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Matilde Villa è qui per rimanere
03 lug 2024
Il nuovo volto del basket italiano, con un futuro in WNBA tutto da scrivere.
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15 min
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IMAGO / Uk Sports Pics Ltd
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È il 14 novembre 2021 e mancano due minuti e quaranta secondi alla fine del match tra Italia e Lussemburgo, valido per la qualificazione agli Europei di basket del 2023. Matilde Villa riceve palla fuori dalla linea da tre punti sul lato destro del campo: in meno di un secondo mette palla a terra e finta la partenza sulla destra. L’avversaria davanti a lei non ha la sua stessa rapidità di esecuzione e si perde la marcatura. Villa palleggia, e quando la difensora si mette davanti a lei la inganna di nuovo: finta di passaggio a sinistra, cambio di direzione repentino, avversaria battuta e appoggio in terzo tempo come se fosse la cosa più semplice e naturale del mondo.

La scena si svolge al PalaCattani di Faenza, un luogo già di per sé storico per il basket femminile, perché per anni ha accolto tra le sue mura le gesta del Club Atletico Faenza, una società che ha vinto due Coppe Italia, partecipato a due finali Scudetto e anche a una finale di EuroCup. Da quella sera di novembre però quel luogo custodisce un tassello di storia in più, perché quel canestro è il primo di Matilde Villa con la maglia della Nazionale maggiore, nel giorno del suo esordio, poche settimane prima del suo diciassettesimo compleanno.

Bastano quei dieci secondi per capire due tratti fondamentali di Matilde Villa: il talento, perché la rapidità con cui mette la palla per terra è impressionante; e la personalità, perché, anche se la partita è già decisa, la fluidità dei movimenti e la sicurezza dei propri mezzi non sono quelli che ci si potrebbe aspettare dal primo canestro in nazionale. Sono questi due tratti che hanno portato, lo scorso 15 aprile, le Atlanta Dream a selezionare la classe 2004 con la 32esima scelta al Draft WNBA, riportando i colori azzurri nella notte più importante del basket femminile mondiale.

Matilde Villa infatti è la quarta italiana della storia scelta al Draft, ma è la prima a raggiungere questo traguardo senza passare dal college. Se nel maschile può sembrare una cosa di poco conto, lo stesso non si può dire della WNBA: la lega non si è ancora espansa al di fuori degli Stati Uniti come ha fatto la sua controparte maschile, sia a livello di visibilità che di scouting, e questo fa sì che spesso non ci sia ancora una grande familiarità con i campionati internazionali. A questo si unisce il fatto che, in molti casi, i cosiddetti prospetti overseas siano le più giovani giocatrici del Draft, poiché nel femminile, per rendersi eleggibili, le giocatrici dei college devono avere come minimo 22 anni o aver fatto quattro anni di college, e questo causa spesso uno sfasamento di età che rende meno appetibile fare progetti su giocatrici ancora molto giovani. Per questi motivi, le università sono ancora il principale serbatoio a cui le squadre attingono per costruire i propri roster e in questo Draft infatti, su 36 giocatrici selezionate, solo 6 non venivano dal college. L’anno scorso erano state addirittura solo tre.

Non sfigurare nel miglior Draft di sempre

La chiamata di Matilde Villa, dunque, non era affatto scontata, anche perché questo Draft è anche stato riconosciuto pressoché all’unanimità come uno dei più talentuosi di sempre. Caitlin Clark è il nome che in questi mesi ha messo il basket femminile sugli schermi di tutto il mondo, ma dietro di lei sono state chiamate giocatrici come Cameron Brink o Kamila Cardoso, a loro volta protagoniste dell’ultima edizione della March Madness. Tanti dei volti del basket femminile del futuro sono passati da questo Draft, e a testimoniarlo ci sono i numeri: la finale del torneo NCAA 2024 ha avuto un totale di 18.9 milioni di persone all’ascolto e il Draft su ESPN è stato seguito da 2.4 milioni di persone, con un incremento del 307% rispetto al 2023.

Essere scelta in un Draft così pieno di talento è un attestato di valore a Matilde Villa, e per capire cosa l’ha portata a essere selezionata tra le migliori giocatrici della sua età, non si può non partire da Costa Masnaga. Villa è nata a Lissone, in Brianza, ma la sua carriera ha preso il via 25 chilometri più a nord, nella provincia di Lecco. Costa Masnaga è una società storica per il basket femminile: esiste dal 1972 e negli ultimi dieci anni è stata una presenza fissa tra A1 e A2. Il progetto si fonda in primis sulle giovanili: dopo il fallimento nella seconda metà degli anni ’90 la società si autoretrocede fino alla Serie C e decide di puntare tutto sul settore giovanile, con l’idea che ripartendo dal vivaio sarebbero arrivati i risultati, e di fatto così è stato. Nella stagione 2001/02, con una squadra che ha circa 17 anni di media, arriva la promozione in B, mentre le giovanili continuano a incamerare finali e titoli giovanili. Nel 2015 la squadra viene promossa in A2 e due anni dopo vince anche la Coppa Italia di categoria, arrivando alla promozione in Serie A1 nel 2019.

