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Italiano ha avuto le risposte che cercava
03 ott 2024
03 ott 2024
Nonostante il risultato, il Bologna è riuscito a tenere testa al Liverpool, e non è poco.
(articolo)
11 min
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IMAGO / Every Second Media
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Vincenzo Italiano sapeva che la partita di ieri contro il Liverpool sarebbe stata molto più importante del risultato finale. Si poteva anche perdere, la cosa più importante era la prestazione: «Domani da qui dobbiamo imparare, tutti quello che ci porteremo via ci darà una grossa mano per proseguire», aveva dichiarato il tecnico. Il messaggio era chiaro: Anfield doveva essere l’occasione di rafforzare le consapevolezze della squadra e di dare una sterzata decisiva al nuovo progetto tecnico. Italiano aveva detto che giocare in Champions League in casa del Liverpool era come salire in prima squadra dalla Primavera: quando poi si torna a giocare con i coetanei, lo si fa con tutt’altra autorevolezza. Se il Bologna avesse saputo tenere testa a una delle squadre migliori al mondo, affermando la validità della propria proposta di gioco, allora i rossoblù sarebbero potuti tornare alla quotidianità della Serie A con tutt’altro spirito.

Alla fine Italiano ha avuto le risposte che cercava. Fino al 2-0 di Salah il Bologna se l’è giocata e avrebbe meritato di pareggiare. Soprattutto nel primo tempo, dove oltre a contendere il comando della partita al Liverpool ha anche sfiorato il gol in più occasioni.

Del resto, al netto del divario tra le due squadre, le premesse tattiche per mettere in difficoltà il Liverpool c’erano tutte. I "Reds" lo scorso anno non avevano trovato risposte alle marcature a uomo dell’Atalanta e anche Arne Slot, in conferenza stampa, aveva detto di temere i duelli che avrebbe imposto il Bologna.

Così, iniziata la partita, è apparso subito chiaro che Italiano non avrebbe rinunciato alla sua identità. La formazione rossoblù in linea di massima era la solita, l’unica vera novità però era Dallinga al posto di Santiago Castro. L’argentino vive un gran momento di forma, ma la scelta di Dallinga poteva avere senso: per una questione d’esperienza, certo, ma anche perché Dallinga aveva già segnato al Liverpool lo scorso anno in Europa League e poi perché i suoi movimenti in profondità, sulla carta, avrebbero potuto dare maggiori difficoltà ai centrali rispetto ai duelli fisici che è solito ingaggiare Castro.

La scelta sembrava dovesse pagare i suoi dividendi dopo meno di dieci minuti. Il Bologna non ha avuto paura di sfidare il pressing avversario con la costruzione da dietro. Così, un giro palla paziente ha costretto il Liverpool ad abbassarsi e Szoboszlai a commettere fallo su Urbanski. Il polacco ha battuto velocemente la punizione, la palla è arrivata sul lato opposto a Miranda senza che nessuno lo pressasse e lo spagnolo, alzando la testa, ha trovato una traccia in verticale per Dallinga alle spalle dei difensori. Lo scavino con cui aveva superato Alisson è una testimonianza della freddezza dell’olandese sottoporta, una giocata a cui aveva abituato i tifosi del Tolosa, peccato solo che fosse partito in fuorigioco.

Una vera beffa, perché nell’azione successiva è arrivato il gol del vantaggio del Liverpool. Il Bologna è una squadra abituata ad allungarsi con la palla e il rischio è di lasciare un buco a centrocampo. Così, su rinvio di Skorupski, Moro, che si era alzato sulla linea degli attaccanti, ha perso il duello aereo con Konaté. La palla è stata risputata in una zona dove c’erano solo Urbanski e Szoboszlai: il duello lo ha vinto l’ungherese e il Liverpool quindi è potuto salire fin sulla trequarti. Una triangolazione tra Szoboszlai e MacAllister ha aperto agli inglesi le porte dell’area di rigore, con Darwin che ha allargato per Salah. La parabola disegnata dall’egiziano è stata infida, sia i difensori che Skorupski avevano un ridottissimo margine d’intervento. Alla fine a mettere il piede è stato MacAllister per il gol dell’1-0.

Il Liverpool è solito divorare i suoi avversari a folate, o almeno lo era negli scorsi anni. Ieri, però, dopo il gol il Bologna non ha tremato, e anzi ha fatto un passo verso il centro del ring: la costruzione è diventata più precisa e il pressing più convinto.

Con la palla, la squadra di Italiano voleva sfruttare lo spazio sui fianchi delle ali del Liverpool. Gli uomini di Slot, infatti, pressavano con un 4-2-3-1 in cui le ali, Díaz a sinistra e Salah a destra, si piazzavano a metà tra centrali e terzini per tagliare la linea di passaggio. Se qualcuno, il terzino o l’ala che si abbassava, riusciva a farsi vedere alle spalle di Díaz e Salah, allora il Bologna poteva prendere campo: i terzini del Liverpool, infatti, non potevano chiudere in avanti perché c'erano sempre Orsolini e Ndoye alti e aperti da controllare. Posch e Miranda, i due terzini, sono stati bravissimi a capire quando farsi trovare sull’esterno e quando entrare dentro al campo per far spazio a Orsolini e Ndoye che si abbassavano: così la schermatura di Diaz e Salah veniva bypassata.

Con la palla sulla fascia, si sono attivate le combinazioni terzino-mezzala-ala che hanno portato a qualche cross.

