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Marvin Vettori: una cosa personale
16 dic 2016
Intervista all'atleta italiano che il 30 dicembre tornerà a combattere in UFC.
(articolo)
7 min
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Marvin Vettori combatterà nella stessa serata (negli incontri preliminari: in Italia, credo, andrà in diretta su FOX) del ritorno di Ronda Rousey, il personaggio più carismatico di tutto lo sport insieme a Conor McGregor. Per chi non la conosce - per rendere il contesto in cui combatterà Marvin Vettori - basta dire che Ronda, olimpionica di judo, con una storia personale difficile (il padre è morto suicida), ha costruito il proprio mito su un’invincibilità brutale andata letteralmente in pezzi (ha confessato di aver pensato anche al suicidio ) dopo la prima sconfitta della sua carriera contro Holly Holm.

Ronda, che ha già detto che non mancano molti incontri prima del suo ritiro, torna a combattere dopo più di un anno e l’UFC le ha dato subito un match per riprendersi la cintura, che però nel frattempo è passata nelle mani di Amanda Nunes, striker brasiliana spaventosa. La metà del pubblico guarderà l’incontro sperando nella rinascita di Ronda Rousey, l’altra metà spererà che Amanda Nunes l’annulli definitivamente.

Tra i presupposti di base perché quello del 30 dicembre diventi uno degli eventi più seguiti c’è anche un altro incontro, quello tra Cody Garbrandt (10 vittorie e nessuna sconfitta da professionista) e Dominick Cruz campione dei Pesi Gallo (22 vittorie e 1 sola sconfitta…). Garbrandt ha tartassato di persona e sui social media Cruz e l’UFC ha deciso di cavalcare l’onda mediatica anche se - in questa stessa serata - si affronteranno il numero 2 e 3 della stessa categoria: TJ Dillashaw e John Lineker, che forse avrebbero meritato la chance per il titolo più di lui (specialmente Dillashaw, che ha perso la cintura proprio con Cruz un anno fa). Fabricio Werdum, compagno di allenamento di Vettori nella palestra Kings di Los Angeles, incontrerà Cain Velazquez (secondo e terzo, rispettivamente, nel ranking dei Pesi Massimi).

Insomma, se volete iniziare a farvi le nottate per guardare l’MMA anche questa è una buona occasione. Poi a Capodanno tutti a letto presto.

Ma veniamo a Vettori.

Marvin Vettori ha esordito in UFC alla fine dello scorso agosto, sottomettendo alla fine del primo round Alberto Uda - cintura nera di brazilian jiu jitsu - con una ghigliottina, dopo avergli fatto passare gran parte della ripresa con la schiena a terra a difendersi dal suo ground and pound. Combatterà di nuovo il prossimo 30 dicembre a Las Vegas, all’UFC 207, in quello che probabilmente diventerà l’evento più importante dell’anno insieme alla storica prima volta al Madison Square Garden in cui Conor McGregor è diventato il primo nella storia della promozione a conquistare due cinture in due categorie di peso diverse, contemporaneamente.

A rappresentare l’Italia in UFC al momento ci sono soltanto Marvin Vettori e Alessio Di Chirico, a cui ancora non è stato fissato un nuovo incontro e nel frattempo si sta allenando in America. Vettori sta preparando l’incontro a Los Angeles, il 30 dicembre affronterà Antonio Carlos Junior, brasiliano come il suo primo avversario, cintura nera di brazilian jiu jitsu come il suo primo avversario. Antonio Carlos Jr (6 vittorie e 2 sconfitte) ha combattuto anche nei pesi massimi e in teoria dovrebbe essere più potente di Uda anche “in piedi”. Marvin Vettori, però, è il tipo di fighter sicuro di sé che quando gli si chiede cosa ne pensa del suo prossimo avversario risponde: “Non vedo proprio come possa vincere”.

L’entrata di Marvin all’esordio. Scansatevi.

