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Contro Whittaker servirà il miglior Marvin Vettori
29 ago 2022
Un'altra grande sfida per un fighter che ha dimostrato di poter sempre migliorare.
(articolo)
9 min
(copertina)
Foto di Mike Roach / Zuffa
(copertina) Foto di Mike Roach / Zuffa
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Nell’ultimissimo periodo il panorama di fighter italiani di MMA sembra più florido del solito, ma quando si parla di UFC ci siamo abituati a meteore da toccata e fuga. Qualche fissa ha illuminato le nostre nottate fatte di tifo, poche gioie e molte sofferenze. Da Alessio Sakara in poi la sensazione è che anche se sono sempre di più gli italiani ad avere qualcosa da dire nell’ottagono, sono pochi quelli in grado di mantenere un posto stabile ai piani più alti.

Abbiamo visto passare, con risultati alterni, fighter d’alto calibro come Carlo Pedersoli jr., Mara Romero Borella, Danilo Belluardo. Tutti combattenti degni dei grandi palchi ma che, per un motivo o per un altro, non hanno espresso al massimo il loro valore. Hanno evidenziato un valore indiscutibile (la vittoria di Pedersoli su Dalby, quella di Borella su Taila Santos) ma la promotion di MMA più importante al mondo raramente concede più di un’occasione. Nel caso, ci sono circostanze particolari: perché si accetta una short notice, perché si combatte con uno stile particolarmente spettacolare o coinvolgente, o perché si può contare su un grande affetto dei fan.

Discorso a parte va fatto per Alen Amedovski, fighter macedone ma parte del movimento italiano delle MMA, che nella sua carriera pre-UFC era stato esaltante, vincendo tutti i match per finalizzazione, ma che non ha ancora espresso il meglio di sé in UFC. Nonostante tre sconfitte in tre match, la promotion sembra ancora non avergli chiuso la porta, ma è raro che vada così.

Oggi come oggi le due stelle polari per i fighter italiani sono Marvin Vettori e, con una storia diversa, Alessio Di Chirico. Quest'ultimo ha mostrato fin dal suo esordio di non voler entrare a far parte del circo mediatico purtroppo necessario per promuoversi, regalando addirittura un’intervista silenziosa dopo una una vittoria. Simbolo dell’onore che agli sconfitti viene spesso negato, a suo dire Vettori invece si è trovato subito a suo agio con lo stile mediatico dell'UFC, uno squalo in una vasca di pesci più piccoli. Ha iniziato battaglie di trash talking con chiunque si trovasse sulla sua strada, senza eccezioni, e confermando poi la sua ambizione nei fatti.

Il lavoro al microfono di Marvin Vettori, facilitato dalla sua eccellente conoscenza dell’inglese, lo ha posto tra i personaggi più interessanti, anche per quelli a cui non sta propriamente simpatico.

Una naturale inclinazione all’ostilità - sportiva, s’intende - un mento granitico e una costante evoluzione in ogni aspetto del combattimento, hanno portato Marvin Vettori da zero a mito nel giro di sei anni.

Attualmente numero tre nella divisione dei pesi medi, sotto appena al campione Israel Adesanya, al suo futuro avversario Robert Whittaker e a Jared Cannonier, Vettori ha combattuto due volte con Adesanya, una volta all’inizio della sua carriera in UFC - nell’aprile 2018 - un’altra volta invece a UFC 263, in una battaglia che, rispetto alla prima, ha sorriso in maniera più decisa al campione in carica.

Ciononostante Vettori non ha mai mollato, né dentro l’ottagono, né al microfono. In molte occasioni ha addirittura negato le sue sconfitte, attirandosi l’antipatia dei puristi dei valori marziali classici - valori che, va detto, sono stati smussati con lo scorrere del tempo da personaggi come Gordon Ryan, che hanno contribuito a una filosofia più rude, cruda, che ha abbracciato il lato meno gentile e più oscuro delle arti marziali.

