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Storia dei capelli di Maradona
09 dic 2020
I tagli sfoggiati nel corso della sua vita parlano.
(articolo)
10 min
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Nell’infinito romanzo della sua vita, Diego Armando Maradona sembra interpretare ogni volta personaggi diversi. Alcuni li abbiamo dimenticati. Ricordate il Maradona guerrigliero che saluta la folla su un suv-carrarmato in Bielorussia? Il Maradona ultrà, a torso nudo, asciuttissimo, alla Bombonera? Tutte versioni meno conosciute del Maradona santo di Napoli, aureolato sulle mura dei Quartieri Spagnoli; o anche del Maradona torello, tozzo e aggressivo di USA 94.

In tutte queste fasi diverse della vita, sparso fra i cinque continenti, Maradona sembra di volta in volta una persona diversa. Diverso è il suo personaggio, quindi diversa la sua fisicità. Il suo corpo e la sua faccia sembrano deformarsi attorno alle esigenze sceniche del momento. Come nei romanzi vittoriani, Maradona ha assorbito sul suo corpo le emozioni estreme della sua vita. E la storia della vita di Maradona è la storia del suo corpo. Possiamo metterlo sul tavolo anatomico, tagliarlo a pezzi e farlo parlare.

Del corpo di Maradona la mia parte preferita sono i suoi capelli, a loro volta personaggi della sua storia personale ma anche del racconto storico in cui sono immersi. Raccontano il cambiamento, la disgregazione, l’invecchiamento di Maradona; ma raccontano anche la sua evoluzione come icona di stile. Un aspetto forse sottovalutato del suo mito.

Eccovi una storia di Maradona attraverso la storia dei suoi capelli.

Maradona bambino, capelli tagliati col coltello

Per uno strano paradosso temporale, questa è la foto più giovane di Maradona, e al contempo quella in cui somiglia di più a suo padre. Non si capisce come abbia fatto questo bambino a diventare quell’uomo. Il suo viso deve ancora diventare tondo, e la sua innocenza si esprime in uno sguardo spaventato. I capelli, neanche sembrano i suoi, come se dovessero ancora fiorire. Sembrano ruvidi e duri, senza vita, tagliati con un coltello da campeggio prendendo le misure con una scodella tenuta sulla testa. È il Maradona che sembra cresciuto in un contesto pre-industriale, come ha scritto Brian Phillips: «Non stiamo parlando di riuscire a pagare le bollette dell’elettricità. Stiamo parlando di pavimenti di terra. Tetti fatti di canne di bambù». Per usare una definizione che lui darà di sé stesso in momenti diversi, una “cabecita negra”.


Maradona all’esordio, un angelo

Durante l’adolescenza i capelli di Maradona esplodono e cominciano a prendere il movimento selvaggio che gli riconosciamo. Ma qui sono ancora soffici, leggeri, lontani dall’untuosità che avranno più avanti. Sono dei capelli da angelo, portatori di quella purezza originaria che vogliamo vedere nella storia di Maradona. Il bambino col dono divino che deve ancora lasciarsi corrompere dal mondo. Maradona in questa foto ha davvero quell’aria da angelo che aveva descritto Jonathan Wilson nel suo libro sul calcio argentino Angels with dirty faces. È l’estetica del ragazzo dall’aria innocente e l’astuzia da demone. Nel primo gol segnato con l’Argentinos Jr. si prenderà la soddisfazione di fare tunnel al difensore Juan Domingo Cabrera.


Maradona militare, Argentina 78

A 18 anni Maradona, il prodigio, ha già diverse presenze con l’Albiceleste. È appena diventato il più giovane capocannoniere della storia del campionato argentino. Menotti lo convoca anche per alcune amichevoli prima del Mondiale giocato in casa, quello del '78, il paese ribolle di attesa, ma poi viene tagliato dalla lista finale per motivi che ancora oggi si ritengono misteriosi. Per qualcuno ha pesato l’antipatia di Daniel Passarella nei suoi confronti. In epoca di regimi militari, Maradona si tiene i capelli ben disciplinati e appiccati al cranio. Un taglio austero, quasi medievale, che pare un tentativo di repressione della sua personalità. Sembra uno che vuole rigare dritto, o che vuole comunicare al mondo di voler rigare dritto.


