Manchester City e Chelsea hanno ufficialmente chiuso la stagione di calcio europeo per club. È tempo di bilanci, quindi, cioè di misurare lo scostamento tra le osservazioni del discorso comune e i numeri. Quando si tirano le somme a fine anno è sempre interessante guardare alla crescita dei giovani calciatori e a come invece i più vecchi riescano o meno a resistere al loro assalto, piegando il passare del tempo. Altra cosa interessante: certe caratteristiche, nonostante la larga diffusione dei metodi di studio del gioco e di allenamento, sono ancora oggi riservate di più a certi campionati piuttosto che ad altri.
Guardiani dei pali
Due sono le statistiche principali per valutare la prestazione di un portiere tra i pali. Una è la percentuale di parate, una misura quantitativa che mette a confronto il numero di tiri che un portiere riesce a respingere con il totale delle conclusioni dirette nello specchio. L’altra confronta il numero di gol che il portiere avrebbe dovuto subire in media con il numero di gol che ha realmente subito, ed è una misura qualitativa, perché attraverso gli Expected Goals si pesa ogni singola occasione.
Per entrambe le statistiche il miglior portiere d’Europa è stato Jan Oblak, fresco vincitore della Liga con l’Atletico. Imbattibile tra i pali, Oblak ha conquistato per la quinta volta il Trofeo Zamora, assegnato al portiere meno battuto del campionato spagnolo, e ha eguagliato il record detenuto da Victor Valdes.
Sul podio europeo si piazza anche Mike Maignan, un nome che i tifosi del Milan stanno imparando a conoscere. Maignan viene da due ottime stagioni al Lille e quest’anno ha ulteriormente alzato l’asticella: è un portiere completo, sicuro anche nella distribuzione del pallone con i piedi, un fondamentale ormai imprescindibile.
Il miglior portiere della Serie A secondo le statistiche è stato Juan Musso. L’argentino ha trascinato l’Udinese a una stagione tranquilla e sembra pronto per il salto in una squadra di vertice.
Dominatori dell’area
Per il numero di duelli aerei vinti in area di rigore, il veronese Magnani è il primo giocatore d’Europa. Ha colpito la palla di testa in una situazione difensiva per una media di 3,7 interventi ogni 90 minuti. Insieme a Magnani, sul podio David Garcia dell’Osasuna e Kiki Kouyate del Metz. Se consideriamo i duelli solo in valore assoluto, è normale che i difensori delle squadre che spendono più tempo senza la palla siano avvantaggiati, perché possono intervenire più spesso in azioni difensive.
Quindi, se consideriamo invece il possesso palla nel computo, per riequilibrare le forze, il nuovo podio è formato dal centrale del Lipsia Willi Orban, dal capitano del Leeds Liam Cooper e da Mats Hummels del Borussia Dortmund. Il podio anglo-tedesco è anche conseguenza dello stile di gioco dei due campionati: Guardiola ha detto che il Premier League il pallone è più spesso in aria che in terra.
Per quanto riguarda la Serie A, i migliori tre per il numero di interventi aerei aggiustati per possesso sono stati Gunter e ancora Magnani, entrambi del Verona, e Cristian Romero dell’Atalanta.
Assassini del tackle
Per tutti gli interventi difensivi, compreso il tackle, si può fare lo stesso discorso di prima a proposito del possesso palla. Per numero di tackle aggiustati per possesso, il podio europeo è tutto ad appannaggio della Ligue 1 francese, con due giocatori del PSG, Gueye e Verratti, e uno del Marsiglia, Valentin Rongier. Anche qui: non è un caso che il campionato francese domini nelle statistiche dei tackle. È una lega in cui la fisicità dei giocatori è un fattore e anche per questo molte squadre inglesi e tedesche pescano spesso in Ligue 1.
Il primo degli italiani è Davide Calabria, con un livello di interventi molto al di sotto rispetto agli uomini sul podio. Calabria ha 3,8 tackle di media ogni 90 minuti giocati, Gueye è su una media di 5,4 tackle/p90. La scelta di entrare in tackle su un avversario porta con sé l’accettazione del rischio di essere saltati, quindi di generare una situazione di superiorità numerica nella zona di campo dove avviene il contrasto. In Italia, dove siamo tatticamente più attenti che altrove, la superiorità numerica difensiva è il Sacro Graal degli allenatori. Carlo Mazzone diceva: «Difensore scivoloso, difensore pericoloso». Massimiliano Allegri stigmatizza il tackle perché ritiene che sia una situazione con il 50% di successo: in fondo, anche dopo un tackle riuscito, non si sa mai dove va la palla. Calabria si piazza tra i primi d’Europa anche per l’efficacia del tackle, ha vinto il 64% dei duelli difensivi ingaggiati.
