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Maignan è il portiere giusto per sostituire Donnarumma?
28 mag 2021
28 mag 2021
Pregi e difetti del nuovo portiere del Milan.
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Il giorno dopo le visite mediche col Milan, portali online e giornali hanno provato a ricostruire la storia di Mike Maignan. Dappertutto abbiamo letto della rissa sfiorata con Rabiot e della simpatica discussione con cui avrebbe guadagnato il rispetto di Ibrahimović ai tempi del PSG. Abbiamo saputo del suo passato difficile, a Villiers-le-Bel, periferia di Parigi, dove nel 2007 l’uccisione di due ragazzini investiti dalla polizia ha scatenato proteste violente e scontri. È difficile penetrare la personalità di un calciatore e forse il background biografico serve proprio a scendere più in profondità rispetto alle impressioni del campo. Nel caso di Maignan, però, più degli aneddoti sul passato, a dire molto del suo carattere sono i cattivi momenti che ha già saputo superare in carriera.

Ad aprile 2018, per esempio, col Lille penultimo e in piena lotta salvezza in una stagione disastrosa, Galtier decide all’improvviso di mandarlo prima in tribuna e poi in panchina per tre gare di fila. Ritorna alla trentacinquesima giornata; il Lille si salva, l’anno dopo conquista il secondo posto e Maignan viene eletto miglior portiere della Ligue 1. Dopo quello stacco di tre partite la sua carriera cambia: «Aveva difficoltà a mantenere la concentrazione. Aveva anche un modo di prepararsi individualmente che di sicuro non era all’altezza delle esigenze del livello più alto. Mi sembra che abbia cambiato molte cose e che stia molto più attento ai consigli che possiamo dargli», ha detto Galtier all’inizio della stagione 2018/19. Maignan ha riconosciuto i suoi limiti e ha fatto di tutto per dare una svolta al proprio percorso. Lo ha ammesso ad aprile di quest’anno, in un’intervista alla trasmissione Canal Football Club alla vigilia di Lione-Lille, partita decisiva per il titolo: «La 2017/18 è stata una brutta stagione per me. Sono rimasto in panchina in diverse occasioni. Ero così deluso da aver avuto anche una discussione con l’allenatore. Gli ho detto “Mister, la mia stagione è finita”. Ma l’anno dopo sono maturato dal punto di vista mentale e dell’ambizione. Grazie a questo sono diventato il miglior portiere della Ligue 1 la stagione successiva».

Poche ore dopo l’intervista, Lione-Lille è stata la dimostrazione pratica delle parole di Maignan. Un suo errore, un’uscita maldestra culminata in uno scontro col proprio difensore José Fonte, porta al 2-0 degli uomini di Garcia. Il Lille, come sappiamo, la ribalta nel secondo tempo e vince 2-3 grazie a Burak Yilmaz. Cinque minuti dopo il 2-2, però, la partita stava per imboccare un finale alternativo. Thiago Mendes raccoglie un pallone quasi a trenta metri dalla porta, se lo aggiusta sul destro e scarica un bolide di collo pieno che sembra diretto sotto l’incrocio dei pali. Maignan si lancia e con la mano di richiamo, la sinistra, smorza il pallone sopra la traversa. In uno scontro diretto in cui aveva rischiato di condannare i suoi a perdere il titolo e a rimettere in discussione il posto Champions, il portiere parigino non si è fatto travolgere dagli eventi, ha saputo rimanere in partita ed ha salvato il risultato. Senza quel tuffo di Maignan, non avremmo avuto nessuna esultanza disperata di Burak Yilmaz.

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Maignan tra i pali

Maignan non è un talento generazionale come Donnarumma, ma tra i due ci sono alcune caratteristiche comuni. Innanzitutto la struttura atletica. Il francese è alto cinque centimetri in meno rispetto all’attuale (?) portiere del Milan (191 cm contro 196 cm), ma entrambi hanno un fisico da privilegiati. Maignan, se possibile, sembra anche più voluminoso, forse grazie a dei bicipiti da pugile. La rapidità con cui scende a terra, però, è inversamente proporzionale alla sua mole, proprio come per Donnarumma.

La parata tipica di Maignan, o comunque quella dove risalta meglio il contrasto tra massa e reattività, è la respinta sui tiri incrociati rasoterra. Il francese presidia bene il primo palo, scommette sulla conclusione incrociata, tanto che a volte riesce ad anticipare le intenzioni dell’attaccante e va giù in leggero anticipo. Con la palla che corre verso il palo lontano, Maignan si lascia cadere in tempo zero e se il braccio è più veloce del pallone la sua mano non si fa mai piegare. Lo ha imparato anche Mbappé, in un’altra sliding door dell’ultima stagione di Ligue 1. Alla trentunesima giornata il Lille fa visita al PSG al Parco dei Principi.

