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I migliori gol del 2018
03 gen 2019
Abbiamo selezionato le migliori reti segnate nell'anno appena finito.
(articolo)
20 min
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Scegliere i migliori gol dell’anno è diventato sempre più difficile. Per scrivere questo pezzo ho guardato non meno di 1 ora e 40 minuti di YouTube con la musica enfatica con gli alti a palla di fuoco. Ne sono uscito nauseato, non mi facevamo male solo le orecchie ma anche gli occhi: tutti quei tiri a giro perfetti sotto l’incrocio dei pali; tutte quelle bombe di collo esterno che prendono sempre la traversa prima di entrare (e nei casi estremi la traversa e il palo); tutti quei dribbling cervellotici a velocità supersonica e quei pallonetti che ribaltano la fisica calcistica. È l’effetto Fifa, quello che censura tutto l’approssimativo e l’imperfetto del nostro mondo empirico per dare vita a una specie di “snow-globe” di perfezione adrenalinica.

A un certo punto diventa tutta una massa inestricabile di cose perfette e senza difetti, quasi irreali, cinematografiche, di fronte alla quale emozionarsi diventa difficile. Per questo però c’è l’Ultimo Uomo e questo pezzo, per provare a fare ordine dentro questo solaio ingarbugliato di bei gol e tirare fuori i tesori autentici.

I dieci gol più belli di tutti.

Naturalmente li ho selezionati secondo dei parametri soggettivi. Un bel gol è universalmente un bel gol, ma uno segnato in Premier League varrà più di uno segnato in Indonesia, quella bellezza mi sembra più autentica. Per lo stesso motivo, i gol segnati in una Coppa del Mondo, quelli quindi che hanno dietro una storia, saranno più interessanti di gol simili segnati contro il Celta Vigo in una nebbiosa domenica di novembre. Ho cercato poi di premiare l’originalità, perché la creatività umana è forse la singola cosa per cui vale di più la pena vivere; e ci ho aggiunto un po’ di gusto personale, perché a scrivervi non è il bot di livescore ma una persona in carne e ossa.

Quindi, cominciamo con i gol.

10. James Rodriguez vs USA

Cominciamo con un genere classico di gol belli: il tiro a giro sul secondo palo. Anche quest’anno il menù era fitto. A cominciare dal gol di Coutinho contro la Real Sociedad, un tiro così improvviso che il portiere sembra guardarlo entrare in porta come qualcosa su cui non poteva avere nessun controllo. Il brasiliano è forse al momento il più grande interprete al mondo dei tiri a giro sul secondo palo, ma questo è in un certo senso un limite estetico: la sua meccanica di tiro è così efficiente da rendere il gesto meno unico e prezioso - un po’ come succedeva con le rovesciate di Pinilla: la loro riproducibilità ne inflazionava il valore.

Se volessimo invece premiare la preparazione al tiro, quello di Ousmane Dembélé contro il PSV contiene un dribbling sulla trequarti che gli mette il campo in discesa, prima di un tiro di destro (forse il piede con cui tira meno facilmente) sul secondo palo. Per la preparazione al tiro spicca anche il gol di Immobile contro il Napoli ad inizio stagione, quando si è liberato di tre difensori avversari con un controllo di tacco controintuitivo. La rete di Dwight Gale (West Bromwich Albion), che si è liberato dei difensori controllando il pallone con una ruleta, per poi saltare il portiere con la suola. Ma anche il gol di Herman Novick del Cerro Porteno, he ha dribblato l’ultimo difensore con un tunnel di tacco prima di segnare col sinistro.

Questo gol di James Rodriguez contro gli Stati Uniti, segnato in una stanca amichevole di ottobre, è speciale. Guardate il modo con cui sposta la palla al difensore, se la riposiziona sul piede preferito e lascia partire questo tiro che è una carezza. La gamba di James gira a 90 gradi rispetto al suo corpo, quasi come fosse un residuo senza vita o una protesi artificiale programmata per quel tiro. La palla corre lenta, davvero lenta, ma per arrivare all’incrocio prende una tangenziale così lontana dalla porta da non essere mai stata nella disponibilità del portiere.