L’ho chiamato su Whatsapp quando in Italia era mattina presto e per Vettori sera tardi. Era appena tornato dalla palestra e aveva la faccia ancora arrossata dagli sforzi della sua giornata.

Vorrei iniziare chiedendoti come ti senti, che periodo stai vivendo dopo la vittoria all’esordio in UFC. È il momento migliore della tua vita?

Mi rendo conto di vivere il mio sogno, ma allo stesso tempo sento di essere solo all’inizio, di aver espresso forse solo il 20% del potenziale che ho. Io vorrei combattere ogni mese, se potessi. Ogni volta che guardo gli eventi UFC mi carico di brutto. Vorrei poter combattere contro tutti e trenta gli atleti della mia categoria di peso. Mi sento bene, sono contento di essere nel posto dove ho sempre sognato di essere, ma allo stesso tempo sono affamatissimo, non mi sento per niente arrivato. L’UFC non è mai stato un traguardo ma un punto di partenza, per me. Ho vinto solo un incontro, adesso arriva il bello.

Come hai passato questi cinque mesi, a parte allenarti?

In realtà il camp di preparazione dura sei, sette settimane. Se carichi troppo, ti alleni due volte al giorno, addirittura tre volte, per più di sei o sette settimane alla fine scoppi. La verità è che molti atleti dopo il match non si allenano, ingrassano, si danno alla pazza gioia. Quindi ci vuole un sacco di tempo per tornare in forma, anche più di sei settimane. Io sono sempre sotto il mio peso limite, bene o male, e abbasso il ritmo degli allenamenti. Però, anche quando torno in Italia, cerco sempre di migliorare e di non perdere più di tanto la forma. Quando sono venuto in California, quasi due mesi fa, per il primo mese mi sono dovuto allenare ma non ho voluto strafare. Altrimenti sarei arrivato a questo punto in over-training.

Ero curioso di sapere come ti sei goduto questo tempo, dato che non hai avuto grande recupero dopo un match abbastanza leggero.

Ah, me lo sono goduto con la famiglia, con gli amici. Sono uscito un po’, ovviamente mi sono sempre allenato. Poi ho voluto fortemente tornare a combattere a dicembre, e abbiamo fissato un altro incontro. Questa è la mia vita, io non voglio prendermi periodi troppo lunghi di stop.

Come funziona, sei tu che chiedi all’UFC di combattere già a dicembre o sono loro a proporti l’incontro o l’evento?

Io dò la mia disponibilità e poi l’UFC cerca di fissare il combattimento.

E per l’avversario?

Ho sentito che a volte ti danno più possibilità, ti offrono degli avversari tra cui scegliere. A me, invece, in entrambi casi è arrivato un singolo nome e ho accettato subito.

Il contratto aumenta da un incontro all’altro? Cambia qualcosa il fatto che combatterai in un evento così importante?

Il contratto standard iniziale è quello, non cambia nulla. Il contratto è di 4 match, si parte da 10k più 10k, se si vince, il secondo incontro diventa 12k più 12k. E così via. Quando vincerò, il prossimo sarà 14k e 14k.

In questo momento Uda capisce di essere nei guai.

Com’è stato sentire il proprio nome chiamato da Bruce Buffer?

È stato bello. Ma mi sono goduto tutto: gli spostamenti in pullman all’albergo, vedermi attorno altri atleti famosi, che poi mi alleno già con nomi famosi, ma insomma è stato bello.

Corey Kelly, al tuo angolo per il primo incontro, dice che eri tranquillo come un cetriolo, come dicono gli americani. Una cosa di cui avevamo parlato la scorsa volta, invece, era che a volte entravi troppo carico emotivamente.

L’ultima volta ero veramente calcolato, calmo, concentrato, con la voglia di andare su e distruggerlo.

Alberto Uda è stato bravo a portarti a terra all’inizio, ma poi c’è stata una superiorità netta, lo hai portato in giro per l’ottagono per quasi tutta la ripresa con la schiena a terra, con una scarica molto intensa di pugni. L’avevi preparata così? Era questo che ti aspettavi?