Negli anni la mission del club è rimasta la stessa e la si legge chiaramente sul suo sito: “Promuovere lo sport più bello e diffuso del mondo anche in Brianza, avviare allo sport agonistico anche le giovani, troppo spesso lasciate ai margini delle attività sportive dai loro colleghi maschi”. L’obiettivo stesso della società, ancor prima dei successi, è la formazione delle giocatrici, attraverso la creazione di uno spazio nel quale possano mettersi in gioco e confrontarsi in prima persona con atlete più forti e con un basket di livello più alto. Permettere alle atlete di girare l’Italia per giocare finali nazionali è un modo per avviare le giovani a pensare al basket come un futuro e non come un semplice passatempo. Matilde Villa è sicuramente la punta di diamante di questo programma, che però ha visto passare dalle sue fila tanti nomi importanti come quello di Eleonora Villa, sorella di Matilde e oggi in forza alla Washington State University, Imma Gentile, Martina Spinelli, Giulia Rulli e Beatrice Del Pero. In questa stagione Costa Masnaga, che è arrivata fino alla semifinale per la promozione, ha avuto a roster una delle giocatrici più versatili e promettenti per il futuro, ovvero Vittoria Allievi, che ha chiuso la regular season di A2 con 11.7 punti, 6.4 rimbalzi e 4.8 assist di media.

I valori fondanti del club e il talento di Matilde Villa hanno creato un connubio perfetto, che ha permesso alla classe 2004 di farsi conoscere ancor prima di diventare maggiorenne. Costa è stato un ambiente di grande sviluppo tecnico, dove però non ha dovuto rinunciare alla vicinanza della sua famiglia, che da sempre fa parte della cornice che circonda la Matilde Villa giocatrice. Lei stessa nelle interviste ha infatti spesso parlato dell’importanza di questo aspetto e la presenza di sua sorella gemella in squadra è stato sicuramente un fattore decisivo per la sua crescita. Eleonora Villa non può infatti essere tagliata fuori dal discorso, perché è una presenza fissa nella quotidianità di sua sorella. Anche solo da uno sguardo veloce ai loro profili social si percepisce il legame viscerale che le tiene insieme, costruito molto anche negli anni di Costa, dove hanno potuto alimentare una sana e continua competizione sul parquet e un illimitato affetto fuori da quei 28 metri.

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Che giocatrice è Matilde Villa

Grazie alla fiducia che le è stata concessa in un contesto come quello di Costa Masnaga, Villa ha avuto terreno fertile per poter coltivare il suo talento, che è esploso tra il 2020 e il 2021. Due sono le partite che hanno il suo nome alla ribalta, permettendo al basket femminile di finire sotto i riflettori dei media settoriali e non solo. La prima si è giocata il 28 novembre 2020, quando Villa doveva ancora compiere sedici anni. In Serie A1, nel match di regular season tra Costa e la Dinamo Sassari vinto dalla prima, Villa è rimasta in campo per 34 minuti, chiudendo con 36 punti, 8 rimbalzi, 4 assist, 2 palle recuperate e 2 sole palle perse. Un anno dopo, il 10 ottobre del 2021, contro Campobasso, ha migliorato il suo career high, uscendo dal campo con 38 punti, 8 rimbalzi e 4 assist in una partita finita al supplementare che Costa non è però riuscita a portare a casa.

