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Matri contro il gol
04 mag 2017
10 reti del centravanti del Sassuolo che ci raccontano il suo complicato rapporto con la porta avversaria.
(articolo)
11 min
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Alessandro Matri ha 33 anni e alle spalle una carriera di ottimo livello, forse anche superiore alle proprie possibilità. Nella sua bacheca personale può vantare 3 campionati italiani, 2 Supercoppe italiane, 1 Coppa Italia e persino 1 Champions League, con il Milan quando era molto giovane. Un numero di trofei francamente spropositato per un giocatore normale, ma Matri è forse meno normale di quanto vogliamo ammettere.

Il giocatore Matri è in realtà, mettendo da parte gli stereotipi del centravanti predatore “col fiuto del gol”, un giocatore ricco di contraddizioni tecniche, che per definirsi meglio ha bisogno della definizione di una sua legge fisica.

Il Paradosso Matri è il gatto di Schrödinger della Serie A. Si tratta di un fenomeno tipico di quei momenti della carriera di un attaccante di alto livello in cui normalmente, per continuare a crescere, non ha altra scelta se non quella di segnare, ma se le probabilità che trasformi un'occasione qualsiasi - se lo spettatore chiudesse gli occhi per poi riaprirli pochi secondi dopo, ad azione conclusa - sono comunque al 50%. Matri è il caso più eclatante di questo paradosso, noto per l’imprevedibilità dell’esito delle sue azioni d’attacco, quali che siano le premesse e le variabili, la situazione, la posizione rispetto a porta, portiere, difensori avversari. La sua costante è l’assoluto dubbio: Matri riuscirà a segnare questa volta? Boh.

Matri è probabilmente anche un problema per gli statistici: con lui la concezione di chiara occasione da gol diventa fumosa. Alessandro Matri segna poco e male e il suo gioco è tutta un’incongruenza. Non è cattivo né rapace, ha un pessimo rapporto col pallone nonostante sia tecnicamente valido, gioca maluccio spalle alla porta ma non ha neanche una vera progressione. Pur avendo una carriera rispettabile e dei numeri giusti si può dire che faccia parte di quella genìa di attaccanti italiani a metà, ma che magari si completano con il tempismo (Pazzini), la fisicità (Toni), la furbizia calcistica (Maccarone), o la tecnica balistica (Quagliarella).

Ogni gol di Matri, invece, è un’agonia, una liberazione sorprendente. Quando lo vedi correre verso la porta, con tutte le variabili incastrate per segnare, il gol è paradossalmente l’ultima cosa che ti aspetteresti. Matri è il contrario dell’inesorabilità, tranne in fatto di stereotipi: un calciatore belloccio che sta con una velina e suona la chitarra ispirandosi a Ligabue.

In questo pezzo ho deciso di riunire tutte le volte in cui Matri ha combattuto il paradosso Matri, vincendo o perdendo la battaglia con la sua statistica personale e i suoi demoni.

Napoli - Cagliari 26/08/07

Il 2007 è ancora in 4:3.

I suoi anni sull’isola sono stati i migliori della sua carriera, ma questo non significa non ci fossero Momenti Matri: i litigi col pallone, i gol fatti con difficoltà, quel sospiro di sollievo eccessivo quando la sfera gonfiava la rete avversaria. Forse anche i sardi sapevano di Matri, ma non lo dicevano, perché volevano esserne liberati.

Cagliari - Catania 21/10/07

Matri fece, però, dei gol molto belli col Cagliari, soprattutto di testa. Aveva un modo di alzare il pallone a pallonetto particolare (vedi quelli con la Roma o con il Chievo) che richiede un’enorme sensibilità pratica e una torsione di tutto il corpo in quei movimenti millesimali che ti fanno toccare bene un pallone che arriva in alto e ti passa sopra la testa per una frazione di secondo. Azioni per cui non devi pensare, che devono venirti d’istinto. C’è qualcosa che si muove in quel Matri.

Cagliari - Juventus 29/11/09

Ogni tanto ripenso a quando Matri con un dribbling arido mette a sedere Cannavaro (Fabio Cannavaro, quello là) e va a infilare Buffon (Gianluigi Buffon) con un diagonale secchissimo. Barillete de Graffignana.

Cagliari - Lecce 28/11/10

Certo ripenso anche a quando Matri lasciava sul posto Diamoutene e Vives; non contento poi fa un gol assurdo, smarcato, con la palla che gli arriva un po’ indietro da destra e lui incrocia forte, col destro, sul secondo palo.

Queste immagini sono raccolte in un video che si chiama “Il bomber Alessandro Matri”, caricato su YouTube il 21 dicembre 2010 dall’account “TheMagicocagliari”; il sottofondo alle azioni sgranate del miglior Matri che non vedremo mai in circolazione è una canzone bruttissima del 2010 di Timbaland e Katy Perry che dice più o meno “non sarò più lo stesso (se ci incontreremo ancora) / non ti lascerò andare (dimmi che ci incontreremo ancora)” e l’utente, nella descrizione, scrive “omaggio e compilation di gol al numero 32 del Cagliari giunto ormai alla sua quarta e forse ultima stagione in rossoblù”.