Prìncipi degli intercetti
Gasperini e Juric sono uniti da una storia personale e professionale di lungo corso. Le loro squadre si somigliano per molti versi, ma il loro tratto comune, oltre che fortemente distintivo, è l’accoppiamento uomo su uomo a tutto campo. Questa tensione tattica verso l’anticipo porta tre loro calciatori della Serie A sul podio europeo: Romero, Gunter e Palomino sono i giocatori che intercettano più palloni tra tutti. Romero ruba un pallone a un avversario 3,7 volte ogni 90 minuti giocati. Subito giù dal podio c’è un altro uomo che ha una lunga militanza nel nostro campionato come Vlad Chiriches.
Atalanta e Verona sono due unicità non solo nel panorama italiano. Se escludiamo gli “italiani”, i primi tre calciatori europei sono Goretzka, centrocampista del Bayern campione, con 3,3 interventi in anticipo per 90’. Seguono N’Golo Kante del Chelsea e ancora Cooper del Leeds.
Portatori d’acqua
Dopo aver riconquistato il pallone, occorre attraversare il campo in direzione della porta avversaria. Questo attraversamento può procedere secondo due percorsi. Solitamente le squadre oggi preferiscono una trasmissione di palla tra due giocatori per far avanzare il pallone. Progressive passes è la statistica che misura il numero di metri guadagnati in avanti con un passaggio riuscito.
Per progressive passes, il miglior giocatore d’Europa quest’anno è stato il madridista Toni Kroos. Non è certo una sorpresa, Kroos è un giocatore che accoppia un’incredibile visione di gioco con una qualità superba nel calcio a corto o a lungo raggio. Kroos ha guadagnato per la sua squadra 370 metri ogni 90 minuti. Dietro Kroos, si piazzano Verratti con 341 metri in avanti per 90’ e lo juventino Danilo con 325 metri per 900, che tiene per poco giù dal podio europeo Manuel Locatelli.
L’altro percorso utilizzato per portare il pallone in alto è una corsa con la palla al piede. Le conduzioni di palla in mezzo al campo sono ad appannaggio dei giocatori più tecnici e non dobbiamo stupirci se il migliore d’Europa in questo fondamentale è Kevin De Bruyne, con 68 metri guadagnati con una corsa palla al piede ogni 90 minuti. Ma a poca distanza c’è l’argentino dell’Udinese De Paul, reduce da una stagione a dir poco straordinaria, nei numeri paragonabile alle migliori di un altro giocatore iper-tecnico come Luis Alberto. Non me ne vogliano i tifosi dell’Udinese, ma forse è il momento buono per De Paul per mettersi alla prova in un contesto differente. Dietro De Paul c’è Filip Kostic dell’Eintracht, in rappresentanza di tutti i laterali di fascia particolarmente forti in questo tipo di statistica.
Maniaci del dribbling
Neymar Jr. è il miglior dribblatore al mondo. È talmente consapevole della propria forza che durante la partita, in ogni zona di campo, rallenta per attirare a sé avversari da saltare e creare così spazi per i propri compagni. Neymar tenta di dribblare un avversario in media 9,5 volte ogni 90 minuti, nessuno in Europa fa più di lui.
Alle spalle di Neymar ci sono altri due giocatori che hanno avuto esperienze nella Ligue 1. Allan Saint-Maximin del Newcastle punta un uomo 8,2 volte ogni 90 minuti, Jeremie Boga del Sassuolo si ferma a 7,5 dribbling tentati per 90’. I due mettono giù dal podio, piuttosto incredibilmente, Lionel Messi che si ferma a 7,2 dribbling per 90’. La relazione che c’è tra i giocatori passati per la Ligue 1 e il dribbling, riguarda il tackle e le cose dette in precedenza. In un campionato più fisico, dove l’intervento rude è pane quotidiano, sviluppare la tecnica adatta a saltare l’uomo diventa una questione di sopravvivenza.
