Con una partita di grande ordine e intensità, la Fiorentina torna a dare segnali positivi sulla propria crescita e ferma la Juventus con un pareggio che, alla luce delle occasioni create e del controllo del campo, le risulta persino un po’ stretto. Montella ha deciso di modificare l’assetto di base della sua squadra, abbandonando il 4-3-3 in favore del 3-5-2. Il vecchio modulo in due partite aveva mostrato luci e ombre: una squadra propositiva e verticale, ma che mostrava qualche incertezza complessiva nella gestione del campo e della partita.
Davanti a Dragowski sono stati impiegati Milenkovic, Pezzella e Caceres. Una scelta rischiosa dato lo scarso numero di allenamenti insieme sulle gambe dei tre, ma che alla fine ha pagato. Il quintetto di centrocampo era invece composto da Lirola e Dalbert, ai fianchi dell’ormai consolidato trio di mediana Pulgar, Badelj, Castrovilli. Le due punte, Ribery e Chiesa, hanno completato l’undici. Sarri, di contro, ha deciso di confermare 9/11 della squadra titolare delle prime due giornate, ad eccezione degli infortunati De Sciglio e Chiellini. L’infortunio di Douglas Costa dopo appena otto minuti di gioco ha lasciato spazio a Bernardeschi nel ruolo ibrido da esterno destro di centrocampo e di attacco.
La Fiorentina ha migliorato il suo pressing
Nelle prime due giornate contro Napoli e Genoa, la Fiorentina aveva già dimostrato di essere una squadra orientata al pressing intenso sulla costruzione avversaria. Un atteggiamento coraggioso, con un pressing che coinvolgeva tanti uomini e che vedeva le mezzali staccarsi quasi a uomo sui corrispettivi avversari e seguire i ritmi portati dai tre davanti, col rischio poi di dover coprire porzioni di campo molto ampie da coprire se il pressing fosse stato bypassato.
Nel post-partita Montella non si è dilungato sulle ragioni che lo hanno portato a scegliere un cambio di sistema proprio contro la Juventus. Probabilmente la capacità della squadra di Sarri nel trovare ricezioni pulite tra le linee con i suoi attaccanti e centrocampisti ha giocato un ruolo importante in questa mossa, ma potrebbe essere stata anche una scelta per sfruttare le proiezioni offensive dei tornanti Dalbert e Lirola in ampiezza, per cogliere meglio lo spazio naturalmente concesso sul lato debole dalla disposizione difensiva della Juventus.
È difficile capire quanto l’infortunio a freddo di Douglas Costa abbia inciso nella convinzione con cui la Juventus affrontava le costruzioni dal basso: il brasiliano è stato finora per distacco l’uomo più influente nel portare rapidamente il pallone nella metà campo avversaria e permettere alla Juve di guadagnare supremazia territoriale e orchestrare meglio gli attacchi. Bernardeschi, autore di una partita negativa sotto il punto di vista qualitativo, non è riuscito a garantire gli stessi strappi del compagno infortunato, ma neanche una gestione basilare ed efficace, trovando diverse difficoltà a connettersi con i compagni della catena laterale.
Durante tutto il primo tempo la Juventus, partendo dal basso, ha trovato ostruito il centro, grazie alla pressione intensissima di Castrovilli su Pjanic e al lavoro di schermatura di Pulgar e Badelj a supporto. Il lavoro di orientamento del pressing di Ribery e Chiesa faceva in modo che i bianconeri cercassero di trovare uno sbocco laterale al più presto, ma in quel momento ogni verticalizzazione lungolinea (a destra su Bernardeschi e a sinistra su Ronaldo) si infrangeva contro l’aggressività di Caceres e Milenkovic, rapidissimi nel seguire i movimenti all’indietro dei due esterni bianconeri.
I due terzini, Sandro e Danilo, venivano attaccati da Lirola e Dalbert, mentre Khedira e Matuidi, nonostante una partita tutto sommato sufficiente da parte di entrambi nella protezione e nello smistamento, non riuscivano a impedire che l’azione della Juventus venisse subito fagocitata dal pressing della Fiorentina, portato in maniera collettiva e orchestrale, dagli offensivi che ripiegavano ai difensori che accorciavano rapidamente.
Primi minuti e si nota subito la disposizione della Fiorentina sulla costruzione della Juventus. I bianconeri vengono invitati verso l’esterno, dove arriva immediatamente la scalata rapida in avanti del tornante, protetto alle spalle dal difensore centrale di parte. Mezzali attente a tenere sotto controllo anche l’uomo di riferimento.
Questo contesto non ha permesso alla Juve di risalire il campo con tranquillità, e di accompagnare l’azione con tanti uomini come desiderato da Sarri; di conseguenza, molte delle occasioni della Fiorentina sono arrivate grazie a ripartenze ben eseguite in cui la Juve non sempre è riuscita a sfruttare, come avevamo visto nelle partite precedenti, la densità di uomini per aggredire subito a palla persa.
