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Sabitzer è l'anima del Red Bull Lipsia
21 mar 2018
Il giocatore austriaco è forse la pedina più insostituibile del sistema di Hasenhüttl, che però dovrà farne a meno per un po'.
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18 min
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L’Austria non si qualifica per la fase finale di un Mondiale dal 1998, ma a livello di club il movimento calcistico austriaco sta cercando di riguadagnarsi un posto nella mappa del calcio europeo. Trainata dai buoni risultati del Red Bull Salisburgo in Europa League (sconfitto una sola volta in tutta la stagione e imbattuto nelle competizioni continentali), la federazione nazionale occupa l’undicesima posizione nel Ranking UEFA (nona se si considera solo la stagione in corso), nonostante non abbia nemmeno una squadra in Champions League e sia l’unica Nazione tra quelle nella top-15 ad aver potuto contare su solo quattro squadre in Europa.

A livello internazionale il calciatore simbolo è indubbiamente David Alaba, austriaco di madre filippina e padre nigeriano. Il poliedrico terzino del Bayern Monaco che in Nazionale gioca solitamente più avanzato, persino da trequartista, è riconosciuto come l’alfiere di un movimento anche dagli allenatori, che dal 2011 al 2016 lo hanno votato Fußballer des Jahres, giocatore austriaco dell’anno.

Durante la scorsa stagione, anche grazie alla crescita dell’influenza della galassia Red Bull nel calcio austro-tedesco ed europeo, il calcio austriaco ha trovato nuovi protagonisti e dopo sei riconoscimenti consecutivi, Alaba si è piazzato solo ottavo nelle votazioni per il 2017. A farla da padroni nelle preferenze degli allenatori sono stati due ex compagni al Rapid Vienna: Guido Burgstaller che, arrivato dalla seconda divisione tedesca, ha segnato 22 gol in un anno e mezzo con lo Schalke 04 e soprattutto Marcel Sabitzer, che dopo aver contribuito ai recenti successi del Red Bull Salisburgo si è confermato protagonista anche nel RB Lipsia, tanto da spezzare l’egemonia di Alaba e inserire il proprio nome nell’albo d’oro del premio.

Franco Foda, il neo-selezionatore della Nazionale che lo ha votato al primo posto davanti ad Alaba e Aranutovic, lo ha definito “un interprete di assoluto livello per un top club tedesco”, mentre Heimo Pfeifenberger del Wolfsberger ha sottolineato come nella passata stagione «sia diventato un leader nel Lipsia e abbia fatto passi importanti nello sviluppo personale».

Il piano carriera

Quello della leadership è un tema ricorrente nella carriera di Sabitzer, che fin da piccolo è stato guidato dall’idea di primeggiare nello spogliatoio della propria squadra tanto sul piano tecnico quanto su quello della personalità. La sua è una famiglia di calciatori: il cugino 17enne, Thomas, fa il trequartista per l’SV Kapfenberg, in seconda divisione mentre il padre, Herfried ha vinto il titolo sia in Bundesliga che in Eerste Liga, oltre ad essere stato anche attaccante della Nazionale.

Proprio il padre è stato una figura fondamentale nel suo percorso del mondo del calcio e che più di tutti ne ha plasmato lo sviluppo, soprattutto a livello caratteriale. Da calciatore Sabitzer non ha mai lasciato l’Austria, giocando dalla quarta alla prima divisione, ma qualche anno fa ha ammesso di essersi pentito della sua scelta. Nel 1998, quando il suo contratto con il Grazer AK era appena terminato, ricevette un’offerta del West Bromwich Albion, ma decise di trasferirsi all’allora Wüstenrot Salisburgo, la squadra che 17 anni più tardi sarebbe diventata proprio il Red Bull Salisburgo. Una decisione che oggi vede come un grosso sbaglio, che gli precluse la possibilità di «imparare una nuova lingua, vivere in un altro Paese e fare nuove esperienze».

Come ogni buon padre ha sempre voluto il meglio per il proprio figlio e ha sfruttato la propria esperienza e i propri errori da calciatore per far sì che nessun traguardo fosse precluso a Marcel, decidendo al posto suo quando era ancora solo un ragazzino e offrendo sempre il suo consiglio anche una volta completato il salto nel professionismo.