Il tiro di James è totalmente anti-agonistico, forse potrebbe realizzarlo uguale spiccicato anche tra dieci anni, o tra venti, quando James avrà la pancia e giocherà partite di beneficienza a Bogotà. Stiamo parlando di un universo distante anni luce da quello dei tiri a giro di Coutinho, che sembrano i guizzi improvvisi di una mangusta. In un’epoca di frammentarietà, dove tutto acquisisce e perde valore in fretta, la sensibilità tecnica di James è qualcosa di profondo e in un certo senso eterno.

Quanti altri giocatori avrebbero potuto farlo? Il tiro di James, guardandolo con uno sguardo molecolare, ci rivela quante piccole differenze qualitative possono esserci anche fra la tecnica di giocatori di altissimo livello.

9. Zlatan Ibrahimovic vs Toronto

Due cose rendono unico Zlatan Ibrahimovic:

  • il fatto che riesca sempre ad essere all’altezza della propria epica personale

  • i gol da karate

Questa rete al Toronto nell’anno in cui Zlatan è passato sopra la MLS come un fenomeno paranormale, riassume entrambe le cose. Da una parte ci racconta il dominio di Ibra in un campionato dove sembra aver compiuto la definitiva trasformazione nel fumetto di sé stesso; dall’altra parte c’è la tecnica da karateka che, specie negli ultimi anni di carriera, lo ha portato a segnare una serie di gol di tacco o con dei tiri volanti che assomigliano più a calci al pallone che a tiri.

I legami fra Ibra e le arti marziali sono conosciuti: è cintura nera di Taekwondo e in questo video vengono raccolte tutte le volte in cui usa la sua tecnica marziale su un campo da calcio. In questa rete Ibra fa un’ottima esecuzione dell’Ura mawashi geri, un calcio circolare inverso, cioè dall’interno verso l’esterno. Ci sono tre varianti, provando a colpire con la suola, l’esterno o il tallone. Questo è un tutorial se volete provarlo a casa.

Il valore di questa rete è semplice e deriva dal fatto che Ibra è l’unico essere umano sul pianeta a poter fare un gol del genere, oltre che l’unico ad averlo mai fatto. Non esistevano questi gol prima di Ibrahimovic, non esisteranno dopo Ibrahimovic - a meno che l’allenamento marziale non rientrerà tra le skills richieste ai calciatori del futuro.

Visto che questa è una classifica di fine anno vale la pena ricordare che il 2017 era stato l’anno del più grave infortunio della carriera di Zlatan Ibrahimovic, alla soglia dei 35 anni. Non era scritto da nessuna parte che nel 2018 lo avremmo visto tornare, sebbene in un campionato “minore”, a fare le sue cose.

Questo è il modo con cui Zlatan ha deciso di segnare il 500esimo gol della sua carriera.

8. Pierre-Erick Aubameyang vs Leicester

La scelta di inserire un gol-di-squadra può essere controversa. In questo pezzo dovremmo celebrare i migliori gol, non le migliori azioni, e i gol - per come li pensa il nostro canone - sono legati al gesto tecnico di un singolo.

Eppure alcuni gol sono il frutto di un’azione talmente coordinata che sembra la manifestazione di un’unica, grande intelligenza collettiva. Sono poi i momenti in cui il gioco del calcio si esprime con una purezza che non appartiene alla nostra realtà, più sporca e imperfetta di così. Vale però la pena celebrarli come un’ideale a cui si può aspirare.

Per qualche ragione - legata probabilmente alla sua anima profonda di squadra bella e perdente - l’Arsenal negli ultimi anni ha segnato un gran numero di questi gol da Playstation. Gol che sembrano esistere solo su un piano irreale come le architetture immaginarie di Etienne-Louis Boullée. Il più famoso, tra tutti, è forse il gol di Wilshere contro il Norwich nel 2014, condito da addirittura due colpi di tacco. Questo video li riassume tutti.

Il gol di Aubameyang non raggiunge forse quei vertici barocchi ma è più legato al gusto contemporaneo. Non c’è una squadra che trasforma gli ultimi venti metri in un flipper di cui è la sola a conoscere le regole, ma ce n’è una che fa un uso magistrale degli spazi lungo tutto il terreno di gioco.

