«Take a look what happened to our country» stava per ripetere Donald Trump davanti a un mare di cappellini rossi e manifesti con scritto «JOE BIDEN YOU’RE FIRED», poi il primo sparo, il secondo, Trump che si tocca l’orecchio destro, poi il terzo, Trump si accascia a terra. La sicurezza invade il palco, le urla riempiono il microfono. La notizia viaggia in tempo reale ovunque e poi monta, tra ricostruzioni e aggiornamenti.
A 7 mila chilometri di distanza l’utente di X Moussolinho (una crasi tra Mussolini e Mourinho, per chi non avesse capito) legge la breaking news e decide di architettare un post, come ha già fatto migliaia di altre volte, per divertire la sua bolla di Twitter.
Dopo qualche ora il suo scherzo è sui media di tutto il mondo, preso per vero, dato da notiziari, giornali tradizionali, agenzie di stampa, siti statunitensi, siti russi e poi canali che seminano fake news, account di giornalisti che si affrettano a verificare la notizia e altri che si affrettano a farla girare. Infine la storia torna indietro all’Italia, quando ormai si è capito che è una bufala, un meme, una “battuta”, una cazzata per il “Twitter Calcio” e arriva sui nostri telegiornali e su tutte le maggiori testate.
Ma cos’è il “Twitter Calcio”?
Non è semplicemente la parte di X in cui si discute di calcio, è una dimensione parzialmente sotterranea e ironica della discussione, estremizzata e provocatoria, quasi letteraria, nel senso di autocompiaciuta, esercizio di stile per la tastiera, parallela a una discussione più tradizionale, dritta, percepita come ottusa e misera.
Il Twitter Calcio è soprattutto uno stato dell’anima, non è davvero un luogo specifico del social, è un modo per portare la passione sfrenata per questo sport a un livello diverso, anche se poi alla fine quando ci sei dentro finisci per incontrarti con una comunità definita e con i suoi protagonisti. Dadaismo, bestemmie, video modificati, audio leakati, trolling estremo, contraddizioni, cazzate, demenzialità, meme, realtà spacciata per meme, meme spacciati per realtà, account fasulli, personalità fasulle, razzismo, misoginia, ironia su razzismo-misoginia, fede calcistica immacolata, cinismo, ridere, piangere, su vari livelli di coinvolgimento e intensità. I confini tra il dentro e il fuori, nel Twitter Calcio, sono porosi, ma ci sono comunque punti di riferimento: gli utenti più attivi, quelli più estremi, i trend, un linguaggio ben preciso. Negli ultimi mesi il Twitter Calcio ha anche costruito una sua piccola mitologia. Per esempio l’idea - declinata in chiave come sempre sottilmente ironica - di aver distrutto l’impero dei Ferragnez. Il loro declino, secondo le scritture del TC, sarebbe infatti partito da una provocazione nata su X. Sono seguite minacce di azioni legali, equivoci e una sequenza di fatti troppo complicata per essere riportata qui.
Non vorrei farla troppo più grande di quello che è, ma tutto questo rispecchia il succo degli infiniti livelli che si mescolano su internet e il risultato è una materia sia reale che irreale. Un “metaverso”, come gli account stessi del TC rivendicano. Ma andiamo a capire questo famoso Tweet di Moussolinho.
Quello che bisogna sapere è che questo account da un po’ di anni è fissato con il giornalista e youtuber romanista Marco Violi, responsabile di romagiallorossa.it e tuttocalcioweb.info. A Violi Moussolinho dedicava dei Twitter Space con le sue canzoni diventati virali per un periodo, “Violination”. Violi è un personaggio sopra le righe, pittoresco, oggetto di meme, ma a suo modo professionale e che si prende molto sul serio. Difficile riassumere in breve tutti i loro scontri, ma i due sono in guerra e Violi da tempo giura querele e vendette verso le continue vessazioni che riceve. Non si capisce quanto Violi stesso ci marci, in questa situazione, trasformandola a sua volta in “content” a favore di pubblico, e quanto invece sia una reale vittima.
