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I migliori mercati di gennaio del Genoa
06 feb 2020
Un club abituato a disfare tutto nella sessione invernale.
(articolo)
13 min
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Su Amazon per soli 99,99 euro (e 4,90 di spedizione) è possibile acquistare direttamente dalla Giochi Preziosi una scatola, dobbiamo supporre introvabile o quasi alla luce del costo di listino, di “Questo gioco del ca…lcio”. Lanciato da una fantasmagorica campagna pubblicitaria con due testimonial di grido come Simona Ventura e Gene Gnocchi nell’ormai lontano maggio del 2003, il gioco da tavolo propone di vestire i panni del proprietario di uno dei 20 club di Serie A – all’epoca del lancio, la massima categoria era soltanto a 18 squadre, ma mai sottovalutare lo sguardo oltre l’orizzonte di Enrico Preziosi – e di condurlo verso la gloria a suon di lanci di dadi, partendo dalla dotazione di 2000 testoni (fu ribattezzata veramente così la valuta del gioco) per comporre la rosa e con il rischio di imbattersi in imprevisti e probabilità in stile Monopoli calcistico: da Vieri e Inzaghi beccati in discoteca alle veline che distraggono i giocatori, passando per motorini lanciati dalle curve e quant’altro. Nessuno, neanche Preziosi, deve però aver pensato all’imprevisto supremo, pur predisponendo ai quattro angoli del tabellone le caselle relative al calciomercato: la finestra trasferimenti di gennaio.

Il patron del Genoa, che in queste ore viene tempestato da richieste di cessione del club su tutte le pagine social ufficiali della società e sugli spalti del Ferraris, è da diverse stagioni l’assoluto mattatore di questo periodo dell’anno. Solitamente, forte del buon lavoro fatto in estate, la tendenza di Preziosi è quella di smantellare la rosa, accatastando plusvalenze e costringendo i malcapitati allenatori a ritrovarsi, dalla mattina alla sera, con otto volti nuovi e senza dodici giocatori allenati fino a 24 ore prima. Quest’anno, invece, il trend è stato diametralmente opposto: con la squadra sul fondo della classifica il Genoa aveva la necessità di consegnare a Davide Nicola tasselli mirati per risalire, ma sempre rimanendo all'interno di stringenti vincoli di bilancio.

Forse in maniera del tutto accidentale, ne è uscito un altro capolavoro lisergico. Eccezion fatta per Eriksson e Soumaoro, sono arrivati in rossoblù soltanto degli ex: e cioè Behrami, Masiello, Destro, Iago Falque, Perin. Se pensate che non si possa fare meglio di così, lasciatemi accompagnarvi a fare un salto nel passato, dove troveremo altri cinque mercati di gennaio memorabili di Preziosi (e dei suoi dirigenti).

2003-04, il primo mercato di gennaio da presidente del Genoa non si scorda mai

Per Enrico Preziosi, il Genoa è il terzo club della sua vita da imprenditore impegnato nel mondo del calcio: prima la grande cavalcata con il Saronno, portato a un passo dalla Serie B, quindi la scalata con il Como, riportato addirittura in A e poi ceduto. Preziosi ha rilevato il "Grifone" nel luglio del 2003 in Serie C1. È l’estate del celeberrimo caso Catania, animato da quel Luciano Gaucci scomparso solo pochi giorni fa. Grazie a quel caso, all’improvviso, il Genoa si ritrova in Serie B, dovendo ridisegnare la squadra in fretta e in furia.

La guida tecnica è affidata a Roberto Donadoni, alla sua terza esperienza da allenatore dopo Lecco e Livorno. Dura cinque partite, esonerato a fine settembre dopo uno 0-3 con l’Atalanta. Al suo posto arriva Gigi De Canio, e sembra chiaro da subito che l’obiettivo della stagione non possa essere qualcosa in più della salvezza. Nel mercato di riparazione, i rossoblù concludono una quantità di acquisti da far impallidire qualsiasi giocatore compulsivo di Football Manager, pur non riuscendo a chiudere le trattative per i due giocatori maggiormente richiesti da De Canio, cioè Matteo Brighi e Simone Tiribocchi, “il tir di Fiumicino”. Arriva invece il quotato portiere olandese Moens, nel giro della nazionale “oranje”, presentato dalla Gazzetta con il titolo «Spilungone e litigioso, ecco il nuovo portiere del Genoa». Moens avrebbe dovuto affiancare Gazzoli, se non fosse per l’acquisto, a mercato in corso, anche di Alessio Scarpi, lui sì destinato a rimanere nella storia del club più antico d’Italia.