Sì, sapevo che lui era un avversario non molto tecnico, mi ero preparato per combattere in piedi, visto che è molto alto e quindi tende sempre a cercare il clinch. Ma come ho detto allora, e come dico anche questa volta, non ho problemi con nessuno a terra, mi sono preparato come al solito. Ho preparato soprattutto il ground and pound. Sinceramente non me l’aspettavo così efficace quel take down, anche se non molto tecnico. Appena me l’ha fatto però l’ho gestito bene, ho subito ribaltato la situazione e da lì l’incontro è andato in discesa.

Però sei stato molto intenso, come saresti arrivato al secondo round se Uda fosse sopravvissuto? Come ti sentivi a fine ripresa?

Mi sentivo molto bene e sarei andato al secondo round tranquillissimo. Uda sarebbe stato molto più passivo nel secondo round, perché ha sempre fatto così in passato, e infatti a fine round era veramente stanco, respirava molto profondamente. Quando mi ha bloccato i polsi sentivo che stava utilizzando moltissima forza, lì per lì ho pensato che fosse molto forte fisicamente, poi mi sono accorto che era teso e che stava utilizzando tutta la forza che aveva. L’ho capito verso la fine round, quando ha iniziato a respirare profondamente.

Anche il triangolo al corpo l’ha stancato parecchio. (Il body triangle è una tecnica difensiva, usata da Uda con la schiena a terra: stringendo i fianchi di Vettori con le gambe ha provato a togliergli fiato sperando che mollasse la posizione dominante).

In teoria doveva stancare me. Quel body triangle è un’arma a doppio taglio, ostacola un po’ me, ma ostacola anche lui, da lì non può fare più di tanto. Quando sei sotto vuoi uscire da quella posizione, in linea di massima, non è che mi vuoi tenere là.

Che cambia con Antonio Carlos Junior?

È molto più basso di Uda, che era 1 metro e 93 o qualcosa del genere. Antonio Carlos Junior ha le braccia molto lunghe, ma non è tanto più alto di me. Sarà un centimetro più alto, forse due (Stando ai dati UFC ci sono 2 inches di differenza, cioè 5 centimetri ndr). Il suo jiu jitsu è molto diverso, è molto più valido di quello di Alberto Uda. L’ho studiato in lungo e largo, stiamo lavorando su ogni attacco che lui fa. Sono molto tranquillo: come ho già detto non ho paura con nessuno nel grappling. Cercherò di tenere l’incontro in piedi, ma se dovessi cadere a terra sicuramente non mi tirerò indietro. Mi sento davvero tranquillo, non vedo via di scampo per lui.

Quindi sei sicuro anche in questo caso?

Assolutamente sì. Che sia in piedi o a terra prenderà davvero tante botte.

Lo pensi davvero o questo è trash talking, fa parte dello spettacolo?

Nella mia testa, nella mia analisi del match, è così, e poi nei fatti va così. Come l’ultima volta, la tecnica l’abbiamo provata all’infinito ed è uscita nel match. A me piace lo sport, mi piace studiare l’avversario in modo da essere preparato su ogni evenienza. Nella mia testa mi vedo favorito, molto di più. A terra non vedo proprio come possa battermi. Ho visto vari suoi incontri, ha un buon jiu jitsu ma non lo riesce ancora ad applicare benissimo all’MMA. Cosa che invece io riesco a fare. In piedi mi vedo superiore in tutto, nel wrestling anche. Per come la vedo io, fossi in lui, non so cosa farei… direi dieci Ave Maria ogni giorno per la paura.

C’è invece qualcosa che temi, o che pensi possa metterti in difficoltà?

In piedi no. Lui pensa di poter fare striking ma io vedo uno striking di poca qualità, che non fa male. L’unica cosa che tira è il diretto, ma si vede lontano un chilometro.

