Una volta chiuso il calciomercato estivo abbiamo tirato le somme, e provato a mappare i nuovi acquisti del Venezia come i cartografi del Rinascimento. Abbiamo provato a ricostruire storia, senso e potenziale di ciascun nuovo calciatore arrivato a indossare una delle maglie più cool della stagione. Nell’universo dei calciomercato random - diventati un genere piuttosto popolare di recente - il mercato del Venezia è spiccato per assurdità e per un certo gusto arcano per i giocatori che ci siamo già trovati ad allenare a Football Manager. Dopo qualche mese, allenati da Zanetti (il "Klopp della Bassa"), il Venezia in campo ha confermato tutto il suo culto: coi gol dall’eleganza pachidermia di Henry, i dribbling fruscianti di Sofian Kyine, il calcio a testa alta di Gianluca Busio. Per tutte queste ragioni c’era un hype sproporzionato sul calciomercato di gennaio, una finestra random per definizione, dove di solito le squadre creative danno il peggio di sé. Quando gennaio doveva ancora cominciare, il Venezia ha già piazzato il colpo che arriva a superare addirittura le aspettative, acquistando per 4 milioni di euro dal Bayern Monaco (!) Mickael Cuisance (!).
Non so se ve lo ricordate, ma di sicuro ce lo avete presente se avete seguito gli Europei U-17 in Azerbaijan di qualche anno fa. I migliori giocatori del torneo erano stati Matthijs De Ligt per l’Olanda, Kai Havertz per la Germania e Mickael Cuisance per la Francia.
Una dimostrazione della visione di gioco e dalla qualità del piede sinistro di Cuisance.
Cuisance giocava con la maglia numero 10, partendo da mezzala destra a piede invertito, ma ha la mascella squadrata, le spalle grosse, il petto gonfio. Una persona che ha fatto un po’ troppa palestra per rispettare i canoni classici del rifinitore genietto e fragilino. Eppure questo è stato il segreto del miracolo calcistico francese recente: produrre calciatori al contempo ultra-tecnici e ultra-dinamici. Il suo fisico sembrava una rassicurazione sulla sua riuscita, della sua solidità nella spietatezza competitiva del calcio contemporaneo. Il suo atletismo da giocatore maturo gli ha aperto le porte del calcio dei grandi molto presto, e Cuisance ha sviluppato una grande storia di precocità.
Nato a Strasburgo, al confine tedesco, cresciuto nelle giovanili del Nancy come Le Roi Michel Platini, è finito presto a giocare in Germania, al Borussia Monchengladbach, folgorato dalle sue prestazioni con le nazionali giovanili francesi - dove Cuisance era palesemente fuori categoria. In Francia c’è stata la solita discussione sui talenti locali che emigrano troppo giovani, visto che Cuisance aveva rifiutato l’offerta di rinnovo del Nancy, ma anche quella del Manchester City, per andare a giocare in Germania. Faucher, uno dei suoi primi allenatori, aveva detto di lui: «Ha un grande carattere, raro a quell’età, e una grande intelligenza di gioco. È sempre in grado di percepire i momenti chiave della partita. Ci sentiamo traditi, non lavoriamo sui giovani perché vadano all’estero così presto». Cuisance aveva seguito le orme di altri talenti francesi che avevano visto nella Bundesliga il contesto perfetto per crescere senza troppe pressioni e con strutture all’avanguardia. La strada di Ousmane Dembelé, Serge Gnabry o Axel Zagadou.
A quel punto la storia di Cuisance comincia a diventare strana.
Dopo poche partite con le giovanili, il tecnico Hecking lo fa esordire a 18 anni con la prima squadra. Contro lo Stoccarda, Cuisance è entrato in campo e si è mezzo mezzala destra, a governare il gioco con un piede mancino che lasciava intravedere grandi cose. Cuisance ha una straordinaria accuratezza nei passaggi su qualsiasi distanza; è uno di quei centrocampisti che cambia gioco di quaranta metri con la rilassatezza di chi sembra nato per quello.
In estate il Monchengladbach aveva dovuto cedere Mahmoud Dahoud al Borussia Dortmund: un’altra mezzala tecnica, di cui quindi Cuisance sembrava l’erede. Alla sua prima stagione accumula più di mille minuti in Bundesliga, Hecking stravede per lui, dice: «È il tipo di giocatore per cui concediamo di assumersi rischi»; Kramer, uno dei leader della squadra, dice che «A 17 anni è già molto più avanti di quanto io non fossi a 22!». È stato il più giovane esordiente in Bundesliga della storia del Monchengladbach, e a fine anno è stato votato come miglior giovane dai suoi tifosi. Per qualche ragione, però, l’anno dopo Cuisance sparisce. Non gioca più, viene lasciato in panchina quando va bene, altre volte è direttamente emarginato nella squadra giovanile. Le leggende sul suo conto cominciano a proliferare, comprese quelle secondo cui avrebbe un brutto carattere. Come spiegare altrimenti che si sia infilato in un percorso a ritroso invece che in avanti?
