Cosa concorre a rendere qualcosa il “miglior acquisto”? È una mera questione di costo/rendimento oppure ha più a che fare con un valore emotivo? L’acquisto migliore della vostra vita potrebbe essere stato una casa (beati voi), ma anche una t-shirt, un biglietto aereo, una pianta. Non lo definiamo solo con il prezzo, ma anche con l’esaltazione, l’affetto, l’andare oltre le aspettative.
Per i tifosi milanisti Theo Hernandez è stato tutto questo: un appiglio nei momenti bui e una promessa di felicità ora che le cose sembrano andare meglio. Ma è una percezione comune se nelle votazioni lo avete preferito a Lukaku, diventato in poco tempo il leader emotivo dell’Inter e autore di 31 gol fino a questo momento in stagione; Amrabat, arrivato sconosciuto al Verona per meno di 4 milioni e affermatosi in poco tempo come uno dei migliori centrocampisti difensivi del campionato e de Ligt, che appena ventenne ha confermato di essere già oggi tra i migliori difensori al mondo.
Hernandez è arrivato al Milan dopo un rendimento altalenante nella sua giovane carriera: una grande stagione all’Alaves neanche ventenne, una pessima al Real Madrid e una non del tutto convincente alla Real Sociedad. Eppure la società rossonera ha deciso di puntare su di lui in maniera decisa, acquistandolo a titolo definitivo per 20 milioni, lasciandosi convincere dalle sue qualità e ignorando i dubbi che si portava dietro. Il giorno della presentazione Hernandez aveva citato Maldini e Marcelo come suoi riferimenti nel ruolo di terzino sinistro e il direttore tecnico del Milan, seduto vicino a lui, aveva risposto tra l’ironico e lo speranzoso: «La sintesi tra Marcelo e Maldini non sarebbe male. Marcelo in attacco, Maldini dietro… saremmo contenti».
A più di un anno di distanza dalla quella previsione, possiamo dire che Theo Hernandez non è un grande “terzino difensore” come era Maldini, ma neanche un “terzino con la tecnica di un trequartista” come Marcelo: è un’altra categoria ancora, non per questo meno valida, che potremmo definire “il terzino slavina”, tipologia di terzino che la Serie A non solo ha raramente osservato, ma di solito ha respinto con tutte le forze.
Ecco più o meno cosa si intende per terzino slavina.
Hernandez è riuscito nel difficile compito di affermarsi grazie alle sue qualità offensive in un campionato in cui i terzini vengono giudicati prima di tutto per la capacità di effettuare una diagonale. Nella prima parte della stagione è stato l’arma offensiva migliore del Milan, la più costante e anche la più pericolosa, tanto che a gennaio era il miglior marcatore della squadra con 5 gol. In quel momento il Milan stentava e Hernandez sembrava l’unico a non risentire di un clima di sfiducia intorno alla squadra. Dopo la ripresa del campionato, quando il Milan ha cambiato decisamente marcia, Hernandez è rimasto un elemento centrale nello sviluppo del gioco di Pioli.
Per una squadra che ha grosse difficoltà nel risalire il campo in maniera ragionata, Hernandez è un lusso. I compagni sanno che possono sempre appoggiarsi su di lui per far salire il pallone di 30 o 40 metri. Hernandez può partire in conduzione palla al piede in ogni momento, non appena vede una traccia da seguire, ma anche ricevendo da fermo con un avversario davanti, usando il fisico per dribblare (il terzino francese è il difensore con più dribbling riusciti in Serie A).
In ogni partita giocata dal Milan è arrivato il momento in cui Hernandez è partito palla al piede. Corse inarrestabili, con gli avversari lungo la sua strada inermi, costretti a subire passivamente le sue accelerazioni. Con quel fisico massiccio e le gambe grosse piantate a terra, Theo Hernandez sembra uno di quei rugbisti che indovinano la strada giusta e corrono centinaia di metri mentre intorno a loro c’è il caos. Nella vittoria per 0-3 contro la Lazio, nel caldo di luglio, nell’ultima mezz’ora si è mangiato il campo in verticale per tre volte per creare altrettante occasioni. Nella prima ha propiziato il gol di Rebic che ha chiuso la partita, nella seconda ha recuperato un pallone sulla sua propria trequarti, saltato in velocità due avversari, scaricato su Krunic al centro e continuato a correre in avanti per ricevere il passaggio di ritorno alle spalle della difesa dentro l’area di rigore, costringendo Strakosha alla grande parata di piede sulla sua conclusione in diagonale. Nella terza, sinistramente uguale alla seconda, dopo aver ricevuto il passaggio di ritorno di Krunic, Hernandez ha avuto la lucidità di fintare il tiro per evitare l’intervento di Vavro prima di sbagliare grossolanamente un gol facile. Sono tre esempi, ma se ne potrebbero fare molti di più.