È più muscolare di Uda però.

Sì, è più basso e ha fatto anche gli heavy weight quindi sicuramente è più grosso. Però alla fine il venerdì pesiamo tutti e due 185 libbre. Quindi voglio dire… tanto se va su, va su quelle due, tre libbre più di me, ma alla fine non cambia niente, anzi.

Come stai vivendo questo passaggio di categoria? Questo sarà il tuo terzo incontro nei medi. Senti che la tua potenza è la stessa che nei Welter (la categoria di peso inferiore in cui prima combatteva ndr)?

Nel middle-weight mi sento esplosivo, ho comunque una buona stazza per la divisione. E se mi confronto con tanti altri middle-weight

Come vedi la tua potenza all’interno della categoria?

Benissimo, ogni volta che mi alleno con qualcuno che non mi conosce mi chiede come faccio ad essere così forte. La potenza è una delle mie qualità.

A fine round, Uda si gira di schiena per non prendere più pugni e Marvin ne approfitta. Il suo soprannome è “The Italian Dream” ma forse sarebbe stato più adatto “The Italian Nightmare”.

Quale qualità pensi sia la più importante per te in questo momento della tua carriera?

Sicuramente vincere. Poi il fatto che mi piace dire le cose in faccia. Io non sono come tanti che adesso cercano di imitare McGregor. Io non sono mai riuscito a prendere l’incontro come una cosa di business puro, una cosa tipo “Andiamo su a fare a cazzotti”. Io l’ho sempre vista come una cosa personale. Sono molto viscerale, mi viene istintivo parlar male del mio avversario. E magari questo può piacere ad alcuni fan.

Vederla come una cosa personale ti aiuta a motivarti?

Non è che ho bisogno di questo. Sono un tipo molto competitivo e voglio sempre vincere, e questo già mi basta per avere la motivazione giusta. Ma noi saliamo sull’ottagono per farci più male possibile… per picchiare l’avversario fino a quando non può continuare. Quindi, per quanto magari possa averne poca voglia, tu stai salendo là per farmi del male.

E questo ti fa da carburante?

Mi viene naturale. Come fai ad accettare che una persona cerchi di picchiarti? Certo c’è rispetto, entrambi inseguiamo lo stesso sogno, abbiamo lo stesso obiettivo. Però per come sono fatto io, per la competitività che ho, deve essere una cosa personale. Prima di tutto perché vuoi sovrastarmi a livello fisico e tecnico, secondo poi perché cerchi di farmi del male.

Sulla tua pagina Facebook vedo che qualcuno già ti critica per questo aspetto del tuo carattere. Mi sembra interessante perché comunque è un aspetto dello sport, perché l’UFC cerca, e forse ha effettivamente bisogno per continuare a crescere anche di personaggi. Gli sportivi ormai sono anche comunicatori, non solo nell'MMA.

Sì, ne ha bisogno ma non serve a niente forzare il personaggio, solo perché magari ti rendi conto che attira pubblico. A me non è mai interessato quello che dicono di me le persone. Combatto per i fan, per quelli che mi sostengono, certo, ma lo faccio a modo mio. Se mi vuoi seguire ben venga, se non ti piaccio e mi guardi per potermi vedere fallire… va bene lo stesso.

Le critiche ti danno una spinta in più?

Sì. L’importante è mantenere fede a se stessi, essere come sono nella vita reale, dove spesso sono istintivo. In un business come il nostro, se uno ha un problema con un altro i conti si possono risolvere nella gabbia, e questa è una cosa che a me piace. Questo è il mio modo di intendere la comunicazione, non creo polemiche dal nulla, però se ho una ragione per farlo non mi tiro indietro. E non ho nessun problema nel dimostrare di aver ragione vincendo il match e continuando sulla strada che sto facendo. Non ho paura degli hater, che non credono all’hype che c’è attorno. In inglese si dice: Prove them wrong. Dimostragli che hanno torto.

