Dopo UFC 246, Conor McGregor viene sempre più spesso chiamato re delle MMA. Certo, mentre lui combatteva c'era un altro re a lustrarsi la papakha in attesa dell’uomo nero (parlo ovviamente di Nurmagomedov), mentre un altro era a bordo gabbia e neanche tanto impressionato (Masvidal). Ma se parliamo di capacità di attirare l'attenzione del pubblico dei media, allora è indubbio che la corona debba andare proprio a lui.
Conor McGregor è tornato in grande stile, mettendo KO (anzi, ottenendo un TKO) contro Donald Cerrone in maniera relativamente semplice, palesando la differenza di livello fra i due. Parlando del match, prima del match, mi ero trovato a dire che un McGregor in condizione media avrebbe comunque battuto un Cerrone in ottima condizione in qualunque momento. È sembrato invece di assistere ad un incontro fra due fighter che non facevano neanche lo stesso sport. Un "Cowboy", come viene chiamato Cerrone, che non ha provato a reagire neanche per un attimo, complice la grande fisicità e l’impatto mostruoso dei colpi di McGregor, e che ha dovuto cedere il passo in appena quaranta secondi dall’inizio del match all’ex campione UFC dei pesi piuma e leggeri.
McGregor è sembrato sfavillante, Cerrone totalmente spento. Ma questa non è assolutamente una giustificazione, né una spiegazione dell'esito del match. Semplicemente, McGregor è a un livello superiore rispetto a "Cowboy" e l’ha dimostrato in maniera feroce ed immediata.
Il match è iniziato con un diretto sinistro da parte di McGregor che è andato a vuoto. Cerrone ha schivato, non in ritardo ma nemmeno col tempo giusto per andare in takedown e per questa ragione si è fermato sulle gambe di McGregor, che lo ha risollevato. McGregor voleva fermare ogni tentativo di entrare in grappling fra i due, e ci è riuscito in maniera relativamente semplice. Appena sono entrati in clinch, si sono visti quattro colpi di spalla al volto di Cerrone, che hanno colpito il naso e l’occhio del "Cowboy" di Denver. Donald è rimasto abbastanza stordito: ha dovuto sciogliere il clinch e indietreggiare, ma così facendo si è ritrovato con i piedi vicini e la necessità di creare spazio per non essere schiacciato dalla fisicità sorprendente di McGregor (sorprendente, perché il clinch era forse la fase in cui Cerrone credeva di essere avvantaggiato).
Dopo una ginocchiata che non è arrivata a impattare benissimo da parte dell’irlandese, i due si sono allontanati per un attimo. Ma McGregor aveva capito che era il momento di chiudere l'incontro: prima è andato a vuoto con un montante, poi ha subito in guardia l’unico tentativo di reazione di Cerrone, un headkick velleitario, e infine ha risposto con un calcio alla testa molto più potente che ha fatto barcollare l'avversario. Quello è stato l’inizio della fine: “Notorious” si è avventato con una ginocchiata saltata sul suo avversario, e lo ha iniziato a colpire col diretto sinistro mentre il "Cowboy" si copriva senza dar risposta. In pochi secondi Cerrone si è ritrovato in posizione fetale, cercando invano di limitare i danni. In poco più di mezzo minuto è quindi arrivato lo stop dell'arbitro Herb Dean, decretando la vittoria di McGregor.
Il match è sembrato una passeggiata al parco per l’irlandese, che nel post è sembrato persino elegante al microfono, con parole di conforto e rispetto per Cerrone. D'altra parte, com'era facilmente prevedibile prima del match, Cerrone è stato probabilmente il match più accomodante per il rientro dell’irlandese.
Adesso, però, per McGregor arriverà il difficile, se vorrà ritentare un assalto alla chance iridata. E questi sono gli incontri che sembrano più logici in questo momento, per tornare davvero a essere il re.
Jorge Masvidal
Fra l’irlandese ed il BMF (cioè "Bad Mother Fucker") non scorre buon sangue, i due si punzecchiano da tempo e il loro match sembra quello più prevedibile al momento. Masvidal ha abbattuto Darren Till che, fra i suoi avversari, è stato il più simile in quanto a potenza e stance all’irlandese. Certo, McGregor probabilmente non avrà la stessa potenza del fighter inglese, ma ha un’esperienza maggiore, sa come prepararsi a questi match e ha una tecnica più raffinata rispetto a “The Gorilla”, in quanto a footwork, timing e counterstriking. Anche stilisticamente, Masvidal-McGregor sarebbe l’opzione più accattivante al momento per entrambi.
