1. Meno polemiche per il var
La scorsa stagione abbiamo imparato che avere un sistema di controllo aggiuntivo, cioè altri uomini e più tempo a disposizione, oltre alle immagini al replay, per evitare errori arbitrali e le successive polemiche non ha funzionato. Nonostante il risultato globale è stato positivo (almeno secondo le valutazioni dell’AIA e della FIGC) riducendo a poco meno dell’1% gli errori arbitrali (rispetto al 5% senza VAR) e la tecnologia continui a migliorare (quest’anno con il 3D non ci sono più praticamente dubbi sui fuorigioco) non ha eliminato del tutto gli errori né tantomeno le polemiche. Anzi, come forse c’era da aspettarsi, il tono delle polemiche è cambiato in peggio, virando verso un complottismo sempre più esplicito.
Il discorso sul piano internazionale sembra vertere maggiormente sul rapporto costi/benefici: vale la pena interrompere i momenti più emozionanti, di un gioco di per sé non ricchissimo di grandi avvenimenti? In Premier League per questo hanno scelto di farne a meno, preferiscono avere allenatori e giocatori che si lamentano di possibili errori piuttosto che alterare la natura del gioco.
In Serie A, invece, si dice che quest’anno si farà una distinzione tra occasioni dubbie ed errori “chiari ed evidenti”, limitando quindi il potere del VAR a quegli episodi eclatanti, e già alla prima giornata ci sono state polemiche. Insomma, sembra impossibile eliminare la soggettività dell’arbitro, o degli arbitri, non resta che sperare in una cultura maggiormente tollerante nei confronti degli errori arbitrali e che non dia sempre per scontata la malafede e la corruzione. Che esistono, per carità, ma insomma qual è la percentuale di errore nelle teorie che si leggono in giro? Probabilmente superiore al 5%.
2. Goderci l'ultimo grande Cristiano Ronaldo
Se adesso che ha 33 anni la sua età biologica è di 23, considerando i suoi metodi di allenamento, Cristiano Ronaldo potrebbe presto diventare il giocatore Under 21 con più Palloni d’Oro al mondo. Scherzi a parte, è vero che di Ronaldo se ne sta parlando già moltissimo ma questa non deve raffreddare il nostro entusiasmo per l’arrivo in Serie A di uno dei calciatori più forti mai esistiti. Ronaldo è anche uno dei personaggi sportivi più interessanti, sfaccettati, potenti sul piano simbolico che ci siano in questo momento. Scriverne sarà un’impresa affascinante, anche se ovviamente non deve finire come il raccontino di Ennio Flaiano, Un alieno a Roma, in cui ci si abitua subito all’arrivo dell’extraterrestre e la novità diventa presto quotidianità banale.
3. Vedere le squadre piccole tatticamente coraggiose
Roberto De Zerbi, allenatore Sassuolo, ha detto: “Ho lavorato sulla gestione del pallone, cerchiamo di giocar bene non per un fattore estetico ma perché con una buona organizzazione di gioco è più facile ottenere i risultati. Non mi interessano i complimenti, vogliamo il traguardo.”
“Il nostro obiettivo è quello di giocar bene, palla a terra”, gli fa eco Julio Velazquez, allenatore Udinese. “Questa sarà la filosofia di gioco che porteremo avanti in questa stagione. Siamo positivi e ottimisti. Amo i moduli dinamici, non mi focalizzo sui numeri. L'obiettivo della mia squadra è quello di arrivare in porta giocando bene.”
Non sappiamo che piega prenderanno le stagioni di questi due coraggiosi personaggi (anche se per i mezzi a disposizione dell’Udinese c’è legittima preoccupazione) ma auspichiamo che raggiungano in scioltezza ogni obiettivo minimo stagionale, per rompere finalmente l’equivoco che proporre un calcio proattivo sia solo un atto di esibizionismo fine a se stesso, e non un mezzo per sviluppare un gioco efficace e calciatori pensanti e più completi. Buona fortuna.