In definitiva, la Fiorentina ha giocato un’ottima partita a livello collettivo. Tra i singoli, in risalto le prestazioni di Chiesa, come al solito capace di fare e disfare da solo intere manovre offensive, che nella “nuova” posizione di punta mobile ha trovato il modo di generare tante piccole crisi decisionali nei movimenti difensivi della Juventus. Da segnalare anche Castrovilli, autore di una gara fenomenale in marcatura e pressing ma anche capace di cambiare passo con una naturalezza impressionante, oltre a generare pericoli palla al piede con una conduzione elegante ed efficace. Per Montella, intervistato da Sky nel post gara, è «il giocatore col miglior cambio passo in Italia, e al momento secondo i numeri anche come dribbling realizzati».
Discorso a parte per Ribery, che nei 69 minuti giocati è stato il vero riferimento offensivo della squadra, terminando la partita con il miglior score nei passaggi nella trequarti avversaria (16 su 26) e nei dribbling riusciti (3 su 4 come Castrovilli).
Le difficoltà tecniche, tattiche e fisiche della Juventus
Nella conferenza pre-partita Sarri aveva ribadito, dati alla mano, che i cali visti contro Napoli e Parma nel finale non sono stati strettamente legati alla condizione fisica. Questa volta, invece, l’allenatore della Juventus è sembrato molto più convinto dall’idea di una flessione atletica dei suoi, spiegando che varie contingenze come il caldo, la botta subita da Pjanic in allenamento, riacutizzatasi in partita, l’infortunio di Costa e i crampi di Danilo, abbiano contribuito a rendere ancora meno serena la partita della squadra.
Sarri ha posto però l’accento anche sugli errori tecnici e tattici da parte dei suoi. Soprattutto nel primo tempo, la Juventus non riusciva a venire fuori in maniera pulita dal pressing della Fiorentina per le ragioni già esposte, e questo ha generato una sorta di loop di scarsa fiducia nell’uscita del pallone e di conseguenza di esecuzioni rivedibili.
Qui sopra, una delle occasioni in cui la Juve non ha saputo volgere a suo favore l’estrema aggressività della Fiorentina, che con soli tre uomini contro cinque arriva a mettere in crisi Szczesny, che rinvierà addosso a Chiesa sfiorando il disastro. In questo caso, i giocatori coinvolti sono stati poco reattivi nello smarcarsi nella posizione migliore per ricevere dal portiere, mentre quest’ultimo non ha riconosciuto la direzione più conveniente verso cui orientarsi (a destra c’era un due contro due abbastanza nitido), oltre ad andare in confusione al momento del rinvio.
La Juventus sembra essere diventata una squadra che rischia di andare in difficoltà quando viene portata spesso dall’avversario a ridosso della propria area di rigore. Pur avendo la priorità di evitare queste occasioni, Sarri ha dichiarato che Higuain e Ronaldo dovrebbero comunque garantire un apporto più concreto nel lavoro di raccordo in queste fasi, venendo incontro in maniera più profonda per evitare di ricevere una verticalizzazione troppo lunga spalle alla porta.
Questo ci dice molto, ancora una volta, dell’idea di calcio di Sarri. A livello individuale è difficile trarre conclusioni assolute, tuttavia sono da segnalare le prestazioni positive di Khedira e Alex Sandro, per pulizia di esecuzione e intensità (una sorpresa, per la terza gara di fila, per il tedesco), mentre potrebbe destare qualche preoccupazione il trade off Costa – Bernardeschi sul medio periodo, se quest’ultimo non dovesse migliorare la sua partecipazione al palleggio in termini di rapidità di esecuzione, protezione del pallone e visione di gioco. In generale, la Juventus è parsa in difficoltà anche nei suoi uomini migliori nella gestione del palleggio. E sarà interessante in questo senso verificare quali correttivi riuscirà ad apportare Sarri e come la sua squadra affronterà il Verona di Juric - molto aggressivo nel pressing sulla costruzione - nella prossima giornata di campionato.
Il secondo tempo, scivolato via tra stanchezza generale e spezzettamenti vari, dovuti a infortuni e parecchi falli, non è stato particolarmente fluido, ma non sono mancate occasioni da entrambe le parti. La Fiorentina ha deciso di abbassare via via il proprio baricentro in fase di non possesso, dosando di più le corse in avanti, mentre la Juventus è riuscita a infilare un paio di ripartenze molto pericolose poggiandosi su Higuain e sfruttando le corse nello spazio di Cuadrado e Khedira. Dall’altra parte, Szczesny è stato impensierito soprattutto in occasione dei piazzati e su qualche pallone a rimorchio alle spalle della linea difensiva che scappava verso la porta.
Fiorentina e Juventus hanno forti ambizioni tattiche e grandi potenzialità. Il loro gioco, anche se diverso, è accomunato da un alto bisogno di intensità fisica e mentale. I viola hanno mostrato miglioramenti netti rispetto alle due partite di esordio, mentre la squadra di Sarri è parsa perdere un po’ di terreno dal punto di vista fisico, compensando con la consueta lucidità - figlia più che altro dell’esperienza, che ha sicuramente contribuito a conquistare un sofferto pareggio.