Dopo il mese di settembre eccoci tornati a parlare dei più bei gol del mese. Pur con la pausa in mezzo, a ottobre si sono giocate tante partite, con in mezzo un turno infrasettimanale pieno di gol pazzeschi, come quello di Lukaku al Brescia o quello di Kluivert contro l’Udinese, arrivato al termine di un’azione collettiva strepitosa della Roma di Fonseca.
I gol scelti questo mese sono sette: ho provato a non inserire solo scelte scontate, e cioè gol universalmente belli ma che avevano troppo in comune con altri (come la bordata di Acerbi contro il Torino). Ne ho inserito qualcuno magari meno oggettivamente bello ma con qualcosa di interessante che non può essere ignorato.
7. Simeone è riuscito a segnare con uno scavetto (!)
Se ho inserito questo gol fra i migliori del mese è perché è fra i più inattesi. Sappiamo quanto sia complicata la relazione fra Giovanni Simeone e il gol, specie nell’ultimo anno e mezzo. Un attaccante che sembra trovarsi più a suo agio quando può segnare di testa che di piede.
La freddezza sotto porta è una delle qualità meno visibili nel calcio: non appartiene a tutti ma i centravanti dovrebbero avercela. Simeone non ce l’ha. Fa bene molte cose: lavora spalle alla porta, conduce palla molto bene in ripartenza, pressa gli avversari come un disperata. Ma sotto porta sbaglia spesso. Stavolta segna a Skorupski con uno scavato alla Hernan Crespo, che fra le finalizzazioni è quella che più richiede freddezza sotto porta. Uno scavetto ben eseguito non dipende dal confezionamento della conclusione - da quanto bene colpisci la palla, dalla forza e dalla precisione - ma dal tempismo e dal modo con cui riesci a ingannare il portiere. La sua riuscita ha a che fare con l’asimmetria di tempo a disposizione tra chi calcia, e può decidere come e quando, e chi para, che in situazioni del genere può solo fare una scommessa, rischiando di vedere la palla passargli lentamente sopra la testa.
6. Jeremy Boga corre veloce
Jeremy Boga è il giocatore che dribbla di più in Serie A. È strano a dirsi perché è un giocatore di cui si parla poco: ha 22 anni, è nato a Marsiglia ma cresciuto nelle giovanili del Chelsea e in questo inizio di stagione non riesce a essere titolare con una certa continuità nemmeno del Sassuolo. Nelle prime partite De Zerbi gli ha preferito spesso il tridente Berardi-Caputo-Defrel. Boga però corre e dribbla come nessuno, Liverani ha detto che “Ha una cilindrata difficile da contenere” ma De Zerbi lo rimprovera di essere svampito: «Boga è quello che voglio sul goal, ma se poi quando va in pressing viene saltato come se il risultato non contasse, con me sta fuori sempre. Non sto a guardare se Boga ha il talento o meno, io voglio di più, se no facciamo fatica».
Intanto a ottobre ha fatto due gol identici, ricevendo in una zona morta del campo, partendo da fermo in accelerazione in mezzo a diversi giocatori e tirando in modo secco sul secondo palo. Lo ha fatto con una disinvoltura che ci fa pensare che lo potrebbe fare sempre. Quanti gol uguali di Boga vedremo da qui alla fine del campionato?
5. La ripartenza perfetta della Roma
Nel mese di Ottobre cui la Roma di Fonseca ha trovato l’equilibrio tattico che l’ha portata alla grande vittoria contro il Napoli nel primo weekend di novembre. La settimana prima i giallorossi avevano dato una grande prova di forza vincendo 4-0 fuori casa contro l’Udinese pur in dieci uomini.
La Roma segna molto da calcio piazzato, e nella partita alla Dacia Arena ha approfittato anche di alcuni errori difensivi degli avversari, ma il terzo gol è un manifesto della fluidità e della tecnica della squadra di Fonseca. È un gol confezionato con una ripartenza lunga, che comincia vicino la propria area di rigore, ma che viene realizzato sfruttando la tecnica e il posizionamento corretto dei giocatori, più che la loro forza fisico. Nessuno deve compiere grandi strappi palla al piede e la difesa dell’Udinese viene messa nel scacco solo grazie ai movimenti giusti e al tempismo dello scarico al compagno.