I difensori della Lazio hanno provato a spingerlo, strattonarlo, squilibrarlo: niente da fare.
Come dimostrato dalle ultime due azioni, Hernandez ha anche un ottimo istinto verso la porta: in questo campionato ha segnato 6 gol - che per un terzino da difesa a 4 sono molti - da 6.3 xG totali, un numero molto alto se si pensa che Kolarov ne ha generati poco più della metà, 3.8, tirando anche più volte in porta (66 tiri a 49). Grazie a un sinistro esplosivo Hernandez può essere una minaccia da lontano, come nei gol alla SPAL in Coppa Italia e all’Udinese, ma anche in area di rigore tagliando dall’esterno verso il centro, avvantaggiato anche dalle idee di Pioli, che lo vuole sempre molto alto sul campo.
Contro il Parma, ad esempio, è fortunato nel rimpallo, ma poi mostra una grande sensibilità concludendo di prima con l’esterno sinistro.
Dove può migliorare è nella creazione di occasioni per i compagni: il terzino francese crea 1.3 occasioni per 90 minuti, meno di Kolarov ma anche di Mario Rui e Cuadrado, limitandoci a prendere in considerazione i terzini in una difesa a 4. C’è però da dire che la qualità delle sue azioni è comunque alta: in Serie A ha creato 5 xA per i compagni (3 assist), poco meno di Kolarov (5.8 xA, ma il serbo calcia anche le punizioni) e più di Cuadrado e Mario Rui. Anche per creare occasioni per i compagni, Hernandez sfrutta la sua forza fisica: la quasi totalità dei suoi passaggi chiave arriva al termine di accelerazioni negli ultimi metri del campo o comunque ricevendo molto largo dopo aver accompagnato l’azione con la sua velocità. Sull’esterno Hernandez può sempre saltare un uomo e mettere un cross basso di sinistro verso il centro, spesso arretrato. Non avrà mai la sensibilità di Marcelo o la tecnica di Trent-Alexander Arnold, ma può sicuramente aggiungere altre giocate al suo bagaglio creativo nei prossimi anni.
I dubbi che lo hanno accompagnato sulla fase difensiva in qualche modo restano: l’esuberanza di Hernandez è un limite quando si tratta di difendere. Nel gol di Rabiot si fa saltare con un tunnel perché sbaglia completamente il tempo dell’intervento, quando avrebbe dovuto temporeggiare e seguire la corsa dell’avversario. Il terzino francese è ancora frettoloso nelle scelte, spesso esce in maniera troppo diretta sull’avversario confidando nella sua eventuale capacità di recuperare. Ma insomma a 22 anni sono tanti gli aspetti in cui Hernandez può migliorare e in un campionato dai ritmi non troppo alti ha dimostrato di poter essere un discreto difensore grazie al fisico.
Hernandez è stato il miglior terzino della Serie A per la sfrontatezza con cui ha interpretato il suo ruolo. Per il Milan, come dimostra questo premio, il suo acquisto rimane una grandissima intuizione. A settembre l'Inter metterà le mani su Hakimi, e i quaranta milioni spesi sembrano comunque un affare. I terzini giovani e intraprendenti oggi costano molto perché sono diventati un'arma tattica fondamentale per attaccare contro difese sempre meglio attrezzate a difendere il centro. Ma l’impatto del francese è andato oltre i numeri o la tattica. Hernandez è fresco, esaltante, bello da vedere in campo. Nel basket si parla di slam dunk nel caso di una schiacciata che oltre a essere molto spettacolare può cambiare l’inerzia della gara incendiando i tifosi. Le accelerazioni di Hernandez sembrano avere lo stesso potere taumaturgico per il Milan. Per una squadra che ha un bisogno disperato di costruire un progetto vincente sono certamente un buon inizio.