In quel momento i parigini sono primi in classifica. Al quarto d’ora Di Maria partecipa alla costruzione sulla destra e libera Neymar alle spalle del centrocampo del Lille. Il brasiliano punta la difesa e serve Mbappé in corsa sul lato sinistro dell’area di rigore. Per Djaló, terzino del Lille, è impossibile anche solo avvicinarsi: Mbappé si aggiusta la palla con l’esterno destro e prepara la conclusione di sinistro. Il Lille è una squadra a cui piace difendere con un blocco medio-basso, il vantaggio del PSG cambierebbe lo spartito e aprirebbe spazi a Mbapé, Di María e Neymar: una sconfitta sancirebbe la fine del sogno del Lille e quel tiro di Mbappé rischia di rovinare tutto. Maignan aspetta piegato sulle ginocchia, ha letto le intenzioni dell’attaccante. Dal sinistro di Mbappé parte una bordata violentissima, di quelle che di norma finiscono in porta anche se il portiere riesce a toccare la palla. Maignan invece non solo si abbassa in maniera fulminea, ma la sua mano sinistra è abbastanza rigida da deviare la palla in angolo.

Cinque minuti dopo, da una transizione sulla destra, arriva il gol di Jonathan David. Il Lille può continuare la sua partita di difesa bassa; il PSG fatica ad attaccare e lo scontro diretto termina 0-1, con gli uomini di Galtier che tornano al primo posto per non abbandonarlo più.

Non è l’unica parata straordinaria di Maignan contro il PSG in questa stagione. All’andata ne aveva fatta un’altra, se possibile ancora più difficile, su un tentativo di autogol di José Fonte. Alla fine del primo tempo, su una punizione a rientrare dalla destra, Kimpembe riesce a liberarsi sul secondo palo. Maignan rimane piantato sulla linea di porta, mentre Fonte si abbassa per provare ad anticipare il difensore del PSG. Quando la palla arriva sul secondo palo Fonte mette il sinistro, ma devia verso la propria porta. Per sua fortuna Maignan, a mezzo metro da lui e con la postura concentrata sulla difesa del palo alla sua destra, apre il braccio sinistro e col palmo della mano toglie la palla dalla porta.

Il miracolo sull’intervento disperato di Fonte rivela un paio di caratteristiche che fanno del francese un portiere affidabile anche in situazioni disperate: innanzitutto la prontezza di riflessi; dopodiché, la capacità di “farsi grande” sulle conclusioni ravvicinate. Maignan copre di per sé tanto spazio e grazie al senso della posizione tra i pali e alla sua presenza fisica, la porta sembra ancora più piccola. La componente di spontaneità, tipica delle parate di istinto, si unisce a un’ottima consapevolezza della porta e della propria postura.

Di parate da ultimo baluardo, quando il gol sembrava già fatto, Maignan ne ha regalate più di una ai suoi difensori quest’anno. È proprio questo che si chiede al portiere di una grande squadra, a maggior ragione se gioca come il Lille, che di tiri minacciosi ne subisce pochi e per questo pretende da Maignan la massima concentrazione nei momenti in cui deve intervenire. Galtier ha costruito una fase difensiva di altissimo livello, con un blocco solido che protegge con attenzione la propria trequarti. Fonte e Botman, poi, sono bravissimi a difendere in area. Contro il Lille è difficile procurarsi occasioni pulite; chi ci riesce, però, deve fare i conti con un portiere che è all’altezza del granitico 4-4-2 che gli sta davanti.

Qualche limite, invece, emerge nella preparazione dell’uno contro uno in uscita contro le punte. Se gli avversari riescono a ricevere dietro la difesa e ad entrare in area, a volte Maignan dà l’impressione di essere un po’ troppo conservativo, di abbandonare malvolentieri la linea di porta (un problema che si presenta anche sui cross a rientrare). L’attaccante nel frattempo si avvicina e quando lui si decide ad avanzare è troppo tardi.

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Un peccato, perché nelle occasioni in cui si fa sotto tempestivamente dimostra grande coraggio. Anche quando si corica, Maignan occupa parecchio spazio e non ha paura di farsi male alla testa mentre si lancia in avanti per coprire il tiro - detto che forse va a terra in maniera troppo automatica, l’esatto opposto di un portiere di scuola tedesca insomma.

Altra piccola spina nel fianco, in continuità con Donnarumma, sono le uscite sui calci d’angolo. Il Lille, per essere la miglior difesa dei principali campionati europei, ha subito troppi gol da corner. Spesso ci sono stati problemi nella protezione del primo palo. In alcuni casi, però, Maignan è stato avventato e impreciso nel valutare la traiettoria della palla. Anche questo difetto si lega, forse, al conservatorismo con cui preferisce rimanere vicino alla porta.

