Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Nonostante i tentativi di Vincenzo Montella e Paulo Sousa di circoscriverne l’importanza, lo scontro diretto tra Milan e Fiorentina avrebbe potuto indirizzare in modo chiaro il campionato delle due squadre. Una sconfitta avrebbe compromesso la corsa per un posto in zona Europa League, allungando in maniera forse definitiva la distanza da Inter, Atalanta e Lazio. In palio, insomma, non c’erano solo i tre punti, ma buona parte delle ambizioni stagionali delle due squadre.
Paulo Sousa doveva fare i conti con la squalifica di Federico Bernardeschi, ma dopo tre partite ha potuto schierare dal primo minuto una pedina fondamentale per il suo sistema, Nikola Kalinic. Dietro il croato agiva Ilicic, preferito quindi a Saponara; ma le scelte più sorprendenti hanno riguardato la fascia sinistra: Sebastián Cristóforo, alla sua seconda presenza da titolare dell’intero campionato, è stato schierato sulla sinistra e dietro di lui, nel ruolo di esterno/terzino sinistro per marcare Suso, giocava Carlos Salcedo. Un centrale adattato, per di più mancino e costretto a marcare un altro mancino che tende a rientrare molto dentro il campo: non una scelta intuitiva.
Seguire lo spartito di Sousa
Sousa non ha comunque snaturato il sistema della Fiorentina, mantenendo i soliti movimenti per passare in maniera fluida da un modulo all’altro a seconda delle fasi di gioco. In quella di non possesso, Sánchez e Salcedo si allineavano a Gonzalo Rodríguez e Astori per giocare da terzini in una difesa a 4; Chiesa e Cristóforo davanti a loro formavano con Borja Valero e Vecino la linea di centrocampo; Ilicic affiancava Kalinic davanti. Con i viola in possesso palla, Sánchez si stringeva per formare una difesa a tre; Salcedo e Chiesa si allargavano per dare ampiezza, anche se ad altezze diverse; Cristóforo invece si accentrava per formare il classico quadrilatero al centro del campo con Ilicic, Borja Valero e Vecino.
Il 4-4-2 della Fiorentina in fase di non possesso.
Il quadrilatero al centro del campo, le altezze diverse a cui stanno Salcedo e Chiesa, il movimento in profondità di Kalinic.
Ovviamente le caratteristiche di chi è sceso in campo hanno cambiato il modo di giocare della Fiorentina. La posizione prudente di Salcedo ha sbilanciato lo sviluppo della manovra sul lato destro, quello su cui l’allenatore portoghese ha schierato i giocatori di maggiore talento e previsto meccanismi specifici per attaccare il Milan. L’obiettivo era quello di prendere in mezzo Leonel Vangioni con Ilicic e Chiesa, che si sono scambiati spesso la posizione per non dare punti di riferimento e garantire sempre l’appoggio alla manovra sul centro-destra. La circolazione bassa dei “viola” era studiata per attirare il pressing del Milan e servire Ilicic o Chiesa alle spalle di Pasalic: da lì l’azione avrebbe poi dovuto chiudersi grazie ai continui tagli di Kalinic dietro Gustavo Gómez.
Il gol del momentaneo 1-1 di Kalinic è quasi didascalico per come vengono messi in evidenza i diversi punti della strategia di Sousa.
Anche il pressing era studiato per colpire le debolezze del Milan, e approfittare in particolare delle difficoltà di Gianluigi Donnarumma nel gioco con i piedi. Ilicic e Kalinic tagliavano le connessioni tra Paletta e Gómez, rimanendo pronti ad accorciare subito sul portiere rossonero. Quando la palla arrivava sulla fascia i “viola” potevano scalare in avanti con maggiore decisione. A Sosa è stata quindi lasciata una certa libertà: alla scalata di Ilicic in avanti ad affiancare Kalinic non seguiva infatti quella di Borja Valero o Vecino sul regista rossonero. I due centrocampisti “viola” preferivano restare inizialmente in copertura del centro del campo e accorciare su Sosa in un secondo momento, quando il Milan provava a uscire sulle fasce.
Il Milan dal lato destro
La strategia pensata da Montella per attaccare la Fiorentina non è stata così diversa da quella di Paulo Sousa. Anche il tecnico rossonero ha forzato la ricerca della superiorità numerica sulle fasce, puntando ad approfittare dei limiti dei terzini “viola” e delle loro imprecisioni quando sono costretti a scegliere se uscire sull’avversario diretto o restare in copertura. A differenza della Fiorentina, però, la circolazione bassa del Milan prevedeva combinazioni codificate per uscire dal pressing, oltre a un ricorso frequente ai cambi di gioco per sorprendere alle spalle Sánchez e Salcedo.