Foto di Matthias Hangst / Getty Images.

Anche perché da ragazzino Marcel non aveva un talento immediatamente riconoscibile, come quello di Alaba, che secondo Herfried sarebbe avrebbe avuto successo qualunque decisione avesse preso nella sua carriera. Così, quando a 15 anni faceva panchina nelle giovanili dell’Austria Vienna, non esitò a portarlo via e a firmare per il ben più modesto Admira Wacker. Una scelta che ha pagato, visto che giocando in pianta stabile Sabizer ha iniziato subito a migliorare, tanto da guadagnarsi l’esordio in prima squadra poco dopo il 17esimo compleanno e addirittura la prima convocazione in Nazionale a 18 anni, di cui, curiosità, venne a sapere solo leggendo in rete.

A gennaio 2013, quando mancavano sei mesi dalla scadenza del suo contratto con l’Admira e dopo 10 gol e 8 assist in 52 partite, Sabitzer tornò nuovamente a Vienna, stavolta al Rapid, che lo acquistò per poco più di 300mila euro. Anche per la sua posizione contrattuale, erano molte le squadre interessate, a cominciare da Schalke 04, Kaiserslautern e Borussia Mönchengladbach, ma Herfried ritenne, a ragione, che per Marcel fosse necessario giocare e affermarsi al massimo livello in Austria prima di trasferirsi all’estero, soffermandosi su come già il salto dall’Admira al Rapid fosse considerevole.

Il modello di carriera da seguire era quello di Zlatko Junuzovic (guarda caso, l’ultimo a vincere il premio di giocatore austriaco dell’anno prima di Alaba), arrivato al top in Austria prima di diventare capitano del Werder Brema in Germania. Considerato comunque il forte interesse di club tedeschi, il padre ottenne che nel contratto fosse inserita una clausola rescissoria da 2 milioni valida esclusivamente per l’estero, in modo da non ostacolare ulteriori rapidi sviluppi di carriera.

Ancora una volta, il consiglio del padre si è rivelato giusto: come l’Admira, il Rapid giocava con il 4-2-3-1 e Sabitzer, continuando ad alternarsi tra la fascia destra e quella sinistra della trequarti e qualche partita da punta centrale, segnò altri 12 gol e 8 assist, entrando inevitabilmente nel radar di Ralf Rangnick, che voleva entrasse nel progetto calcistico della Red Bull, decisa a fare il salto di qualità a livello europeo dopo aver acquistato anche il Lipsia, che nel 2014/15 era stato appena promosso in Zweite Liga.

Approfittando della clausola valida solo per l’estero, Rangnick acquistò Sabitzer tramite il RB Lipsia, prima di cederlo in prestito al Red Bull Salisburgo, trasferimento che inimicò al giocatore i tifosi del Rapid sia per la destinazione, un rivale al titolo, che per le modalità. Le critiche furono così pesanti che il padre ha definito Sabitzer «il primo atleta austriaco vittima di shit-storm»; poi ha precisato che suo figlio non si fece condizionare più di tanto dalle offese dei suoi ex tifosi, delle quali spesso ridevano insieme.

Quando nell’estate del 2014 Sabitzer arrivò a Salisburgo la squadra aveva appena perso il proprio vate Roger Schmidt, influente tanto quanto Rangnick (se non più di) nel progetto Red Bull, considerato quanto sia evidente il suo marchio sulle squadre di Ralph Hasenhüttl e, in misura minore, Marco Rose, gli attuali allenatori di Lipsia e Salisburgo. Ma la squadra aveva perso anche Sadio Mané (23 gol e 18 assist in tutte le competizioni), insieme Kevin Kampl (14 gol, 27 assist), fondamentale ibrido tra un trequartista e un’ala del 4-2-2-2 del tecnico tedesco, una vera e propria macchina da gol e da gegenpressing.

