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Daniele Manusia

Il miglior acquisto: Marcus Thuram

L'attaccante francese ha fatto la fortuna dell'Inter.

Pochi giorni fa Marcus Thuram ha fatto recapitare una maglietta autografata a un giornalista che lo aveva definito un “downgrade” rispetto a Edin Dzeko. Sulla maglia, sopra la firma, c’era appunto la dedica: “ciao downgrade”, con uno smile disegnato. Non c’è forse cosa che dimostri più di questa – oltre a una insospettabile sintonia con la nostra attuale presidentessa del consiglio – la straordinarietà della stagione appena vissuta da Marcus Thuram. 

 

Un’altra conferma arriva dal fatto che è stato votato tra i “migliori acquisti” stagionali dalla redazione di Ultimo Uomo, e che i nostri lettori lo abbiano poi scelto come miglior acquisto in assoluto, sopra ad altri giocatori che vengono da mesi incredibilmente positivi: Riccardo Calafiori, difensore che attacca del Bologna; Charles De Ketelaere, che forse avrebbe vinto nella categoria “acquisto più sorprendente” o anche “miglior giocatori che in molti pensavano fosse peggio di quel cugino che sembrava forte a quindici anni”; Christian Pulisic, uno dei pochi a salvarsi in una stagione più opaca del previsto per il Milan.

 

Che poi, a dire il vero, Thuram non veniva per sostituire solamente Edin Dzeko, ma soprattutto Romelu Lukaku. Nonostante il belga, nella Roma, non abbia avuto una stagione negativa (22 gol tra campionato e coppe, difficile anche a voler essere severi non accontentarsi), oggi fa sorridere immaginare i rimpianti dei primi tempi. Nessuno poteva immaginare la sintonia che Thuram avrebbe trovato, prestissimo, con Lautaro Martinez: siamo passati nel giro di qualche giorno dalla Lu-La alla Thu-La. Né la quantità di cose che Thuram, considerato più che altro per le sue doti fisiche, un attaccante da profondità, che anche in Nazionale era messo lì per vincere duelli, potesse fare in campo.

 

Il suo gioco di raccordo, su tutta l’ampiezza del campo, incontro e in profondità, la sua protezione del pallone, la sua creatività, ci hanno stupito praticamente subito. Ma il momento in cui abbiamo capito il livello di Thuram è arrivato nel primo derby stagionale, quello finito 5-1. Sono passati mesi e magari non lo ricordiamo, ma prima ha contribuito al gol di Mkhytarian andando a recuperare una palla in fascia che era nella totale disponibilità di Thiaw: quello ha cercato il contatto col corpo dimenticandosi del pallone, Thuram si è sfilato facendolo cadere e ha continuato a giocare; poco dopo, prima della fine del primo tempo, ha creato dal nulla il 2-0, lavorando un pallone che Dumfries aveva crossato lungo sulla fascia sinistra, girandosi, puntando Thiaw, rientrando sul destro e sparando una freccia avvelenata nell’incrocio più lontano.

 

Nel derby di aprile (vinto 2-1), in una situazione simile, ha portato a spasso Tomori e poi ha calciato rasoterra sul primo palo, sorprendendo Maignan. La maggior parte dei suoi gol l’ha segnata con movimenti da centravanti puro, tagli sul primo o sul secondo palo, sfruttando il lavoro e il talento dei compagni; ha compensato però con il suo di lavoro per tenere palla e con i suoi di assist (7 in Serie A). Contro la Juventus, a novembre, in una partita difficile che l’Inter stava perdendo (poi finita 1-1) ha costruito il gol di Lautaro ingaggiando un duello in fascia con Bremer, stringendo e allargando la traiettoria di corsa fino a trovare lo spazio e il tempo giusti per incrociare con un cross rasoterra il taglio di Lautaro davanti a Gatti.

 

Le doti fisiche di Thuram sono la base solida su cui costruisce le sue prestazioni, ma quello che abbiamo imparato a conoscere quest’anno è un calciatore intelligente, che riflette con la palla al piede, che cerca la propria strada e la soluzione migliore, anziché abbassare la testa e puntare in direzione della porta avversaria. Un giocatore più sottile di quanto ci aspettassimo, forse persino più tecnico, con la lucidità di chi non è mai in affanno, sempre sereno e in controllo. Certo anche lui ha avuto i suoi picchi e i momenti in cui la forma è calata, ma le stagioni sono lunghe per tutti. 

 

È stata la completezza di Marcus Thuram, unita alla brillantezza avuta in alcuni momenti, specie nei derby, a fare la differenza. È un dato di fatto che con lui l’Inter è salita di livello e che anche lui, da quando veste nerazzurro, è salito di un paio di gradini. Più o meno tre anni fa Marcus Thuram si infortunava ai legamenti del ginocchio. Non sapevamo cosa ne sarebbe stato di lui e in pochi avrebbero immaginato che sarebbe arrivato all’Europeo di questa estate come potenziale titolare della Francia favorita.

 

Quel testone di Deschamps dovrà scegliere tra lui, Kolo Muani e Giroud (oppure per una soluzione più fluida, con Mbappé nominalmente centravanti, una posizione che non ama). Se dovesse basarsi sulla stagione appena passata, però, di dubbi dovrebbe averne molto pochi…

 

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Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).