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Le migliori costruzioni dal basso dell'ultima giornata
17 feb 2021
17 feb 2021
Esempi pratici dei vantaggi di far risalire il pallone in maniera ragionata da dietro.
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In queste settimane si è parlato spesso di “costruzione bassa” (lo abbiamo fatto anche noi rispondendo alla domanda di base: a cosa serve?) ma spesso si sottolineano più i rischi dei vantaggi e gli esempi portati per parlarne sono quasi sempre negativi. In realtà in quasi ogni partita ci sono esempi “virtuosi” che mostrano bene sia i vantaggi che porta un’uscita efficace del pallone dalla linea difensiva, sia i molti modi in cui si può costruire l’azione partendo dal basso. Un’altra cosa su cui si rischia di avere un punto di vista deformato, concentrandosi solo sugli errori, è la qualità dei giocatori coinvolti che, pur essendo difensori e portieri, sono spesso capaci di giocate creative che richiedono un alto grado di precisione. Ci rendiamo conto che è inevitabile che i tifosi siano in ansia quando la palla è vicina alla propria porta, così come è impossibile prevedere in anticipo gli errori (e quindi evitarli). Qui sotto trovate alcuni esempi tratti dall’ultima giornata di Serie A utili però a capire meglio di cosa si parla.

La Roma e l’uso di Mancini in costruzione

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Come altre squadre anche la Roma privilegia costruire il gioco da un lato per poi attaccare quello debole dall’altra parte. La Roma inizia l’azione spesso da destra, dove Karsdorp e Mancini possiedono letture non banali palla al piede. Karsdorp ha iniziato la carriera da trequartista e Mancini, nella scorsa stagione, ha giocato un ottimo intermezzo di campionato da mediano. Da quando è passata alla difesa a tre la Roma ha consolidato alcuni pattern di gioco che, dopo un palleggio basso, permettono di liberare le ricezioni dei trequartisti. Contro l’Udinese questo tipo di azioni sono riuscite con una facilità da allenamento e sceglierne una non è stato semplice. C’è quella del rigore guadagnato, per esempio, dove però l’invenzione di Pellegrini rischia di far passare in secondo piano la funzionalità del sistema. In questa è più evidente come i movimenti e i principi di gioco rendano apparentemente semplici le giocate degli uomini di Fonseca. È da notare come Mancini lasci scorrere il pallone per avvicinare la linea di passaggio verso Karsdorp e, nel frattempo, attirare la pressione dell’avversario. In questo modo aumenta il rischio di intercetto, ma anche la ricompensa è più alta. Karsdorp, in uno spazio stretto, gliela restituisce di prima e il difensore la porta in diagonale per alcuni metri, prima di cambiare gioco su Spinazzola, che può stoppare ed entrare in area di rigore, prima di scaricare per Mkhitaryan. Fra i terzini/esterni della Serie A Spinazzola è quello col più alto numero di Expected Assist.


La Lazio ricerca Lazzari dietro la difesa avversaria

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Dell’influenza di Reina sul gioco della Lazio ne ha scritto Daniele Manusia qui. Certo, lo spagnolo si sta dimostrando estremamente affidabile, tanto in uscita quanto tra i pali, ma è nel modo in cui fa ripartire l’azione che sta marcando la differenza con Thomas Strakosha, il suo predecessore. È una premessa necessaria nonostante Reina non sia così rilevante in quest’azione. Perché la sua scelta è il sintomo di quanto la costruzione dal basso sia vitale per un allenatore come Simone Inzaghi, comunemente considerato come uno dei migliori nuovi esponenti della “scuola tattica italiana”. Un allenatore dallo spiccato senso pratico, con un’idea di squadra flessibile, ma che ha nella costruzione dal basso uno dei suoi principi irrinunciabili. Al punto che le scelte di formazione in difesa hanno spesso più un senso offensivo che difensivo - contro l’Inter per esempio, con l’assenza di Radu, ha preferito rinunciare ad Acerbi al centro per averlo a sinistra dove la Lazio ha un lato sempre molto sfruttato in costruzione.