Il nuovo allenatore, Adi Hutter, proseguì sul solco di Schmidt e usò Sabitzer sia come trequartista, principalmente a sinistra dove c’era il vuoto lasciato da Sané, che da punta. A gennaio è stato ceduto al Guanghzou Evergrande anche Alan, attaccante e ala sinistra da 37 gol e 20 assist nella stagione precedente - e il brasiliano era solo il secondo miglior attaccante della squadra - oltre che potenziale concorrente di Sabitzer, e soprattutto Kampl, passato al Borussia Dortmund.

Quando a marzo del 2015 ha compiuto 21 anni, Sabitzer era già leader indiscusso della squadra, in campo e nello spogliatoio. Nonostante gli addii, il Salisburgo riuscì a ripetersi vincendo campionato e coppa nazionale anche grazie ad un gran finale di stagione di Sabitzer che nelle ultime 9 partite in campionato segnò 7 gol e firmò 6 assist, tra cui un gol e 2 assist nel fondamentale 3-3 nello scontro diretto sul campo del Rapid Vienna, la sua ex squadra che aveva vinto all’andata (2-1 con Sabitzer ancora in gol). Sabtizer ha chiuso il 2014/15 segnando 27 gol senza calciare i rigori e aggiungendo 21 assist ai compagni in tutte le competizioni: un contributo spaventoso da 1,25 gol o assist ogni 90 minuti giocati.

Dopo un’annata così, avrebbe voluto continuare a giocare e crescere a Salisburgo, ma Rangnick mandò all’aria i suoi piani. Il prestito era scaduto e il Lipsia, che dopo due promozioni consecutive non era riuscito a centrare anche la terza, rimanendo un altro anno in Zweite Liga, aveva bisogno del suo talento e della sua leadership per salire in Bundesliga.

Sabitzer però non ne voleva sapere di scendere di categoria, anche perché quando gli venne comunicato che sarebbe dovuto andare a Lipsia, Rangnick, dopo i rifiuti di Thomas Tuchel (allora al Mainz ma già promesso al Dortmund) e del tecnico delle giovanili del Leverkusen Sascha Lewandowski, non aveva ancora trovato un allenatore per sostituire Alexander Zorniger, cacciato dopo non essere riuscito a far meglio del quinto posto. Sabitzer si fece persino scappare che «il Lipsia non rientra nei miei piani di sviluppo come calciatore», altra dichiarazione che rende bene l’idea di un’ambizione che in Austria in molti consideravano al limite dell’arroganza.

Legato contrattualmente al Lipsia, Sabitzer non ha potuto far nulla per impedire il suo trasferimento in Sassonia, ma le cose sono andate per il verso giusto. Preso atto di non essere in grado di firmare un tecnico di suo gradimento, Rangnick ha deciso infine di aggiungere alla sua carica di direttore sportivo anche quella di allenatore. Dopo un’estate in cui ha speso più di tutti gli altri club di Zweite Liga messi insieme, l’ex tecnico dell’Hoffenheim è riuscito a convincere Sabitzer delle sue ambizioni oltre che della centralità che l’austriaco avrebbe rivestito nel progetto di ascesa al top del calcio tedesco ed europeo. Lo stesso calciatore, sul finire della passata stagione ha dichiarato «Quando ho saputo che Rangnick sarebbe diventato allenatore, sono stato più felice di venire a Lipsia. Ha una grande opinione di me e mi fido di lui ogni volta che mi dà un consiglio».

Nel suo anno in panchina Rangnick è stato relativamente flessibile sul sistema di gioco, usando il 4-2-3-1, il 4-4-1-1 ma anche il 4-4-2 con il rombo. Indipendentemente dalla formazione, Sabitzer si consolidò come una costante, giocando da ala destra, da trequartista o seconda punta. A livello personale, non è riuscito a ripetere gli exploit realizzativi della stagione precedente, anche perché ha giocato meno partite e in un ruolo meno avanzato. In ogni caso l'austriaco si è affermato comunque come vice-capocannoniere della squadra, 8 reti, e secondo miglior uomo assist, con 5 passaggi decisivi. A fine anno i tifosi lo hanno premiato come giocatore dell’anno dai tifosi.

Foto di Ronny Harmann / Getty Images.