Khabib Nurmagomedov
Difficile che nel breve periodo ci possa essere un rematch, ma Dana White ha asserito che questo sarebbe il match più probabile, adesso. Certo, McGregor dovrebbe migliorare, e di molto, la sua fase di grappling offensivo per impensierire il russo, e in generale non è detto che abbia voglia di nuovo di incontrarlo. Anche perché Khabib non si farebbe abbattere a spallate dal clinch.
Justin Gaethje
Tornare a 155 libbre non darebbe necessariamente la possibilità a McGregor di riprovare l’assalto al titolo, ma sicuramente gli offrirebbe la possibilità di affrontare una delle bestie nere della divisione, con tutto il prestigio che deriverebbe da una vittoria: e cioè il brawler tecnico Justin Gaethje. Il wrestling dello statunitense è davvero d’élite, ma a Justin piace scambiare ed imporsi nella brawl. Ha uno stile che pare invitare a nozze quello di McGregor, e se si dovessero incontrare assisteremmo a uno specie di scontro di filosofie: assalto vs counterstriking.
Kamaru Usman
Forse l'incontro più difficile tecnicamente per McGregor, ma anche il più remunerativo. Usman è un fighter con una stazza importante, e il suo stile è simile a quello di Khabib. Con la differenza, però, che Usman scambia meglio, è più pesante e pressa come una macina.
Colby Covington
Un altro match logico, se McGregor volesse rimanere nella divisione delle 170 libbre, sarebbe quello contro Colby Covington. Un rilancio assoluto anche per lo statunitense, che si ritroverebbe di nuovo lanciato verso la vetta con una vittoria. Covington però è completo in ogni area, ostico, forte e non ha la tendenza a stancarsi dopo i tre round, anzi. Inoltre è un grande incassatore, una qualità che si è vista nel match proprio contro Kamaru Usman.
Gli altri incontri di UFC 246
Ma UFC 246 non è stato solo McGregor-Cerrone. Nel co-main event abbiamo visto una rediviva Holly Holm avere la meglio su Raquel Pennington. Un match intelligente della Holm che, in solita guardia southpaw, si è trovata a combattere in maniera speculare alla sua avversaria. Nel primo round, di studio, Pennington ha provato qualche leg kick e ha tentato di accorciare le distanze, ma Holm è stata attenta a stabilire il range d’attacco, punendo la sua avversaria ogni volta che tentava di accorciare. La Pennington ha provato sempre ad accorciare a seguito dell’utilizzo della sua boxe in carica, sfruttando le combinazioni in avanzamento e un footwork non aggraziato, ma verticale ed efficace, ad aprire la strada ai suoi colpi di braccia. Holm si è fatta trovare pronta in ogni momento, imponendosi anche in clinch contro la gabbia e controllando con postura e pressione la sua avversaria. Nel terzo round la Pennington si è "svegliata" dopo due round di torpore nei quali non è mai riuscita a trovare le misure e ha provato a colpire Holm in uscita dal clinch tentando buoni accompagnamenti col gancio sinistro (che è andato a segno in un’occasione, seppur senza troppa potenza) e ginocchiate (ma senza troppa veemenza).
In questo match è sembrato evidente che la Holm soffrisse i colpi in uscita dal clinch. Se Amanda Nunes aveva fatto un capolavoro, mettendola KO a seguito di un’esitazione dopo un tentato block, prendendo il tempo ed abbattendola con un headkick, evidenziando la mancanza di risposta ai suoi counter, la Pennington ha invece palesato l’imperfezione di Holm in uscita dal clinch, pur non sapendone approfittare. Holly Holm rimane comunque una delle fighter più tecniche nelle due divisioni di peso, quella dei gallo e quella dei piuma, e l’ha dimostrato ancora una volta. Con rapide combinazioni, specie di braccia - evitando più volte i calci che potevano contribuire a far accorciare Raquel - ha messo in difficoltà Pennington, che non ha trovato troppe risposte convincenti allo stile della Holm. Le due hanno finito per legare spesso, ma anche in questa fase, che doveva essere favorevole a Pennington, Holm si è dimostrata superiore. Alla fine i giudici l’hanno premiata con la vittoria per decisione unanime.