Matri verrà ceduto di lì a un mese alla Juventus, probabilmente a causa di questo video, di questa descrizione, o di quella tendenza della Juventus di inglobare tutto ciò che gli fa male (il malaka Martinez, Matri, Higuain). L’operazione è costata alla Juventus 2,5 milioni di prestito oneroso, più 15,5 milioni di euro per il diritto di riscatto, esercitato il 22 giugno dello stesso anno. Da qui cambia tutto.

Alcuni dicono che Alessandro Matri sia andato incontro a una destrizzazione: l’evoluzione del suo fisico, per reggere gli urti dei difensori più malefici, lo ha rallentato quel tanto che è bastato per renderlo drasticamente meno effettivo. Eppure, per quanto paradossale, mi sento di dire che la sua scarsità realizzativa è stata un’arma in più per la Juventus di Conte, che ha fatto crescere una squadra anziché fare perno su individualità lussuose. Magari, forzando un po’, se fosse stato facile segnare dando palla a Matri la Juventus di quegli anni non sarebbe diventata la squadra che è diventata. Forse non avrebbe neanche vinto il campionato.

Non bisogna farsi ingannare però dai video montati ad hoc delle prestazioni di Matri coi bianconeri. Ricordate Alessandro Matri: a guardare i video sembra un fenomeno che fa solo gol pesanti da attaccante vero, una versione indie di Higuain. Come tutti i video YouTube, però, non si vedono mai i gol che Matri NON ha fatto.

La faccia di chi ha toccato la macchina facendo retromarcia.

In realtà, il più delle volte Matri sotto porta sembra distratto. Non è Holly e Benji: la realtà non si può fermare per una puntata intera e aspettare che Matri pensi a tutte le cose che derivano da quel calcio a quel pallone. Allora Matri si ritrova spesso ad inseguire sé stesso e la sua audacia: Matri dà il meglio di sé quando non deve pensare alla sua conclusione, quando può agire d’istinto, quando il tocco da fare è uno, diretto. Uno contro uno (vs. portiere o vs. difensore, cambia poco), solitamente, Matri si perde, come mangiato dalle sue stesse possibilità, e l’azione salta.

Juventus - Nordsjaelland 07/11/12

Mentre Vidal fa il suo gol più “vidaliano" in assoluto, Matri vive una delle partite più “matriste” della sua carriera. La Juventus è nel fortino casalingo, in vantaggio per 3 a 0 dopo mezz’ora, e ha il controllo totale della gara. Matri ha già colpito un palo al 26’. Dal minuto sessanta tutti (TUTTI) i suoi compagni si prodigano per far segnare il bellissimo numero 32.

Li potete vedere nel video dal minuto 1:48, in rapida successione: ci prova persino Quagliarella per primo, con un passaggio filtrante nello spazio che scavalca la difesa danese messa malissimo – Matri perde una marea di tempo a pensare a cosa fare, si allunga il pallone per saltare il portiere ma nel frattempo è rientrato Okore con tutta la famiglia; Pirlo lancia Matri nello spazio tra due centrali con Okore che sonnecchia lasciando spazio all’attaccante, che gigioneggia un po’ e non crede assolutamente che la sua gamba possa fare alcun movimento in quel momento là di partita; Pirlo da calcio d’angolo spennella sulla testa di Matri che fa una bella sponda per Quagliarella che non sbaglia.

A quel punto il numero 32 assume la tipica postura della sad walk di Arrested Development e si allontana mestamente, dopo aver giocato per 90’ in una partita in cui la Juve ha tirato 16 volte in porta.

Juventus - Fiorentina 09/02/13

È ancora inspiegabile il momento in cui Matri perde la scarpa e segna il raddoppio in campionato contro la Fiorentina. Vucinic copre dall’inquadratura ciò che accade, ma poi è lampante: Matri ha segnato senza uno scarpino. È là dietro, giallo sull’erba verde, dove prima stava il destro dell’attaccante della Juventus. Se vogliamo vedere le cose da un altro lato, lo scarpino si è tolto per non permettere a Matri di segnare. E lui ha segnato lo stesso. È stato a modo suo fortunatissimo, in qualche modo il fatto che abbia perso lo scarpino lo ha agevolato, o invece è estremamente caparbio in un modo molto nascosto di solito?

Il passaggio di Matri al Milan è scolorito, fatto solo di un gol nel Milan più in crisi di sempre (Allegri-Seedorf-Tassotti), in una partita persa con un Parma prossimo al fallimento. C’è un video intero che lo ritrae con un’ironia eccessiva mentre prova a fare cose che non gli riescono contro il Bologna, manifestazioni continue del paradosso Matri, in cui c’è tutto il suo “matrismo".