Marcel è qui per comandare

Se ci fermassimo alle statistiche di quell’anno verrebbe quasi da pensare che le sue paure fossero fondate, e che effettivamente Sabitzer sia stato costretto ad un ridimensionamento. A posteriori si può invece dire che quella stagione è stata forse la più importante per il suo sviluppo. In campo ha imparato a fare da equilibratore e da collante tra i reparti in entrambe le fasi, in un sistema che aveva bisogno di concentrazione e sforzo mentale.

Se nelle partite casalinghe si esibiva in uno stadio davanti a 30mila persone, in trasferta doveva subire gli insulti e i tentativi di intimidazione dei tifosi avversari che vedevano nella squadra della multinazionale degli energy drink un nemico da combattere, lontanissimo da un modello di calcio in cui i tifosi sono anche proprietari del club. Tanto per farsi un’idea del clima, in quella stagione, i sostenitori dell’Erzgebirge Aue paragonarono con uno striscione il fondatore della Red Bull, Dietrich Mateschitz, a Hitler, mentre i tifosi del Karlsruhe riuscirono persino a penetrare nell’albergo della squadra per cercare di intimorire i calciatori prima della gara, e a bloccarli dentro dopo la partita; a fine 2016, a Dresda, è arrivata persino una testa di toro mozzata a bordo campo.

Eppure, anche nelle situazioni climatiche peggiori, Sabitzer e compagni non si sono fatti intimorire dai condizionamenti esterni, giocando e soprattutto vincendo in casa e trasferta. Conquistata la promozione, Rangnick è tornato dietro la scrivania e al suo posto è arrivato il rampante Ralph Hasenhüttl, nato a Graz proprio come Sabitzer, il tecnico dietro il miracolo dell’Ingolstadt, capace di vincere la Zweite Liga nel 2014/15 e conquistare un incredibile undicesimo posto nella prima stagione in Bundesliga, grazie alla grande organizzazione tattica.

Con Hasenhüttl, il Lipsia è tornato al 4-2-2-2 di Schmidt, dove Sabitzer si è rivelato di nuovo imprescindibile, stavolta da trequartista nel mezzo spazio di destra. Nella scorsa edizione della Bundesliga, Die Roten Bullen hanno sorpreso tutti e, dopo aver persino guidato la classifica ad inizio stagione, hanno chiuso la stagione al secondo posto, conquistando da neo-promossi la qualificazione diretta alla Champions League.

«Fare il calciatore è il lavoro dei sogni. Trascuri gli amici, salti le feste, vai a letto prima dei ragazzi della tua età, ma, credetemi, su quel prato verde si vivono dei momenti che valgono tutti i sacrifici». Ma a fare da contraltare a queste dichiarazioni, le prime davvero calorose di un giocatore che non sveste mai i panni del professionista esemplare anche nelle interviste, ha anche aggiunto che se alcuni dei suoi compagni facevano fatica a realizzare quanto avessero conquistato anche quando la qualificazione era matematica, per lui era chiaro già durante l’anno che la squadra avrebbe potuto conquistare l’accesso alla Champions.

Non stupisce che per un giocatore di questo tipo l’idolo sia Cristiano Ronaldo, che ammira per il più comune, ma forse anche dei più veri, dei cliché sportivi: «è il primo ad arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andarsene».

Sabitzer si è affermato quasi subito come una figura chiave nello spogliatoio del Lipsia. Un aneddoto dal ritiro estivo in Tirolo rende bene l’idea della sua considerazione nel club. La divisione marketing del Lipsia, d’accordo con gli psicologi della prima squadra, aveva deciso che su ogni specchio dei bagni fosse scritto un motto personalizzato per ogni giocatore. Quello di Sabitzer, in maniera tutt’altro che figurata, recitava: «Marcel is here to lead».

Cosa rende speciale Sabitzer

Nonostante non sia più l’uomo gol che era al Salisburgo (per ora solo 2 reti in Bundesliga), in proporzione la sua importanza nell’economia del gioco del Lipsia è forse persino maggiore. A livello tecnico Sabitzer è migliorato molto e ora è dotato di un ottimo controllo di palla e di una tecnica individuale che lo rende in grado di offrire ai compagni passaggi precisi tra le linee.