Le caratteristiche di un portiere moderno

Se agli occhi dei tifosi del Milan il talento di Donnarumma tra i pali è stato subito evidente, un fondamentale che invece ha affinato col tempo è il gioco coi piedi. Nel corso degli anni il portiere italiano è migliorato tanto in impostazione, soprattutto dall’avvento di Gattuso in poi. I compagni non hanno paura di coinvolgerlo e lui non si limita alla distribuzione, ma ha imparato a muoversi lateralmente per fornire una linea di passaggio sicura ai difensori. Il Milan, rispetto al Lille, punta di più sulla costruzione da dietro, ma paradossalmente Maignan sembra più sensibile di Donnarumma con la palla. È un’impressione netta se si confronta il modo in cui passaggi e lanci escono dai loro piedi. Quella del portiere del Milan è una tecnica costruita: Donnarumma partecipa al possesso più per intelligenza che per inclinazione. Al contrario, Maignan ha un rapporto più naturale con la palla, nonostante il Lille non lo solleciti granché.

La squadra di Galtier costruisce da dietro solo se l’avversario non difende in avanti. Contro squadre aggressive, Maignan lancia verso le fasce, per attivare la conquista delle seconde palle. Una scelta che si lega forse alla natura tattica del campionato francese, che non abitua difensori e portieri ad affrontare la pressione alta. Poche volte il Lille è riuscito a impostare dal basso per stanare gli avversari: contro l’Ajax, ad esempio, Maignan ha creato a catena vantaggi per i compagni grazie alla precisione nei passaggi di corta e media gittata. Il portiere francese innescava con comodità il terzino destro Celik, che si smarcava a metà tra l’ala e il terzino dell’Ajax. Maignan sa alzare il pallone con morbidezza per agevolare il controllo del compagno. I lanci di media altezza verso le fasce sembrano il suo tipo di esecuzione preferita. Se necessario, sa anche indirizzarli qualche metro più avanti rispetto al destinatario per farlo ricevere in una porzione di campo più libera. La connessione più naturale al Milan, per lui, sembra quella con Calabria, ma sarà interessante vedere se Pioli lo inviterà a rivolgersi più spesso verso sinistra, il lato di Theo, che ama portarsi verso il centro del campo col primo controllo.

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Al Milan Maignan avrà l’occasione di sfruttare caratteristiche del suo repertorio rimaste un po’ in ombra in una squadra come il Lille. Oltre al gioco coi piedi, potrà occuparsi con più frequenza di proteggere le spalle della linea difensiva. Il francese sa quando uscire dall’area per intercettare i lanci in profondità. I mezzi atletici gli permettono di correre in avanti con agilità. In alcuni casi non ha neanche bisogno di spazzare, ma riesce a convertire l’intercetto in un appoggio preciso al difensore più vicino. Il Milan di Pioli ha vissuto i suoi momenti migliori quando il pressing alto ha funzionato. La capacità di Maignan di comprimere lo spazio tra sé e la difesa potrebbe essere un’ottima assicurazione sul pressing dei rossoneri.

L’eredità di Donnarumma

Senza pubblico, abbiamo imparato ad apprezzare l’impatto vocale di Donnarumma sulla partita: le sue indicazioni ai compagni, i rimbrotti ai difensori, ma anche dettagli meno significativi come le urla all’arbitro che magari si trova dall’altra parte del campo. Il vocione del portiere campano sfonda la quarta parete, nessuno si è fatto sentire di più nel calcio post-lockdown. Il Milan è una squadra parecchio emotiva e forse le grida del suo vecchio portiere sono più importanti di quanto pensiamo: sostituirlo da questo punto di vista non sarà semplice. Donnarumma aveva raggiunto un’intesa coi compagni difficile da replicare. Pensiamo alle volte in cui a metà secondo tempo, con le squadre che si sfilacciavano, abbrancava il pallone su un cross avversario, si rotolava a terra, si rialzava e ad occhi chiusi con le mani innescava la corsa di Theo Hernández a pochi passi da lui, che si faceva settanta metri di campo palla al piede: c’è stato un assistman migliore di Donnarumma per Theo in questi due anni? Sono minuzie difficili da rimpiazzare, per i tifosi e per l’allenatore. Non che sia impossibile in sé passare con le mani la palla a Theo, ma in alcuni momenti Donnarumma era padrone della squadra sul campo e quel tipo di simbiosi ne era una piccola dimostrazione.

Il dato più confortante, però, è che Maignan è stato decisivo in tutti i big match dell’ultima stagione, capace di indirizzate il punteggio in favore dei suoi. Il francese è stato decisivo tanto quanto Burak Yilmaz negli scontri diretti ed è un portiere di quelli che possono vincere o pareggiare una partita. Senza considerare che, per quanto più giovane, Donnarumma ha una carriera più lunga di Maignan: il primo è titolare da sei stagioni, dal 2015/16, il secondo invece dal 2017/18, quattro stagioni. I margini di crescita per un portiere, a ventisei anni, di solito sono ampi. Certo, Donnarumma a fine campionato portava punti quasi come un attaccante, ma la storia di Maignan fino ad ora parla di un giocatore che fa sentire il suo peso nei momenti importanti.

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