Un altro bel match è stato quello di Diego Ferreira, che si è dimostrato un fighter intelligente, coriaceo, sfrontato. In appena due round si è sbarazzato di un Anthony Pettis incapace di rispondere al livello di grappling del brasiliano, il tutto dopo aver messo in mostra anche un ottimo bagaglio in fase di striking. Ferreira ha iniziato in avanzamento sin dal principio e non si è mai fermato, cambiando guardia praticamente ad ogni azione e non lasciando margine di riferimento ad un Pettis sempre più confuso. Pettis era partito molto bene, colpendo il suo avversario in arretramento, centrandolo con buone combinazioni di braccia, ma presto si è dovuto arrendere ad un fighter che fa di ritmo ed annullamento delle distanze il proprio cavallo di battaglia.
Ferreira ha regalato a UFC 246 forse il suo momento più bello, tecnicamente parlando, e cioè la scalata sulla schiena di Pettis a metà del primo round. Il fighter brasiliano ha messo a parete Pettis, gli ha preso la schiena, mettendo un gancio con la gamba destra, e abbracciandolo col braccio sinistro sotto l’ascella, legando le mani, e lasciando che Anthony iniziasse il cosiddetto “handfighting” (cioè quando un fighter cerca di liberarsi dalla morsa formata con le mani dal suo avversario). Nel frattempo, ha messo il secondo gancio con la gamba, lo ha spinto sulla gabbia e lo ha ribaltato prendendogli la schiena.
Pettis poco dopo è riuscito a trovare lo spazio e a uscire dalla morsa di Ferreira, segno che comunque il suo livello di grappling è davvero altissimo. I due hanno fatto qualche scambio dallo stand-up - un momento in cui Pettis è sembrato in leggero vantaggio, ma poco dopo Ferreira ha eseguito un double-leg takedown ed è passato in side control. Trovato lo spazio, Pettis ha cercato l’upkick, ma Ferreira è stato troppo dominante e ha concluso il round in vantaggio.
Ferreira sapeva di avere il vantaggio in fase di grappling e di ground game, quindi è partito subito alla carica e all'inizio del round successivo è riuscito ancora a portare a terra Pettis e a prendergli la schiena. Da questa posizione il fighter brasiliano ha dimostrato tutte le sue qualità. Pettis ha provato a liberarsi, ma il brasiliano è sembrato sempre un passo avanti. Ferreira non ha mai lasciato spazio per respirare al suo avversario, e Pettis ha cominciato presto a sfiancarsi. Alla fine Ferreira è riuscito addirittura a sottomettere Pettis da una posizione laterale, quindi con un’angolazione inusuale. Per i feticisti del grappling, questa è una lezione gratuita. Con la vittoria con Pettis, Ferreira è così arrivato a quota sei vittorie consecutive nella divisione dei leggeri. E a questo punto non gli si può negare una chance nella top ten dei pesi leggeri.
Infine, un'ultima menzione va fatta all’impresa di Roxanne Modafferi, fighter dal record non spaventoso (23-16 nelle MMA, 3-4 in UFC), ma veterana di questo sport che nel giro di pochissimo tempo si è ritrovata a mettere a segno vittorie con Antonina Shevchenko prima e Maycee Barber poi. Forse Barber aveva pensato di poterla gestire in maniera semplice, e invece Modafferi l’ha sorpresa più volte: in apertura, con un diretto destro a segno, poi con validi tentativi (sempre a segno) di takedown, resistendo inoltre a durissimi assalti in sottomissione. C'è da dire che Barber ha subito un infortunio piuttosto serio al ginocchio ed è stata costretta al controllo medico, ma è vero anche che Modafferi non ha voluto infierire sulla gamba infortunata, preferendo scambiare e sorprendere ancora Barber col jab prima e poi da terra col ground and pound. Barber ha provato a rimanere nel match, l’arbitro non ha interrotto pur vedendo il chiaro infortunio che le impediva anche movimenti semplici. Da terra poi, Modafferi ha dominato, arrivando alla decisione dei giudici, che l’hanno premiata in maniera unanime.
In questo modo, Roxanne Modafferi ha messo a segno uno degli upset più impressionanti della storia recente di questo sport. Ed è anche per eventi come questi, magari minori a livello mediatico ma non meno sorprendenti, che UFC 246 è stata una serata da ricordare.