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L'inesorabile superiorità del Real Madrid
09 ago 2017
Il Manchester UTD di Mourinho aveva impostato una gara di attesa e ripartenze, finendo travolta dalla qualità dei "merengues".
(articolo)
6 min
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La Supercoppa Europea è il primo trofeo UEFA del calendario, per questo le indicazioni che ne possiamo ricavare vanno comunque sempre lette alla luce dei lavori in corso, fisici e tattici, a cui le squadre sono sottoposte in questo periodo. Ma anche con tutte queste attenuanti, la Supercoppa conquistata dal Real a Skopje ha rafforzato l’idea della superiorità qualitativa della squadra di Zidane nel contesto europeo. Il Manchester United è parso ancora decisamente inferiore nonostante una rosa di assoluto livello, peraltro rinforzata dal calciomercato.

Zidane si è potuto permettere anche di lasciare in panchina Cristiano Ronaldo, ritenuto fuori condizione, ma Isco non ha abbassato di una virgola la qualità di un undici che per il resto era quello tipo, con davanti lo spagnolo e Bale ai lati di Benzema.

Dall’altra parte invece Mourinho ha compiuto scelte sorprendenti. Quello che a un primo sguardo poteva sembrare un 4-3-3 si è invece rivelato un 5-3-2, che in fase offensiva si riorganizzava in un 3-4-2-1. Smalling, Lindelof e Darmian hanno giocato nella difesa tre a protezione dei pali di De Gea; Pogba, Matic ed Herrera hanno formato il terzetto di centrocampo, con Valencia largo a destra e Lingard, preferito a Martial e Rashford, a sinistra. In avanti Mkhitaryan ha supportato il nuovo acquisto Lukaku.

Il piano prudente, troppo prudente, di Mourinho

Come detto, lo United organizzava diversamente la propria formazione a seconda che avesse o meno il possesso della palla. L’idea di schierarsi in fase difensiva con il 5-3-2, rispondeva alla necessità di dover rispondere al 4-3-3 del Real, dove anche i terzini si spingono praticamente in posizione di ala, con la squadra che di fatto attacca con cinque giocatori nell’ultima linea. In fase offensiva, Pogba lasciava la propria posizione da mezzala sinistra, avanzando di qualche metro in posizione di trequartista sinistro. Allo stesso tempo, Mkhitaryan si posizionava sul centro-destra alle spalle di Lukaku, con il centrocampo che si riorganizzava a quattro.

Probabilmente, agli occhi di Mourinho, un trio dotato di questa forza fisica (il belga) e tecnica (l’armeno) o di entrambe (il francese), avrebbe dovuto costituire la testa di ponte fondamentale a far risalire il campo ad una squadra che aveva organizzato la partita sulle transizioni. Effettivamente nel primo quarto d’ora i “Red Devils” hanno avuto un buon approccio, mostrando miglioramenti proprio nella gestione delle transizioni, non particolarmente brillanti nella scorsa stagione, nonostante la difficoltà aggiuntiva di dover alternare due formazioni diverse.

A lungo andare però, il piano dello United ha iniziato a rivelare i propri punti deboli. Le corsie laterali sono un mezzo efficace per contrattaccare velocemente dopo aver recuperato palla, soprattutto con una squadra che attacca come il Real, con due terzini spregiudicati come Carvajal e Marcelo. L’idea era di attaccare alle loro spalle, ma con Valencia e Lingard allineati con i difensori centrali era difficile far ripartire subito un’azione offensiva. Anche la scelta di Lingard, che pur non ha giocato una brutta partita nei limiti del ruolo che gli era stato ritagliato, non è sembrata del tutto chiara: probabilmente Mourinho lo ha visto più adatto di Rashford (che poi lo ha sostituito al rientro dagli spogliatoi) e Martial a fare il laterale di una difesa a cinque.

C’è anche da dire che il Real sa difendersi molto bene dalle transizioni. Le irreali progressioni di Varane gli permettono di coprire su qualsiasi velocista avversario e la superiorità aerea di Ramos (ma anche del centrale francese) non ha vacillato nemmeno di fronte a un colosso come Lukaku. Il punto debole, semmai, è parso essere lo scostante Navas che dopo l’errore costato il gol del 2-1, ha salvato il risultato su Rashford. Il tutto proprio di fronte a De Gea, più volte indicato come suo potenziale rimpiazzo.

Il motivo principale per cui lo United ha perso il trofeo è però un altro: la mancanza di pressione sul portatore di palla. Gli uomini di Mourinho non uscivano sistematicamente sull’avversario in possesso, ma cercavano piuttosto di contenerne l’avanzata privilegiando il mantenimento dello schieramento e stando attenti a coprire gli eventuali attacchi della profondità. Lukaku e Mkhitaryan scivolavano da un lato all’altro del campo per bloccare l’accesso al centro e agli spazi di mezzo e costringere il Real a passare dalle corsie, dove finalmente il portatore veniva aggredito.

Lenta e inesorabile superiorità

Una strategia di questo tipo non è teoricamente sbagliata, soprattutto perché fino al momento del gol di Casemiro, persino una macchina da gol come quella “blanca” si era resa pericolosa solo con i cross. Ma col passare dei minuti, di fronte alla squadra che al momento ha il più alto tasso tecnico in Europa, si è rivelata l’equivalente di una firma sulla propria condanna a morte. La circolazione di palla del Real è già di suo impeccabile. Se poi non si va nemmeno a cercare di impensierire i centrocampisti come è accaduto ieri, non ci si deve stupire che Kroos, Casemiro e Modric abbiano completato il 94% dei propri passaggi.

Il Real ci ha messo del suo per aumentare la propria pericolosità offensiva. Kroos e Modric si posizionavano più larghi del solito, così da aprire il centrocampo avversario e poter sostenere i compagni sugli esterni che erano quelli che si trovavano a dover sopportare la maggior pressione avversaria. Inoltre, il loro posizionamento permetteva di attirare i difensori avversari su un lato, prima di cambiare il lato di sviluppo del gioco sullo spazio di mezzo opposto, con tutti i vantaggi strategici che ne conseguivano.

Come se non bastasse, Isco si metteva costantemente a disposizione dei propri compagni, muovendosi per tutto il campo e rendendosi di fatto immarcabile. Ciò permetteva al Real di avere sempre un uomo in più per fluidificare la circolazione e far progredire più facilmente il gioco, schiacciando lo United negli ultimi 16 metri.

Nonostante le svariate occasioni create dal Real, che ha anche colpito due traverse, lo United è riuscito a rimanere in partita e si è avvicinato pericolosamente al pareggio dopo il gol di Lukaku, che poco prima aveva fallito un’opportunità altrettanto clamorosa, frutto anche della strategia più diretta, varata con l’ingresso in campo di Fellaini al 56.esimo minuto. I campioni d’Europa hanno però respinto gli ultimi disperati tentativi degli avversari raccogliendosi nel proprio 4-5-1 difensivo e hanno così potuto incamerare l’ennesimo trofeo della gestione Zidane.

Sembra evidente che il Real partirà ancora una volta davanti a tutti in Europa, anche perché le ultime due campagne di Champions League e la precedente esperienza con Ancelotti hanno reso Zidane particolarmente abile nell’identificare e colpire i punti deboli dell’avversario (un elemento che sottolinea spesso nelle conferenze pre e post partita). Questa partita, così come il secondo tempo di Cardiff giocato dalla Juventus, deve però servire da lezione a tutti i prossimi avversari: per battere una squadra con una tale preminenza tecnica non ci si può permettere di aspettare e rinunciare al proprio gioco, ma è necessario sopraffarla sul piano tattico.

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