Se già era dotato di una notevole sensibilità tattica, il fatto di aver giocato già quasi 300 partite a 24 anni e di aver interpretato praticamente tutti i ruoli dal centrocampo in su, lo hanno reso ancora più consapevole di quanto accade attorno a lui in campo. A tal proposito, Werner Gregoritsch, tecnico dell’U-21 austriaca dal 2012, ha detto: «Come suo padre, Marcel è straordinario con la palla perché ha una abilità eccezionale di sentire cosa sta succedendo nel gioco. Il suo occhio per i compagni è straordinario anche perché apprende dalle loro azioni. Marcel è un calciatore che ascolta ed assorbe tutto e che vuole trarre beneficio dalla conoscenza degli altri. Migliora partita dopo partita».

Un aspetto su cui è molto cresciuto è la volontà di giocare in maniera associativa, anche perché Hasenhüttl ha sviluppato nuove soluzioni offensive per scardinare le squadre che aspettano il Lipsia sempre più basse. Quando era più giovane cercava di più l’uno contro uno e l’iniziativa personale, ma adesso cerca sempre di coinvolgere i compagni (nelle ultime stagioni raggiunge appena i 2,0 dribbling tentati ogni 90 minuti). In alcune occasioni si libera del pallone poco prima che l’avversario sia in grado di iniziare il duello, un tipo di azione che, se eseguita con la velocità giusta, assume un alto valore strategico, perché permette di disorganizzare le linee difensive prendendo in controtempo l’avversario diretto e cominciare un uno-due o una combinazione: Sabitzer stesso ha dichiarato che grazie al suo allenatore pensa di aver sviluppato una maggiore rapidità d’esecuzione quando è sotto pressione.

Il gioco offensivo del Lipsia non può prescindere dalle combinazioni tra i giocatori offensivi e dalla loro capacità di aprire spazi. Molto spesso le due punte si abbassano o allargano e allo stesso tempo i due trequartisti/esterni vengono dentro al campo per creare superiorità numerica tra le linee e portare fuori posizione i laterali difensivi avversari. Sabitzer è molto abile nell’attirare i difensori su di sé e nel fornire ai due centravanti la possibilità di attaccare la profondità. D’altronde, non sempre per influenzare il gioco è necessario toccare il pallone.

Se la parte più appariscente del suo gioco è la sua pericolosità in transizione, grazie a una progressione brutale (33,7 km/h la punta massima registrata quest’anno), quella invece sottovalutata è la capacità prendere decisioni in contesti dinamici, servendo i compagni nello spazio anziché partire in prima persona. Sabitzer è rimasto pericoloso anche in zona goal, anche se spesso parte più lontano dall’area di rigore rispetto a Forsberg, che gioca sul lato opposto. Forse gli manca la coordinazione dei migliori attaccanti ma a volte, quando deve rinunciare a uno tra Werner e Poulsen, Hasenhüttl continua a preferirlo ad Augustin nel ruolo di punta. Si muove bene senza palla e ha un buon tiro dalla distanza, oltre ad essere pericoloso di testa, più per il tempismo e l’elevazione che per l’altezza (è alto 1 metro e 77).

Sabitzer è dotato di un fisico bilanciato e piuttosto potente, oltre che di grande resistenza, caratteristiche che lo rendono perfetto per giocare nel 4-2-2-2 iper-cinetico di Hasenhüttl, che nei suoi primi mesi in panchina lo alternava con Kaiser e Burke, ma ora lo toglie dall’undici titolare solo quando è costretto. Oltre a conoscere i pressing-triggers ormai alla perfezione, essendo nel sistema Red Bull da diversi anni, anche a livello individuale sa scegliere bene i tempi e gli angoli con cui portare pressione sugli avversari.

È un giocatore intelligente in fase difensiva, bravo a coprire le linee di passaggio, e realizza 1,8 intercetti e vince 2,1 contrasti ogni 90 minuti, cioè più di ogni altro giocatore della squadra che non sia un difensore o si chiami Naby Keita. Sabitzer è l’equilibratore dell’intero sistema dei “Tori Rossi”, quello che sacrifica le velleità offensive personali e rimane indietro per prevenire le transizioni, soprattutto quando uno dei due centrocampisti si sgancia in avanti.