4. Scoprire il talento di Lautaro
C’è una frase, forse un po’ troppo da Bacio Perugina, che recita «beato chi non ha aspettative, perché non rimarrà mai deluso». Se Lautaro non avesse segnato questo gol in sforbiciata al Wanda Metropolitano per via del quale non parliamo che della magia nei piedi di Lautaro da settimane, se non avesse scelto con ingenuità (dopotutto ha sempre vent’anni) ma ambizione (perché è un ventenne affamato) di portare il numero dieci sulle spalle, forse saremmo lo stesso impazienti di scoprire il talento del Toro, le sfumature inattese, le nuances meno scontate, ma di certo in maniera meno ansiosa.
La prima uscita ufficiale, anziché l’encierro di Pamplona, è sembrata più la cerimonia della marchiatura di un vitello, con il centrocampo del Sassuolo vestito da butteri per l’occasione. Lautaro è molte cose, tutte insieme: sarebbe meraviglioso se ne scoprissimo una per volta, con il tempo che merita. Meglio l’attesa di un’alba o il sole di mezzodì su Zabriskie Point?
5. Riuscire ad immaginare che lo Scudetto sia davvero in palio e non lo abbia già vinto la Juve
Partiamo da qui: lo scorso anno la Serie A è stato il campionato più aperto tra i 5 tradizionalmente riconosciuti come i principali europei, quello che ha avuto una vincitrice più tardi. Diciamo, quindi, che il problema dell’accumulazione dei migliori giocatori in poche squadre di club non riguarda solo l’Italia, e che anche se nessuna in Europa vince da 7 anni come la Juventus questo non ci ha impedito di avere un campionato combattuto fino all’ultimo.
Certo, da qui a pensare che dell’arrivo di Cristiano Ronaldo possano beneficiare anche le altre squadre ci sembra un triplo carpiato logico: inutile negare che la Juventus parte con un piede e mezzo davanti a Napoli, Roma, Inter, Lazio eccetera, e che in sostanza rischiamo di vedere una serie tv di cui conosciamo già il finale. Ed è vero che le serie tv migliori sono belle da vedere anche se si può intuire come vanno a finire, ma lo svolgimento quantomeno deve essere avvincente.
Per cui, l’ideale sarebbe se la Juventus si mostrasse più vulnerabile di come la immaginiamo - come d’altra parte fa tutti gli anni, in un momento o in un altro - e se le inseguitrici si dimostrassero agguerrite almeno fino a… facciamo aprile?
6. Goderci la lotta per la classifica marcatori
In un’epoca in cui i centravanti devono soprattutto lavorare per aprire spazi sempre più inesistenti, e dove le ali segnano sempre più gol, la Serie A rimane una riserva indiana di numeri 9. Negli ultimi tre anni hanno vinto la classifica marcatori attaccanti come Icardi, Immobile, Dzeko e Higuain. Hanno combattuto per vincerla Mertens, Belotti o Dybala. Quest’anno ci saranno ancora tutti loro, che proveranno a vincere ciascuno con la propria peculiare interpretazione del ruolo di finalizzatore: la completezza a tutto campo di Edin Dzeko; l’istinto in area di rigore di Icardi; l’intensità agonistica di Belotti; l’intelligenza e la qualità di Higuain. A loro si aggiungerà poi Cristiano Ronaldo, cioè l’ala offensivamente più produttiva del calcio contemporaneo.
Ci saranno storie nelle storie: chi farà più gol a fine anno tra CR7 e Higuain, che sembra approcciare la stagione tirato come una corda? Belotti recupererà il livello di prestazioni dello scorso anno? Dzeko riuscirà a segnare tanto nonostante l’enorme lavoro lontano dalla porta? Con Ancelotti Mertens dovrà cedere a Milik le velleità di marcatore principe?
Come sempre, le prestazioni individuali sono strettamente legate a quelle collettive, e molto dipenderà da come queste squadre serviranno il proprio centravanti. Qual è la squadra che concentrerà la propria produzione offensiva nei piedi di un solo giocatore? Qual è quella che costruirà più conclusioni e di maggiore qualità?
