Nel variopinto panorama del calcio italiano, il girone C di Serie C continua a costituire un universo a parte, forse il campionato dall'immaginario più riconoscibile: stadi dall’architettura brutalista con i seggiolini divelti, tifoserie calde in perenne dissidio con la società, società che non pagano i calciatori, società che non pagano gli steward, società che non pagano i fornitori, società che non pagano le tasse, tifoserie fatte entrare sistematicamente in ritardo nei settori ospiti con conseguente ingresso da calata degli Unni con lancio di fumogeni, trasferte quasi sempre vietate come fosse il campionato argentino (non è un’esagerazione: ai tifosi della Cavese è stato dato il via libera per una sola trasferta su sei disputate, quella dello scorso fine settimana a Messina). E poi ancora: allenatori devoti al 5-3-2, campi pieni di avvallamenti, esterni d’attacco pugliesi e trequartisti napoletani caduti in disgrazia. In poche parole: “il calcio che fa bene al Paese”, come recita il claim del campionato, e che vuole così tanto il bene dei suoi tifosi da piazzare metà delle partite di questa giornata di lunedì sera – come se la Serie C fosse un prodotto televisivo di grande appeal e non un campionato il cui unico senso è permettere alla gente di seguire la propria squadra allo stadio e di avere trasferte piuttosto comode.
Il contorno del girone C di Serie C, nelle sue storture, è sempre affascinante. Poi, però, oltre ogni pregiudizio, c’è il campo, dove in ogni stagione emerge qualcosa di interessante. Quest’anno la squadra migliore sembra essere il Benevento di Gaetano Auteri, chiamato a risalire in B dopo la retrocessione del 2022/23 e primo in classifica con 26 punti. Dietro i giallorossi, Catania e Trapani, dopo mercati altisonanti e pieni di proclami, arrancano in zona playoff, mentre rimangono in scia le sorprendenti Cerignola e Giugliano, rispettivamente seconda e terza. Chi però sembra destinato ad assumere presto il ruolo di contender del Benevento è l’Avellino.
Forti di quella che sulla carta dovrebbe essere la rosa migliore della categoria, in realtà gli irpini hanno avuto una partenza a handicap, con due sconfitte e tre pareggi nelle prime cinque partite. Un inizio pessimo, concluso inevitabilmente con il licenziamento del direttore tecnico Perinetti e con l’esonero di Michele Pazienza, che ricorderete come mastino di centrocampo nel Napoli di Mazzarri. Al suo posto in panchina si è seduto Raffaele Biancolino detto “O’ pitone”, bandiera biancoverde (ma della Serie C in generale) ed eroe dell’ultima promozione in B nel 2013. Col nuovo allenatore l’Avellino ha ottenuto 6 vittorie in 8 gare, tra cui uno 0-4 in casa del Crotone, un 5-0 alla Casertana, uno 0-3 alla Juventus Next Gen ultimissima in classifica e un 6-0 al Messina.
Una produzione offensiva davvero notevole, il cui segreto, spesso, risiede nei piedi di Michele D’Ausilio, principale protagonista dei lupi irpini in questo primo scorcio di stagione. Basta guardare i semplici numeri per accorgersi del valore di D’Ausilio: in 11 partite di campionato, infatti, ha realizzato già 10 assist. La rifinitura è il pezzo forte del numero 7 biancoverde, che 10 assist li aveva realizzati anche lo scorso anno tra Cerignola (dove aveva giocato fino a gennaio) e Avellino. Il fatto di essere andato in doppia cifra di assistenze già a ottobre – ha saltato le ultime due partite per infortunio – però, è un dato veramente unico: in Europa, se consideriamo tutte le leghe professionistiche dei primi cinque Paesi del ranking UEFA (Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Francia) nessuno ha fatto meglio. Non mi sono addentrato nelle leghe di altri stati, ma azzarderei che D’Ausilio sarebbe tra i primi anche estendendo il campione. In questo momento riesce a stargli dietro solo Nuno Tavares con 8 assist, uno dei quali però non dovrebbe contare visto che è un appoggio a Noslin contro il Genoa dove poi l’attaccante ha dovuto saltare un paio d’avversari prima di calciare in porta.
Quelli di D’Ausilio, invece, sono palloni che il compagno deve solo appoggiare in rete.
D’Ausilio è nato nel 1999 ed è cresciuto a Rozzano. Dopo un passaggio nell’Under 19 del Piacenza, per emergere ha dovuto sgomitare nelle squadre dell’hinterland milanese. Ha mosso i primi passi in Eccellenza col Busto 81, la squadra di Busto Arsizio, poi a diciannove anni ha vissuto la Serie D con l’Arconatese, dove un paio di stagioni di alto livello gli sono valse l’acquisto da parte della Giana Erminio, con cui finalmente ha conosciuto il professionismo. Nell’estate del 2022 lo ha acquistato il Cerignola, squadra che in pochi anni ha saputo affermarsi come una delle realtà più solide del girone C di Serie C grazie a una sapiente opera di scouting.
Visti i trascorsi, D’Ausilio è un prodotto del calcio di provincia lombardo. A osservarlo da vicino, però, concentra in sé tutti i tratti tipici da estrosa mezzapunta pugliese/siculo/campana, di quelle che affollano la terza serie: fisico tozzo, sfumatura di capelli audace, ali d’angelo tatuate dietro al collo e pizzetto sormontato da baffo sottile, segno distintivo di ogni trequartista di categoria che si rispetti. Se non bastasse, D’Ausilio è originario di Giugliano e tifoso del Napoli, quindi il girone C era un po’ nel suo destino, visto che una delle regole non scritte del torneo è che da sempre i giocatori migliori sono campani.