In difesa, invece, un po’ di usato sicuro: Paolo Foglio per la fascia destra, Cristian Stellini e Mohammed Gargo per rinforzare un pacchetto centrale che vedeva in rosa anche una leggenda ormai sfiorita come Aldair, la corsa di Giuseppe Gemiti sull’out mancino, la scommessa Thiago Gosling dal Cruzeiro. Il colpo grosso per il centrocampo è Giovanni Tedesco, mediano di culto degli anni ’90 e ’00, fuoriclasse nel gioco aereo in relazione alla taglia ridottissima (1.70). Gli vengono affiancati Alessandro Budel, Stefan Ishizaki, promettente svedese di origini nipponiche, e il brasiliano Robert Anderson.

Preoccupa un po’ l’attacco, si cerca l’uomo giusto da affiancare a Nicola Caccia, trasferitosi al Genoa in estate in un travaso direttamente da Como: vengono ceduti sia Stefano Ghirardello, ex arma offensiva del Cittadella di Ezio Glerean, che Roberto Colacone, altra istituzione delle serie minori. Sulla trequarti arriva dall’Inter Mario Rebecchi, come punta aggiuntiva torna a casa Gaetano Grieco, nato a Napoli ma cresciuto nelle giovanili del Genoa: da lì aveva spiccato il volo per Parma, senza però riuscire a imporsi. L’altro acquisto è Gianni Comandini, pagato tre anni prima ben 30 miliardi dall’Atalanta, una delle grandi promesse mai mantenute del calcio italiano.

Alla fine c’è anche un ultimo nome. È un ragazzo di 25 anni, ex Racing, già nel giro della nazionale argentina su brillante intuizione del Loco Bielsa. Sconvolgerà il calcio italiano con le sue sterzate, un controllo di palla proveniente da un’altra dimensione, la sua predisposizione per il gol e per la bellezza allo stesso tempo. Si chiama Diego Alberto Milito, ed è forse il più grande colpo della storia di gennaio di Enrico Preziosi. Lo rifarà anni dopo, a fine agosto, con un foglio lanciato al volo sopra una porta chiusa, e sarà ancora bellissimo.

Note di colore: in quel Genoa, mestamente quindicesimo a fine anno, si registrano gli esordi di due giovani e promettenti ragazzi. Sono Valon Behrami e Mimmo Criscito.




Stagione 2009-10, dimenticare il Principe

Ripartire dopo la stagione del boom Milito-Thiago Motta non è facile per il Genoa di Gasperini, ma il mercato estivo promette bene, visto anche l’impegno europeo del "Grifone", approdato alla fase a gironi di Europa League avendo eliminato l’Odense nel playoff sulle ali di quello che sembrava poter essere l’erede del Principe: “Lucho” Figueroa, acquistato nel 2006 e reduce da un eccellente prestito al Boca Juniors.

Figueroa non è l’unico argentino messo nel motore in estate: sono infatti arrivati anche Rodrigo Palacio ed Hernan Crespo, la ciliegina sulla torta. «Ho tanta voglia di fare bene, di mettermi in mostra. Ho scelto una società seria e sono contento, vorrei essere parte di questo progetto», dichiara “Valdanito” al suo arrivo. Il Genoa parte forte in campionato (tre vittorie contro Roma, Atalanta e Napoli) e, pur con qualche difficoltà, resta in linea di galleggiamento per un’altra qualificazione europea: a metà dicembre è nel gruppone delle settime a quota 24 punti (ci sono anche Bari, Chievo, Fiorentina e Napoli), con il quinto posto di Roma e Samp a una lunghezza e il Parma, quarto, a 28. Genoa-Bari del 20 dicembre viene rinviata per neve, e iniziano le grandi opere societarie.

Il mercato si apre con questa dichiarazione di Gasperini: «Preziosi ha voglia di migliorare questa squadra, ma io sono il primo a rendermi conto che non sarà facile. Quello di gennaio è un mercato particolare, bisogna avere la fortuna di trovare il giocatore proprio nel ruolo che serve a te». Le voci danno i rossoblù forti su Rafa Marquez e Biondini, un difensore e un centrocampista per puntellare la squadra. Per qualche ora circola addirittura la suggestione Materazzi, e non è l’unico nome di buon livello per la difesa: si va da Fernando Meira a Gabriel Milito, sponsorizzato dal fratello Diego, pronto a rimettersi in piedi a Genova dopo un grave infortunio al ginocchio. Il vero obiettivo, però, è un altro: Andrea Barzagli, triste e immalinconito al Wolfsburg. In alternativa a Biondini piace Fernando Menegazzo, ex Siena ora al Bordeaux.