Vettori, in questo processo, si è trovato a rappresentare una nuova leva di combattenti brutti, sporchi e cattivi, aggiungendo al suo carattere naturalmente spigoloso una tempra, un’etica del lavoro e delle qualità di base molto superiori alla media. A esclusione del campione Israel Adesanya e del suo prossimo avversario Robert Whittaker, Vettori si è dimostrato superiore praticamente a tutti i suoi pari peso; sia in termini di professionalità che in termini qualitativi.

Nel suo ultimo match ha addirittura accettato, con un paio di giorni di preavviso, di affrontare Paulo Costa, nella divisione di peso superiore, battendolo e dando una dimostrazione di valore senza precedenti, con un martellamento costante durato cinque riprese, nelle quali solo nelle ultime battute il brasiliano è riuscito a trovare minima espressione. Vettori avrebbe potuto rifiutarsi di combattere, ma ha preferito mostrare ancora una volta il suo coraggio e le sue capacità.

Dana White, presidente di UFC, ha sempre espresso grande gratitudine e ammirazione per Vettori, un lavoratore eccezionale che quando c’è stato da accettare match con breve preavviso non si è mai tirato indietro. Ne sono testimoni, fra gli altri, Andrew Sanchez (che sostituì David Branch), Karl Roberson (che sostituì Darren Stewart), Jack Hermansson (nel quale fu proprio l’italiano con qualche giorno di preavviso a salvare l’evento, dovendo rinunciare poi a un match contro Jacare Souza). Anche Kevin Holland ha sostituito Darren Till all’ultimo, ma a Vettori non sembra fare nessuna differenza chi gli viene messo davanti.

In termini prettamente sportivi, dai suoi primi giorni in UFC, Vettori è migliorato tanto. Il suo striking, i suoi movimenti, la comprensione delle distanze, dell’allungo e in generale del suo stand-up game hanno avuto un’evoluzione che nella divisione dei medi è più unico che raro. Dalla sua stance mancina, Vettori utilizza spesso le schivate col corpo, per favorire poi un rientro rapido e deciso con una dirty boxing corta e insidiosa. I fighter a cui ha fatto tremare le gambe lui non sono pochi: Cezar Ferreira, Jack Hermansson, Paulo Costa, sono solo alcuni dei nomi più importanti contro i quali Marvin ha offerto la miglior versione di se stesso.

Sul suo grappling non c’è nemmeno bisogno di discutere: con tutta probabilità in questo momento Vettori è il grappler più potente e insidioso dell’intera categoria. La sua capacità di imporre il proprio gioco, fatto di pressione, controllo della posizione, stabilizzazione - ed eventualmente sottomissione - è di livello d'élite. Anche i fighter più completi si sono trovati in seria difficoltà quando hanno toccato il suolo.

Quali insidie nasconde Whittaker

Il match che attende adesso Marvin Vettori sarà per lui, con tutta probabilità, quello tatticamente più difficile mai affrontato finora. Se con Adesanya è rimasto imbrigliato a causa della capacità del campione di gestire gli avversari pressanti, Robert Whittaker è più eterogeneo e completo, sebbene meno creativo dal punto di vista dello striking puro.

La velocità di braccia di Whittaker è pareggiata probabilmente solo da Israel Adesanya e dal suo futuro sfidante Alex Pereira, due icone nel mondo della kickboxing. Whittaker, in più, è un fighter che sa passare dal lavoro di striking al cambio di livello con una semplicità e una rapidità impressionanti; oltre a essere dotato anche di una grande capacità di lettura dei movimenti degli avversari. Bisogna anche parlare del suo counterstriking, rapido e preciso, dettato da un footwork multidirezionale fatto di passi lunghi e improvvisi in direzione dell’avversario o in fuga momentanea per sfuggire al suo range d’attacco.

Whittaker ha una caratteristica peculiare che sembra una qualità innata: quella di condurre all’errore i suoi avversari e di approfittarne nel giro di pochi istanti.

