha migliorato la produttività.
L’OM prima e dopo l’ingresso di Lopez: da uno schieramento piatto con Payet trequartista alla rotazione a centrocampo che porta Lopez e Sanson a scambiare le posizioni.
All’intervallo la sensazione era che l’Atleti, come spesso gli capita, avesse ottenuto il massimo col minimo sforzo, passando in vantaggio con l’unico tiro in porta, costruito peraltro grazie a un errore di un avversario. L’OM, pur tenendo di più la palla e arrivando più spesso sulla trequarti, non aveva creato molto di più (un solo tiro in porta, di Payet, oltre alla grande occasione sprecata da Germain), trovando spazi per avanzare soprattutto sulle fasce, nonostante l’Atleti concedesse un uomo libero in mezzo al campo, appoggiandosi soprattutto a destra sulle combinazioni tra Thauvin e Sarr, molto più intraprendente rispetto ad Amavi sulla fascia opposta.
Alla fine del primo tempo l’Atleti vince 1-0 con un tiro in porta e 6 passaggi completati nell’ultimo terzo di campo.
Il naufragio del Marsiglia
Dall’inizio del secondo tempo, l’Atleti è definitivamente entrato in controllo della partita. Rudi Garcia aveva provato a migliorare la situazione ruotando il triangolo di centrocampo, con Zambo Anguissa davanti alla difesa e Sanson e Lopez ai suoi fianchi da mezzali, nel tentativo di aumentare le linee di passaggio all’interno dello schieramento dell’Atleti e di facilitare la formazione di triangoli sulle fasce. Lo spazio per palleggiare era però ormai minimo, visto che la partita si era di nuovo trasformata in una serie di contese in cui il recupero della palla rappresentava il principale strumento per creare occasioni.
L’Atleti era sembrato da subito meglio organizzato, riuscendo a manovrare con più facilità dopo aver recuperato il possesso e sfruttando le frequenti interruzioni per avvicinare i giocatori con più qualità in palleggio, Griezmann, Correa, Saúl e Koke, che si accentrava dalla sua posizione di esterno sinistro per facilitare la manovra. Poco prima del secondo gol di Griezmann, l’Atleti era riuscito a entrare in area con una bella azione seguita a un intercetto di Gabi, che aveva attivato una combinazione tra lo stesso capitano, Griezmann e Correa, seguita da un taglio di Diego Costa. L’attaccante biancorosso aveva saltato Luiz Gustavo e poi aveva appoggiato la palla a Correa, che dopo aver dribblato con una giravolta Rami era stato fermato da Sarr, l’ultimo giocatore rimasto tra lui e Mandanda.
Nello sviluppo dell’azione che ha portato alla doppietta di Griezmann i movimenti sono simili. Tutto parte da una rimessa laterale dell’OM, che permette a Koke di accentrarsi e avvicinarsi a Griezmann e Saúl. Proprio quest’ultimo ripulisce una palla vagante con un colpo di testa che attiva la ripartenza dell’Atleti: Griezmann appoggia a Koke, che dosa il passaggio con l’esterno destro per chiudere lo scambio, premiando il taglio del francese davanti ad Amavi. Controllato il pallone, Griezmann supera Mandanda con un piccolo pallonetto.
Griezmann, Saúl e Koke sono vicini e costruiscono il secondo gol, quello che indirizza la partita in modo definitivo dalla parte dell’Atleti.
L’OM ha avuto un moto d’orgoglio soltanto nei minuti finali, grazie anche a un cambio di strategia di Rudi Garcia, che, dopo aver inserito Mitroglou per Germain, ha accentrato Thauvin avvicinandolo alla porta e allargato Lopez a sinistra, puntando soprattutto a occupare con più giocatori l’area e a riempirla di cross. Proprio da un cross di Sanson è arrivata l’occasione che avrebbe potuto accendere le speranze dell’OM nel finale, ma il colpo di testa di Mitroglou si è stampato sul palo.
