«Non avrei mai pensato potesse restare con noi. Ero convinto che si sarebbe trasferito in una delle grandi». Le parole di Leonardo Semplici risalgono allo scorso settembre, quando era ormai certo che Lazzari sarebbe rimasto alla SPAL per il secondo anno in Serie A. Una scelta sorprendente, per alcuni versi, perché dopo l’ottimo esordio in massima serie le voci su una possibile cessione si erano fatte sempre più insistenti. Alla fine, la scelta ha premiato entrambi: la SPAL ha festeggiato la salvezza alla quartultima giornata, e Lazzari ha offerto un contributo fondamentale, dimostrandosi sempre più decisivo.
Alla fine, con una stagione “di ritardo”, la cessione è arrivata. Negli ultimi mesi l’esterno era stato accostato al Torino, al Napoli, alla Fiorentina e all'Atalanta, ma alla fine l’ha spuntata la Lazio, che seguiva il giocatore già dalla scorsa estate.
Il passaggio ai biancocelesti rappresenta un passo in avanti nella carriera di Lazzari, uno di quei giocatori per cui il termine “gavetta” risulta tutt’altro che gratuito. A 25 anni, l’esterno nato a Valdagno ha alle sue spalle una lunga trafila, iniziata in Serie D con le maglie del Montecchio e del Porto Tolle, e proseguita in Seconda Divisione (la vecchia C2) con la Giacomense, prima della fusione con la SPAL. Con gli estensi Lazzari ha giocato tutto il resto della sua giovane carriera, accompagnando (da protagonista) la risalita degli spallini dalla Lega Pro alla massima serie.
Negli ultimi sei anni Lazzari è stato il punto fermo della fascia destra dei biancazzurri, dimostrando un grande capacità di adattarsi a contesti via via più complessi e competitivi. Parte del merito va sicuramente a Leonardo Semplici, che negli anni alla SPAL ha costruito un assetto con meccanismi ben definiti, dando certezze e solidità a una squadra che negli anni si è spesso trovata a recitare il ruolo di underdog. La forza di Lazzari è stata quella di mantenersi sempre ai suoi livelli di rendimento, migliorando di pari passo col contesto.
Nel 3-5-2 di Semplici la fase di uscita dalle zone basse è affidata ai tre centrali difensivi e al mediano, che formano un rombo di costruzione, supportati eventualmente da una delle due mezzali. A Lazzari è lasciata la possibilità di alzarsi dalla metà campo in su, in modo da ricevere palla in posizione avanzata, in seguito a un cambio gioco, una sponda o un lancio nello spazio. Partendo dalla fascia, e con tutta una metà campo a disposizione, l’esterno spallino può puntare l’avversario e cercare il fondo, sfruttando al meglio le sue doti in allungo.
Lazzari dà il meglio di sé in campo aperto, ma ha un’esplosività che lo rende pericoloso anche in situazioni più statiche. Non ha una grande tecnica di dribbling, e il più delle volte si limita ad allungare la palla verso l’esterno, ma tanto gli basta a crearsi lo spazio per guadagnare il fondo o cercare il cross.
Gli strappi in velocità di Lazzari sono stati fondamentali per la SPAL, che spesso si è appoggiata alle fasce sia per risalire il campo che per cercare l’affondo nell’ultimo terzo. Nelle ultime due stagioni l’esterno classe ’93 è stato l’elemento di imprevedibilità in una squadra altrimenti troppo monocorde, organizzatissima nella fase di costruzione ma con pochi strumenti, tecnici, più che tattici, per creare occasioni nell’ultimo terzo di campo.
Nella stagione appena conclusa la SPAL è stata la seconda squadra per azioni d’attacco sull’esterno (76% in totale, poco sotto il Parma), con un baricentro completamente spostato a destra (43%), sul lato di Lazzari. Anche a livello statistico il suo contributo è stato notevole: secondo i dati di Wyscout, nella scorsa stagione l'esterno della SPAL ha avuto una media di 8.3 dribbling ogni 90’, 4.59 corse progressive e 7.68 cross. Nel campionato italiano è il primo terzino per il numero di dribbling e corse progressive, ed è il secondo per numero di cross (dopo Pasqual).
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Dopo Gómez, Lazzari è il primo per corse progressive in campionato.
Lo scorso anno, durante la sua prima stagione in Serie A, Federico Aquè scriveva che Lazzari era «il simbolo sia dell’organizzazione che dell’inefficienza della SPAL», una squadra che una volta svuotato il centrocampo, complice il poco supporto dei due attaccanti, si trovava inevitabilmente a girare palla sulle due fasce, per poi cercare cross raramente efficaci. Lazzari aveva diversi palloni a disposizione, e abbastanza intraprendenza (i numeri in termini di corse progressive, 4.5, e dribbling, 8.1, erano simili a quelli dell’ultima stagione) ma spesso era lui a dover far salire la palla in conduzione, con il risultato di trovarsi davanti a difese già schierate. Da qui il basso numero di cross realizzati, e la generale inefficacia del suo gioco, testimoniata dai numeri: 4.95 cross a partita, con il 26.6% di precisione, e un solo assist in campionato, a fronte di 2.37 xA.
Nell’ultima stagione il definitivo inserimento di Kurtić a centrocampo (con Schiatteralla o Missiroli in mediana) e l’arrivo di Petagna in attacco hanno aiutato ad arricchire la struttura del gioco degli spallini, favoriti da un centrocampo più dinamico e (soprattutto) la presenza di un riferimento offensivo capace di tenere palla e far salire la squadra. La SPAL ha migliorato la circolazione della palla, e Lazzari ha iniziato a ricevere il pallone con più campo libero, sviluppando un’ottima intesa con Petagna, che spesso giocava sul suo lato.