Come sempre, il lato destro è stato quello preferito per costruire l’azione: i movimenti ad accentrarsi di Suso dovevano portare fuori posizione Salcedo, favorendo così i tagli sull’esterno di Kucka e le sovrapposizioni di Abate. Sul lato sinistro, Vangioni e Pasalic facevano più fatica ad associarsi con Deulofeu per prendere in mezzo Sánchez. L’esterno catalano finiva più spesso per essere isolato contro il colombiano una volta che l’azione si era sviluppata sulla destra.
In fase di non possesso, il Milan ha provato a schermare il quadrilatero della Fiorentina tagliando in particolare con Kucka e Pasalic le connessioni verso Cristóforo e Ilicic (o Chiesa quando lo sloveno si allargava a destra). Le uscite dei rossoneri erano condizionate dagli avversari: la posizione bassa di Salcedo permetteva infatti a Suso di orientarsi sull’esterno, lasciando a Kucka il compito di schermare Cristóforo – a sua volta preso in consegna da Abate o Sosa a seconda della zona in cui si muoveva – e accorciare su Astori.
Da quel lato il Milan ha gestito la situazione senza problemi, grazie ai riferimenti precisi e alla povertà di movimenti della catena sinistra “viola”. Sulla fascia opposta, la posizione di Chiesa e il movimento combinato con Ilicic hanno creato invece più problemi: non avendo l’esterno come riferimento, Deulofeu usciva su Sánchez, mentre Pasalic a sua volta doveva uscire su Borja Valero e schermare Ilicic o Chiesa alle spalle, che prendevano in mezzo Vangioni e riuscivano quasi sempre a farsi trovare smarcati. A quel punto, con Vangioni costretto a scalare sull’esterno, Pasalic doveva ripiegare in copertura.
Pur subendo 18 tiri, il Milan ha gestito senza grandi affanni le prolungate fasi di difesa posizionale (il possesso palla si è fermato al 38%), soprattutto nel secondo tempo – in cui Montella è pure passato al 5-3-2 per proteggere meglio il vantaggio – concedendo soltanto una grande occasione a Sánchez sugli sviluppi di un calcio di punizione.
Ritorno al pragmatismo
Nel momento di svolta della stagione, quando le sconfitte accumulate tra campionato e Coppa Italia inseguendo il modello di gioco preferito stavano compromettendo quanto di buono fatto fino a quel momento, Montella sembra essere tornato sui suoi passi. Ha riproposto una squadra prudente e capace di approfittare di ogni minima occasione, simile a quella che aveva stupito nella prima parte di campionato. Il Milan ha tirato appena 6 volte, ma da queste conclusioni ha ricavato due gol - entrambi favoriti dai gravi errori della Fiorentina: Astori che perde la marcatura di Kucka e Borja Valero che perde palla in una situazione di ampia superiorità numerica dopo una rimessa laterale rossonera -, un palo e un’occasione con Abate da solo in area davanti a Tatarusanu.
Solo il tempo dirà quanto sia sostenibile nel lungo periodo questo modello. Per adesso il problema più grande sembra il recupero di Carlos Bacca. La panchina con la Lazio non ha dato la scossa al colombiano, rimasto non solo fuori dal gioco, ma mostratosi incapace di sfruttare le opportunità in ripartenza che pure il Milan aveva creato. Se è vero che la squadra crea poco e gli concede ancora meno occasioni per tirare in porta, le partite di Bacca non possono perdersi tra continue incomprensioni con i compagni e movimenti sciatti o fuori tempo. Ora che anche Lapadula sembra aver perso il tocco magico, la questione centravanti – recuperare Bacca o Lapadula o addirittura togliere Deulofeu dalla sua comfort zone per farlo giocare da falso nove rinunciando ad alcune delle sue qualità migliori? – è la più urgente da risolvere per Montella.
La sconfitta rischia invece di tagliare fuori la Fiorentina dai discorsi che riguardano l’Europa. Il problema non sono soltanto i punti di distanza dalle dirette concorrenti, ma le tante questioni irrisolte. Tra tutte, la difficoltà a tradurre il controllo del pallone in occasioni da gol, oltre alle tante imprecisioni in fase di non possesso che hanno causato finora 35 gol, più di tutte le squadre che in teoria i “viola” puntano a superare. Anche contro il Milan, la Fiorentina ha controllato il pallone, riuscendo a trovare dal lato di Ilicic e Chiesa la via per risalire il campo e innescare la fase di rifinitura, ma una volta arrivati sulla trequarti la manovra si è infilata in un collo di bottiglia che ha avuto Kalinic come unico sbocco. L’assenza di Bernardeschi e le scelte di Salcedo e Cristóforo non hanno fatto altro che accentuare un problema che la Fiorentina si porta indietro da molto tempo. I “viola” così si sono rifugiati troppo spesso nel tiro dalla distanza: il 61% delle loro conclusioni è arrivato da fuori area.
L’Europa League diventa adesso il grande obiettivo per risollevare una stagione fin qui al di sotto delle aspettative. Paulo Sousa dovrà però intervenire in maniera energica sulla sua squadra per ritrovare la brillantezza persa ormai oltre un anno fa.
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