I numeri potrebbero parlare da soli, ma quello che ha reso ancora più speciali le prestazioni della giovane lombarda è il modo in cui sono arrivati quei canestri. Villa è una play-guardia alta “solo” 1.72, ma che ha come punto di forza la capacità di attaccare il ferro dal palleggio e finire appoggiando al vetro. La zona più vicina al canestro è infatti quella in cui Villa ha storicamente ottenuto i migliori risultati della sua carriera: nei match contro Sassari e Campobasso ha tirato rispettivamente con il 66% e con il 56% da due punti e anche salendo di livello con la maglia della Reyer ha saputo farsi valere. Villa ha infatti chiuso questa stagione di EuroCup, in cui la Reyer Venezia ha raggiunto la semifinale, con il 63% da due punti e in campionato è arrivata al 53%. La velocità è una caratteristica che la contraddistingue e che spesso le permette di avere la meglio anche su giocatrici più alte. Oltre alle penetrazioni, Villa eccelle particolarmente anche nei tiri in sospensione nei pressi del canestro, prendendo la maggior parte dei suoi tiri da dentro l’arco (6 in media sia in campionato che in coppa). Il tiro da tre punti ad oggi è un aspetto del gioco in cui può migliorare, soprattutto a livello di volume di tiri presi: se da un lato è vero che le responsabilità da oltre l’arco alla Reyer sono affidate in gran parte a giocatrici specializzate, dall’altro Villa prende comunque meno di due triple a partita, un numero piuttosto basso per una guardia. A livello di percentuali realizzative siamo invece intorno al 35% in campionato e 38% in EuroCup, due dati non negativi ma che potrebbero comunque salire.

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Il suo essere a suo agio in area, comunque, non è assolutamente scontato per la sua altezza, ma crea a Venezia grandi vantaggi. Il primo è quello di avere una guardia in grado anche di presidiare l’area, il secondo è che le sue penetrazioni possono portare anche ad aprire gli spazi per le tiratrici e Venezia in quegli spot può contare su delle giocatrici di altissima qualità come Francesca Pan, Anna Makurat o Martina Fassina. La sua abilità nel dirigere la squadra emerge anche nella sua bravura nei pick and roll, e la sua versatilità tra il ruolo di play e quello di guardia le consente di poter giocare in coabitazione anche con altre play o con altre guardie – infatti non è raro vederla dividere il campo con un’altra piccola come Lisa Berkani.

Inoltre, se si guarda alla carriera di Villa in generale, si può notare anche una certa predisposizione al rimbalzo: nelle due stagioni in Serie A1 con la maglia di Costa aveva una media di circa 5.1 a partita, a dimostrazione del fatto che sa applicarsi anche in questo fondamentale nonostante l’altezza. Oggi le sue medie a rimbalzo sono scese con la maglia della Reyer (sotto i tre sia in campionato che in EuroCup), principalmente perché è cambiato il contesto. A Costa Masnaga Villa era infatti il fulcro della squadra, la giocatrice su cui pesava di più la responsabilità di guidare le sue compagne in tante zone del campo, mentre a Venezia ci sono chiaramente giocatrici più strutturate e più indicate a occuparsi del ferro.

Venezia infatti è una squadra ben costruita, che ha un progetto molto ambizioso che sta dando i primi risultati: la punta di diamante di questa stagione è stato lo Scudetto vinto con un perentorio 3-0 contro Schio, ma le qualità di questa squadra si sono viste nel corso di tutta l’annata. All’inizio di questa stagione infatti, dopo la sconfitta in Supercoppa contro Bologna, Venezia ha vinto 25 match consecutivi tra Italia ed Europa e questo l’ha portata a chiudere la regular season al primo posto. Con questo traguardo la Reyer si è guadagnata la qualificazione alla prossima EuroLega, una competizione che aveva saltato nelle ultime due stagioni, annate in cui si è però consolidata come una superpotenza dell’EuroCup. Pur non essendo mai riuscita ad alzare il trofeo, Venezia è arrivata in finale tre volte negli ultimi sei anni e anche quest’anno ha fatto molto bene, uscendo in semifinale per mano delle future campionesse, le London Lions.

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L’aspetto ancora più interessante è che la Reyer ha tutte le carte in regola per estendere le sue vittorie anche negli anni a venire. L’Umana infatti ha a roster molte delle giovani italiane più interessanti e considerando il fatto che la giocatrice più anziana è del 1995, è una squadra costruita per vincere adesso ma anche nel futuro.

La WNBA può aspettare, per ora

Matilde Villa è un tassello fondamentale di questa squadra e questo è parte del motivo per cui è difficile pensare di vedere Villa sin da subito in WNBA. Come confermato anche dalla coach Tanisha Wright, l’idea di Atlanta è infatti quella di far crescere le sue tre pick internazionali nei rispettivi club, per poi averle a disposizione quando saranno più pronte, garantendo così alla franchigia della Georgia di avere giocatrici di livello anche in futuro. Un po’ come Venezia, anche Atlanta sta infatti cercando di crescere tante giovani senza dover però rinunciare a essere competitiva sin da subito, ma ha scelto di alzare il livello del suo roster attraverso la free agency più che passando dal Draft. Le Dream hanno raggiunto i playoff lo scorso anno dopo aver mancato la postseason per quattro anni e lo hanno fatto soprattutto grazie a Rhyne Howard, giocatrice dall’immenso talento vista l’anno scorso con la maglia di Schio. Per provare ad andare un po’ oltre, la dirigenza ha portato in Georgia una giocatrice di esperienza come Tina Charles e una two-way player come Jordin Canada. In questo progetto Villa potrebbe rientrare, ma solo dopo aver completato la sua maturazione in Europa.