Il numero sette dell’Avellino è un calciatore piuttosto completo come dimostra il suo curriculum. Ha iniziato la carriera da esterno offensivo, ma non si è fatto problemi ad adattarsi ai ruoli più disparati. A Cerignola ha giocato da esterno a tutta fascia, su entrambi i lati, ad Avellino nei primi mesi era stato riconvertito da mezzala. Oggi nel 4-3-1-2 di Raffaele Biancolino riveste la posizione di trequartista alle spalle delle punte.
L’interpretazione del ruolo di D’Ausilio è variegata, si tratta di un giocatore capace di rendersi utile in tanti aspetti del gioco. È tecnico in spazi stretti ed ha tanta energia, motivo per cui sa farsi valere anche a campo aperto, dove dimostra buona velocità. Sa trovare la posizione tra le linee e col pallone tra i piedi è abile ad attrarre gli avversari e creare spazi in cui far filtrare il pallone per i compagni.
Da mezzapunta di un rombo, poi, è spesso chiamato ad allargarsi in fascia, compensando i movimenti dei compagni. Il fatto di essere ambidestro gli permette di spostarsi indifferentemente su entrambe le corsie ed è proprio defilandosi che D’Ausilio ha costruito il suo bottino di assist. La maggior parte delle sue rifiniture, infatti, è arrivata con un cross.
Quando si sposta sul lato destro del campo, a piede naturale, l’obiettivo di D’Ausilio spesso è raggiungere il fondo. Se attacca in transizione, può farlo sorprendendo il terzino in velocità. In fasi di attacco posizionale, invece, può sfruttare il supporto del terzino e della mezzala. Una volta raggiunto il fondo, l’Avellino di queste ultime giornate riesce a fornirgli delle alternative per mettere dentro il passaggio a rimorchio oppure il rasoterra per un inserimento sul secondo palo.
Se in questo tipo di assist è determinante il modo in cui gli altri giocatori accompagnano l’azione, è nei traversoni, però, che emergono davvero l’intelligenza e la qualità dei piedi di D’Ausilio.
Quando crossa, il trequartista dell’Avellino lo fa sempre con un’intenzione, a testa alta: è raro che metta la palla in mezzo solo per spedirla in area, di solito individua qualcuno verso cui indirizzare il pallone. Questo perché, anche da posizione decentrata, è dotato di un’ottima visione di gioco. Sia col destro che col sinistro sa disegnare parabole arcuate, più o meno morbide, che hanno bisogno solo di essere accompagnate in porta. Nel suo piccolo, nella dimensione della Serie C, D’Ausilio rappresenta quella categoria di giocatori, capitanata ai massimi livelli da Alexander-Arnold e Dimarco, per cui un cross, in realtà, più che un traversone è un passaggio filtrante in cui cambiano solo la prospettiva e la zona dalle quali si calcia.
Osservate il primo assist della sua stagione, contro il Giugliano. D’Ausilio riceve aperto a destra, si libera di un avversario con una sterzata, alza la testa e osserva il buco lasciato sul secondo palo dalla difesa del Giugliano. A quel punto decide di aprire il piattone e disegnare una parabola alta abbastanza da superare i difensori e scendere sul secondo palo, con un effetto a rientrare per cui il compagno deve solo impattare con la fronte.
D’Ausilio legge benissimo i movimenti sul secondo palo ed è altrettanto bravo nel servirli. Questa è un’azione tratta dalla vittoria per 5-0 sulla Casertana, in cui in il numero sette ha realizzato ben quattro assist. Riceve a destra vicino al lato corto dell’area, ferma il pallone e, senza mai abbassare la testa, capisce che Patierno si inserirà sul lato debole. Lui allora disegna una traiettoria alta, che impedisce a chiunque di intervenire, e che arriva sul sinistro di Patierno in modo da poter essere colpita al volo. L’attaccante sbaglia, ma la pregevolezza del cross rimane.
L’attitudine a premiare i movimenti sul secondo palo emerge anche quando, invece di puntare il fondo, D’Ausilio converge. Di assist rientrando verso il centro ne ha realizzati due: uno di destro, da fermo, contro la Cavese, e uno col sinistro in casa del Crotone, con una palla telecomandata sulla testa del greco Sounas, specialista delle promozioni in Serie C con cui sta costruendo una grande intesa.
In totale, quindi, dei suoi 10 assist solo uno è nato su palla inattiva: un calcio d'angolo contro la Juventus Next Gen. Gli altri 9 sono arrivati col pallone in gioco, quasi tutti da cross: due rasoterra sul secondo palo, tre a rimorchio, e tre con parabole arcuate. Fa eccezione la verticalizzazione per il gol dell’1-0 contro la Casertana, forse la più bella delle sue rifiniture: un’azione in cui, partendo da destra, D’Ausilio ha portato palla verso l’interno e, con lo sguardo rivolto verso l’area, si è accorto che il taglio della seconda punta Russo aveva dilatato le distanze tra centrale e terzino, dove si era nascosto il centravanti Patierno. D’Ausilio si trovava a una trentina di metri di distanza in diagonale, ma ciò non gli ha impedito di scavare il pallone con una sorta di cucchiaio che è caduto soffice soffice proprio sul movimento di Patierno verso l’area piccola. Un gol in cui l’attaccante è stato imboccato col cucchiaino, come si fa con i bambini piccoli.
A 25 anni D’Ausilio sta giocando come uno dei calciatori migliori della Serie C. Chissà se nei prossimi anni lo vedremo in categorie superiori o se diventerà uno di quegli specialisti destinati a girovagare tra le squadre migliori della terza serie.