Come sempre, il tema della classifica marcatori si intreccerà ad altri più ampi e complessi del campionato italiano.
7. Vedere la conferma di Milinkovic-Savic e Luis Alberto e Immobile come uno degli attacchi più entusiasmanti in Europa
La Lazio lo scorso anno è stata, in alcuni momenti, la squadra italiana con il gioco offensivo più brillante e diverte. Statisticamente una delle migliori d’Europa, almeno fino a febbraio. Qualcuno si diverte a dire: “E allora i 49 gol presi?”, ma noi preferiamo pensare agli 86 segnati e ai momenti di assoluta armonia in cui Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Ciro Immobile sembravano fatti per giocare insieme (e speriamo che continuino a giocare insieme…).
8. Scoprire se finalmente sarà l’anno della rinascita del Milan
A questo punto, dopo le vicissitudini societarie, è già qualcosa che ci si possa ancora porre una domanda del genere. Il Milan, nonostante tutto, sembra cresciuto rispetto allo scorso anno e non vediamo l’ora di vedere nuovamente una squadra all’altezza della storia del club. Ma anche se non dovesse essere questa la volta buona per il rilancio dei rossoneri non sarebbe grave. In fondo ogni anno può essere quello in cui il Milan torna grande, no?
9. Che Allegri faccia pace con la parola “tattica”
Allegri è uno degli allenatori più raffinati che abbiamo in Italia, con una visione del calcio complessa e affascinante, è un peccato che all’interno delle polemiche con parte dei media le sue idee siano state distorte e fraintese (anche da Allegri stesso che si è fatto prendere da un paio di momenti di nervosismo). Dato che non ci sarà più il Napoli di Sarri da usare come nemesi della sua Juve (una polarizzazione semplicistica che comunque non aveva senso tra bel gioco e risultati), Allegri potrebbe rilassarsi e tentare un dialogo più aperto e profondo con i media e con gli appassionati.
10. Veder emergere definitivamente qualche giovane talento italiano
Lo scorso anno ci si aspettava molto dalle stagioni di Chiesa, Pellegrini, Bernardeschi. Per tutti e tre è stata un’annata interlocutoria: positiva sotto molti aspetti, ma ancora lontana da una consacrazione definitiva. A loro però, fra i giovani italiani su cui ambire a ricostruire il nostro malandato movimento, si sono aggiunti Bryan Cristante, Nicolò Barella, Enrico Brignola, Moise Kean, Patrick Cutrone.
Tutti giocatori a gradi diversi del proprio sviluppo, ma accomunati dal non aver chiarito ancora fino in fondo il proprio valore. Quest’anno ci auguriamo quindi una consacrazione definitiva: una stagione da 15 gol di Chiesa, magari; una da titolare per Pellegrini, impreziosita da qualche prestazione maiuscola. Oppure una stagione della conferma per qualcun altro: una in cui Barella si riveli per la mezzala tecnica e dinamica che è sempre mancata al calcio italiano; una in cui Brignola confermi al Sassuolo di essere un’ala tecnica e associativa originale per il nostro calcio.
Per altri talenti, invece, siamo in attesa di un riscatto: Domenico Berardi ha già iniziato bene nella sua prima partita, e il sistema di De Zerbi sembra fatto apposta per esaltare il suo talento nello spazio.
Dopo il disastro della mancata qualificazione sono arrivati gli ottimi risultati delle nazionali giovanili. Qualcosa sembra muoversi nel nostro movimento, che manca però ancora di un grande, luminoso talento offensivo che ci rimetta sulla mappa del calcio mondiale.