L’Arsenal manipola il pressing del Leicester attirandone le linee per poi superarle attraverso la tecnica e il posizionamento. Uno dei migliori modi per disordinare gli avversari è quello della diagonalità. Il gesto che ribalta l’inerzia dell’azione è un passaggio in diagonale di Torreira che trova Aubameyang. La punta era venuta incontro e scarica senza vedere con un colpo di tacco verso il lato debole. Guendouzi lascia rimbalzare la palla, sembra perdere tempo, e invece serve bene sulla corsa Bellerin. Lo spagnolo avrebbe un passaggio lungolinea semplice per la sovrapposizione di Iwobi ma preferisce un rasoterra verso Lacazette centrale al limite dell’area; sulla traiettoria c’è Ozil, che fa velo e si inserisce alle spalle della difesa del Leicester. Lacazette, che è un attaccante dalle letture offensive raffinate, gliela restituisce. A quel punto Schmeichel è uscito già sui piedi del tedesco, che lo manda a vuoto con un tocco d’esterno leggermente scavato, che viene raccolto da Aubameyang.

C’erano altri gol di squadra da poter inserire in questa classifica, su tutti quello segnato da Willian contro il Brighton praticamente un anno fa. Una rete arrivata dopo una serie di triangolazioni complesse, condite da due colpi di tacco, fra il brasiliano, Hazard e Batsuhayi. Una menzione anche per il magistrale contropiede con cui il Belgio ha deciso la sfida contro il Giappone, in una delle più belle partite del Mondiale. Una rete impreziosita dal grande lavoro senza palla di Lukaku, che con due corse in diagonale ha aperto gli spazi da attaccare per i compagni.

7. Victor Wanyama vs Liverpool

Nel gergo calcistico inglese si definisce “Thunderbastard” un gol segnato con un tiro violentissimo arrivato da lontano, meglio se di un difensore. Da alcune parti si legge che in un autentico Thunderbastard il tiro deve ancora essere in fase ascendente quando colpisce la rete, ma sono dettagli. La categoria del Thunderbastard non si presta a descrizioni così minuziose, il tratto necessario di un gol del genere è la sensazione di violenza sproporzionata che viene dal gol.

I “Thunderbastard” più famosi del calcio inglese sono due. Il primo è il calcio di punizione di Johnny Metgod - che letteralmente significa “che ha incontrato Dio” - con la maglia del Nottingham Forest contro il West Ham. Nel video il telecronista dice: «Ci sono gol che non hanno niente a che fare con il calcio ma con la fisica animale». Il secondo è il tiro di Tony Yeboah contro il Wimbledon, la cui traversa trema ancora oggi nel 2019.

In questa posizione ho deciso di premiare il miglior Thunderbastard dell’anno, ce n’erano diversi fra cui scegliere, su tutti il gol di Townsend di qualche giorno fa. Townsend però è un giocatore prettamente offensivo, che gioca addirittura con la maglia numero 10, e il tiro non contiene la tipica ultraviolenza di un Thunderbastard, anzi: è un tiro incredibilmente controllato. Non ci siamo. Più vicino alla definizione di Thunderbastard è invece il gol di John McGinn contro lo Sheffield Wednesday, un gol meraviglioso per coordinazione e punto d’impatto della porta (tra le cose che preferisco di questo gol anche il fatto che McGinn sembra avere un’erezione dopo aver segnato). C’è da segnalare il gol di Suso contro l’Udinese. Bello anche questo segnato da Pedro Obiang contro il Tottenham, che contiene un tratto distintivo dei Thunderbastard, il fatto di essere stato segnato negli ultimi minuti della partita.

Il mio preferito è però il gol di Wanyama contro il Liverpool segnato a marzo. Siamo negli ultimi minuti di gioco, Karius respinge centralmente una palla che sembra scorrere innocua fuori dall’area di rigore. Wanyama sbuca letteralmente dal nulla e tira con un’urgenza atavica, come se non ci fosse niente di più importante al mondo che tirare quel pallone. Se non ci fosse stata la rete la palla avrebbe fatto il giro del mondo per tornare sulla schiena di Wanyama; invece prende la rete e si sente un rumore che non ha niente di normale, e poi rimbalza di nuovo fuori dall’area di rigore. La BBC ha riportato che il tiro viaggiava a più di 100 km/h.

Harry Kane ha detto che Wanyama in allenamento di solito calcia sulla bandierina del calcio d’angolo, e questo è un altro aspetto importante del Thunderbastard, il fatto che a segnarlo sono spesso giocatori paradossali, che esprimono nel momento del tiro una forza primordiale che ha a che fare col divino.