La Lazio è una squadra che negli scontri di alta classifica ama anche lasciare il pallone agli avversari, ma contro l’Inter ha avuto più del 60% di possesso palla, per effetto soprattutto della strategia di Conte. In genere, per il suo stile, invece, la Lazio ama far girare il pallone soprattutto nella propria metà campo, per poi attaccare in modo diretto in quella avversaria. In quest’azione è particolarmente evidente, con un palleggio insistito da dietro che ha attirato la pressione nerazzurra. La Lazio parte da sinistra con Acerbi, ma poi torna indietro fino a Reina e ricomincia da destra. Da Patric la palla va a Milinkovic-Savic, che di esterno di prima scarica su Lucas Leiva. Il regista sempre a un tocco verticalizza su Lazzari che nel frattempo si è infilato alle spalle della difesa dell’Inter. Solo una grande intuizione di Samir Handanovic sventa una potenziale grande occasione, ancora sullo zero a zero.


I meccanismi della Juventus senza Arthur

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Contro il Napoli alla Juventus mancava Arthur, che nelle ultime partite era diventato il riferimento perfetto per la manovra dei bianconeri, grazie alla sua capacità di gestire il pallone con sicurezza anche quando pressato dagli avversari. In mezzo al campo Pirlo ha schierato Bentancur, che però spesso si alternava con Rabiot nel venire a ricevere il pallone basso tra i difensori. Qui è il francese che avvia questa lunga fase di palleggio ricevendo da Szczesny ed eludendo la pressione, non eccellente bisogna dire, di Insigne (prima e seconda immagine). La Juve di Pirlo però non ha fretta di andare in verticale, spesso preferisce consolidare il palleggio per costruire piano piano un vantaggio offensivo - che poi è uno dei motivi per cui gli allenatori si affidano alla costruzione bassa, per arrivare ad attaccare nel miglior modo possibile. Il palleggio della Juventus sembra quasi dettato dalla noia, mentre il Napoli si difende con un 4-4-2 basso e compatto (terza immagine). Ma non è un passatempo: Chiellini torna da Szczesny (quarta immagine), la Juventus cambia lo schieramento abbassando Bentancur tra i difensori, quattro giocatori tornano dentro l’area di rigore e a prima vista sembrano quasi essersi messi in difficoltà da soli. Così facendo invogliano Politano a staccarsi dalla fascia per andare a pressare in area avversaria (quinta immagine). Appena superata una linea avversaria, Rabiot si fa vedere al centro del campo e Chiellini lo serve con un passaggio di prima (di destro, quinta immagine). Il francese gira subito verso sinistra dove non c’è più Politano (sesta immagine) e dove quindi Bentancur e Danilo possono approfittare della superiorità e risalire il campo rapidamente (settima immagine). Bentancur trova poi al centro Morata, che si è abbassato, e che cambia gioco per Cuadrado, a quel punto libero con il Napoli che si è dovuto spostare verso destra per assorbire l’assenza di Politano (immagine otto). La seconda parte dell’azione non è fatta però in maniera brillante e Cuadrado non può sfruttare il vantaggio iniziale. Il colombiano sceglie di crossare per il taglio di Morata (immagine nove), che comunque riesce a colpire di testa dal centro dell’area di rigore. In una partita in cui - soprattutto nel primo tempo - la Juventus ha fatto molta fatica a trovare occasioni pulite, una costruzione bassa ben fatta ha liberato il campo.


Lo Spezia e la diagonalità

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Nel nostro articolo dedicato alla grande vittoria dello Spezia contro il Milan ci siamo concentrati sull’efficacia, l’ambizione e l’aggressività del pressing della squadra di Vincenzo Italiano. Ma anche col pallone tra i piedi lo Spezia ha mostrato idee chiare e organizzazione. Non è una squadra che palleggia troppo in zone arretrate, ma lo sviluppo dell’azione col pallone è quasi sempre paziente e ragionato. Contro il Milan, che il più delle volte provava a controllare le linee di passaggio al centro, lo Spezia ha fatto ricorso al cambio di gioco del portiere verso il terzino per costringere il Milan a muoversi in orizzontale. Come ha fatto notare Fabio Barcellona, anche lo strumento del lancio può rientrare nella costruzione dal basso, il punto è la manipolazione della struttura difensiva avversaria e il tentativo di giocare alle spalle delle linee di pressione.

In quest’azione lo Spezia torna da Provedel, il portiere che in Serie A effettua più passaggi in media. Il portiere cambia gioco sul lato destro, dal terzino Vignali, che di prima appoggia di testa per Gyasi. L’esterno protegge palla e la dà ad Agudelo, che scarica per Ricci, che di prima cambia di nuovo gioco sul lato debole occupato da Saponara. Da sinistra a destra e da destra a sinistra, lo Spezia ha manipolato in diagonale lo schieramento difensivo del Milan. Giocando in maniera semplice ma con almeno un paio di giocate - il cambio di gioco di Ricci e quello di Provedel - tecnicamente non banali, eseguite da interpreti non certo pubblicizzati.