Poco dopo l’Atleti ha chiuso la partita con Gabi, ripartendo ancora una volta in maniera brillante dopo aver recuperato palla con Thomas sugli sviluppi di una rimessa laterale dell’OM. Griezmann ha tagliato la metà campo con uno splendido passaggio di esterno sinistro, leggermente largo, però, rispetto alla corsa di Diego Costa. Il numero 18 dell’Atleti ha comunque controllato la palla e poi l’ha appoggiata a Koke, che a sua volta ha allargato a Gabi sul secondo palo. Il capitano ha incrociato il tiro e dato il via alla festa, segnando in Europa a quasi sette anni dall’ultima volta.
L'importanza di Griezmann
È insomma finita come tutti si aspettavano. L’OM non poteva fare altro che accettare di giocare sul terreno scelto dall’Atleti, privilegiando fisico e intensità (la scelta Zambo Anguissa al posto di Maxime Lopez è la più indicativa in questo senso) invece di un palleggio ragionato che portasse ad aprire il solidissimo schieramento biancorosso. Entrambe le squadre sono rimaste ben al di sotto dell’80% di precisione dei passaggi: 75,4% l’OM, 64,5% l’Atleti. Nei primi minuti sembrava anche che la squadra di Garcia potesse avere la meglio, ma appena i ritmi si sono abbassati e ha avuto più tempo per gestire la palla, l’errore di Zambo Anguissa ha inclinato la sfida dalla parte dell’Atleti. Quando poi si è fatto male Payet, la partita dell’OM è semplicemente diventata troppo difficile: a quel punto battere la migliore difesa d’Europa senza un gioco codificato e rinunciando al talento attorno cui gira la manovra offensiva ha assunto i contorni dell’impresa disperata.
Con quella di ieri sera, l’Atleti ha mantenuto la porta inviolata in 200 delle 377 partite con Diego Simeone in panchina.
Bisogna comunque sottolineare il grande secondo tempo giocato dall’Atleti, quando, al contrario dei primi 45 minuti, è emersa la sua qualità in palleggio, che non viene sottolineata spesso perché schiacciata dalla sua incredibile efficacia difensiva. Dopo aver chiuso il primo tempo con il 34,7% di possesso palla e appena 73 passaggi riusciti, nel secondo tempo l’Atleti ha tenuto la palla più dell’OM, toccando il 51,4% di possesso. Merito soprattutto dei suoi meccanismi di riconquista della palla, che oltre a garantire il recupero immediato avvicinavano attorno al pallone un numero di giocatori sufficiente a ripartire con qualità (i due gol sono stati costruiti con due belle azioni successive a un recupero), e della grande prestazione di Griezmann.
Il francese non è semplicemente il finalizzatore della squadra, ma anche il riferimento cui appoggiarsi dopo aver recuperato il possesso, il giocatore, cioè, che ripulisce i palloni e gestisce gli attacchi. La sua visione e il suo senso per il gioco sono fondamentali per gli sviluppi dell’azione dell’Atleti dopo che ha recuperato la palla. Contro l’OM, non ha solo deciso la partita con una doppietta, ma è anche stato il giocatore della sua squadra che ha completato più passaggi (38), a testimoniare un’importanza a tutto tondo che non si limita ai gol segnati.
L’evoluzione del ciclo dell’Atletico Madrid nell’immediato futuro dipenderà molto dalla sua permanenza, cosa non scontata visto il forte interesse del Barcellona. Negli anni i biancorossi hanno saputo reinventarsi e assorbire le partenze di giocatori chiave grazie a una fede incrollabile nelle idee di Simeone, che non hanno perso di forza nonostante la sua gestione duri ormai da oltre sei anni. Alla vigilia della finale, l’Équipe ha ricordato che attualmente il “Cholo” è l’allenatore che ha giocato più partite tra Champions ed Europa League (79), con la miglior percentuale di vittorie (62%) e abbia raggiunto più finali (4). L’Atleti era un intruso in questa Europa League ed era la squadra favorita, ma non era scontato che la vincesse restituendo questa sensazione di superiorità.