I veri pericoli, però, il Bologna li ha creati col pressing alto. Ancora una volta i duelli a tutto campo hanno rischiato di far male al Liverpool. I rossoblù pressavano in parità numerica la costruzione avversaria: Moro si alzava accanto a Dallinga per pressare i due centrali, mentre le ali pressavano i terzini; alle loro spalle gli altri due centrocampisti Freuler e Urbanski seguivano i mediani, mentre dietro i quattro difensori si accoppiavano a Szoboszlai e ai tre attaccanti.

Il Bologna ha dato problemi soprattutto sui rinvii dal fondo e in generale quando è riuscito a rimanere piuttosto corto nonostante le marcature a uomo.

Al 28’ i rossoblù hanno pressato fin dentro l’area. Alisson ha cercato Szoboszlai alle spalle dei centrocampisti, ma Beukema si è staccato su di lui e lo ha costretto a un colpo di testa scomodo, finito tra i piedi di Urbanski. Il polacco ha appoggiato a Freuler il quale ha girato immediatamente per Ndoye. Lo svizzero ha messo in mezzo una palla a metà tra un tiro e un cross, che è stata deviata da un difensore ed è finita sulla traversa.

La pressione uomo su uomo da cui nasce la traversa.

La fortuna non ha di certo assistito il Bologna, e non lo ha fatto nemmeno un paio di minuti più tardi, quando, a seguito di una punizione velenosa, i rossoblù hanno chiuso in area il Liverpool. Ndoye ha servito la sovrapposizione di Miranda sulla sinistra, Alisson ha respinto il cross, ma la palla è finita nuovamente tra i piedi di Ndoye. Lo svizzero, dal cuore dell’area, ha colpito la base del palo.

Se non bastasse, a stretto giro di posta un’altra grande occasione è capitata sui piedi di Urbasnki. Il Bologna ha continuato a pressare alto e persino un terzino con la tecnica di Alexander-Arnold ha sofferto. Verso la fine del primo tempo l’inglese ha provato a convergere per scrollarsi di dosso Ndoye, ma lo svizzero gli ha sradicato il pallone dai piedi ed è entrato in area. Urbanski era libero al centro ed è stato servito con un passaggio a rimorchio. Il suo tiro, però, è stato poco angolato e Alisson è riuscito a respingere.

Il destino sembra accanirsi contro Vincenzo Italiano quando i suoi attaccanti devono concludere. Le sue squadre sembrano avere un gusto perverso per gli errori sottoporta, sembra quasi che lo facciano apposta, o che Italiano sia colpito dal malocchio. La realtà, probabilmente, è che conciliare precisione e intensità al cospetto di un avversario come il Liverpool è difficilissimo. Proprio il cinismo, secondo Italiano, è ciò che più ha determinato il risultato finale. È una lettura parziale, perché anche il Liverpool ha fallito le sue occasioni. Tuttavia, come ha sottolineato l’allenatore, che Salah segnasse una volta rientrato sul sinistro in area era scontato: un dettaglio da fuoriclasse, che non si può compensare in alcun modo.

Peraltro quel gol è nato da una delle poche azioni in cui il Bologna non ha seguito l’uomo con convinzione. Diogo Jota, entrato al posto di Darwin, si è abbassato fino a centrocampo e Casale non ha avuto l’ardore di seguirlo. Così il portoghese ha potuto girarsi e il Liverpool ha ribaltato il campo fino ad isolare Salah sul vertice destro dell’area.

Alla fine, quindi, le marcature a uomo hanno esposto anche i propri punti deboli. Era normale, però, che accadesse contro un avversario di questo livello. Anzi, la notizia migliore è che il Bologna ha accettato di poter concedere degli spazi con la propria aggressività senza per questo perdere la fede nelle proprie idee. Siamo abituati, in Serie A, a squadra che cercano di evitare qualsiasi rischio. Osservando la Champions League, invece, c’è l’impressione che il rischio sia connaturato alle partite: non è un dramma se qualche volta il pressing alto non va a buon fine e si deve correre all’indietro, lo ha dimostrato il Liverpool per primo ieri sera.

D’altra parte, lo ha ammesso anche Slot: «C’è stata una parte di gara in cui non siamo stati in controllo», ha dichiarato. «Loro sono stati più pericolosi di quanto avrei desiderato, ma è normale. Ho visto alcune partite prima di scendere in campo e non c’è mai una sola squadra che gioca, ce ne sono sempre due».

Non essere sempre in controllo non è un dramma, i rischi vanno accettati. Lo spirito della Champions League, allora, potrebbe favorire le idee di Italiano più di quanto non faccia la Serie A, dove alle volte l’atteggiamento delle sue squadre appare estremo rispetto al contesto.

Era questo il miglior modo di onorare il settore ospiti gremito di Anfield, in una partita in cui i tifosi del Bologna, dalla TV, si sono sentiti molto di più dei padroni di casa.

Bisognerà lavorare sui dettagli per migliorare, certo, ma il Bologna deve essere orgoglioso della sua partita. Ne è consapevole Italiano, che vuole usare la gara di Liverpool come un’iniezione di fiducia per il campionato. «Di questa partita faremo vedere qualche taglio importante ai ragazzi, soprattutto per il coraggio che hanno avuto e per la bravura nel palleggio. Bisogna farglieli vedere e si devono convincere che questo è il Bologna che bisognerà mostrare da qui alla fine».

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