11. Sperare ancora in Patrick Schick
Qualche settimana fa il preparatore di Schick, Michal Bretenar, ha detto di aver lavorato molto sulla “respirazione, uno dei suoi grandi limiti”. Se il tuo limite è come respiri forse non hai problemi solo a giocare bene a calcio e la speranza è che una volta individuati i problemi e risolti con il lavoro di professionisti (per “rafforzare il muscolo cardiaco” e “aumentare la forza negli arti inferiori” e migliorare la capacità del suo corpo di “elaborare la quantità di ossigeno che pompa” il suo cuore: tutte cose spaventose da leggere) il talento visto con la maglia della Samp torni ad emergere. Lui sembra avere voglia di migliorare e di competere con i migliori, non possiamo che tifare per lui.
12. Capire qual è il vero livello di Belotti
Nella stagione 1995/1996, la sua seconda in Serie A, Igor Protti segnò 24 gol in 33 partite laureandosi capocannoniere in coabitazione con Signori. Mai più ripeterà quell’exploit numerico e anzi in altri 5 tentativi non raggiunse mai neanche la doppia cifra.
Sarebbe ingeneroso sovrapporre la parabola di Protti a quella di Belotti, ma questa è la stagione in cui l’attaccante del Torino deve dimostrare di appartenere ad un'élite di attaccanti e di non essere un one-hit wonder a la Protti. Dopo un’inaspettata stagione da 26 gol e una opaca da 10 gol (ma frastagliata da qualche infortunio), le 37 partite rimaste saranno la sua prova del 9.
Tifosi del Torino, fantallenatori che ci hanno creduto, ma anche quelli che alla fine non lo hanno fatto, staranno tutti alla finestra per seguire le prestazioni del Gallo. Perché magari non sarà elegante come un cigno o rapido come un cobra, ma le sue reti di pura forza e volontà renderebbero la Serie A un posto decisamente migliore.
13. Capire se funzionerà l’esperimento di Hamsik regista, oppure comunque cosa ne sarà di Hamsik con Ancelotti
La Serie A stava per perdere uno dei suoi volti più familiari, uno di quelli a cui - comunicando per tempo l’addio al calcio o il ritiro in posti tipo Cina o Arabia Saudita - tutti gli stadi dovrebbero dedicare una standing ovation. E invece Hamsik è rimasto e si è messo al servizio di Carlo Ancelotti, che gli ha cambiato ruolo riportandolo là dove aveva mostrato di avere grandi problemi in passato: davanti alla difesa. Il sistema del Napoli però è in evoluzione e noi speriamo che Hamsik riesca ad adattarsi, in modo da celebrarlo prima che sia troppo tardi.
14. Almeno una storia assurda come quella del Benevento
Anche se quella del Benevento è quasi irraggiungibile per finezza narrativa, per i continui colpi di scena, le maledizioni, il calciomercato utopico e la perenne sfiga e i risultati negativi a permeare il tutto. Ecco però una lista di possibili plot interessanti per il surrealismo della prossima stagione di Serie A:
- Frosinone peggior squadra della Serie A ma contemporanemente Joel Campbell miglior giocatore della Serie A: capocannoniere con 29 gol, Frosinone salvo.
- Cristiano Ronaldo non segna fino a gennaio, in un’escalation parossistica di attesa del gol e rosicamenti in tutte le salse.
- Chievo retrocesso d’ufficio per la questione plusvalenze prima dell’ultima giornata di Serie A, Empoli in quel momento terzultimo quindi salvo a sorpresa.
- De Zerbi, quinto in classifica a novembre, lascia il Sassuolo per andare ad allenare il Milan, che nel frattempo ha esonerato Gattuso, portandolo in Champions League.
- Inter e Juventus prime in classifica a gennaio. Durante il calciomercato invernale l’Inter compra Modric, la Juventus Pogba.
- Dzeko segna solo gol al volo fino a fine anno.
- Antonio Donnarumma ruba il posto a Gianluigi Donnarumma.
- Domenico Berardi capocannoniere.
15. Vedere nuovi assurdi tagli di capelli
Perché certi campionati mica possono finire già ad agosto.