Maradona, Boca 81

Nel suo anno al Boca Juniors, nel 1981, i ricci di Maradona sono al massimo del loro splendore. Così folti e selvaggi da assumere per paradosso una forma precisa. Sembrano disegnati, incorniciano la faccia larga che ricorda quella di Omar Sivori, l’altro grande archetipo del Pibe argentino. Il ragazzino furbo e malizioso che gira per le strade del barrio. In questi anni i suoi capelli hanno un fascino quasi tattile, viene voglia di rompere la bidimensionalità della foto per toccarli e scoprire se sono davvero fatti di cioccolato.


Maradona, Barcellona 82

I sovrani merovingi non tagliavano mai i capelli nella loro vita: erano il segno della loro forza e della loro condizione privilegiata. Usavano pettini d’avorio o d’osso per puntarli sulla testa.

A Barcellona i capelli di Maradona raggiungono il loro massimo volume. I suoi ricci sono selvaggi e sembrano poter crescere in ogni direzione, anche contro la forza della gravità. Dall’alto la sua testa appare gigante; il suo corpo, corto ed esile, sembra assecondare la il peso della sua testa. I suoi capelli sono un pianeta a sé, ci possono abitare cose, ci si possono nascondere oggetti, sembrano avere un loro microclima interno. Gli occhi sono sempre più stretti e coperti dalla frangia. Da questo momento in avanti il volume dei suoi capelli comincerà a ridursi.


Maradona santo, Messico 86

Nell’anno in cui Maradona diventa santo, quello in cui pare avere un rapporto ancor più speciale col divino, i suoi ricci si sono disciplinati, piegati all’indietro in un effetto moquette. I suoi capelli iniziano a diventare più ruvidi e perdono la tenerezza della gioventù. Dietro inizia a spuntare un accenno di mullet.




Maradona villain, Italia 90

Mentre gli italiani fischiano l’inno argentino Maradona sobilla “hijos de puta” a denti stretti. I suoi capelli sono ora ruvidi e crespi, da uomo maturo e pratico, sui lati e dietro restano corti e puliti. Gli occhi cominciano a essere piegati all’ingiù, la barba di un paio di giorni. Il suo declino, che inizia dopo questo Mondiale, è anche un declino di vitalità espresso da un look più rude e asciutto.


Maradona e il Mullet, Siviglia 92

Il mullet è andato di moda soprattutto tra la fine degli anni ’70 e la fine degli ‘80, da Ziggy Stardust a Lionel Richie. Maradona ci è arrivato tardi ma il suo mullet è stato glorioso, unto, capace di esprimere la prima coda tumultuosa della sua carriera. A Siviglia, l’ultimo anno in Europa, Maradona ritorna dopo 15 mesi di squalifica: fuori forma, già in disfacimento. Il suo collo ha raddoppiato il suo volume e le catenine d’oro gli restano appiccicate.

Oggi il mullet sta tornando di moda, taglio gender fluid, simbolo di libertà. Maradona lo ha portato in diverse fasi della sua vita, ma mai in forma estrema come a Siviglia, mai con uno squilibrio così spiccato di lunghezza tra fronte e nuca.


Maradona riga dritto al Newells, 1993

Nel 1993 esordisce con la maglia del Newell’s con lo sponsor gigante Yamaha, quella con cui ha deciso di omaggiarlo Messi. Nella lettera ai Corinzi San Paolo scrive che i capelli lunghi sono per la donna una gloria e per un uomo una vergogna. Questo nonostante in altri miti classici, come quello di Sansone, i capelli rappresentino un mito di forza e virilità. La vita morale di Maradona è un pendolo tra i capelli lunghi o estrosi e quelli corti e militari, tra le cadute e le rinascite. Nelle foto al Newell’s la sua mascella torna a essere definita, asciutta; i capelli corti, ordinati e virili. La tragedia di USA 94 parte dalla ferocia con cui rimette insieme i pezzi di sé stesso prima del crollo.


Maradona in Corea, 1995

Maradona è tornato dalla squalifica successiva al Mondiale americano con uno dei look più inattesi e pirotecnici della sua vita: baffi e pizzetto definitissimi, e in testa una strana banda platinata sul lato. Una scelta che ci pare estrosa anche di questi tempi in cui quasi tutti i calciatori professionisti, a un certo punto, si sono fatti biondi. La prima volta che Maradona sfoggia questo look è nella partita del suo rientro a La Bombonera, contro il Colon. Oltre a lui quell’anno torna al Boca anche Paulo Caniggia, anche lui squalificato in Serie A per tredici mesi. Qualcuno ribattezza quella squadra il “Coca Juniors”: «Io e Caniggia siamo stati sbattuti fuori dal calcio insieme, e ora torniamo insieme».