Come hai visto crescere l’interesse intorno a te e intorno all’UFC in questi ultimi mesi?

Diciamo che McGregor ha sdoganato lo sport. Com’è stato dimostrato da vari numeri, McGregor è the biggest draw, come dicono, quello che attira più persone nello show. E questo è più il periodo in cui la gente si sta interessando alla MMA. Sono nel posto giusto al momento giusto. Quindi bene così, ma non ho mai fatto troppo caso ai fattori esterni, mi concentro su me stesso e su quello che devo fare, e continuo su questa strada. Sicuramente è un buon periodo, questo è innegabile.

Però alla fine dell’incontro con Uda hai detto: “Portiamo l’UFC in Italia”. Sembra che ti interessi condizionare anche quello che c’è all’esterno.

Intendevo che non mi focalizzo su varianti che non possono essere in mio potere. Sicuramente sono informato su quello che succede in UFC, sicuramente faccio caso all’esterno, ci mancherebbe. Alla fine se non ci fossero i fan… non ci sarebbe niente se non ci fosse interesse. Bisogna creare interesse e il mio primo grande obiettivo sarà quello di portare l’UFC in Italia. E ce la farò.

Quanto tempo pensi ci voglia? È un piano di medio o lungo termine?

Più medio. Io penso che in un anno, con quattro-cinque vittorie di fila, riuscirò a portare l’UFC in Italia.

Chi vorresti affrontare dopo Alberto Carlos Junior?

Non lo so, spero un avversario più alto nel ranking. Spero di dimostrare il prima possibile che appartengo ai migliori e, anzi, in un prossimo futuro di dimostrare di essere il migliore. Non sono qua per perdere tempo, non sono in UFC per dire: “Sono stato in UFC vent’anni”. Sono cresciuto come fighter combattendo quattro volte l’anno, voglio continuare sulla stessa strada solo che in UFC. Non mi tiro indietro davanti a nessuna sfida.

Per combattere quattro volte l’anno bisogna vincere sempre.

Sì, certo. Ma si combatte per vincere, sennò è inutile. È vero anche che a me piace sempre essere molto preparato prima dell’incontro. Cercherò di organizzarmi nel miglior modo possibile anche per riuscire ad essere sempre in un buono stato di forma anche per incontri a breve termine, di tre-quattro settimane, che riesco a preparare in modo adeguato, insomma.

Vuoi essere pronto a cogliere un’occasione se un giorno si libera un buco con un avversario di prestigio (ad esempio se l’altro avversario si infortuna in allenamento, come spesso capita ndr)?

È un po’ dura perché in Italia si fa fatica, devo sempre fare avanti e indietro con l’America. Però in qualche modo sicuramente ce la farò…

Adesso incontri un atleta che è nei primi trenta, il tuo prossimo obiettivo quale sarà, uno dei primi venti?

Spero proprio di sì.

Fuori dai primi 10 c’è anche gente come Vitor Belfort, Krzysztof Jotko, Uriah Hall…

Lo dico da sempre, se potessi andare fuori una notte con Jotko, lo farei anche domani. Ma non perché ho qualcosa contro Jotko, ma perché lo conosco bene. Pensa te, anni e anni fa era venuto ad allenarsi alla Londonship Fighter quando mi allenavo lì anche io. Io penso di essere superiore a Jotko in tutti i campi. Ma Jotko è molto in alto nel ranking, sarebbe difficile. Adesso è quasi top ten (numero 11 per la precisione ndr).

Dopo la vittoria con Uda.

Fino a dove ti spingeresti? Ci sarebbe un incontro che non accetteresti?

No, perché? Siamo fighter, non ci si può tirare indietro. Nella mia categoria, se mi dicessero fai un incontro con Daniel Cormier (che è in una categoria di peso superiore ndr) ci penserei due volte… con Anthony Johnson (idem ndr) magari a inizio carriera non è proprio il massimo.