16. Assistere a una lotta salvezza viva come gli ultimi anni
Nonostante si chieda a voce sempre più forte una Serie A a 18 squadre - forse per la presenza sempre più frequente di almeno una squadra inadeguata alla categoria -, nelle ultime stagioni la lotta salvezza è stata più avvincente di quella per la conquista dello Scudetto. Alla miracolosa salvezza del Crotone di due anni fa hanno fatto seguito le mille squadre in pochi punti dello scorso campionato.
In questa stagione le squadre che sembrano poter finire a lottare per rimanere in Serie A sono le neopromosse Frosinone, Empoli e Parma, a cui si aggiungono due squadre della classe media che vengono da un mercato e da stagioni complicate, cioè Udinese e Bologna. Possibili candidate sono anche il Chievo Verona e SPAL
17. Capire se Inzaghi riuscirà nella disperata impresa di rigenerare Destro
Col calciomercato aperto sembrava quasi impossibile potesse rimanere: un giocatore così discontinuo e svagato in campo in una squadra che punta tutto sulla forza del collettivo e la tensione agonistica. La sua cessione sarebbe stata il rito di passaggio più logico per decretare la fine del ciclo tecnico di Donadoni, e il suo fallimento. Negli ultimi giorni era vicinissimo un suo passaggio al Parma, poi alla Sampdoria, poi di nuovo al Parma. Alla fine è rimasto, Inzaghi pare averlo rassicurato sul suo impiego, anche se forse ne avrebbe fatto volentieri a meno, in un sistema di gioco che sembra preferire gli attaccanti bravi a giocare per la squadra e non solo per sé stessi.
Anche lo scorso Destro ha contribuito alla salvezza del Bologna, ma in misura sempre minore: agli 11 gol di due anni fa hanno fatto seguito i 6 dello scorso anno. Gli infortuni invece sono stati sempre troppi. Chissà se la parabola di Destro avrà una sua piccola ripresa, o proseguirà la sua traiettoria discendente, una delle più tristi della storia recente del calcio italiano.
18. Capire se la Serie A migliorerà il proprio approccio al pressing
Uno dei grandi temi tattici del calcio europeo in questi anni è il rapporto tra pressing e costruzione dal basso. La Serie A resta un campionato meno stressante da questo punto di vista, con una differenza di intensità evidente, ma negli ultimi anni si è vista qualche eccezione interessante. In generale si è capito come una pressione organizzata possa mettere in difficoltà anche le prime della classe e sarebbe salutare, oltre che utile per loro, se sempre meno squadre si limitassero a pressare in situazioni statiche (rimessa dal fondo del portiere, rimessa laterale), giocando con la volontà di occupare la metà campo avversaria anche senza palla, anche a costo di esporsi a qualche rischio in più in caso il loro pressing venga eluso.
19. Vedere all’opera la coppia difensiva Romagnoli-Caldara
23 e 24 anni, una delle coppie difensive più giovani e interessanti della Serie A. Fatevi sotto Icardi, Dzeko, Milik, Ronaldo.
20. Aspettare il primo sbrocco di Spalletti. E poi il secondo, il terzo….
Il primo, in realtà, è già arrivato domenica sera dopo la sconfitta contro il Sassuolo. Spalletti si è presentato in conferenza con la testa bassa e l’aria contrita di chi sta per esplodere, ed è esploso a una delle prime domande, conclusa con un irrispettoso «Io Dalbert e Brozovic non li farei giocare a briscola neanche al circolino».
Spalletti, sempre più intrizzito dalla rabbia repressa, fa «Adesso dicci anche nome e cognome». Lo show è ricominciato.
21. Sperare nella consacrazione di Brozovic da regista
Nella guida all’Inter 2018/19 riassumevamo così la parabola di Brozovic la scorsa stagione“A gennaio si vedeva negare all’ultimo il trasferimento al Siviglia, a febbraio si sedeva per due volte in panchina in mezzo ai fischi dei tifosi, a marzo si riscopriva regista a tutto campo creativo e disciplinato. Per trovare precedenti che spieghino l’improvvisa trasformazione di Marcelo Brozovic nel 2018 interista, è più facile affidarsi a un libro di fiabe che a un almanacco di storia del calci”.
