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Mike Maignan è un portiere da Milan
15 feb 2022
Il portiere rossonero si sta dimostrando l'estremo difensore perfetto per Pioli.
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10 min
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Loris Roselli/NurPhoto via Getty Images
(copertina) Loris Roselli/NurPhoto via Getty Images
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«Ha la testa per fare il portiere… Ha la testa per fare il portiere da Milan», così Sandro Tonali ha benedetto Mike Maignan dopo la partita con la Sampdoria, in cui con un lancio di 60 metri che sembrava disegnato ha servito l’assist per il gol vittoria di Leao, il primo per un portiere del Milan in Serie A dal 2006.

Ed era questo il dubbio principale che aveva accompagnato l’arrivo di Maignan dal Lille: in un ruolo che non ha reti di salvataggio e in una squadra che aveva fatto grande affidamento sulle doti eccezionali del suo predecessore per riconquistarsi un posto al sole dopo anni di buio, cosa sarebbe successo se la società avesse sbagliato la scelta? Se avesse scelto solo un portiere “normale”, non “da Milan”? Se le modalità dell’addio di Gianluigi Donnarumma avevano spinto i tifosi a sminuire il suo contributo e salutare con gioia l’arrivo di Maignan, erano tutti consapevoli del rischio concreto di un notevole passo indietro in un ruolo fondamentale per le dinamiche di una squadra che vuole confermarsi ad alto livello (la Roma, ad esempio, ci ha messo tre anni per sostituire in maniera decente Allison, mettendo in crisi la sua difesa).

A metà febbraio, invece, il Milan non è solo primo in campionato (seppur con una partita in più dell'Inter) ma ha anche vinto la scommessa fatta sul suo nuovo portiere. Maignan ha confermato le qualità evidenti tra i pali - migliorando quanto di buono visto a Lille - ma soprattutto dal primo giorno si è calato nella parte a cui era atteso, mostrando doti di carisma e comunicative da grande portiere senza risentire per nulla il contraccolpo del cambio di campionato o del “dover sostituire Donnarumma”. In un ruolo peculiare come il suo mostrarsi sicuri di sé fino alla spavalderia può essere una necessità, eppure Maignan in campo sembra genuinamente la stessa persona che dopo l’infortunio rimediato a metà ottobre aveva parlato del suo polso come di “un’ala spezzata”, postando un fotomontaggio di lui, un'aquila, dei teschi e una bandiera del Milan nel fuoco, magari di dubbio gusto ma di sicuro impatto.

Un calciatore che, racconta sempre Tonali, ha imparato l’italiano in 5 giorni, che nelle interviste non ha paura di usarlo, anche se non è ancora, ovviamente, perfetto. Che arrivato da pochi mesi è già un leader dello spogliatoio, con le urla e quello sguardo da duro ma anche con una cultura del lavoro incensata da tutti i suoi compagni. Che dopo la vittoria nel derby racconta di come, poche ore prima, aveva discusso col custode del parcheggio di San Siro su di chi fosse “la casa” tra Milan e Inter. Un portiere che, appunto, sembra avere prima di tutto quello che serve a un portiere: sicurezza, concentrazione e anche un atteggiamento un po’ sopra le righe, sia dentro che fuori dal campo.

Le ragioni di questa sfrontatezza potrebbero essere rintracciate nell’infanzia difficile a Villiers-le-Bel, periferia di Parigi, oppure nell’apprendistato al PSG con Ibrahimovic che «calciava pallonate a 400 all’ora, manco dovesse segnare a Buffon o a Julio Cesar. Non riuscivo a parare e allora mi diceva: Sei un portiere di m…», ma sarebbe ingeneroso. Maignan sembra piuttosto un portiere che è arrivato preparato al momento: dopo essere cresciuto al PSG ha giocato per sei stagioni nel Lille dove è passato dal rischio della retrocessione alla vittoria della Ligue 1, dall’essere messo in panchina per scarso rendimento a essere il miglior portiere del campionato. Lo stesso Maignan ha parlato spesso di quanto è maturato «dal punto di vista mentale e dell’ambizione» grazie alle difficoltà incontrate in Francia ed è impossibile non notarlo nelle sue recenti prestazioni.

Il passaggio a 26 anni al Milan sembra il perfetto coronamento di questo percorso, che potrebbe portarlo ancora più in alto nei prossimi mesi. Al momento, infatti, sembra lui il candidato a sostituire Hugo Lloris come portiere della Francia dopo il Mondiale (e anche il Tottenham pare interessato…) ed è evidente come il lavoro che sta facendo in Italia, da sempre ottima scuola per i portieri, lo stia rendendo un numero 1 ancora più forte e affidabile.