La stessa sera del tuo incontro con Antonio Carlos Jr combatteranno anche Cody Garbrandt e Dominick Cruz, per la cintura dei Pesi Gallo. Un incontro che l’UFC ha organizzato anche per via del clamore che Garbrandt è stato bravo a suscitare sui social media…

È la seconda volta che combatto nello stesso show di Cody Garbrandt. Era nel camerino con me la scorsa volta e mi è sembrato gentilissimo e umilissimo. Abbiamo fatto due chiacchiere, tranquillissimo, ma è anche uno che quando si tratta di combattere non ha paura di nessuno. Mi piace molto come fighter, è completo, gran wrestling, jiu jitsu non lo so ma sicuramente è preparato anche lì. Ottima boxe, non ha paura di niente. Dominick Cruz è sempre un punto di domanda, nel senso che il suo stile è indecifrabile, non si riesce a capire fino in fondo. Il suo striking è senza guardia. Però è un altro supercampione… Per quel poco che ho visto sui social pubblicamente mi piace di più Cody.

Il grande evento della serata sarà il ritorno nell’ottagono di Ronda Rousey, un anno dopo la sconfitta con Holly Holm. Che ne pensi della sua storia recente?

Secondo me, non dico che abbia avuto una vita facile, però per com’è cresciuta è stata molto viziata, sicuramente ha lavorato duro, però è sempre stata trattata come la principessa, come il diamante. È stata pompata tantissimo dall’UFC e poi le è crollato il mondo addosso. Non sapeva come reagire, ha addirittura affermato che avrebbe voluto suicidarsi. Questo dimostra il non saper stare al mondo, da un certo punto di vista, nel senso che non si può arrivare a tanto.

Fabrizio Werdum ha detto che un giorno diventerai campione. Se lo dici tu, ok, ma se lo dice Fabrizio Werdum ha un altro senso.

Sì, mi ci alleno tutti i giorni. Mi alleno con lui anche domani alle 10. È un onore, è un piacere, è una crescita personale e professionale. Io non mollo mai, voglio sempre migliorarmi: questo è quello che ha visto lui. Sono contentissimo perché queste parole mi danno un sacco di fiducia in me stesso e voglia di fare. Di dimostrarlo a tutti quanti, insomma. Ci siamo preparati assieme, combatteremo nello stesso show, entrambi vinceremo e sarà una grandissima serata.

Ho visto che in molti già ti mettono a confronto con Alessio Di Chirico (che combatte nella stessa categoria di peso ndr). Cosa provi nei confronti di questa rivalità che vi stanno un po’ imponendo?

Parlo chiaro e forse darò fastidio a qualcuno. Spero di no, ma da un certo punto di vista non mi interessa. Delle politiche che ci stanno dietro non mi interessa. A livello professionale, prima di firmare per Carlos Junior al mio agente era stato proposto Di Chirico. Adesso non ricordo nemmeno più bene com’è andata la storia, alla fine a me è stato proposto direttamente Carlos Junior e ho accettato, ma il mio agente dice che gli avevano offerto Di Chirico. Qualcuno dice che la UFC non vorrebbe mettere l’uno contro l’altro gli unici due italiani sotto contratto, che li vuole tirare su assieme, ma come non può arrivare a capire come ragiona la UFC, molte decisioni prese da loro non sono comprensibili ad un fan, ma neanche ad un fighter. Quindi, professionalmente parlando potrebbe succedere. Da un punto di vista personale, invece, contro di lui non ho assolutamente niente di niente. Non avrei problemi neanche ad allenarmici, sinceramente, anche per necessità perché sappiamo bene che in Italia non è facile. In ogni caso allenarsi insieme non preclude un futuro match. Poi ovviamente non è detto… lui abita a Roma, io abito su (a Mezzocorona, provincia di Trento ndr)… Dico questo per far capire che io con lui non ho nessun tipo di problema, come non ce l’ho con nessun altro atleta. Però se dovessero offrirmi un incontro con lui, io lo accetto.

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