Sabitzer ha riassunto il proprio apporto alla causa in poche frasi: «Do sempre tutto, dal primo all’ultimo secondo. Penso che posso trascinare e spingere i miei compagni con la mia presenza in campo. Inoltre, sono un giocatore adattabile e continuo, l’allenatore e la squadra possono contare su di me».

Ma nulla è più convincente delle immagini: questo video dell’account ufficiale della Bundesliga sui principi di gioco del Lipsia, sottolinea alla perfezione quanto Sabitzer sia un giocatore praticamente insostituibile. Nel primo esempio, contro la difesa a tre dello Schalke, il pressing viene portato con solo tre attaccanti e lui rimane a centrocampo, ma il suo ruolo rimane da protagonista: non solo intercetta il passaggio e recupera palla, ma comincia la transizione che porta al gol di Bruma. Nel secondo esempio, fa il suo tipico movimento a venire dentro al campo e posizionarsi tra le linee - che in questo caso porta fuori un centrale - per poi accelerare il gioco, risultando ancora una volta decisivo per la rete, segnata stavolta da Poulsen. Infine, prima sprinta e poi passa in profondità avvicinando la palla alla porta di 30 metri in 3 secondi e Werner fa il resto.

L’importanza di giocatori come Sabitzer viene spesso capita solo in maniera residuale, cioè sottraendoli al sistema. Nella gara di Champions League contro il Monaco è caduto male e si è infortunato alla spalla. Nelle successive 7 partite giocate in sua assenza, il Lipsia è riuscito a vincere una sola volta, pareggiando due gare e perdendone tre. Anche l’algoritmo Goalimpact conferma l’importanza di Sabitzer nei risultati della sua squadra, soprattutto negli ultimi due anni. Nella sfida contro il Bayern Monaco, dopo 10 minuti di gioco, si è rotto i legamenti della caviglia e starà fuori per molte delle partite decisive del RB Lipsia nel finale di stagione.

Goalimpact è un sofisticato algoritmo sviluppato da Jörg Seidel, già utilizzato da squadre e professionisti, che misura quanto un giocatore contribuisce alla differenza reti della squadra in cui gioca. Quello di Sabitzer è già abbastanza alto e in linea con quanto previsto (la linea rossa scura rappresenta la performance osservata, quella rossa trasparente la performance attesa), ma se si osserva la linea blu in trasparenza, che rappresenta la media mobile calcolata sugli ultimi due anni, si nota come in questo periodo abbia contribuito come uno dei migliori 200 al mondo. Si ringrazia Jörg Seidel, che potete seguire suTwitter, per la gentile concessione del grafico.

Per come, grazie ad una fredda e finalizzata programmazione, RB Lipsia e Sabitzer sono arrivati entrambi al top, sembra difficile immaginare la fine di un tale idillio. Ma l’ipotesi di un addio non è poi tanto lontana: l’austriaco, ha un contratto fino al 2021, ma per ora sembra non voler rinnovare e tutte le volte che è stato interrogato a riguardo si è rifiutato di commentare. Rangnick sta cercando di prolungare l’accordo da mesi, anche perché nell’ombra sembra stia agendo il Bayern Monaco. Due indizi avvalorano questa teoria, come molti austriaci, Sabitzer è tifoso del club bavarese e il suo attuale allenatore Hasenhüttl è indicato tra i candidati a prendere il posto di Heynckes a Säbener Strasse.

Non possiamo sapere se l’attendismo di Sabitzer dipenda dalla sua volontà di andarsene o sia solo un modo per forzare la mano al club che ha fissato il tetto salariale a 4,5 milioni di euro, ma siamo certi che ancora una volta farà di tutto per conquistare il prossimo obiettivo della sua carriera, qualunque esso sia.

Al centro di allenamento del Lipsia, Rangnick e lo psicologo Sascha Lense hanno voluto una serie di cartelloni con frasi ispiratrici di grandi sportivi. Prima ancora di leggerla sui campi di Cottaweg, Sabitzer aveva fatto sua quella di Derek Jeter: «Possono esserci persone che hanno più talento di te, ma è inaccettabile che ci sia qualcuno che lavora più di te».

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