6. Benjamin Pavard vs Argentina

La FIFA ha eletto quello di Pavard all’Argentina come il miglior gol dei Mondiali di Russia, questo basterebbe a legittimarne la presenza in questa classifica. Vi riporto la descrizione di questo gol fatta da Daniele Manusia, che ne ha scritto come uno dei momenti più eccitanti del 2018:

«Riguardatelo quel gol, non c’è niente di naturale. Mettete pausa nel momento esatto in cui Pavard colpisce la palla con il piede destro, guardate la sua caviglia sinistra, piegata con un’angolazione tanto innaturale che sembra spezzata. Guardate il busto di Pavard, è quasi in orizzontale, parallelo al terreno. La palla si stacca dall’esterno del piede con pulizia e precisione, Pavard la taglia senza toglierle potenza e la colpisce in alto senza mandarla in tribuna. C’è un’eleganza e una pazzia in questo gol, ancor più pazzo se si pensa che l’ha segnato un terzino destro, che lo rende ancor più unico».

Esiste però un’altra scuola di pensiero che a questo gol di Pavard preferisce quello segnato da Nacho contro il Portogallo. È impossibile guardare questi due gol così simili, segnati nello stesso torneo, senza pensare che siano l’espressione di uno Zeitgeist del calcio nel 2018. O per lo meno delle traiettorie complesse che una palla può assumere oggi.

Il gol di Nacho è tecnicamente più pulito. La preparazione alla conclusione è perfetta: accorcia il passo e scarica il peso sulla palla ancora in ascesa. Guardando il replay si vede come il pallone prenda un leggero giro, necessario per baciare il palo ed entrare in rete. Sembra un gol disegnato col compasso.

Il gol di Pavard è invece un elogio dell’imperfezione, ed è questa a renderlo più originale e, in definitiva, bello. Pavard mette male la gamba d’appoggio, piega il busto all’indietro e di fronte a un corpo che non dovrebbe fare quel gol riesce a schiaffeggiare il pallone per metterlo nell’angolo lontano. Non avevamo mai visto un gol così.

5. Eden Hazard vs Liverpool

Il 7 gennaio Eden Hazard compirà 28 anni e probabilmente quello che stiamo vedendo ora è il miglior Hazard possibile. Quello che concilia una maturità di scelte e letture con la sua tecnica al velcro e un’esplosività fisica che gli ha permesso, in estate, di stabilire il record di dribbling in una singola partita di un Mondiale (almeno da quando si raccolgono statistiche): 9.

Dopo la rassegna russa il suo futuro sembrava lontano da Londra: «Dopo sei stagioni meravigliose al Chelsea è arrivato il tempo di provare qualcosa di diverso. Sicuramente dopo questo Mondiale». Poi è rimasto ed ha trovato Sarri: «Abbiamo parlato e gli ho detto che può segnare 40 gol». Ad inizio ottobre ha ribadito la sua volontà di trasferirsi al Real Madrid, poi due mesi dopo ha dichiarato che è possibile finisca la carriera al Chelsea.

Dopo un agosto interlocutorio, Hazard è tornato in grande spolvero a settembre, per ribadire che è uno dei due o tre giocatori migliori della Premier League. Ha prima segnato una tripletta al Cardiff, e poi ha segnato questo gol al Liverpool. Un gol che, a cinque minuti dalla fine, ha permesso al Chelsea di ribaltare il risultato contro la squadra al momento capolista.

Il gol è quello di un giocatore capace di dominare il campo con la propria tecnica, inventandosi, se necessario, gol dal più assoluto nulla. Hazard comincia l’azione in una zona morta di campo, sulla trequarti avversaria, dove esegue un tunnel su Firmino e scarica su Zappacosta, usato come sponda umana. Hazard si riprende la palla, alza la testa e non vede nessuno. Può scaricare su Viktor Moses alla sua destra, ma per fare cosa? Allora protegge palla sul pressing di Keita e poi accelera all’improvviso sterzando verso l’area di rigore. Quando Moreno lo va a pressare Hazard è rivolto verso la linea laterale dalla parte opposta, sembra in un vicolo cieco, e invece all’improvviso, ancora, usando il suo baricentro basso, sterza facendo un tunnel sul terzino spagnolo. A quel punto ha la palla sulla corsa, buona per tirare, e lo fa con una violenza non banale se consideriamo tutto il lavoro atletico fatto fino a quel momento. Ogni frammento di questo gol trasuda la forza di volontà di Eden Hazard, ancor più della sua tecnica e della sua velocità.

