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Il primo atto di Mattia Furlani
07 ago 2024
Una medaglia di bronzo storica e che profuma di futuro.
(articolo)
5 min
(copertina)
IMAGO / Xinhua
(copertina) IMAGO / Xinhua
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È l’ora di cena quando Mattia Furlani compie il primo salto, spezzando l’indolenza e il torpore di un giorno rovente come un altro di metà agosto. Quel singolo salto, avremmo appreso più tardi, sarebbe bastato per ottenere il bronzo nel salto in lungo maschile alle Olimpiadi di Parigi 2024. Un risultato che eguaglia l’unico precedente italiano nella categoria, ottenuto da Giovanni Evangelisti quarant’anni fa, a Los Angeles. Sarebbe raccomandabile una certa prudenza e un filo di scaramanzia, ma oggi tutto fa pensare che proprio a Los Angeles, nel 2028, questo risultato verrà superato. È così per una semplice ragione: Mattia Furlani ha i connotati del predestinato. Sembra una parola abusata, ma non si può dire in un altro modo.

Mattia Furlani è nato a Marino nel 2005 ed è cresciuto a Grottaferrata – due comuni alle porte di Roma, metà periferia sud-est, metà Castelli Romani – da una famiglia di atleti, il padre Marcello Furlani altista e la madre Khaty Seck velocista, dai quali sembra aver ereditato con precisione chirurgica le componenti biologiche che gli hanno permesso di dominare le competizioni giovanili alle quali ha preso parte, non importa in quale disciplina. Detiene il record Under 16 nel salto in alto e nei 150 metri piani. Nel 2022 è diventato campione italiano Under 18 nel salto in alto e nel salto in lungo, sia indoor che outdoor, poco prima di ottenere l’oro agli Europei Under 18 di Gerusalemme nelle due stesse discipline.

È in questo periodo che diventa chiaro, almeno ai non occasionali dell’atletica, che si tratta di un fenomeno generazionale.

La scelta di specializzarsi nel salto in lungo deve essere stata dura e tormentata, per uno a cui sembra riuscire bene tutto, ma doverosa per competere ai massimi livelli. I frutti, però, non si sono fatti attendere: a marzo ha ottenuto la medaglia d’argento ai mondiali di Glasgow. Un paio di mesi dopo raggiunge il medesimo risultato agli Europei di Roma, dove stabilisce il primato personale e il record mondiale Under 20 con un salto di 8.38 metri, nello stesso stadio dove la domenica potreste riconoscerlo tra migliaia di pischelli allampanati e con la zazzera come lui, vestito di giallorosso da capo a piedi.

Entrambi gli argenti di quest’anno sono arrivati alle spalle di Miltiadis Tentoglou, un campione greco che da qualche anno sta dominando nel salto in lungo. Bisogna snocciolare qualche numero per dare un’idea della sua grandezza: oro agli Europei di Berlino 2018, Monaco di Baviera 2022 e, appunto, Roma 2024. Oro agli europei indoor di Glasgow 2019, Toruń 2021 e Istanbul 2023. Campione mondiale a Budapest 2023. Infine, appare fin troppo scontato giunti a questo punto, oro a Tokyo 2020.

Ieri sera ha impiegato un paio di tentativi per mettersi alle spalle gli 8.34 metri registrati da Mattia Furlani con un roboante 8.48 e chissà se in quel lasso di tempo si è chiesto per quanto ancora sarebbe riuscito a tenergli testa. Per ora sembra solo un gigante imbattibile, con i suoi 85 chili di muscoli, ben dieci in più di Furlani che però ha ben sette anni in meno.

Mentre Tentoglou saltava perentorio verso il secondo oro olimpico, quasi tutti gli altri atleti in gara non andavano oltre gli 8.20, garantendo a Furlani la certezza del podio, quando aveva a disposizione ancora un paio di tentativi per migliorare il suo piazzamento. Se gli 8.48 del greco attualmente appaiono irraggiungibili anche in una serata magica, gli 8.36 del giamaicano Wayne Pinnock – uno con un record personale di 8.50, non di certo uno sprovveduto – potevano sembrare alla portata dell’azzurro.

Con il bronzo in tasca Mattia Furlani è riuscito a eguagliare l’iniziale 8.34, dopo due salti nulli, di cui uno per questione di millimetri, che altrimenti sarebbe valso molto probabilmente l’argento. Più che un'occasione mancata, però, questo risultato sembra un invito a perfezionarsi ulteriormente, crescere con la muscolatura, affinare la sua tecnica. Se già oggi un argento olimpico sembra nelle sue corde, cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi anni?

Nel salto in lungo la pulizia assoluta della tecnica di esecuzione nella rincorsa, nello stacco o persino nella preparazione sono una componente fondamentale per poter fare affidamento su dei risultati costanti. Mattia Furlani ha dimostrato ripetutamente di potersi esprimere in performance di altissimo livello, in uno sport fatto di elementi aleatori e imperscrutabili come il vento o i millimetri di appoggio in pedana che possono disintegrare senza pietà un ipotetico record, un argento olimpico, anni di sacrifici o la gloria eterna. I margini di miglioramento sono enormi, l’ambizione altissima: «Voglio diventare primo».

Ai microfoni, pochi minuti dopo il termine della gara, guardandosi attorno in uno Stade de France ancora gremito, Furlani si è preoccupato per prima cosa di non sembrare “un piagnone” in mondovisione. Pensandoci bene, è del tutto normale. Ha diciannove anni e anche lui avrà delle chat Whatsapp dove si prende per il culo in continuazione con gli amici di sempre, anche se in ballo c’è un podio alle Olimpiadi. Chissà quanti screenshot ironici gli sarebbero arrivati se si fosse lasciato veramente andare in un pianto trattenuto a stento dietro agli occhi che brillavano come gli orecchini infilzati nei lobi.

Poi però ha iniziato a parlare di futuro, il vero tema di questa storia, che per lui appare molto meno incerto di quanto non lo sia per qualsiasi altro suo coetaneo: «Cercherò di andare sempre più lontano» e poi «per le cose ci vuole del tempo, bisogna dare tempo ai giovani». Quando gli hanno chiesto se si aspettasse questo risultato, è sembrato doversi trattenere per non rispondere con un laconico «sì», e ha optato per un più diplomatico «ero consapevole di poter arrivare a un risultato del genere», come tutti quelli che ieri sera si sono dimenticati di sparecchiare la tavola per guardarlo volare sulla sabbia come Spider Man. Infine, nella stessa intervista, non ha escluso di tornare a gareggiare nel salto in alto, la disciplina del padre.

Alle Olimpiadi di Los Angeles avrà 23 anni. Nessuno ha più tempo di lui.

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