Nella prima parte del match contro Smith c’era un giovanissimo Bobby Knuckles che si divertiva ad attrarre il suo avversario nel proprio range d’attacco e a colpirlo con ganci dall’esterno, fino a metterlo fuori combattimento con un semplice jab in arretramento. Sebbene Whittaker fosse ancora un giovane di belle speranze e non il fighter levigato che è oggi, si nota bene la malizia sportiva attraverso cui cuoce a fuoco lento un avversario meno dotato di lui, prima di metterlo fuori combattimento.

Anche contro Tavares la pericolosità del suo gancio sinistro, mai telefonato, è evidente. Il gancio sinistro rimane uno dei suoi colpi più pericolosi anche in avanzamento, ma oggi Whittaker è ancora più insidioso ed il suo stile è diventato molto più imprevedibile. Whittaker è già stato campione e ha difeso il titolo contro la versione più spaventosa mai vista di Yoel Romero, affrontandolo per ben due volte. In aggiunta, dopo aver perso in maniera brutale nel primo match contro Adesanya, nel secondo è invece riuscito a portarlo quasi al limite, senza provocargli particolari danni ma facendolo temere alla fine per la decisione dei giudici, che comunque è andata in favore del nigeriano naturalizzato neozelandese.

Quando ha combattuto per la seconda volta contro Adesanya, Vettori ha reagito talvolta nervosamente alle finte, non trovando il modo di farsi strada nei venticinque minuti avuti a disposizione e alla fine perdendo in maniera più decisa rispetto alla prima. Quella sconfitta però gli ha dato la linfa necessaria per superare in maniera netta Paulo Costa, altro spauracchio per la categoria (anche se era già stato ridimensionato da Adesanya) che Vettori è riuscito a tenere lontano dalle posizioni più alte dei ranking. Vettori, cioè, si è ricavato un posto quasi solo suo là in alto, appena sotto Adesanya ma sopra tutti gli altri con cui ha già combattuto.

Per questo la curiosità di vederlo con Whittaker è alta. La boxe dell'australiano potrebbe creare grattacapi a Vettori, che ha un ritmo alto ed è dotato di grande fisicità, ma non fa di precisione e colpo da KO i suoi punti forti. Dovrà probabilmente puntare sul volume e sui cambi di livello, anche se un'altra delle roccaforti di Whittaker è la capacità di mettersi al sicuro dai tentativi di takedown dei suoi avversari - e persino quando viene portato a terra ha l’incredibile capacità di rialzarsi quasi immediatamente, un po’ come Adesanya.

Per sconfiggere Whittaker, servirà la miglior prestazione del miglior Marvin Vettori. Ci ha abituati ad upset clamorosi, a match controllati e dominati anche contro fighter del livello più alto. Vettori forse è più emotivo di quel che lascia trasparire, ma nell’ottagono è un fighter estremamente razionale, e capace di cambiare strategia in corso. Caratteristiche condivise con Whittaker che, per esempio, ha saputo giocare al torero col toro nel match contro Romero, ma ha saputo anche fargli male (il suo headkick è diventato iconico).

Insomma Whittaker e Vettori sono probabilmente sullo stesso livello, sebbene il loro stile all’interno dell’ottagono sia praticamente agli antipodi: di movimento e leggiadro, ma condito da un pugilato feroce, quello di Whittaker; più lento nei movimenti, ma anche dal ritmo più alto e dalla pressione costante quello di Vettori. Se a Whittaker piace mandare a vuoto i suoi avversari, canzonarli quasi e colpire in arretramento, Vettori preferisce aggredirli e raggiungerli in avanzamento perpetuo verticale.

Il loro sarà uno scontro tra una grande forza e una grande stabilità, e salvo complicazioni o eventuali rematch immediati nel combattimento tra Adesanya e Pereira, dal match di Parigi uscirà con tutta probabilità il prossimo sfidante alla corona dei pesi medi UFC.

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