E se non fosse una fiaba?
22. Goderci un'altra stagione dei Mostri Sacri
Massimo Gobbi; Andrea Masiello; Marco Rossettini; Christian Molinaro; Mimmo Maietta; Danilo; Felipe; Stefano Sorrentino; Goran Pandev; Emiliano Moretti; Sergio Pellissier.
23. Capire chi sarà titolare tra Perin e Sczescny
Wojciech Szczesny è un tipo simpatico e avrà preso con filosofia l’arrivo di Perin alla Juventus dopo un anno passato a fare il secondo a Buffon. La simpatia però non è una condizione necessaria per fare il titolare della Juventus (anzi) e l’arrivo del portiere di Latina apre decisamente una competizione.
I due non si nascondono: appena arrivato Perin si è detto «pronto alla competizione con Szczesny» e che «parto svantaggiato ma so anche di essere molto competitivo. E la competizione fa bene a tutti». Szczesny dopo qualche allenamento ha ammesso che «Perin è fortissimo, ma ho un po’ di vantaggio su di lui», dimostrando una sicurezza non del tutto giustificata.
Avere due portieri di buon livello sembra una tendenza in Europa: Tuchel, che di potenziali titolari ne ha tre, è convinto che «il tempo di un portiere titolare e un secondo mi sembra superato». Ma questo Perin e Szczesny lo sanno? Nessuno dei due si sente, o vuole fare, il secondo e quindi la titolarità - che al momento è ad appannaggio del portiere polacco - sarà una storia nelle mille storie della Juventus di quest’anno.
24. Capire se il Torino di Mazzarri potrà lottare per un posto in Europa
Il Torino ha fatto un ottimo calciomercato (Meité, Ola Aina, Izzo, Zaza, Soriano, Bremer) e anche se dovesse cedere qualcuno in attacco (Iago Falque? Niang?) come si dice in questi giorni, Mazzarri avrebbe a disposizione una squadra veramente interessante. L’impressione è che, come si dice, al Torino basti crederci un po’ di più per ottenere risultati migliori o quanto meno inserirsi nel discorso Europa League.
25. Capire chi sarà il miglior nuovo acquisto del campionato: Fabian Ruiz, Emre Can, Lautaro, Nzonzi…
… o Cristiano Ronaldo?
Seriamente: possiamo avere un po’ di entusiasmo per una volta che la Serie A non ha solo esportato talenti, ma qualcuno lo ha anche attirato?
26. Imparare nomi nuovi, perché c’è sempre qualche giocatore da scoprire
Ad esempio, dalla prima giornata: Giangiacomo Magnani, difensore di 23 anni del Sassuolo, alto un metro e novanta. Un anno fa giocava in Serie C.
27. Vedere come sarà il ritorno di Bonucci alla Juventus
“E fischi siano”. Negli ultimi due anni le interazioni di Bonucci l’hanno avvicinato al nucleo delle peggiori pulsioni dei tifosi, di tutti i tifosi, andando a rappresentare quanto c’è di sbagliato nel cosiddetto calcio moderno. Polemiche alla partenza dalla Juventus, polemiche al suo arrivo al Milan (la fascia di capitano “tolta” a Montolivo, il 19 “tolto” a Kessié), polemiche al suo ritorno.
Nella conferenza stampa di presentazione Bonucci era solo. Dopo le prime frasi di circostanza (“Torno a casa”, “Trasformerò i fischi in applausi”) si è reso evidente il vero senso del suo ritorno: cancellare un tradimento con un altro. Il difensore ha parlato della sua partenza dalla Juve come di una scelta “emotiva”, ma pochi minuti dopo ha ribadito anche la sua professionalità; ha detto di accettare i fischi e di volerli trasformare in applausi, ma che non sente di dover chiedere scusa a nessuno. Il suo anno da capitano rossonero è stato liquidato come una cosa lontana (a un certo punto parla de “gli anni al Milan e alla Juventus”), nella speranza di “recuperare il tempo perso”.