Anche i canali social del Milan hanno riconosciuto subito in Maignan un leader.

È difficile giudicare l’operato di un portiere oltre il carisma, soprattutto di una squadra di vertice. Maignan non deve lavorare sulla quantità delle sue parate, ma sulla qualità delle stesse e le statistiche avanzate mostrano come al momento è il migliore della Serie A in questo. Andando a prendere in considerazione i post shot xG, una metrica che calcola la pericolosità delle conclusioni in porta (dati Statsbomb), Maignan è il migliore tra i portieri con almeno 500 minuti giocati nel nostro campionato (solo Wladimiro Falcone fa meglio di lui, ma se continuasse su questi livelli di prestazione per tutta la stagione la Sampdoria avrebbe scoperto un vero fenomeno). Valutando la qualità dei tiri ricevuti, Maignan ha salvato 3,8 gol in più rispetto a quelli attesi (0,20 in media per 90’).

Le statistiche confermano quello che Maignan fa vedere in campo. Nessuno più di lui sembra in grado di fare grandi parate, respingere tiri destinati all’angolino basso, smanacciare palloni deviati all’improvviso o rendere difficili gli uno contro uno agli avversari. Il derby è stata la sublimazione di questa capacità, con tre interventi differenti per tipologia ma non per coefficiente di difficoltà. Maignan ha prima salvato una conclusione di Brozovic deviata dalla schiena di Kalulu, cambiando il suo movimento con una rapidità inattesa per un fisico così massiccio e usando polso e addominali per tenersi il pallone vicino; poi ha chiuso lo specchio a Dumfries su un tiro ravvicinato con una parata a croce, chiudendo più spazio di porta possibile e respingendo con il ginocchio il tiro dell’olandese; infine è stato autore di un’uscita che dal vivo era sembrata piuttosto spericolata e che invece si è rilevata avere i tempi giusti, togliendo a Calhanoglu un’occasione pericolosissima.

Questo tipo di interventi, oltre a essere decisivi, hanno - più che per altri portieri - un grado di spettacolarità che ne carica l’aspetto psicologico verso i compagni e i tifosi. Di solito l’aggettivo “spettacolare” per un portiere non è mai totalmente positivo, anzi, ma in qualche modo lo stile non del tutto convenzionale di Maignan lo rende un portiere non solo forte, ma anche uno di quelli che “fomenta” e questo spiega anche perché è stato così amato dai tifosi dalle prime uscite. Maignan para usando la mano di richiamo - guardate questa parata contro il Genoa - oppure corregge le proprie parate con movimenti improvvisi o bloccando il polso, ma anche effettuando interventi non del tutto ortodossi. In un ruolo che va più per “scuole” che per libera interpretazione dei portieri, è curioso vedere il portiere rossonero, che in una stessa partita può alternare uscite da manuale del calcio a parate che sembrano quelle di una persona molto abile tra i pali pur non avendoci mai giocato.

Un esempio di intervento non convenzionale di Maignan.

Ma al di là dello stile, Maignan è molto efficace tra i pali. La sicurezza nei propri mezzi lo porta anche a esaltarsi nella singola partita, una qualità che permette al Milan di tenere botta in momenti di difficoltà, come nel derby, o di non cambiare l’inerzia di partite che sta controllando. Contro la Roma i rossoneri hanno dominato per lunghi tratti, vincendo con merito, ma in assenza di Maignan il risultato sarebbe stato probabilmente diverso. Il portiere rossonero ha dovuto effettuare tre interventi decisivi su tre giocate estemporanee dei giallorossi, permettendo ai compagni di non subire il ritorno della Roma e poi di chiudere definitivamente la partita nel finale.

A rendere possibili queste parate molto istintive è un atletismo notevole, soprattutto per la stazza. Guardate nella prima, sul tiro di Zaniolo, come è reattivo nel tuffarsi sulla sinistra dopo la deviazione improvvisa di Tammy Abraham. Un intervento simile al primo nel derby, forse ancora più difficile perché ha meno tempo per reagire e deve inoltre spingere per alzare la traiettoria del pallone sopra la traversa. Nella seconda e nella terza mostra anche la capacità di andare giù a terra molto rapidamente, anche quando vede il tiro partire tardi o quando è molto angolato (in questo somiglia a Donnarumma).