Se guardiamo al dribbling in termini di efficacia più che di volume, la classifica europea ne esce stravolta. Frenkie de Jong del Barcellona vince l’87% dei dribbling che ingaggia, lo fa peraltro in una zona del campo caldissima, quella davanti alla difesa. De Jong rischia un dribbling quando la propria squadra è aperta e distesa, pronta per l’azione d’attacco da imbastire, e perdere un pallone costerebbe una chiara occasione da gol alla sua squadra.
Alle spalle di de Jong, c’è una conoscenza del calcio italiano, ovvero Suso. Lo conosciamo come un giocatore terribilmente meccanico, legato ai suoi rientri sul sinistro per calciare a rete. Eppure, nonostante tutti sappiano dove voglia andare a parare, Suso è riuscito a perfezionare così tanto un solo gesto tecnico da renderlo illeggibile. Il podio lo completa l’ex interista Kovacic, ora al Chelsea.
Fabbricatori di assist
Josip Ilicic non è reduce da una delle migliori stagioni della sua carriera. Eppure, quando è stato in condizione di farlo, ha mostrato lampi del suo straripante talento. Quanto ha fatto sul campo gli è sufficiente per balzare davanti a tutti per il numero di Expected Assists fabbricati per i suoi compagni. Ilicic ha una media di 0,69 xA ogni 90 minuti giocati, si mette alle spalle Angel Di Maria del PSG e, non troppo curiosamente, il giocatore che gli ha preso il posto, ovvero Ruslan Malinovskiy. A riprova della bontà della prestazione di Ilicic, basta considerare che restano giù dal podio giocatori del calibro di De Bruyne (0,52 xA/p90) o Thomas Müller (0,45 xA/p90).
Se non volessimo affidarci a una valutazione qualitativa, come quella offerta dagli Expected Assists, potremmo scegliere di conteggiare una a una le occasioni create. In questo caso il miglior assistman d’Europa è proprio Müller, che ha creato 111 occasioni per i compagni. Lo seguono a ruota Bruno Fernandes, che si è trasformato in una macchina da occasioni da quando è al Manchester United, e Hakan Calhanoglu, entrambi con 107 occasioni create.
Cecchini sotto porta
Questa è la categoria in cui il primato, per tutta la stagione, è stato più conteso che in altre. Robert Lewandowski ha avuto bisogno di un'ultima giornata di campionato straripante per avere la meglio su Luis Muriel. L’attaccante in forza al Bayern ha segnato 1,2 gol ogni 90 minuti giocati, Muriel si è fermato appena sotto, a 1,17 gol per 90’. Una rincorsa tra i due che è durata tutta una stagione, ancora più entusiasmante se si guarda agli Expected Goals. Lewandowski ha accumulato una media di 1,01 xG ogni 90 minuti giocati, Muriel gli è vicinissimo con 0,96 xG per 90’.
Giù dal podio degli Expected Goals la nuova generazione rappresentata da Haaland e Mbappé, spodestati ancora dai grandi “vecchi”, Cristiano Ronaldo e Zlatan Ibrahimovic (0,80 xG per 90’ per entrambi).
Se intendiamo valutare l’infallibilità sotto porta, invece, non c’è niente di meglio dell’efficienza misurata in termini di rapporto tra gol segnati e gol che si sarebbero dovuti segnare, secondo le statistiche. Il migliore attaccante d’Europa non è un attaccante: Marcos Llorente ha trascinato l’Atletico di Simeone grazie alla propria straordinaria performance. In pratica con 12 gol ha messo in rete il doppio dei palloni che in media un centravanti in Europa avrebbe segnato con le sue stesse occasioni. Una performance forse irripetibile per Llorente stesso. Sul podio con Llorente, ci sono Morales del Levante, navigato attaccante spagnolo e bestia nera del Barça, e Ante Rebic. L’attaccante croato del Milan ha segnato 11 gol da 7,25 xG.
Se ci concentriamo sui cannonieri, ed escludiamo tutti i giocatori che hanno segnato meno 20 reti in campionato, il miglior attaccante per efficacia sotto porta è stato Robert Lewandowski, di un soffio davanti ad Haaland: il rapporto tra gol segnati e Expected Goals è rispettivamente di 1,19 e 1,17. Al terzo posto troviamo Lionel Messi con 1,09.