Mancini e Kolarov combinano sull’esterno e allungano la palla a Dzeko, defilato sulla linea laterale. Vanno a chiuderlo in due, il bosniaco stoppa col sinistro e scarica col destro al centro verso Pastore. Ottobre è stato anche il mese della sua resurrezione, a partire da quest’azione. L’argentino corre centralmente e Zaniolo si apre alla sua destra; Kluivert si sfila da quella zona e gli apre la soluzione a sinistra; mentre la difesa comincia a collassare verso Zaniolo, Pastore la dà invece a Kluivert, che poi finalizza facendo sembrare semplice una cosa difficile, cioè una finta a rientrare e un tiro sul primo palo precisissimo.
Si è discusso sui social di quest’assist di Pastore, e alcuni lo hanno definito tecnicamente sbagliato, perché avrebbe dovuto offrire la traccia più intuitiva per Zaniolo. Ma è una lettura sbagliata, basta fermare le immagini per accorgersi che Pastore ha scelto di servire Kluivert proprio per prendere in controtempo la difesa dell’Udinese.
Guardano tutti Zaniolo e Pastore li coglie in controtempo.
Pastore ha fatto la scelta meno ovvia, quella più complessa, che descrive bene la raffinatezza del suo talento da numero dieci.
4. Correa magari segna poco ma segna bene
È stato un grande mese anche per la Lazio, che a ottobre ha segnato 11 gol, molti dei quali bellissimi. Potevamo premiare il gran gol di Acerbi contro il Torino, una di quelle bombe estemporanee dei difensori che somigliano a ganci improvvisi; o anche il gol di testa di Immobile contro il Milan, stupendo nella sua classicità. Un attaccante che anticipa il difensore sul primo palo su un bel cross del terzino.
Questo gol di Correa, però, ci permette di parlare della sua preparazione al tiro. L’argentino riceve una sponda di testa di Immobile, appena 40 secondi dopo il gol dell’1-3. La palla gli arriva un po’ addosso e per portarsela avanti usa il tacco esterno del piede. È una finezza che si può osservare più che altro guardando il replay. Poi Correa ha ancora il marcatore addosso, allora accelera. Correa però non sembra mai accelerare: la sua corsa è così elegante che sembra sempre al trotto, ma in pochi metri guadagna abbastanza spazio per calciare forte a incrociare.
Si sta discutendo molto quest’anno del rendimento sotto porta di Correa, il classico giocatore di cui si può fantasticare con frasi del tipo: “se diventasse freddo sotto porta sarebbe Cristiano Ronaldo”. Un giocatore quindi devastante negli spazi, che nel sistema di Inzaghi riesce a costruirsi un numero abnorme di occasioni (è primo in Serie A per xG), ma che poi fatica al momento di segnare. A ottobre però sembra aver cambiato marcia, a partire da questo elegantissimo gol in quella che è stata forse la partita più pazza della Serie A finora.
3. Dybala tira all'improvviso
Ottobre è stato anche il mese in cui Dybala ha ricominciato a giocare da punta centrale. Schierato titolare un po’ a sorpresa a San Siro contro l’Inter, ci ha messo 4 minuti per ricordarci la sua facilità nel trovare la porta avversaria. Per ricordarci che la sua qualità migliore è il tiro in porta, e trovare soluzioni anche molto complesse per battere il portiere.
Questo gol è di una difficoltà assoluta, anche se magari non immediata.
Dybala raccoglie il pallone entrando in area sull’angolo sinistro. È piuttosto lontano dalla porta, ha Skriniar abbastanza attaccato e la posizione del suo corpo - angolata - non lascerebbe presupporre niente di pericoloso. C’è anche una sovrapposizione di Bernardeschi che magari fa fare a Skriniar un passo in meno verso di lui. L’argentino intuisce che ha spazio per calciare, ma ha il corpo non rivolto verso la porta, la palla sotto, e dare potenza alla palla è difficile se non si ha la tecnica di tiro di Paulo Dybala, che calcia di mezzo esterno fortissimo, saltando leggermente come i tennisti dopo aver scaricato il peso del corpo sulla pallina durante il servizio. È un tiro non angolatissimo, Handanovic magari avrebbe potuto fare un miracolo, ma è un tiro forte e soprattutto improvviso, che ha preso in controtempo tutta San Siro.