4. Riley McGree vs Melbourne City

Il 2018 è stato l’anno dei gol di tacco, ce n’erano davvero troppi da poter premiare. Quello di Immobile contro il Cagliari, dove l’attaccante ha piegato tutto il suo corpo a questo sforzo di segnare il gol del vantaggio a ridosso del fischio finale. Addirittura due gol di Quagliarella, con due stili diversi di colpi di tacco. Quello contro il Napoli, simile ad uno che segnò Amantino Mancini in un famoso derby, e quello al Chievo Verona, più simile invece proprio a quello di Immobile. Poi c’era ovviamente quello di Javier Pastore contro l’Atalanta. Un gol che comunica un senso di decadenza e mortalità, ma anche l’idea di una bellezza fragile e pronta a deperire, alla Oscar Wilde. Un gol insomma che incarna al meglio la delicatezza e la fragilità di un talento come quello di Pastore. Poi c’è stato anche il gol di Aaron Ramsey in Europa League contro il CSKA, bello anche per l’azione che lo ha preceduto; e quello di Saponara, incredibilmente simile a quasi tutti questi citati.

Il gol di McGree è stato nominato ai Puskas Awards ma non poteva vincere anche solo perché era in parte simile alla rete segnata da Giroud, che vinse nel 2017. Non c’è l’eleganza del gol di Pastore, né la coordinazione di quello di Immobile o di Quagliarella. C’è però un’idea assurda che trova una realizzazione perfetta. Come la maggior parte delle cose belle della nostra cultura, l’intuizione di McGree nasce come soluzione a un problema, quello di un pallone corto che lo aveva preso in controtempo. E naturale ci sia una parte di caso: McGree non può aver pensato di tirare in quel modo, non ne avrà neanche avuto il tempo. Però c’è quell’intuizione incosciente, quell’illuminazione, che forse è più bella e pura di un gol ben pensato.

3. Luis Alberto vs SPAL

Se l’azione personale di Hazard esprime un talento flashy ipercontemporaneo, questo di Luis Alberto contiene una tecnica remota e atemporale. Se Hazard sembra uno scooter che sterza tra avversari che diventano ologrammi, il controllo di Luis Alberto ha a che fare con qualcosa di più profondo: la capacità di un piede di toccare un pallone come fosse un amante. Il gol di Hazard è un film della Marvel, questo di Luis Alberto un musical di Broadway dove il primo ballerino danza sfiorando appena il terreno.

L’estetica del gol è amplificata dal fatto che, mentre Luis Alberto controlla tutto, gli avversari attorno a lui cadono, goffi e inadeguati, come se stessero camminando su un tappeto di caramelle. Spesso chi vuole sminuire la bellezza di questi gol parla della mollezza dei difensori, che sembrano comparse prestate a un recital. In questa categoria rientra anche il gol di Neymar alla Svizzera e più o meno tutti i gol di Neymar in Ligue1. Ma la verità è che chi parla non ha mai difeso una finta di corpo di Neymar o Luis Alberto.

2. Cristiano Ronaldo vs Juventus

Possiamo discutere se il gol di Ronaldo sia stato il più bello del 2018, ma saremo tutti d’accordo sul fatto che è stato il più iconico. In un anno in cui uno dei migliori calciatori del pianeta ha segnato una rovesciata spettacolare in finale di Champions League, eppure lo abbiamo già quasi dimenticato.

La rovesciata di Ronaldo contro la Juventus invece non la dimenticheremo mai. Per la stessa ammissione di Ronaldo, questo gol è stato importante per la sua decisione di trasferirsi alla Juventus. Quindi diciamo che le conseguenze di questa rete vanno ben oltre il gesto tecnico in sé, toccando i macro-equilibri geopolitici del calcio.

Sarebbe però sbagliato il ragionamento populista secondo cui abbiamo parlato così tanto di questo gol solo perché lo ha segnato Cristiano Ronaldo. Questa è la più bella rovesciata del 2018. Forse non ha il tempismo e la complessità di quella di Bale, ma contiene un’atletismo e una tecnica irripetibili, che nessun giocatore al mondo ha e forse ha mai avuto. Ronaldo si alza di diversi metri dal suolo e si coordina così bene che colpisce il pallone con più forza di quanto la maggior parte dei giocatori riuscirebbero a fare tirando normalmente. Quando Ronaldo stacca i piedi dal suolo sembra essersi rotto un glitch della realtà, c’è una specie di sospensione di credulità simile a quella che si prova guardando il gol di Pelè nella finale dei Mondiali del 1970. La sensazione di guardare qualcosa che realisticamente non dovrebbe succedere.