Il Napoli joga bonito

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Una settimana fa, quando il Napoli ha perso con il Genoa subendo un gol per via di un errore (non forzato, puramente tecnico) in impostazione, Rino Gattuso ha sottolineato come giocando ogni tre giorni non si riesca ad allenare a dovere questa fase di gioco. Nonostante ciò, il Napoli come molte altre squadre non ci rinuncia. Anche sotto pressione, se c’è una possibilità di giocare corto, sicura, i giocatori di Gattuso continuano a preferire quella.

La Juventus è una delle squadre del campionato che, quando vuole, è capace di portare un pressing asfissiante e ben organizzato, proprio per forzare il lancio lungo che parte del pubblico italiano desidera vedere più spesso e che porterebbe a un recupero nella metà campo avversaria. Questa situazione arriva dopo circa quaranta minuti di gioco, nasce da un fallo laterale sul lato destro a favore del Napoli. Non vediamo come la palla torna fino a Meret perché la regia televisiva aveva mandato in onda dei replay: quando torniamo in diretta Meret è pressato da Cristiano Ronaldo ed è più o meno costretto a passare la palla a Rrahmani, vicino alla bandierina del calcio d’angolo.

Tutta la Juve è alta e Rrahmani non rischia il passaggio verso il centro anche se, mentre riceve palla, il suo sguardo va in quella direzione alla ricerca di un compagno libero. Come si vede poco dopo, Insigne e Politano si sono abbassati molto ma sono seguiti da Rabiot e Danilo. Rrahamani si appoggia su Di Lorenzo, seguendo una circolazione perimetrale. In casi del genere se il terzino non si sente sicuro può ricorrere al lancio lungo verso la punta, con l’interno del piede, ma Di Lorenzo ha qualche secondo a disposizione prima che arrivi Chiesa e quindi stoppa la palla e alza la testa. Il passaggio per Bakayoko alza la percentuale di rischio perché, anche se Bentancur gli lascia quattro o cinque metri e lo stesso Bakayoko sembra allargare le braccia per chiedere che gli venga data la palla sui piedi, si trova comunque in mezzo a quattro giocatori bianconeri.

Di Lorenzo è attento a passare la palla sul piede forte di Bakayoko, il destro, con cui - sempre nel caso in cui non si sentisse sicuro per via della pressione di Bentancur - potrebbe calciare lungo. Ma il centrocampista controlla con la suola e si gira verso destra, verso la propria porta, cioè. Probabilmente Bakayoko già sapeva che sul lato opposto avrebbe trovato Mario Rui e Lozano in superiorità numerica, o magari quando ha alzato la testa guardando Meret (che resta comunque un’opzione praticabile e sicura per, in caso, lanciare lungo) ha visto che il portiere gli stava indicando quel lato di campo.

Fatto sta che il centrocampista parigino (anche grazie all’assenza di pressione di Cristiano Ronaldo) può girarsi, alzare la testa ed effettuare un cambio di campo di sinistro, il suo piede debole, che arriva direttamente sulla testa di Mario Rui. Su Mario Rui arriva Bernadeschi, ma non abbastanza velocemente da contendergli il duello aereo. Anzi, Bernardeschi viene agilmente scavalcato e il colpo di testa di Mario Rui apre il campo a Lozano, che può portare palla indisturbato per trenta o quaranta metri. È da notare anche come nel tentativo di non sbilanciarsi, restando quindi in superiorità in difesa, anche Zielinski abbia campo libero per inserirsi, con Danilo costretto a un recupero lunghissimo con cui, comunque, non riuscirà a riprendergli i metri di svantaggio.

Quindi Lozano porta palla, Osimhen partendo da destra taglia verso sinistra aprendo un corridoio a Zielinski che arriva sulla palla con l’interno del campo teoricamente libero. La Juventus viene salvata dalla lettura difensiva di Chiellini, che molla Osimhen al momento opportuno e con un senso della posizione fenomenale diventa un ostacolo impossibile da aggirare per Zielinski. La pazienza e la calma del Napoli, pur sotto pressione, sono state premiate dalle giocate di Bakayoko e Mario Rui e, se non fosse stato per Chiellini, il Napoli sarebbe arrivato direttamente in porta.


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