2. Lukaku a giro come vorrebbe segnare sempre
Se siete tifosi dell’Inter o appassionati dei pezzi di Giuseppe Pastore già lo sapete: a livello di gol Romelu Lukaku, dopo 11 partite, ha eguagliato l’impatto all’Inter di Ronaldo il fenomeno. Ce n’è abbastanza per entusiasmarsi e per non pensare più a quelli che quando è arrivato in Italia lo definivano “uno scarparo”, “un paracarro”, “un intruppone” e tutte quelle definizioni che associamo ai centravanti grossi che faticano a mettere un piede davanti all’altro.
Bisogna essere anche onesti intellettualmente: Lukaku ha effettivamente dei momenti in cui non riesce a stoppare un pallone, e sembra letteralmente inciampare da solo, non riuscendo a scendere a un compromesso accettabile fra la sua ambizione e il suo corpo. Lukaku però ha anche dei momenti di luce assoluta, in cui sembra all’improvviso diventare più leggero, scrollarsi di dosso tutto l’impaccio e il peso della gravità, per liberare il calcio che è davvero nella sua testa.
Questo gol contro il Brescia è finora il suo più bello da quando è all’Inter, e riassume la capacità di Lukaku di trovare giocate anche estemporanee con la grazia e la semplicità di chi, queste cose, potrebbe farle a ripetizione. Qui riceve palla sulla linea laterale e rientra verso il centro del campo portandola con l’esterno. Se prende velocità Lukaku è inarrestabile, e il difensore lo sa e lo tiene a distanza. Così facendo però lo avvicina troppo alla porta, e il belga tira a giro sul secondo palo. Un tiro fortissimo, non eseguito con la grazia e la precisione controintuitiva di grandi tiratori a giro come Ilicic o Insigne, un tiro forte colpito con molto collo. Lukaku potrebbe segnare tirando a giro anche da 35 metri.
Questo gol è l’ideale platonico del gioco che è nella testa di Romelu Lukaku, il resto del tempo intrappolato in una caverna, e in un corpo che gli permette di esprimersi solo vincendo i duelli in area di rigore, segnando di tap-in, su rigore, o vincendo i duelli fisici in area di rigore.
1. Nainggolan sta benissimo
Come sempre in Serie A, anche ottobre è stato un mese di bombe da fuori area. Quella di Acerbi, quella di Lazovic, quasi incomprensibile per l’oscurità della sua traiettoria, quella di Calderoni a San Siro contro il Milan. Ho voluto però premiare il gol di Nainggolan perché sono sicuro che tutti lo potremmo riconoscere come il più bello. Se le bombe da fuori spesso sono il frutto di un’intuizione estemporanea, di un momento particolarmente fortunato, Nainggolan sembra poter fare questo gol potenzialmente ogni volta che vuole. Un tipo di consapevolezza che probabilmente lui stesso si sente addosso, visto che stiamo parlando di uno dei centrocampisti che negli ultimi anni ha tirato molto (troppo) da fuori area.
Nainggolan ha una tecnica di tiro straordinaria, di quelle che permettono ai giocatori di calciare senza sforzi apparenti palloni come fossero sparati da un congegno d’artiglieria. Nainggolan qui riceve una palla sputata dalla difesa in una posizione in cui non si calcia, o comunque si calcia solo per non permettere agli avversari di recuperare per ripartire in contropiede. Una posizione in cui quindi si calcia a cuor leggero, senza chiedere troppo a sé stessi; una posizione in cui è quasi impossibile fare gol. A Nainggolan non arriva una bella palla da calciare: gli arriva una palla addosso, che deve aggiustarsi col petto. Quando la tocca gli rimane comunque addosso e calcia con l’esterno. La palla fila dritta come una riga di Mondrian all’incrocio dei pali. C’è tutta l’estetica di questo tipo di gol. La palla che arriva in rete così forte che rimbalza dall’altra parte della porta; il pubblico che esplode senza preavviso; il portiere che si accuccia provando a pregare che esca.
Quando ci chiediamo come sta Nainggolan la risposta migliore per rispondere è “Da quanto tempo non segna un gol assurdo da fuori area?”.