E così Balotelli sta tornando in Serie A. Dopo aver provato per un anno intero a imbucarsi nelle convocazioni per lo scorso Europeo - “Se sto bene sono ancora l’attaccante italiano più forte” - ed essere rimasto senza squadra, sono bastate due cessioni escorianti (Gudmunsson e Retegui) e quattro infortuni più o meno gravi in attacco (Malinovskyi, Messias, Ekuban e Vitinha), oltre a una situazione di classifica drammatica (terzultimo posto, con solo il Lecce ad aver segnato meno gol in campionato) affinché una squadra di Serie A si dicesse perché no, in fondo peggio di così…
Balotelli non sarebbe d’accordo con questa versione, ma è più o meno è questo il discorso che ha fatto Gilardino in conferenza stampa dopo il tre a zero subito domenica con la Lazio, quando ha messo le mani avanti dicendo che Mario «non risolve da solo i problemi del Genoa». Poi, certo, se ha il desiderio, il fuoco, se si metterà a disposizione, per usare sempre le parole di Gila, allora può essere un valore aggiunto. Tradotto, a me sembra che il discorso sia: il Genoa è messo così male che ogni aiuto è ben accetto (tant’è che Balotelli è il secondo svincolato preso dal Genoa, dopo Gaston Pereiro). Non è triste, né disonorevole, anzi per una volta da Mario Balotelli ci si aspetta il meno possibile e qualsiasi cosa verrà di buono da lui sarà utile.
Ma lui, Balotelli, è nello stato d’animo giusto? È d’accordo con la visione per cui non deve risolvere i problemi da solo? Sarà disposto a mettersi davvero a disposizione, ad aiutare?
Appena arrivato a Genova per le visite mediche, firmando i primi autografi, un tifoso gli dice: «È dalle sette del mattino che sono qua». Il sorriso di Mario si allarga e si prende tutta la faccia mentre lo ringrazia. Balotelli è sinceramente felice. Balotelli vuole solo essere amato, in fin dei conti non è anche per questo che i bambini vogliono diventare calciatori? Poco dopo, dice di non aver voglia di parlare, di voler lasciare che sia il campo, i fatti, a parlare al posto suo. Gli chiedono se ha il fuoco dentro, quello di cui parlava Gilardino. «Lo vedrete».
Nelle settimane passate, però, Balotelli ha parlato eccome. Un po’ per noia, perché a parte allenarsi da solo sul campetto di Castagnate o in una palestra con le lucine per i riflessi, insieme al fratello e a qualche amico, non è che avesse molto da fare. Un po’ per marketing, per tenere vivo il suo nome nel discorso pubblico, perché a forza di ripetere che sarebbe potuto tornare in Serie A magari qualche direttore sportivo lo avrebbe convinto. Ma parlava anche perché gli andava, perché questa versione born again di Balotelli non è poi così diversa da quella che non si teneva niente.
In un’intervista lunga con DAZN, una specie di confessione con la musica drammatica in sottofondo che viene dritta dritta dal mondo televisivo di C’è posta per te, come se Balotelli stesse provando a ricongiungersi con l’intera nazione, Mario dice: «Oggi posso dire io mi conosco. Ed è un’arma fortissima. Più forte di quello che pensavo».
Lo ripete poco dopo aver riassunto i suoi ultimi anni, in cui - è la sua versione - le cose gli sono andate male non del tutto per colpa sua. Ha fatto bene all’OM ma l’OM non l’ha potuto acquistare, a Brescia ha sbagliato a mischiare lavoro e famiglia, in Turchia ha fatto bene (nella stagione da 18 gol in 31 partite, quella 2021/22) ma il presidente dell’Adana ha cominciato a non pagare, al Sion il presidente ha cambiato sette o otto allenatori in un anno e poi si è messo ad allenare lui…
«Ogni volta che mi rimetto in piedi c’è qualcosa che mi deve dare una bastonata», dice Balotelli ricordando gli ultimi anni. Parla anche di «un accenno di depressione» e lascia intendere di aver intrapreso un percorso psicoterapeutico, che anzi consiglia a tutti. Ma è acqua passata, Mario adesso sembra sereno, pacificato. «Essere consapevoli di quello che hai dentro è un’arma. Perché sai controllarti in ogni momento», dice.
Venendo al calcio, dice che non c’è una squadra in cui non si vedrebbe bene. Gli piacerebbe giocare in coppia con Dybala, gli sarebbe piaciuto fare coppia con Osimhen. «Non credo che ci siano tante squadre in cui non potrei star bene», dice usando forse troppe negazioni. «Penso che potrei giocare in tutte. Diciamo non sono da squadra difensiva», aggiunge (il Genoa al momento è la terza peggior squadra del campionato per xG prodotti, ed è anche terzultima per possesso palla).
Più o meno in quel periodo Mario Balotelli va ospite su Twitch in una specie di trasmissione. Ci sono il fratello Enok, Radja Nainggolan, Emiliano Viviano, l’ex Youtuber lancia-accendini oggi esperto di calciomercato Damiano Coccia, cioè "Er Faina", e un altro digital creator chiamato Enerix.