Nel giro di un mese, Gasperini vede invece partire Sergio Floccari, divenuto la principale alternativa a Crespo con 4 gol in 11 presenze, e Giuseppe Biava, entrambi direzione Lazio, mentre non fa il percorso inverso Ledesma, reintegrato in rosa dai biancocelesti dopo una trattativa lunga svariate settimane. Viene venduto anche Crespo, a cui viene concesso lo svincolo gratuito il 29 gennaio, cinque giorni dopo aver segnato insieme a Palacio nel 2-0 all’Atalanta, con l’argentino che torna al Parma, e anche l’illusione Figueroa, ceduto a costo zero al Rosario Central. Francesco Modesto, che aveva messo insieme 10 presenze in campionato e 3 in Europa League sulla fascia sinistra, viene invece girato in prestito al Bologna.

In entrata arrivano tre attaccanti (Suazo, Acquafresca di ritorno dal prestito all’Atalanta e Aleksic) e il difensore Dario Dainelli. E il centrocampista tanto agognato? È arrivato soltanto il giovane austriaco Gucher, dopo una lite di mercato con il Napoli: «Per Menegazzo non siamo riusciti a chiudere con il Bordeaux, con la Lazio era tutto fatto per Ledesma ma il giocatore ha rifiutato. Gucher? Il Napoli ci accusa di averglielo rubato, ma dopo 20 giorni che lo trattavano non sono riusciti a chiudere e ci siamo inseriti noi», dichiara Preziosi in un’intervista di fine mercato. Poi, un passaggio in totale controtendenza con la storia futura del Genoa: «La mia prima preoccupazione deve essere quella di non sfasciare quello che abbiamo costruito. Il Genoa ha una credibilità che si è guadagnata negli anni, è additato come una società solida: non possiamo mettere a repentaglio il lavoro di questi anni. Anzi, tutto questo va consolidato. Poi vedremo se è possibile fare il salto. Ma non un salto nel buio, ribadisco che io non sono un venditore di sogni».

Note di colore: Barzagli non si muoverà da Wolfsburg fino al gennaio 2011, quando si accaserà alla Juve, diventandone un simbolo. Biava sarà uno dei perni della nuova Lazio, collezionando 125 presenze in quattro campionati e mezzo. Robert Gucher non giocherà un singolo minuto con la maglia del Genoa: ha vestito dal 2011 al 2017 la maglia del Frosinone, con un intermezzo al Kapfenberger. Oggi è al Pisa. Questo il ruolino di Danijel Aleksic, dopo una sola presenza al Genoa: Greuther Furth, Kavala, Saint-Etienne, Arles-Avignon, Lechia Danzica, San Gallo, Yeni Malatyaspor, Al-Ahli, Istanbul Basaksehir.


2010-11, la capacità di confermarsi

Diceva Caparezza che il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista. Dopo aver smantellato tutto nel 2010, Preziosi bissa nel 2011. L’acquisto di grido dell’estate è Luca Toni, arrivato tra gli squilli di tromba figli della sua seconda parte di stagione alla Roma, trascinata a un passo dal tricolore con gol importantissimi. «Il presidente è bello matto, ma è un matto che mi piace», dichiara mostrando al pubblico genoano la sua nuova maglia numero 9. Anche Preziosi spende parole al miele: «Ho fatto uno sforzo che un club come il Genoa solitamente non si può permettere. Dopo Milito ho sofferto molto, Floccari, Acquafresca e Suazo hanno avuto un po’ di difficoltà, non volevo ricominciare la stagione mettendo in difficoltà Gasperini».

Il patron spende parecchio per la difesa: arrivano Andrea Ranocchia e il promettente Chico, definito da Repubblica “il gigante che annullò Xavi” per un precedente tra Almeria e Barcellona in cui si era prodigato con una marcatura asfissiante sul regista blaugrana, e l’esterno brasiliano Rafinha. Gasperini è esaltato all’idea di allenarlo: «Lo aspetto da un anno, ora abbiamo più qualità». Gasp, nonostante l’entusiasmo, viene esonerato dopo 10 partite e 11 punti raccolti.

Al suo posto ecco Davide Ballardini, con il compito di risollevare la squadra dalla zona calda. Il nuovo tecnico infila tre vittorie (Bologna, Cagliari e Lecce) nelle prime cinque, riportando il Grifone alle porte della zona europea, a -2 dal terzetto Inter-Sampdoria-Udinese. Preziosi si scatena: via Tomovic, Sculli, Ranocchia, Palladino, Kharja, ancora una volta Modesto (stavolta a titolo definitivo) e soprattutto Luca Toni. Arrivano però giocatori che si riveleranno particolarmente utili: da Juraj Kucka ad Alberto Paloschi, passando per Luca Antonelli, Abdoulay Konko e per un uomo rimasto nella storia della stracittadina di Genova. Dal Wigan, in prestito, viene prelevato Mauro Boselli, che con un arpione mancino all’ultimo respiro del derby di ritorno infliggerà una sconfitta sanguinosissima ai rivali cittadini, destinati alla clamorosa retrocessione in B da lì a poco.