Come avrete capito lui è il protagonista del tweet e viene tacciato di essere l’attentatore di Trump. Il post ha le sembianze sciatte ed essenziali di una news giornalistica, già rimasticata un milione di volte, con gli hashtag, con l’incipit maiuscolo, in un inglese basico. Marco Violi infatti diventa Mark Violets. I dettagli plausibili che probabilmente hanno acceso la sua viralità stanno nel riferimento ad ANTIFA (collettivo antifascista internazionale che si oppone all’ascesa dell’estrema destra) e a un fantomatico video in cui reclama giustizia. La foto scelta è una delle tante apparizioni del “direttore” nei suoi video sopra le righe, sfuriate contro dirigenze della Roma, analisi di calciomercato, canzoni assurde su giocatori o allenatori. Mascherato di nero con zuccotto e occhiali scuri, in una casa normale che improvvisamente sembra un covo spoglio per ordire gli attentati, è il profilo perfetto.
Rimane difficile capire come possa essere stato scambiato per qualcosa di lontanamente reale, un post che neanche sognava di creare questo casino ma che voleva soltanto cazzeggiare e infastidire lo youtuber. Una ricostruzione plausibile è che sia partito per il LOL, abbia preso l’onda grossa del trend, sia passato per superficialità di milioni di utenti e giornalisti, abbia bucato la passività delle testate e la paura di non dare un’anteprima che - per quanto strana - poteva essere vera, abbia navigato su chi godeva del caos e della disinformazione e attraversato chi trovava confermate sue teorie già esistenti su un attacco dall’estrema sinistra. Inoltre, più si allontanava da “casa” e usciva dai confini nazionali, più perdeva i riferimenti per capirne la natura, il nickname “Cane della VIOLESIA” smetteva di essere un campanello di allarme e il nome Moussolinho diventava un nome come un altro. A un certo punto è stato semplicemente ritagliato il contenuto e incollato su cornici dalle sembianze affidabili e lì ormai non c’era più niente da fare.
Difficile trovare un esempio più estremo di fragilità del sistema dell'informazione; molti media italiani hanno scritto o riportato che la "fake news" sarebbe nata sul web, quando tecnicamente è chiaro che sono stati proprio i media più tradizionali ad aver messo il bollino di notizia a una trollata. Una dinamica resa possibile anche dalla particolare tossicità dell'ecosistema dell'informazione che ruota attorno a Trump.
Nel frattempo, il contenuto ha assunto vita propria, e le vittime della trollata sono diventati inconsapevoli produttori di meme. Il fatto ha assunto una consistenza allucinata in tutto il ciclo mediatico. Così vediamo Marco Violi, incorniciato da scritte in spagnolo che lo segnalano come l’attentatore di Trump, fare una lunga tirata contro gli haters di Josè Mourinho; parlare di “coppa dei settimini”, “conference league” e “pullman davanti alla porta”.
Oppure sentiamo un telegiornale fare dei servizi su tutta la vicenda, e allora il metaverso del Twitter calcio - in teoria un circolo occulto - sembra improvvisamente tangibile e con una capacità di incidere sulla realtà pressoché illimitata. Il registro grottesco di Twitter sconfina nel reale. Niente, del resto, come il telegiornale è capace di trasmettere un brivido di verità - lo stesso escamotage che si usa nei film di fantascienza per descrivere uno stato alterato del reale.
In queste ore si è rotta la parete che separa il mondo esterno da quello del Twitter Calcio, col suo linguaggio esoterico e le sue storyline, e la mescolanza di questi due mondi è stato un cortocircuito che dimenticheremo difficilmente.
È durato solo una notte, ma per chi lo ha visto in tutto il suo arco narrativo è stato impressionante. Dal tocco su “Pubblica”, a essere letto dalla CIA, saranno passate due ore. E Marco Violi? Dormiva, perché era notte fonda e al suo risveglio ha trovato una bruttissima sorpresa. Contemporaneamente, in Pennsylvania, Thomas Matthew Crooks è stato ucciso dagli agenti della sicurezza di Trump. Si era appostato su un tetto a 150 metri circa dal palco e aveva provato a colpire alla testa l’ex Presidente. Per ora l’unica cosa che sappiamo di lui è che aveva 20 anni.