Parole che non hanno convinto gli juventini e hanno fatto infuriare i milanisti. Alla prima giornata col Chievo è stato sommerso di fischi, ma poco a poco - un lancio perfetto dopo un altro - l’astio si è affievolito. Sarà un anno lunghissimo per Bonucci.
28. Vedere dove arriva l’esperimento della Fiorentina di Pioli
Lo scorso anno era già una delle squadre più divertenti del campionato, con l’imprevedibilità che sfiora l’anarchia di Chiesa e l’elettricità post-adolescianziale del Cholito. La fase offensiva della Fiorentina faceva pensare che il pallone gli scottasse letteralmente tra i piedi: bisognava recapitarlo il più velocemente in area di rigore, o almeno vicino, anche con cross impossibili e lanci che tagliavano il campo da parte a parte. La Fiorentina di Pioli e la sua idea di calcio estremamente verticale sarà una delle nostre osservate speciali.
29. Tifare per il riscatto dei vari Berardi, Pjaca, Correa, Joel Campbell (perché si tifa sempre per i riscatti)
Se c’è qualcosa di più triste di vedere le carriere di calciatori risucchiate da un imbuto di depressione cosmica, forse è osservare le nostre aspettative accartocciarsi su se stesse, unite nel medesimo destino. Tifare per il riscatto di Berardi, Correa, Pjaca, significa anche tifare per la bontà dei nostri (pre)giudizi, anche solo col desiderio di dimostrare quanto Joel Campbell sia davvero forte, è solo Wenger che non l’ha mai capito.
30. Vedere sgommare Douglas Costa
In fondo quella dello scorso anno era solo la stagione dell'ambientamento...
31. Vedere quante “grandi” farà penare l’Atalanta di Gasperini
Lo scorso anno la “Dea” ha pareggiato contro la Juventus e l’Inter, battuto il Milan e la Roma, confermandosi una squadra che, grazie all’intensità e al piano gara estremo, riesce a pareggiare le differenze tecniche. Anche quando non ha vinto, comunque, l’Atalanta ha dato vita a gare spettacolare, dal ritmo eccezionale per un campionato solitamente blando come la Serie A. Ne sono un esempio le sfide contro il Napoli, o anche contro la Juventus in Coppa Italia.
L’Atalanta - con le sue marcature a uomo a tutto campo, il gioco sulle catene laterali - rimane una delle squadre più uniche del calcio europeo.
32. Pregare per la rinascita di Pastore (e capire se Monchi è un genio o se hanno ragione i suoi detrattori)
Prima partita con il Torino malino, ma chi siamo noi per dire che Pastore non può fare la mezzala o che in questi 7 anni in Francia è diventato un Jeremy Menez qualsiasi? Scherzi a parte, Pastore è una scommessa che potrebbe dare tanto al campionato. E dal suo successo passa anche il giudizio sul lavoro di Monchi, che di scommesse quest’anno ne ha fatte tante.
33. Capire quanto sarà importante Simone Verdi per il Napoli (e viceversa)
Il trasferimento di Simone Verdi al Napoli è passato un po’ sotto traccia durante uno dei mercati estivi più pirotecnici della storia della Serie A. Nonostante Verdi si sia affermato come uno dei talenti italiani più brillanti nelle ultime due stagioni, nell’opinione comune non sembra poter fare la differenza in un contesto di alto livello come quello di Napoli.
In effetti non è ancora chiaro se Verdi abbia bisogno di una squadra costruita attorno alle sue qualità per esprimersi al meglio, oppure se può effettivamente incidere in un contesto in cui parte indietro nelle gerarchie. Sarà interessante vederne l’evoluzione anche per valutare il peso di Verdi in Nazionale.
