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Daniele Manusia

Il miglior centrale di questi Europei?

Manuel Akanji contro l'Italia ha confermato il suo grande stato di forma.

Dopo aver giocato con l’inadeguatezza del pressing italiano per i primi venti minuti, limitandosi a passare la palla al compagno libero più vicino, Manuel Akanji affila i suoi strumenti e con un colpo secco taglia una prima fetta di carne azzurra. La palla gli arriva da Xhaka, abbassatosi momentaneamente sulla linea dei difensori giusto per mettere in mezzo al torello Scamacca. Dietro al centravanti era salito con solenne pigrizia Cristante, a una decina di metri da Xhaka ma comunque abbastanza alto da lasciare un buco alla destra di Fagioli. In quello spazio Akanji vede e serve Frueler, con una palla che rimbalza come un sasso piatto sulla superficie di uno stagno: Freuler controlla orientandosi in direzione dell’attacco e in pochi passi è al limite dell’area. Bastoni intercetta il suo passaggio verso Embolo ma, insomma, la Svizzera non potrebbe giocare con maggiore agio e sicurezza nella metà campo italiana. 

 

 

Il controllo della Svizzera col pallone, dopo ventidue minuti, era così totale, che verrebbe quasi da rivalutare la prestazione della Spagna contro l’Italia di pochi giorni fa. Senza dubbio la disorganizzazione nel pressing italiano – bastava che Aebischer si accentrasse per creare problemi nella zona di Cristante, e Chiesa e liberare uno tra Xhaka e Rodriguez – va tenuta in conto, ma gli smarcamenti, le rotazioni e la precisione tecnica degli svizzeri è stata comunque determinante. Se Xhaka a fine primo tempo aveva eseguito più passaggi nella trequarti azzurra di quanto tutti i giocatori italiani avessero fatto in quella svizzera, sono stati i filtranti di Akanji a mostrare che l’Italia non stava venendo eliminata solo per propri demeriti e passività, ma anche perché quella che aveva davanti era una squadra organizzata meglio e con qualità che non riusciva a contrastare.

 

Akanji, Rodriguez, Schar e Xhaka hanno giocato, per la maggior parte dei novantadue minuti passati in campo, una partita molto normale. Quasi un’esibizione, una messa in pratica del proprio gioco senza una vera e proprio opposizione. Nel primo tempo sono stati decisi ma prudenti, si poteva quasi vedere la nuvoletta, collegata alle loro teste dalle bollicine, con dentro il pensiero: “Ma davvero l’Italia è questa?”. Intorno alla mezz’ora, dopo aver già costruito qualche piccolo pericolo, il baricentro svizzero ha iniziato ad alzarsi in maniera più prepotente. Ricardo Rodriguez ha calciato da venticinque metri dopo aver portato palla senza che nessuno lo affrontasse, Xhaka aveva già provato a pescare Ndoye dentro l’area, Aebischer e Freuler hanno iniziato ad aumentare il volume e l’intensità delle proprie corse.

 

Akanji ha iniziato a rischiare coi filtranti. Qui pesca Aebischer quasi al limite dell’area, il centrocampista del Bologna serve Embolo facendo passare la palla sotto le gambe di Mancini ma Embolo – quello meno in forma degli svizzeri – perde palla provando a girarsi.

 

 

Perché sono importanti i difensori centrali con i piedi buoni, in grado di giocare filtranti del genere? Perché di base anche le squadre meno organizzate provano a coprire il centro, creando densità con molti uomini (sabato c’erano 3 centrocampisti centrali, una punta e due difensori anche se molto bloccati) e lasciando alla squadra avversaria lo sfogo sulle fasce. 

 

Sempre intorno alla mezz’ora Fagioli intercetta un filtrante di sinistro di Akanji (il suo piede forte è il destro, anche se ogni tanto con il Manchester City gioca terzino sinistro), ma il difensore svizzero pochi minuti dopo non sembra affatto depresso dall’errore. In un momento in cui il palleggio svizzero si è fatto lento abbastanza da poter effettivamente solleticare un minimo di pressione italiana, Xhaka con Cristante alle spalle gioca un pallone all’indietro su Akanji, sul quale sta arrivando Scamacca. Non è proprio uno scatto quello del centravanti italiano ma Akanji non perde comunque tempo e approfitta di quei pochi metri, e quindi secondi, per eseguire la giocata che ha visto.

