Dicembre è agli albori, eppure sembra già chiaro a tutti chi si proclamerà campione d’Inghilterra 2024/2025. Forse stiamo andando di fretta, ma la gara di Anfield tra Liverpool e Manchester City ha lanciato un messaggio inequivocabile: i Reds sono la squadra più forte d’Europa in questo momento. Con quest'ultima, le vittorie consecutive sono otto, quindici nelle ultime sedici, a +9 dall’Arsenal secondo, mentre Guardiola non riesce in alcun modo a uscire dal periodo di crisi più nera della sua carriera.
Il Liverpool doveva fare a meno di Konaté - sostituito da Joe Gomez - mentre Guardiola ha fatto dei cambi rispetto alla rimonta subita dal Feyenoord in Champions League. Ha sostituito i giocatori più negativi, Ederson e Gvardiol, con Ortega e Walker. Grealish è stato sostituito da Ruben Dias, spostando Nunes nella posizione di esterno alto a sinistra.
Fin dai primi quindici minuti emerge chiaramente lo stato di forma delle due squadre: il Liverpool ingrana subito la sesta marcia, mentre il City appare lento e apatico. La squadra di Slot passa in vantaggio con Gakpo dopo 12 minuti.
IL PIANO PARTITA DI GUARDIOLA E SLOT
Guardiola dal basso ha optato per una costruzione 4+2 con Ortega a fungere da difensore centrale, permettendo così ad Akanji di alzarsi al fianco di Bernardo Silva. In risposta, Slot ha scelto di andare a prendere il City con un 4-2-3-1 a prima vista passivo, che però attendeva un passaggio in orizzontale o una giocata a muro per innescare una prima pressione feroce mirata a forzare l’avversario verso l’esterno del campo, con Szoboszlai che scalava sul mediano lato palla, mentre Gakpo e Salah si stringevano sull’altro mediano lasciando il terzino opposto libero. Per il Liverpool è stato piuttosto semplice chiudere su un lato il City, forzando un lancio lungo o una palla poco pericolosa addosso a Nunes.
Nel tratto medio la struttura del City diventava invece un 3-2-4-1 asimmetrico con Walker, Dias e Ake a formare la prima linea di costruzione, e Bernardo e Akanji in mediana a formare la seconda linea. La particolarità dell’assetto era l’assenza di ampiezza sul lato destro del campo, dal momento che Lewis si posizionava nel mezzo spazio. L’idea era di avere tanta densità centrale per poter controllare meglio il pallone e ridurre il numero di transizioni difensive. Quando la palla arrivava a Walker, immediatamente pressato da Gakpo, Lewis si apriva in ampiezza alle sue spalle per fornire una linea di passaggio esterna al compagno, ma l’assenza di un giocatore largo a destra, a fissare l’ampiezza, permetteva che il Liverpool potesse mandare senza particolari patemi Robertson su di lui.
Anche le passing network evidenziano la totale assenza di ampiezza sulla fascia destra.
Se si considera la mancanza di pericolosità prodotta da Nunes sulla fascia sinistra, risulta evidente che il primo problema della partita del City è stata la totale sterilità sulle corsie laterali.
Dall’altra parte, il Liverpool alternava nelle costruzioni basse il 4+1 e il 4+2, con Gravenberch e Mac Allister più coinvolti di Szoboszlai nella fase di impostazione; Il City rispondeva con un chiaro 4-4-2. A prescindere da quale fosse la struttura della squadra di Slot, l’enorme rebus per i campioni in carica è stato la posizione di Szoboszlai: in caso di 4+1, Gundogan si alzava per prendere Gravenberch in posizione da vertice basso, lasciando spazio alle sue spalle che veniva occupato dalla mezzala ungherese libera di ricevere perché Akanji non poteva rompere così in alto, anche perché veniva spesso fissato da Luis Diaz. Discorso simile per quanto riguarda il 4+2, con Szoboszlai che si cercava la posizione tra le linee alle spalle di Gundogan e Bernardo Silva attirati dai due mediani avversari.
UN LIVERPOOL "KLOPPIANO"
Forse è una mancanza di rispetto nei confronti di Slot, che si sta dimostrando un grande allenatore, ma la partita del Liverpool è stata manifesto dell’eredità di Jurgen Klopp: pressione ultra-offensiva in seguito a dei trigger precisi, e fase di possesso caratterizzata da continue verticalizzazioni e dal focus sulle corsie laterali con la ricerca della profondità attraverso palloni tesi e di difficile lettura per la difesa avversaria, specialmente quella del City che è apparsa particolarmente piatta: incapace sia di pressare in maniera efficace la palla, sia di scappare verso la porta con i tempi giusti.