Note di colore: a gennaio arrivano anche Linus Hallenius, che dopo due infruttuosi prestiti tra Lugano e Padova verrà ceduto all’Aarau; Enej Jelenic, che ancora gira nelle minors italiane (è attualmente al Carpi); Federico Rodriguez, promettente attaccante uruguaiano che senza collezionare neanche una presenza sarà girato da lì a qualche mese al Bologna in cambio di Riccardo Meggiorini, e Judilson Pelé, parcheggiato in prestito al Belenenses, club dal quale era stato acquistato, per poi essere girato al Milan il 31 agosto 2011 in cambio della comproprietà di Mario Sampirisi. Dopo essere passato per Benfica e Rio Ave, è stato acquistato dal Monaco per 10 milioni di euro nel 2018. State pensando a Jorge Mendes? Bravi.


2016-17, il pericolo è il suo mestiere

Archiviato anche il Gasperini bis, Preziosi in estate si affida a Ivan Juric, ritenuto l’erede ideale del tecnico di Grugliasco. La squadra parte lanciata, vince le prime due giornate di campionato, scopre il “Cholito” Simeone visti i problemi fisici di Pavoletti e a metà dicembre, dopo aver vinto il recupero contro la Fiorentina, si ritrova al decimo posto a quota 23 punti, con un più che rassicurante +14 sul Crotone diciottesimo.

L’inattesa sconfitta interna con il Palermo (3-4) sembra un passaggio a vuoto trascurabile, ma la squadra imbocca un tunnel disastroso: seguono altre quattro sconfitte tra campionato e coppa, mentre Preziosi, sentendosi comunque al sicuro, smantella. Pavoletti viene venduto al Napoli, Rincon alla Juventus, Lucas Ocampos, autore di una buona metà di stagione in prestito dal Marsiglia, viene girato al Milan. È forse il mercato di gennaio simbolo della tendenza a montare e smontare il giocattolo: arrivano, tra gli altri, Palladino, Hiljemark, Cataldi, Taarabt, Beghetto e Pinilla.

La squadra entra nell’imbuto della depressione, il 5-0 in casa del Pescara dell’appena arrivato Zeman porta all’esonero di Juric. Al suo posto arriva Mandorlini, che all’esordio rimedia un fortunoso pareggio con il Bologna (Ntcham al 94’), sbanca Empoli e riporta la squadra a +14 sulla zona retrocessione. Tutto a posto? Neanche per idea. Seguono sconfitte nel derby, contro il Milan, con l’Atalanta (0-5) e l’Udinese. Per non ripiombare nel burrone, pur con un +9 sul Crotone, Preziosi ricorre quindi a una sua “classic move”: il ritorno di Juric, che conduce faticosamente la squadra in salvo grazie a un pareggio e due vittorie firmate dall’immortale Goran Pandev. Gol realizzati dai nuovi acquisti di gennaio in campionato: zero.

Note di colore: Pinilla era stato ceduto nel gennaio 2015 prima di tornare a Genova in questa sessione invernale. L’acquisto di puro culto è in realtà quello di Rubinho, rimasto a lungo senza squadra dopo l’addio alla Juventus. Il portiere brasiliano, dopo un solo mese al Como, ritorna al Grifone come tutela in seguito all’ennesimo infortunio al ginocchio di Perin e colleziona anche due presenze con otto gol al passivo nelle ultime due panchine di Mandorlini.


Bonus track: Como 2002-03, dove tutto ebbe inizio

Con la squadra portata in A dopo una splendida scalata dalla Serie C1, Enrico Preziosi scopre quanto sia difficile tenere il Como nella massima categoria nella stagione 2002-03. La squadra, allenata da Loris Dominissini, artefice del doppio salto, non vince una partita fino a Natale e mette insieme la miseria di cinque gol in undici partite prima dell’esonero. Al suo posto arriva Eugenio Fascetti, che dopo l’esperienza al Como non allenerà più.

L’elenco dei giocatori ceduti e acquistati nel mercato di gennaio è di una bellezza stordente. Partono: Lulù Oliveira, protagonista della promozione dalla B ma a dir poco appannato in A, Bjelanovic, van Gastel, Chianese, Godeas, Serna, Oscar Brevi e Ciro De Cesare. In compenso, arrivano: Nicola Caccia, Nick Amoruso, Anaclerio, Belingheri, Giuseppe Greco e il difensore brasiliano Anderson, che vanno ad aggiungersi a Daniel Fonseca, fatto arrivare già nel mese di novembre. Risultato? Penultimo posto e retrocessione in B.




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