 

Di prima intenzione va in verticale sul movimento incontro di Embolo, smarcatosi sempre nel buco che lasciava Cristante ogni volta che si accentrava su Xhaka. La palla di Akanji è forte e precisa ma rimbalza proprio davanti a Embolo, che la controlla alzandosela accidentalmente sulla testa. L’attaccante svizzero vince il duello con Mancini e da lì – cioè da Ndoye che raccoglie il pallone e lo porta a Vargas sulla fascia – nasce l’azione del gol di Freuler. 

 

 

L’Italia va sotto e prova (poco) ad alzare il ritmo. Al 34′ Scamacca va in pressione più forte del solito su Akanji, spingendolo dal centro-sinistra verso il centro. Il centrale del City accelera in conduzione e si crea lo spazio per un semplice passaggio rasoterra dal lato opposto, per Ndoye che si beve Darmian.

 

 

E queste sono le cose più significative del primo tempo di Akanji. La Svizzera nel secondo si è ritrovata sul 2-0 dopo venticinque secondi e ha subito abbassato i ritmi, giocando ancora più normalmente di prima e aspettando la tardiva reazione italiana. Akanji si è limitato alla gestione più piana e semplice possibile della palla, ha vinto quasi tutti i pochi duelli con Scamacca a cui è stato sottoposto, ha respinto un tiraccio di Cristante, un mezzo cross di Zaccagni, e la partita è finita. 

 

Aggiungo un’azione, però, che viene dalla partita con la Germania. Solo perché non vorrei che si pensasse che un difensore così, abile con i piedi, poi non sappia anche difendere “veramente”. In un contesto in cui sulla principale rete televisiva pubblica si accusa di una simile sconfitta la “fluidità” del calcio – senza neanche specificare cosa si intende – la mia forse non è una prudenza eccessiva.

 

 

A venti minuti dalla fine di quella partita con la Germania, la Svizzera era ancora in vantaggio (e virtualmente prima nel girone, ci saremmo risparmiati una bella figuraccia o forse ne avremmo fatta una peggiore se le cose fossero rimaste in quel modo e Fulkrug non avesse pareggiato al 92esimo). La squadra di Nagelsmann aveva alzato baricentro, ritmo, pressione; Musiala, Havertz e Wirtz avevano moltiplicato i tagli dietro la difesa e le ricezioni tra le linee. 

 

Proprio Florian Wirtz a un certo punto riceve palla sul lato destro dell’area di rigore, con i suoi movimenti frenetici controlla di tacco sterzando a sinistra prima di andare immediatamente sulla destra e crossare. Wirtz crossa in cutback, cioè all’indietro, da fondo campo verso il dischetto del calcio di rigore, per capirci, e il suo cross raggiunge Joshua Kimmich sullo spigolo dell’area piccola. 

 

Kimmich è solo, Akanji che lo teneva d’occhio era scivolato a coprire lo spazio davanti al primo palo, per intercettare un eventuale cross teso. 

 

Il passaggio di Wirtz è forte ma Kimmich lo incolla al suo piede sinistro, compie una piccola rotazione per mettersi in direzione della porta e poi, senza coordinarsi, usando quello stesso piede sinistro, calcia il più velocemente possibile in porta. Sommer è a pochi passi e chissà se avrebbe parato, non lo sapremo mai perché il tiro non riesce a compiere quella breve distanza, respinto dalla suola del piede destro di Akanji, che lo ha murato in spaccata.

 

Akanji, finora, è il miglior difensore centrale di questo Europeo. La Svizzera dovrà confermare il proprio stato di forma e sicuramente, contro l’Inghilterra, Akanji sarà sollecitato maggiormente sia in fase difensiva che in gestione, dovrà magari accelerare qualche giocata e osare di più. L’Italia non è stata all’altezza dell’organizzazione svizzera né della qualità che i suoi giocatori hanno messo in campo e forse la lezione più importante che dovremmo trarre da una sconfitta del genere è che, ad alto livello, queste due cose non sono indipendenti l’una dall’altra. Le colpe, i meriti, non sono mai solo dei giocatori o dell’allenatore.

 

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Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).