Cinque minuti prima del vantaggio, si sviluppa un’azione quasi fotocopia a quella del gol: Trent Alexander-Arnold sul pallone, Nunes con una corsa fuori-dentro gli chiude la linea di passaggio su Gravenberch che si è aperto in ampiezza, ma permette al numero 66 di poter lanciare in verticale indisturbato. Contemporaneamente Luis Ruiz e Szobosozlai si muovono incontro alla palla attirando la pressione di Ruben Dias e Akanji, liberando però lo spazio per l’attacco in profondità di Salah. Aké deve compiere un miracolo per impedire all’egiziano di entrare in area di rigore.
Il gol dell’1-0 nasce così: l’azione si sviluppa una ventina di secondi dopo un calcio d’angolo per il Liverpool, per cui le due squadre non sono posizionate come previsto, come dimostra la posizione quasi da playmaker di Alexander-Arnold, che riceve e ha tutto il tempo per guardare in avanti e cercare Salah con un pallone in profondità, mentre la difesa del City sembra incurante del pericolo. L’egiziano entra in area, punta Akanji e mette un pallone velenoso a metà tra un tentativo di tiro e un passaggio che Gakpo mette facilmente in porta alle spalle di Walker. L’inglese è stato autore di una prestazione negativa, ma in queste situazioni il City difende di reparto, per cui può parzialmente essere assolto nell’azione del gol.
Al 50’ un’altra azione di chiaro stampo kloppiano che espone le difficoltà della squadra di Guardiola di difendere sui palloni in profondità. Robertson si avventa sul pallone dopo un calcio d’angolo a sfavore, conduce palla indisturbato e serve un assist dei suoi a Gakpo che attacca tra Nunes e Bernardo Silva, soltanto un bell’intervento di Ortega salva il 2-0
I CAMBI DI GUARDIOLA
Nel secondo tempo, pur senza effettuare sostituzioni, Guardiola ha provato a cambiare qualcosa dal punto di vista tattico. Consapevole dell’assenza di pericolosità sulla destra, ha chiesto a Kyle Walker di alzare la posizione nel tentativo di cercarlo con delle corse in profondità ad attaccare sul lato debole, aspetto in cui il terzino inglese si è sempre distinto. Per farlo però era necessario cambiare la struttura: 3-rombo-3, con Bernardo Silva molto più coinvolto nella prima costruzione che agiva quasi da difensore centrale aggiunto, e con Gundogan aperto a sinistra.
Questi cambiamenti hanno portato qualche piccolo problema al Liverpool - che peraltro ha a sua volta cambiato assetto passando a un 4-3-3 in prima pressione con Szoboszlai riferimento centrale a schermare Akanji - perché Robertson veniva attirato dalla posizione di Lewis con Walker che attaccava alle sue spalle, costringendo Gakpo a un lavoro difensivo che non è il suo forte.
Attorno al 60’ Guardiola inserisce Doku e Savinho al posto di Nunes e Gundogan, e per certi versi funziona: l’esterno belga è forse l’unica nota positiva della partita: sei dribbling completati su sei tentati e la sensazione costante che dai suoi piedi potesse nascere qualcosa. Ciononostante, la pericolosità del City è stata pressoché nulla: 0.85 xG, di cui 0.58 prodotti dopo il 2-0 del Liverpool con la partita già in ghiaccio.
COSA NON VA NEL MANCHESTER CITY
Se la fase offensiva del Manchester City è stata sterile, la fase difensiva è stata porosa: 3.20 xG concessi al Liverpool, peggior dato stagionale. È sembrato di rivivere le prime sfide tra Klopp e Guardiola in terra inglese, con i Reds che andavano a un ritmo completamente diverso e insostenibile. Ho già accennato alle difficoltà avute dai campioni in carica - e ne abbiamo scritto in queste settimane - ma è necessario approfondirle.
Il primo problema è stato Kyle Walker, autore di una prestazione che l’ha visto dal primo minuto in affanno contro Gakpo. Si parla, giustamente, tantissimo dell’assenza di Rodri, ma nei rari casi in cui le squadre avversarie riuscivano a oltrepassare il muro in mezzo al campo eretto dallo spagnolo, dovevano poi sempre confrontarsi con le qualità atletiche straordinarie dell’ex Tottenham, sempre fenomenale nelle transizioni difensive. Eppure, contemporaneamente all’assenza di Rodri, anche Walker sembra aver perso qualcosa in termini di smalto. In quattro o cinque occasioni è sembrato in ritardo rispetto al diretto avversario, e se prima riusciva a compensare una brutta lettura con le sue qualità fisiche, ora sembra non riuscirci più.