Se lo stile non è canonico, non vuol dire che Maignan non abbia tecnica. Contro l’Empoli, sul punteggio di 1-1, con la squadra di Andreazzoli che spingeva molto, ha effettuato su Pinamonti una parata, arrivata all’improvviso dopo una disattenzione della difesa, che ha permesso al Milan di non trovarsi sotto nel punteggio in un momento delicato della stagione. Maignan usa la tecnica “leva gamba”, per andare giù velocemente alla sua sinistra mentre si sta spostando a destra per chiudere il primo palo.

Un intervento che dimostra come Maignan non sia un portiere che soffre le imperfezioni: questa parata infatti è arrivata pochi minuti dopo il gol di Bajrami, su cui - come si dice in questi casi - forse poteva fare di più.

Ovviamente Maignan non è il portiere perfetto e ci sono altri gol su cui non è stato impeccabile, soprattutto quando si tratta di respingere il pallone. Il caso più evidente sono i due gol subiti contro il Liverpool a San Siro, tutti e due dopo respinte rivedibili. Nella prima è un po’ sfortunato perché il pallone gli arriva troppo centrale, ma è anche una colpa aver letto male la traiettoria, e non riesce a respingere di lato ma lo fa verso Salah (e certo i suoi compagni potevano essere più rapidi dell'egiziano), mentre nel secondo il tiro è improvviso ma avrebbe dovuto cercare almeno di respingere verso l’alto.

Eppure anche i piccoli errori, che tutti i portieri commettono in una stagione, scompaiono davanti alla personalità di Maignan. La sicurezza con cui si è reso disponibile a giocare con i piedi - un fondamentale non troppo sfruttato a Lille - ne certifica non solo il carattere, ma anche l'ambizione e le potenzialità. Nella prima partita stagionale, sempre con la Sampdoria, un suo lancio lunghissimo - quasi 80 metri - aveva portato Tonali al cross per il gol di Brahim. Senza essere un fenomeno, Maignan è sicuro nel gioco corto e sorprendente nelle scelte col gioco lungo, come appunto nell’assist per Leao.

Si è parlato molto di come questo gol sia la dimostrazione che nel calcio possa bastare un lancio del portiere e il giusto giocatore a riceverlo, ma al contrario questa è una situazione che Pioli prepara, come confermato dall’allenatore dopo la partita, e se lo fa è perché sa di poter contare sul suo portiere. Maignan non sta usando il lancio più che a Lille (17.9 per 90’, due stagioni fa erano 18.6), ma è evidente come ne faccia un uso più ragionato e preparato: la precisione dei suoi lanci è infatti è salita di oltre 15 punti percentuali rispetto alla media con il Lille, arrivando a 59,8% su quelli oltre i 27 metri. Come aveva notato Alfredo Giacobbe nel recap statistico di metà stagione, Maignan è il portiere con l’OBV più alto - una statistica che valuta l’apporto di un giocatore con le sue scelte alla creazione di occasioni da gol - a conferma di come, oltre l’assist per Leao, il francese è estremamente propositivo nel suo ruolo in campo, anche quando si tratta di fare gol e non impedirlo, quello per cui sarebbe pagato.

Di questo si potrebbe dare tutto il merito a Maignan, come se fosse un genio o un portiere col lancio da trequartista, ma in qualche modo sembra più merito del matrimonio tra una squadra, quella allenata da Pioli, che ha decisamente imboccato una strada giusta per quanto riguarda un certo modo di fare le cose e un portiere perfettamente adatto a questo sistema. Viene da pensare che se Maignan fosse arrivato in un’altra squadra, forse, le sue prestazioni non sarebbero state di così alto livello, almeno non da subito. E forse proprio questo spiega come Maignan sia un portiere “da Milan”, non nel più generico senso di “portiere affidabile per una grande squadra storica”, ma piuttosto di portiere perfetto per una squadra giovane e ambiziosa, smaliziata e intraprendente.

In questo va riconosciuto anche il lavoro di scouting della società che è stata abile nel pescare diversi giocatori “da Milan”, se inteso così. Per Maignan il rischio era più alto che in altre scelte, per come avevano gestito il rinnovo di Donnarumma e perché un portiere non può essere sostituito con un cambio modulo o adattando qualcuno, ma proprio per questo la ricompensa può essere più alta. Maignan oggi è un fattore decisivo in una squadra che sta lottando per lo Scudetto, e lo è nella maniera più positiva possibile. Parando tutto quello che può parare, certo, ma anche mettendoci il carattere, la voglia, la volontà: ovvero quanto di meglio il Milan poteva sperare.

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