Quell’anno giocano un’eccentrica amichevole in Corea tra Boca Juniors e la Nazionale locale. Maradona è in forma ma è meno reattivo, la fine agonistica è vicina. Eppure durante la partita ha qualche sprazzo: è lui e al contempo non è lui. Al braccio indossa una fascia con scritto “Diego” con un font che pare uscito da Capitan Tsubasa. Con questi capelli si presenterà anche, perfettamente a suo agio, sul palchetto dell’università di Oxford, e a un certo punto li terrà sotto un tocco.


Maradona in Tifosi, 1999

Questa foto con Massimo Boldi sembra provenire da un multiverso diverso dal nostro. Nonostante stentiamo a riconoscere sia successo veramente, Maradona era sul set di Tifosi con questo taglio in avanti spettinato che inizia a essere troppo giovane per il suo viso. Nel film Nino D’Angelo rischia la galera per farsi una foto con Maradona, che viene portato in giro come un santo: in pizzeria un asino piange quando si alza dal tavolo, prima di andare via bacia tutti i bambini, uno gli lancia un pallone, lui si mette a palleggiare e parte “Ho visto Maradona”.

Nella sua vita sono tantissimi i momenti in cui qualcuno gli getta un pallone come a una foca ammaestrata, e lui deve compiacere gli altri. Gli è successo nello spot del Sonar Festival del 2002, sulla passerella di Cannes del 2008, negli studi di Carramba che sorpresa, nel già citato episodio delll’università di Oxford.


Maradona a Cuba, 2000

Nel 2000 Maradona soffre di una crisi cardiaca e il suo amico Fidel Castro lo invita a Cuba per disintossicarsi. Cuba per lui è il miglior posto al mondo, Che Guevara la più grande persona mai esistita. Maradona se ne va in giro con una pancia enorme, le canottiere che mettono bene in mostra il tatuaggio del Che e, soprattutto, questi capelli decolorati che in alcune foto sono biondi, in altre di un arancione acceso, tossico.

L’abbronzatura gli rende la pelle color terracotta e il contrasto tra questi colori e il nero corvino delle sopracciglia è straniante. Per questo a un certo punto arriva a decolorarsi anche le sopracciglia, e a quel punto è la grandezza della sua faccia a diventare spaventosa. Nel 2000 è un uomo grasso, e lo sarà per la maggior parte del tempo che gli resta da vivere.


Maradona Uncut Gems, 2001

DANIEL GARCIA/AFP via Getty Images

Nel 2001 Maradona deve giocare un’altra “ultima partita”: l’amichevole Argentina-Resto del Mondo. Dopo un attacco di cuore e un’operazione al ginocchio dice di voler affrontare la partita con serietà, da “vero atleta”. Alla conferenza di presentazione della partita Maradona si presenta con i capelli gonfi stirati in avanti, con una frangetta corta. I baffi e pizzetto iniziano a incanutirsi, è sudato, tra orologi, braccialetti e collane d’oro e questo paio d’occhiali stretti. È Howard Ratner di Uncut Gems.


Maradona operato allo stomaco, 2005

Maradona nel 2005 pesa 128 chili e deve essere operato allo stomaco. Nelle foto non sembra lui ma una statua-parodia a lui dedicata: enorme e grottesca. Anche i suoi capelli hanno l’aspetto della riproduzione comica dei suoi capelli degli anni migliori. Sembrano i suoi ricci dei primi anni a Napoli, ma su cui è stata versata una bottiglietta di olio di semi di girasole.


Maradona CT, 2010

Il Diego Maradona CT dell’Argentina è l’unica sua versione tarda autenticamente stilosa, coi completi grigi spezzati da cravatte argentate. Ha la barba mezza bianca e mezza nera, affilata attorno al contorno del viso, i capelli grossi da leone. È uno dei pochi momenti tardi della sua vita in cui le sue proporzioni non gli danno un’aria grottesca ma piuttosto carismatica, quasi autoritaria.

È anche l’ultimo momento in cui avrà i capelli lunghi e leoneschi, sempre folti e sempre più unti. Nel decennio successivo i suoi capelli torneranno ad accorciarsi, fino a cedere a pericolose rasature negli ultimi anni. Quando la pelle del suo viso diventerà spessa e stirata dai lifting, i capelli corti ostentatamente giovanili degli ultimi anni, smetterà di essere lui in maniera quasi definitiva.

Oggi una ciocca dei suoi capelli rimane custodita in una teca del Bar Nilo di Napoli, trattati come una reliquia, come i capelli della Vergine Maria.




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