Questa rovesciata sintetizza più di ogni altra cosa il talento immateriale di Ronaldo di cogliere i momenti delle partite. Ma sopratutto è la singola immagine con cui ricorderemo la sua carriera, quella di uno dei più grandi giocatori della storia, perché è l’immagine che più si avvicina all’idea di futurismo che il brand CR7 ha voluto comunicare negli anni. È come se tutta una carriera fosse stata preparata per arrivare a questo singolo, inarrivabile momento di perfezione.

Menzione d’onore sul lato opposto dello spettro della categoria Grazia estetica in rovesciata per il gol di Simy contro la Juventus, quando l’attaccante nigeriano ha accartocciato i suoi due metri per tirare una rovesciata quasi ad altezza suolo. Un uomo che è riuscito a rendere così efficace la propria mancanza di coordinazione andrebbe ricordato per sempre, nonostante sia finito a giocare in Serie B.

1. Adam Reach vs Leeds United

Prima di parlare dell’ultimo gol voglio citare l’ultima manciata di reti che non ho potuto inserire in questo articolo per mancanza di spazio. Mi è dispiaciuto aver lasciato fuori due bellissimi pallonetti arcuati, realizzati con l’effetto preciso per beffare il portiere: quello di Yeni Nbakoto contro il Rennes e quello di Stephan El Shaarawy contro la Sampdoria. La punizione di D’Alessandro - segnata con una sensibilità vellutata alla Maradona - che poi esulta sbattendoci in faccia quanto è invecchiato. Ovviamente il gol di Messi contro la Nigeria, che contiene un primo controllo raffinatissimo che forse nessuno al mondo avrebbe potuto permettersi. Per feticismo personale anche questa perla di Gylfi Sigurdsson, deliziosa sia nella preparazione che nel tiro iper-tecnico. Poi bisogna citare anche il pallonetto di esterno da pazzo di Mario Ricardo, superiore secondo me alle due reti simili, di Quaresma al Mondiale e di Qazaishvili contro l’Estonia. Una menzione per il grande Miroslav Stoch, già vincitore del Puskas Award, un giocatore medio che ogni anno fa almeno un gol sensazionale, come questo.

Per parlare di questo gol, che ho scelto come il migliore solo perché è quello che non riesco a stancarmi di vedere, bisogna considerare quei gol in cui il tiratore non sfida la forza di gravità ma la sfrutta a proprio vantaggio, facendo impennare il pallone in aria per lasciargli prendere traiettorie che non sembrano in controllo di nessuno.

Anche quest’anno sono stati diversi i gol di questo tipo, uno dei migliori è stato senz’altro quello segnato da Ruben Neves contro il Derby County, votato come il più bello della scorsa stagione di Championship. È stato un gol difficile da tenere fuori. Specie perché spesso questi gol hanno una grossa componente di casualità e invece questo di Ruben Neves è totalmente voluto e cercato. Persino il primo controllo, con cui il portoghese si alza il pallone con l’esterno del piede, sembra essere stato fatto apposta per provare quel tipo di conclusione. Bisogna anche citare per forza il gol segnato da Pablo Fornals contro l’Athletic: un tiro da 45 metri passato sopra la testa del portiere, calciato mentre la palla è già quasi per terra, ad alzarne il coefficiente di difficoltà.

Ho scelto di inserire però questo di Adam Reach perché la traiettoria che assume il pallone è incredibile. E poi perché ho un feticismo per le reazioni scomposte, di genuina meraviglia dei commentatori, e il "WOOOOO" dei telecronisti in questo caso è impagabile. La palla gli rimbalza attaccatissima al corpo, ce l’ha addosso, quando scalcia verso il cielo. La tecnica di tiro sembra più da rugby che da calcio. Il pallone si alza tantissimo, supera il portiere, tocca il palo ed entra.

Adam Reach ha 25 anni, alcune presenze nelle nazionali giovanili inglesi e ora sta trascorrendo un’onesta carriera nelle serie inferiori - ma non così inferiori. Sarà probabilmente ricordato, da noi, solo per questo gol.

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