La seconda motivazione per cui quest’anno non vedremo Matilde Villa con la maglia di Atlanta è la parziale sovrapposizione tra il calendario dei campionati europei e quello della WNBA. La lega statunitense ha preso il via il 14 maggio, quando in Italia stavano per iniziare le finali dei playoff, rendendo impossibile per Venezia privarsi del suo gioiello nel momento più importante della stagione. Per Villa ad oggi sarebbe ancora possibile fare l’una e l’altra, visto che non ha ancora tre anni di esperienza in WNBA, ma negli anni a venire sarà sempre più difficile per le giocatrici portare avanti la carriera internazionale e quella negli Stati Uniti come hanno fatto finora. Nel basket femminile infatti, dove il guadagno da un contratto con una squadra WNBA non è nemmeno lontanamente paragonabile alla controparte maschile, molte giocatrici scelgono di giocare la stagione nei club europei, per poi unirsi alla propria squadra WNBA in vista dell’estate, periodo in cui si svolge la regular season della lega statunitense.

Questo ha spesso fatto sì che all’inizio della stagione WNBA molte squadre avessero dei roster incompleti, perché molte giocatrici erano ancora impegnate nelle fasi finali dei campionati internazionali. Per cercare di sopperire a questo problema la lega ha varato la cosiddetta prioritization rule, secondo cui le giocatrici che hanno almeno tre anni di esperienza in WNBA che non si presenteranno al training camp (che di solito prende il via tra fine aprile e inizio maggio) non potranno partecipare al campionato. È una regola che entra in vigore da questa stagione e che spiega il motivo per cui quest’anno, nei campionati nazionali e nelle competizioni europee, si sono viste meno giocatrici statunitensi. Quelle che hanno scelto comunque di venire hanno deciso di lasciare la squadra spesso prima dell’inizio della postseason dei campionati o hanno scelto di rinunciare alla WNBA, come nel caso di Jessica Shepard e Awak Kuier, compagne di squadra di Villa a Venezia.

Nella carriera di Matilde Villa la WNBA resta comunque un obiettivo e un traguardo concretamente raggiungibile. Per favorire questo percorso, pochi giorni prima del Draft è arrivata anche la firma con TheFam, un’agenzia statunitense che annovera tra i suoi talenti anche Marina Mabrey e Jessica Shepard. L’investimento che c’è su di lei è notevole, come dimostrato anche dal fatto che si stanno avvicinando a lei sempre più sponsor, una dimensione che nel basket femminile italiano non è assolutamente presente sulle singole atlete se non nel caso di Cecilia Zandalasini. Ad oggi infatti sono loro due i volti più conosciuti del basket italiano femminile, un movimento che sta crescendo, ma che, tra le varie cose, avrebbe molto bisogno di trovare risultati con la Nazionale maggiore per diventare più popolare.

Nel 2025 una parte della fase a gironi dell’Europeo sarà a Bologna e l’Italia è dunque qualificata di diritto alla competizione. Le aspettative verso quella competizione sono necessariamente alte, per una squadra che avrà una nuova guida tecnica con coach Andrea Capobianco e che, salvo impedimenti, annovererà anche Matilde Villa tra le sue fila. Tra la maglia azzurra e la giocatrice della Reyer c’è infatti un grande feeling: Villa ha fatto tutta la trafila delle Nazionali giovanili e anche la scorsa estate, dopo essersi giocata il suo primo europeo senior, ha partecipato all’Europeo Under 20 chiudendo anche da terza miglior marcatrice con una media di 18.9 punti a partita.

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Lei, da parte sua, sembra vivere tutto con estrema leggerezza, con la stessa bonarietà di quando a 16 anni giocava insieme a sua sorella a 25 chilometri da casa sua, incantando le palestre con il suo carisma e il suo talento. All’epoca era solo un’adolescente che nel giro di un anno si era trovata due volte sotto le luci dei riflettori del Paese, ma quel palcoscenico non è mai stato troppo grande per lei. Da buona Gen Z quale è, ammette di essere una persona ansiosa, eppure dall’esterno non si percepisce, perché la prima cosa che arriva è il suo grande entusiasmo nei confronti di tutto quello che la circonda. La stessa semplicità che trasmette in campo è la stessa che si percepisce al di fuori, anche perché Matilde Villa resta, secondo le sue parole «una ragazza che si sta semplicemente divertendo molto a giocare a pallacanestro».

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