Un ulteriore problema riguarda la lettura delle palle scoperte. Di solito si insegna che a palla coperta si sale e a palla scoperta si scappa verso la porta. Per evitare di perdere metri, si cerca di pressare costantemente la palla in maniera da mantenere la difesa alta e non farsi schiacciare dall’avversario. Il Manchester City visto ad Anfield, ma più in generale nell’ultimo periodo, sembra non essere in grado né di pressare la palla, né di scappare in maniera efficace quando non riesce a pressarla. Un atteggiamento di questo tipo produce delle difficoltà contro qualsiasi avversario, figurarsi se si affronta un passatore come Alexander-Arnold e un "mangiaprofondità" come Salah.
Si è parlato tanto negli ultimi anni della conversione difensivista di Guardiola, talmente ossessionato dal controllo e dal non concedere transizioni difensive al punto da schierare contemporaneamente quattro o cinque difensori dal primo minuto, completando la formazione con giocatori dall’alto tasso tecnico e poco propensi al rischio. Eppure, proprio nel momento di maggiore difficoltà complice l’assenza di Rodri, il Manchester City sembra essere in difficoltà anche con il pallone: ieri il Liverpool si è reso pericoloso anche approfittando degli errori in costruzione dell’avversario, anche da parte di giocatori solitamente al limite dell’infallibilità tecnica come Bernardo Silva. Anche l’azione che porta al rigore del 2-0 nasce da un’incomprensione tra Akanji e Ruben Dias.
In ultimo, c’è il tema delle transizioni difensive, ma oltre l’aspetto tattico va considerato quello mentale. Il Manchester City sembra una squadra apatica, tipico delle squadre che hanno forse la pancia piena. Un’azione esemplificativa è al 66°: situazione di contropiede per il Liverpool, che sfrutta l’assenza di una struttura preventiva adeguata degli avversari come si può notare dall’enorme buco in mezzo al campo. Soffermatevi su Alexander-Arnold, solo in mezzo al campo e volenteroso nell’accompagnare l’azione, perché è lui che andrà vicino al gol al termine di questa sequenza. Passano otto secondi, che possono sembrare pochi ma sono tantissimi in una situazione di transizione con atleti di questo calibro, e il numero 66 riceve il pallone vicino al limite dell’area senza venire contrastato: nessuno dei giocatori del City che hanno iniziato l’azione vicino a lui come Rico Lewis o Doku ha avuto la fame per correre all’indietro e bloccare l’azione, e il risultato è ancora di 1-0.
L’azione termina con un tiro a rimorchio di Alexander-Arnold contro una seconda linea inesistente del City.
YOU'RE GETTING SACKED IN THE MORNING
Dopo il 2-0 realizzato da Momo Salah che ha dato la consapevolezza a tutti che la partita era ormai finita, i tifosi del Liverpool hanno incominciato a intonare un coro per Pep Guardiola che recita: “You’re getting sacked in the morning”, ossia “verrai esonerato domattina”. L’allenatore catalano inizialmente sembra essere divertito dal coro, salvo poi rispondere facendo segno “6” con le mani, ricordando al pubblico il numero di Premier League vinte nelle ultime sette stagioni, spesso ai danni proprio del Liverpool. In maniera ironica e maliziosa qualcuno ha invece fatto risalire il numero “6” alle sconfitte della squadra nelle sue ultime sette partite.
In ogni caso, dopo il caso nel post-partita contro il Feyenoord dove è apparso malconcio alle telecamere, un’altra immagine che va ad arricchire l’iconografia dell’allenatore catalano e che sembra quasi mettere in secondo piano quanto accaduto sul terreno di gioco. Più che la crisi del Manchester City si sta forse vivendo la crisi di Pep Guardiola, sempre fenomenale nel trovare soluzioni tattiche innovative per risolvere i problemi delle sue squadre; stavolta però il lavoro dovrà essere più psicologico e mentale per dare un elettroshock a una squadra appagata dai trofei, fiacca e priva di energie nervose. Dall’altra parte, invece, il Liverpool ha dimostrato di essere una squadra solida, affamata e perfettamente organizzata, pronta a raccogliere l'eredità del proprio passato recente. Slot ha saputo mantenere l'identità costruita da Klopp, aggiungendo qualcosa di personale assemblando quella che oggi somiglia molto alla squadra più forte d’Europa.