La seconda metà di quella stagione 2013-14 Matri passa alla Fiorentina ed esordisce con una doppietta al Catania, dando l’impressione di essere arrivato in una piazza giusta per i suoi numeri e le sue qualità. Di essere insomma pronto per un’epica, per quanto minore. Segna in campionato e in Europa League. Prosegue il suo cammino umile quell’estate col passaggio al Genoa FC, sempre in prestito, con qualche velleità in meno rispetto alla Fiorentina, e si impegna parecchio: lo score è buono, con 7 gol e 6 assist in 17 partite giocate. Gioca un calcio intelligente, più essenziale, dialoga meglio spalle alla porta, sa essere decisivo, e protagonista di rimonte, e in generale si adatta bene alle tattiche esternofile di Gasperini. Matri ha 30 anni, ha di poco superato la maturità calcistica come attaccante, eppure sembra rinato.

Anche per questo il ritorno ai bianconeri nella sessione invernale del 2015 poteva far sperare in primi accenni di epica eroica nella carriera dell’attaccante lombardo: Matri si ritrova nella squadra con cui ha vinto due campionati e due supercoppe, con l’allenatore che al Cagliari e al Milan ha creduto totalmente in lui (Allegri), in una squadra più forte e combattiva, solida. In realtà la sua nuova avventura dall’inizio appare molto più prosaica: molta panchina, qualche scampolo di gara in Champions e in campionato. Ma eccoli tornare, onnipresenti non appena arriva anche un minimo di pressione: i Momenti Matri.

Inter - Juventus 16/05/15

Juventus sotto a San Siro, gol di deviazione di Icardi, Matri lanciato a rete. Supera Vidic in velocità senza alcun problema, e poi succede questo. Il rigore è concesso, certo, ma quanto ha rischiato Matri di perdere palla, rigore, partita, faccia?

Lazio - Juventus 20/05/15

Poi, certo, Matri si redime. Il 20 maggio 2015 il 32 entra a 5 minuti dalla fine del tempo regolamentare sul punteggio pari di 1 ad 1. È una finale, una finale di quelle bruttine e un po’ nervose, in cui segnano i difensori (Radu e Chiellini). Eppure segna al 98’, regalando la vittoria ai bianconeri: sul pallone che Tevez (sua antitesi calcistica per fame, accoglienza, gavetta, pure aspetto esteriore, inesorabilità) scaglia in rete verso il secondo palo si frappone Mauricio e la sfera resta lì. Matri ha poche possibilità e sceglie quella più rapida, il piattone destro sul primo palo. Per qualche motivo quello entra e Matri è di nuovo storia bianconera.

Lazio - Udinese 13/09/15

L’anno dopo Matri finisce proprio alla Lazio, acquistato nell’ultimo giorno di mercato, uno di quei colpi da Ata Hotel che dici “mah ok sì dai, male non può fare”. Infatti Matri non fa male: fa meh. Certo l’esordio è promettente: doppietta all’Udinese in una partita infima sotto un’acquazzone di settembre. Sul primo gol il movimento che la punta compie mentre segue le finte e controfinte di Felipe Anderson è impeccabile, disorientante e coordinato; il cross di Felipe Anderson è così buono che Matri avrebbe potuto essere un tronco, un cartello stradale, uno sgabello, e quel pallone sarebbe entrato lo stesso. Anche il secondo gol è un caso: uno stop scellerato di Kone in area gli regala letteralmente il pallone di fronte a Karnezis e Matri ha troppo poco tempo per pensare e farsi irretire dalle possibilità: si gira e tira sotto le gambe del portiere.

Pescara - Sassuolo 22/01/17

L’estate dopo la stagione opaca alla Lazio passa a titolo definitivo al Sassuolo, dove prende la maglia numero 10. Un Matri in parabola discendente fa un’altra stagione un po’ mediocre, boa d’attacco nel Sassuolo champagne di esterni folletti e talentuosi.

Gioca abbastanza ma segna poco, preda anche della sua stessa fisicità ormai difficile. Segna però due doppiette di fila. La prima è contro il Palermo in una partita farcita di errori difensivi e che fa di nuovo pensare al fatto che Matri sia più efficace quando non è sopraffatto dalle possibilità: nel primo gol devi necessariamente tirare in porta in qualche modo, nel secondo il rimpallo a porta quasi sguarnita lascia poco al caso. La seconda doppietta è ancora più ambigua: prima fa il gol più veloce del campionato, poi un gol assurdo con un pallonetto probabilmente casuale, lasciandoci nel dubbio sulle sue qualità.

Matri non è un alchimista del gol, uno che trasforma un pallone nella zona d’attacco in una rete per la sua squadra; è più un terminale offensivo in senso classico, l’ultimo uomo avanti di una squadra che non può e non deve contare solo su di lui per i suoi punti. I Momenti Matri non sono nient’altro che quei momenti decisivi per la propria squadra in cui Matri, ragazzo parecchio sveglio, si rende conto dell’importanza dell’istante e ci si fa ispirare; la sua forza è trovare sempre la stessa reazione uguale e contraria che gli permette di restare a galla e, zitto zitto, di giocare da anni ad alti livelli, magari sbagliando spesso, ma solo perché può permetterselo.

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