Il Napoli ha guadagnato una soluzione offensiva ulteriore in un attacco che a destra è ancorato da anni ai tagli senza palla di Callejon, ma che con Ancelotti sembra già voler attaccare in modo più simmetrico.
Indipendentemente dall’impatto che avrà sul Napoli, Verdi rimane uno dei giocatori più unici del nostro campionato, e dei più divertenti da guardare: proviamo a godercelo.
Lo stranissimo video di presentazione di Verdi dei social del Napoli, tra i più allucinanti del calcio italiano.
34. Scoprire se Cristiano Ronaldo è un bene o un male per Dybala
The Dark Side of Cristiano Ronaldo sono già tutti i discorsi su Dybala. Giocheranno bene insieme? Lo aiuterà a crescere? O magari lo schiaccerà? Sul fondo di questo lago oscuro c’è il fatto che, dopo una stagione più positiva di quanto molti abbiano detto, Dybala dovrà confermare il proprio percorso di crescita e maturazione costante. E Ronaldo sembra averlo intuito tanto che in ogni foto sembra il suo motivatore personale.
35. Sperare che il calcio torni a farsi portatore di valori non tossici
Il rapporto tra calcio, tifo e politica è ormai di una tossicità insostenibile in Italia, dove nella continua contrapposizione tra schieramenti opposti, senza nessuna sfumatura e possibilità di dialogo, non c’è più una linea comune. Nel calcio italiano c’è ancora troppo razzismo e veniamo da anni di gaffe omofobe e sessiste, anche da parte di figure istituzionali. Neanche il tempo di ricominciare che abbiamo già avuto la prima polemica che sembra uscita da un secolo precedente con dei tifosi (non è importante di quale squadra perché purtroppo è una mentalità diffusa) che non vogliono donne in prima fila. Ci piacerebbe che il calcio tornasse a essere anzitutto un divertimento, uno spettacolo tragico e leggero al tempo stesso.
36. Capire se Nainggolan è davvero in calo come pensava la Roma
Quando Monchi ha dovuto spiegare la decisione di cedere Nainggolan all’Inter, è stato allusivo: «Capisco che qualcuno comprenda la scelta e altri no» e nella decisione di cedere uno dei giocatori simbolo della Roma sembrano esserci entrati soprattutto fattori extra-calcistici. Dopo il famoso video di capodanno - dove Nainggolan, non in sé, era stupito dal fatto che stesse giocando a Paddle alle 2 - girava voce di un Monchi tradito. Fuori da Roma chi non ha la mentalità vincente, aveva dichiarato.
Nainggolan si è già fatto male nel pre-campionato, non ha partecipato alla prima partita stagionale e il giorno dopo ha partecipato a una serata in discoteca insieme a Fabrizio Corona. Alcune foto lo ritraggono entrare alla Pinetina con gli stessi vestiti, come fosse in after.
Una notizia che ovviamente ha fatto parlare gli haters del belga, che ha risposto con una foto di lui che si allena: «Lavoro per essere pronto, il resto sono stronzate».
Nainggolan, insomma, non sembra aver sistemato il proprio stile di vita, ma conta davvero qualcosa? Walter Sabatini quest’estate ha dichiarato che la sua forza non la trae dai muscoli ma dai nervi, e che per questo farà una grande stagione. Noi sognamo una stagione di Nainggolan dominante in ogni contesto: in campo come in discoteca, a spostare i limiti di cosa può e non può fare un atleta professionista. Sarebbe un cattivo esempio, ma un grande cattivo esempio.
37. Vedere Gervinho senza fascia, almeno una volta, anche solo per pochi secondiProbabilmente non esiste nessuna possibilità di vedere Gervais senza la fasciatura per i capelli che lo contraddistingue più di quanto facciano i faraglioni per Capri. Cosa ci aspettiamo di scoprire, poi?
E se piuttosto Gervinho inaugurasse una battaglia per introdurre il cappello con la visiera (meglio se indietro, per non turbare l’aerodinamicità)?
C’è qualcosa nel regolamento che lo vieta?