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Dario Saltari

Il miglior Under 21: Matías Soulé

Il talento argentino ha vinto il premio dei giovani.

Tra i candidati al premio come miglior Under 21, Matias Soulé è l’unico che ha iniziato la stagione con un posto da titolare. In Serie A, lo sappiamo, è più che un’eccezione, persino per chi – come Huijsen e Yildiz – avevano già fatto parlare molto di sé prima di arrivare in prima squadra. Certo, al Frosinone le gerarchie erano state indebolite dalla strategia di rifondare la squadra per assorbire il salto dalla Serie B alla Serie A, e in questo discorso andrebbe messo anche Giorgio Scalvini che se non è titolare poco ci manca, ma insomma questo dice molto su quanto le aspettative fossero state già fissate in alto per la sua prima stagione da protagonista. La notizia, quindi, è che Soulé è comunque riuscito a stupirci.

 

Oggi forse la nostra percezione è un po’ offuscata dall’assurda retrocessione del Frosinone, e dal fatto che la sua seconda parte di stagione sia stata molto meno brillante della prima, ma non serve andare troppo indietro con la memoria per ricordarsi quel momento in cui Soulé sembrava quasi letteralmente camminare sulle acque. Tra la fine di settembre e la fine di novembre il trequartista argentino è sembrato come correre a qualche centimetro da terra – avere, come ha scritto Marco D’Ottavi che lo ha intervistato in quel periodo, “quel tipo di leggerezza che nel calcio è un privilegio”. 

 

In quell’intervista è uscita fuori l’essenza di Soulé, che forse può apparire come un talento fragile ed etereo, e che invece ha subito dimostrato di poter essere il leader tecnico di una squadra che doveva soffrire per salvarsi. «Io sono venuto qui a Frosinone per dimostrare quello che so fare», ha detto Soulé «Ho pensato subito di dover fare bene. Non come un obbligo, ma con l’idea di venire qui a dimostrare quello che magari non ho potuto fare con continuità con la Juventus». Anche Di Francesco ha confermato che Soulé è un giocatore che non si risparmia, uno di quelli che «quando si allena esce incazzato se perde la partitella», e forse è anche per questo che l’allenatore abruzzese ha deciso di schierarlo da ala destra, un ruolo che nel suo sistema di gioco prevede un impegno fisico non indifferente. 

 

Sul suo ruolo si tornerà a discutere ora che farà ritorno alla Juventus, soprattutto se sarà inserito in un sistema con una difesa a tre che non prevede delle vere e proprie ali. Di Francesco aveva dichiarato «che la Juve sta giocando con un sistema di gioco che non esalterebbe le sue caratteristiche» e che «Matías è bravo a giocare sul centro destra o come esterno puro, paradossalmente per le sue caratteristiche fisiche può fare anche la mezzala». Lui stesso si era sbilanciato dicendo che «per il mio profilo giocare a destra è più naturale», ma adesso dovrà ritagliarsi uno spazio in una squadra in cui la competizione sarà molto più alta e con un allenatore come Thiago Motta che fa giocare le sue ali in maniera leggermente diversa.

 

In ogni caso Soulé non è mai sembrato farsi problemi di ruolo o a sacrificarsi, come si dice. Le sue prestazioni sono andate di pari passo con quelle del Frosinone, con cui ha condiviso gli alti e i bassi, rivelando una “natura di sistema” che forse non è scontata a un primo sguardo. Il momento più alto della stagione di Soulé, la doppietta nella partita d’andata contro il Cagliari, è stato forse il momento di massima illusione per il Frosinone, che è passato una manciata di minuti dal paradiso all’inferno, riuscendo a perdere quella partita per 4-3 da un parziale di 0-3.

 

La seconda parte di stagione, come detto, è stato meno brillante, ed è difficile fargliene una colpa visto che il Frosinone in tutto il 2024 ha vinto appena tre partite, di cui una con una squadra di fatto già retrocessa. Sarebbe esagerato chiedergli già adesso di risollevare una squadra che cola picco, o dare un peso esagerato al fatto che gran parte dei suoi gol siano arrivati su situazioni da fermo come rigori e calci di punizione. I limiti sono tutte potenzialità da esplorare per un giocatore di 21 anni con il talento di Soulé, che in alcuni fondamentali è già tra i migliori della Serie A. Per dribbling riusciti (2.34 per 90 minuti, secondo StatsBomb) il talento argentino di proprietà della Juventus fa peggio solo di tre giocatori, tra quelli con almeno 800 minuti di gioco, e cioè Kvaratskhelia, Banda e Leao. E anche la creatività è quella di un giocatore di élite. Soulé è appena fuori dalla top ten per passaggi chiave (2.12 per 90 minuti), dietro a gente come Dimarco, Luis Alberto e Dybala, e ha pochi rivali anche per quanto riguarda il dato dei passaggi filtranti (0.32 per 90 minuti). 

 

I numeri rendono misurabile un’immagine che chiunque abbia visto almeno una partita del Frosinone avrà già ben visibile in mente. Soulé che parte dal centrodestra, supera il primo avversario rientrando sul sinistro e cerca l’imbucata in area per l’inserimento della mezzala. Su questo pattern la squadra di Di Francesco ha basato gran parte delle sue fortune, finché sono durate, ed è una delle cose che rimarrà di questa stagione ora che ha lasciato la Serie A. Forse Soulé avrebbe voluto lasciare un ricordo diverso, ci è andato vicino prendendo una traversa clamorosa con una punizione dal limite nell’ultima, tragica giornata contro l’Udinese, ma inevitabilmente adesso tutto questo appartiene al passato. 

 

Un Frosinone-Cagliari finita in maniera diversa, con un gran gol su punizione di Soulé, per lasciarci con ricordi migliori.

Rimane il futuro, di cui per adesso non sappiamo quasi niente, se non l’interrogativo che la sua stagione ha lasciato in sospeso. Se in questa stagione surreale Soulé ci ha fatto vedere tutto questo, cosa potremmo vedere in una stagione più fortunata, in una squadra più forte?

 

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Dario Saltari è uno degli scrittori che curano L'Ultimo Uomo e Fenomeno. Sulla carta, ha scritto di sport per Einaudi e Baldini+Castoldi.