Cuisance si ritrova a quel punto nella situazione in cui stanno i giovani talentuosi con un fallimento nel curriculum: possono scendere di livello, oppure qualche grande club può decidere di scommettere ancora sul loro talento con un istinto crocerossino. Sul fatto che in un contesto di livello più alto - più rigido, più organizzato, più stimolante - possano riuscire a esprimersi. E così il Bayern Monaco nell’estate del 2019, dopo una stagione che Cuisance ha giocato per poco più di duecento minuti, ha deciso di pagare 10 milioni al Monchengladbach e di portarlo in Baviera. «La sua qualità si vede quando porta palla. Ha una tecnica sorprendente, un sinistro fantastico e grande forza mentale» ha commentato Salihamidzic, direttore sportivo del club. Nella prima stagione passa più tempo con la squadra giovanile che con quella dei grandi, e niente sembra essere cambiato. Qualcuno comincia a dubitare che abbia fatto una scelta giusta ad andare a Monaco, tipo Mario Bassler: «Talento immenso, ma come fa uno a essere così stupido da lasciare il club in cui è cresciuto e dove ha tutto? A volte mi chiedo davvero cosa abbiano i giovani calciatori nella loro testa - probabilmente niente!». È dovuto intervenire Salihamidzic per difenderlo: «Ha potenziale e abbiamo l’idea che con i compagni del Bayern possano aiutarlo a salire un gradino, e lui prende la possibilità molto seriamente»
Se non che in una partita di giugno contro il Wolfsburg, Cuisance realizza un gol che rivela le doti fantascientifiche del suo sinistro. Dalla sua mattonella, sul centro-destra, conclude di interno con una forza e una precisione che fanno sembrare il pallone più docile e leggero. Il tipo di gesti tecnici che conferma che il talento di Cuisance era all’altezza del Bayern Monaco, che Salihamidzic non è pazzo.
Il gol proietta una luce di speranze e aspettative sulla nuova stagione, dove Cuisance però compare in campo una sola, prima di essere ceduto in prestito all’Olympique Marsiglia. Un altro movimento che parla della situazione paradossale in cui si trova un giocatore come lui, in bilico fra un talento innegabile e il non aver dimostrato praticamente nulla.
Le cose in Francia vanno di male in peggio. Se con Villas Boas in panchina Cuisance trova un po’ di spazio, quando arriva Sampaoli le cose peggiorano. Cuisance sembra troppo pazzo persino per lui.
Nelle ultime partite di Ligue 1 non gioca perché al tecnico non piace come si allena: pensa solo a sé stesso, gioca in modo troppo individualistico. Secondo i giornalisti francesi c’è anche un problema di condizione fisica: Cuisance non ha esattamente un fisico asciutto, ma è strano non vederlo reggere nemmeno dieci minuti di match, dicono. Non è la prima volta che circolano voci inquietanti sulle condizioni fisiche di Cuisance. Si dice che nell’estate del 2020 sia saltato un suo trasferimento a titolo definitivo al Leeds perché non è riuscito a superare le visite mediche (voce smentita successivamente dal giocatore).
A maggio torna al Bayern Monaco, e con la nuova stagione le voci e i discorsi attorno a lui diventano sempre più pazzi e cupi. A settembre ha uno scontro in allenamento col terzo portiere Steve Ulrich; interviene in scivolata col piede a martello e gli danneggia i legamenti del ginocchio. Nagelsmann, che già non apprezzava Cuisance prima, lo vede ancora peggio. Non gioca nemmeno un minuto, e fa parte del gruppo di calciatori no-vax a cui il Bayern ha tagliato lo stipendio. Non gli manca davvero niente.
Insomma, Cuisance arriva al Venezia preceduto da una fama nefasta. Per questo ha tutta l’aria dell’acquisto più intrigante di gennaio: un calciatore da cui è impossibile sapere cosa aspettarsi, che sembra avere uno spettro potenzialmente infinito di possibilità, tanto in alto quanto in basso.
Se dovesse per qualche ragione arrivare con la mentalità giusta, Cuisance diventerebbe la risorsa tecnica più importante del Venezia. Nessuno nella rosa ha il suo talento, la varietà del suo gioco. Cuisance ha un repertorio abbastanza vasto per far bene in qualsiasi di situazione: è potente e difficile da contenere in transizione; in fase di uscita del pallone si assume qualche rischio di troppo, e non è molto ordinato, ma in questo può associarsi bene con Vacca e Ampadu, che da mediani hanno un gioco spesso prudente. Sa giocare sul lungo e sul corto, dribblare e tirare. Il 4-3-3 o il 4-2-3-1 di Zanetti sembrano adattarsi bene alle sue caratteristiche, c’è però un problema piuttosto grosso: la zona di campo in cui gioca Cuisance è la stessa calcata dal miglior giocatore della squadra nel girone d’andata, ovvero Mattia Aramu. Non sono giocatori uguali, chiaramente. Cuisance ama partire da più lontano, vuole avere un’influenza nella fase di possesso più o meno a ogni altezza del campo, mentre Aramu è un rifinitore più puro. Nel 4-3-3 possono convivere giocando uno come esterno offensivo e l’altro come mezzala, ma sulla carta potrebbero togliersi troppi palloni a vicenda - a meno che non riescano a trovare un’associazione tecnica spontanea che sgombri il campo da questo tipo di discorsi.
La capacità di trovare intuizioni vincenti anche in spazi stretti.
Da mezzala, però, Cuisance rischia di togliere minuti all’altra rivelazione del girone d’andata, Gianluca Busio. È lecito farsi queste domande, ma che il Venezia abbia problemi di qualità offensiva è evidente anche dai suoi numeri. Nonostante una discreta classifica (di certo una classifica su cui Zanetti avrebbe messo la firma, a questo punto della stagione), la squadra ha pessime statistiche, soprattutto offensive. È la seconda peggiore per tiri prodotti in open-play, la peggiore per passaggi completati in area di rigore e per xG prodotti in open-play. Cuisance deve dare una mano a migliorare tutti questi numeri.
Il Venezia sul mercato ha sempre idee brillanti e ambiziose, e provare a riabilitare un calciatore come Cuisance è una sfida intrigante, sebbene piena zeppa di dubbi e problemi potenziali. Per lui sarà innanzitutto fondamentale recuperare la condizione fisica, dopo alcune stagioni stanche, in cui è sembrato a tratti un ex giocatore imbolsito, ad appena 22 anni.