La maggiore libertà ha permesso a Lazzari di aumentare l’influenza del suo gioco: in questa stagione sono cresciuti il numero di cross tentati (da 4.95 a 7.4), il numero di passaggi fatti (da 32.7 a 38) e il numero di passaggi ricevuti (da 23 a 27), ma la vera differenza è arrivata a livello qualitativo, sia nella scelta delle giocate che nella loro resa tecnica. Negli ultimi due anni l’esterno della SPAL si è concentrato in particolare sui cross, un tema che torna spesso nelle sue interviste. «Sono stati il mio cruccio per diverso tempo – ha raccontato a SportWeek, lo scorso ottobre – Troppo bassi oppure troppo lunghi. A volte spediti in tribuna. Ci ho lavorato parecchio si vede, per fortuna».
L’impressione è suffragata dai numeri: nell’ultima stagione Lazzari ha migliorato l’efficacia dei suoi cross (la percentuale dei cross riusciti è salita dal 26.6% al 37.9%), pur avendone tentati di più, e ha raddoppiato il numero di passaggi chiave (da 0.66 ogni 90’ a 1.49). Non a caso ha chiuso la stagione con 8 assist, frutto di 6.59 xA.
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Alla crescita sul lato tecnico si è aggiunta anche una maggiore varietà di gioco, sia nei tagli verso il centro che nell’utilizzo del piede debole, due soluzioni che permettono a Lazzari di essere molto più incisivo nell’ultimo terzo di campo. Degli 8 assist messi a referto, 2 sono arrivati grazie a un cross col mancino.
L’assist di Lazzari per il colpo di testa di Floccari, valso il vantaggio nello scontro diretto con l’Empoli.
Negli ultimi mesi Lazzari ha aperto più volte alla possibilità di giocare in una linea a quattro, un ruolo che gli offrirebbe ancora più spazio per attaccare, ma gli chiederebbe un maggiore contributo difensivo, un aspetto in cui ha ancora diversi margini di miglioramento. Anche per questo motivo non ha sorpreso il passaggio alla Lazio, una squadra in cui il suo inserimento sembra quasi automatico, considerando le similitudini tra i biancocelesti e la SPAL, sia nel modulo (il 3-5-2) che in alcuni principi di gioco.
Come la SPAL, la Lazio è una squadra abituata a difendersi bassa e compatta, così da aprirsi lo spazio per le transizioni. Un contesto ideale per Lazzari, che a Ferrara ha dimostrato di poter dare il meglio di sé proprio quando può attaccare a campo aperto.
A livello tecnico, l’arrivo di Lazzari regala alla Lazio una fonte di gioco che negli ultimi anni è forse mancata, complice il calo di Basta e il rendimento spesso altalenante di Marušić. Nell’ultima stagione la squadra di Inzaghi ha avuto difficoltà a risalire il campo con qualità, ed è migliorata solo nel finale di stagione, grazie all’inserimento di Correa al fianco di Luis Alberto e Milinković-Savić. Con Lazzari la squadra si garantisce una soluzione in più per dare superiorità, risalire il campo o cambiare gioco.
Lo scorso anno la Lazio si è appoggiata molto alla fascia sinistra, da dove ha attaccato il 42% delle volte, e pochissimo sul lato destro, dove è passata solo nel 30% dei casi (ultima in questa particolare classifica). L’arrivo di un giocatore di grande intensità e ritmo come Lazzari potrebbe dare una mano a riequilibrare gli attacchi sulle due fasce, dando più imprevedibilità a una manovra che spesso ha risentito dello stato di forma dei suoi giocatori chiave. In questo senso sarà interessante vedere come sarà la sinergia con Correa, Luis Alberto e Milinković-Savić, giocatori molto bravi a giocare sotto pressione, perfetti per attirare il gioco e liberare campo sull’esterno.
Le maggiori incognite restano in fase difensiva, anche perché Inzaghi chiede molto lavoro ai suoi esterni. Nella scorsa stagione Lazzari ha avuto una media di 5 duelli difensivi ogni 90’, vincendone solo 13.66%; numeri non eccezionali, specie se rapportati a quelli tenuti da Romulo (6.92 duelli difensivi con il 21.26% di successo) e Marusic (5.97 duelli, 18.79% di successo) nella scorsa stagione. In compenso l’ex SPAL conta una media di 4.7 recuperi (il 35% nella metà campo avversaria) e 3.12 intercetti (dati Wyscout) ogni 90’, numeri che rappresentano una buona base su cui lavorare.
Insomma, non sembra mancargli la volontà di migliorare, né l’applicazione difensiva, e starà a Inzaghi incanalare questo tipo di qualità in una resa più consistente. Tendenzialmente, l’inserimento di un giocatore così dinamico potrebbe aiutare la Lazio nelle transizioni difensive, che spesso, complice una difesa molto lenta, si sono rivelati uno dei punti più critici di una squadra abituata a giocare sempre su ritmi alti.
Sulla carta la scelta di Lazzari rappresenta un ottimo acquisto per la Lazio, che con una spesa abbastanza contenuta (tra i 9 e i 10 milioni, più il cartellino di Murgia) si è assicurata uno degli esterni più interessanti del campionato, nel ruolo in cui forse avevano più bisogno di un nuovo innesto. In questo calciomercato di nomi esotici e cifre folli questo acquisto “banale” e già annunciato potrebbe rivelarsi uno dei più riusciti.