Questo Enerix a un certo punto dice che capisce la squadra che preferisce la consistenza di Pohjanpalo a un’eventuale scommessa su Balotelli. Interviene Viviano: Balotelli e Pohjanpalo non possono stare nella stessa frase, non fanno lo stesso sport, è irrispettoso paragonare Mario «all’ultimo islandese che fino a 29 anni non ha fatto una stagione in Serie A» - «Finlandese», lo corregge qualcuno.
«Stai a caga’ fori dar vaso», dice Er Faina, mentre Nainggolan dice che con Enerix non si può parlare e preferisce stare sul telefono. Si arrabbia anche Mario. «Io spero solo di firmare in Serie A che ti faccio rimangiare tutto». Enerix pensa di aggiustare le cose dicendo che lui prenderebbe Pohjanpalo come sicurezza e poi anche, in più, Balotelli. «Perché se torna il Balotelli che tutti conosciamo…».
Mario non ci sta. «Ma perché se torna?». «Perché oggettivamente Mario negli ultimi anni non sei stato al livello di una titolarità». «Ma che cazzo dici?». Enerix dice che «oggettivamente» nelle ultime stagioni non era al livello di un titolare in Serie A. Balotelli chiede se quello che ha fatto fuori dall’Italia non conta niente. «Per me in Serie A è diverso», gli risponde quello. Mario perde la calma. «Ma vai cagare. Tu e la Serie A. Andate affanculo».
E poi aggiunge: «Guarda, una promessa. Quando firmo, la smonto sta cazzo di Serie A».
Questo è il punto interessante. Da una parte Balotelli ci mostra quanto è cambiato, quanto adesso si conosca di più rispetto a prima - e il sottinteso è che adesso non rifarebbe gli errori di prima, altrimenti a che serve conoscersi meglio? - dall’altra non pensa neanche di dover tornare al proprio meglio; anzi si offende se qualcuno mette in dubbio che possa incidere in Serie A quando, quattro anni fa, non incideva neanche in Serie B.
Forse davvero Balotelli sta così meglio di quanto stava quattro o cinque anni fa che la sua non è semplice spavalderia, non sta solo provocando. È difficile vedere qualcosa dietro questa sua sicurezza, capire se è un’illusione a cui lui stesso crede oppure se davvero sa qualcosa che noi ancora non sappiamo, e che scopriremo tra poco, quando avrà smontato la Serie A. Sarebbe bellissimo se Balotelli a 34 anni ci offrisse una versione del tutto nuova di se stesso, capace di concentrare il suo talento in un volume magari minore di gesti. Un nuovo Balotelli che sta a quello vecchio come un aceto balsamico tradizionale di vent’anni sta all’aceto balsamico “normale”: ne bastano poche gocce per fare la differenza.
Ed è interessante notare che il talento di Mario Balotelli è tale che sembra dipendere solo da lui. Come starà fisicamente? Come starà mentalmente? Non è così, ovviamente. Oggi Balotelli si trova davanti dei limiti a cui prima non faceva caso, che fingeva di non vedere. Quelli dell’età e del livello della squadra (piuttosto difensiva, oltretutto) in cui è arrivato. Se prima, anche per Brescia e Monza, e persino in Turchia (dove ha segnato un gol che gli è valso la candidatura per il premio Puskas), Balotelli era un lusso, qualcosa in più che squadre normali provavano a permettersi così com’era, senza chiedergli niente, oggi il contesto è inedito: il Genoa avrebbe davvero bisogno di lui.
Il Genoa ha bisogno di Balotelli sul piano tecnico - tenere palla, fare da play offensivo oltre che da finalizzatore - e sul piano caratteriale, della personalità. Gilardino ha bisogno esattamente di quella fiducia pazza, forse cieca, che Balotelli ha nelle sue stesse qualità; ha bisogno che quella credenza si diffonda anche, come una religione, o un virus, infetti i suoi compagni, che inizino a crederci anche loro.
Per una volta, quelli che erano i difetti peggiori di Balotelli potrebbero diventare i suoi punti di forza. Per una volta, nessuno vuole che Balotelli cambi, sia più umile, ma che, al contrario, sia lui a cambiare il contesto che lo circonda. Nessuno si aspetta davvero che Balotelli trascini il Genoa alla salvezza, andando in doppia cifra di gol e assist e guadagnandosi una nuova convocazione in Nazionale; ma se c’è anche solo una remota possibilità che questo avvenga, allora è una ragione sufficiente per scommettere su di lui. Il potere del suo talento, oggi, si vede soprattutto in questo: nel fatto che quella scintilla di speranza, quella possibilità remota, nessuno può negargliela.
Insomma, non c’è bisogno che Mario Balotelli smonti proprio niente. Anzi, semmai il contrario. Qui si tratta di costruire. Piano, piano. Pazientemente. Chissà se il bambino che ha sempre mandato in pezzi quello che aveva davanti riuscirà a giocare in un modo nuovo, diverso da come ha sempre fatto. Chissà se Balotelli ha capito davvero che è finito il tempo delle provocazioni e dell’autolesionismo. E chissà, soprattutto, se è ancora in tempo, se non scoprirà che è comunque troppo tardi.