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Redazione

Enciclopedia dei gol di Shaqiri agli Europei e ai Mondiali

Un giocatore che si esalta in estate.

Con l’incredibile gol segnato ieri alla Scozia, Xherdan Shaqiri è diventato il primo giocatore a segnare nelle ultime tre edizioni diverse di Mondiali ed Europei. Per celebrare il suo strano talento, che con la Svizzera sembra esaltarsi, abbiamo deciso di raccontare i suoi gol più belli o più significativi segnati in Nazionale. Buona lettura.

 

La tripletta contro l’Honduras ai Mondiali del 2014

 

 

Shaqiri gioca ad alti livelli da così tanto tempo che ha fatto parte della Svizzera ai Mondiali del 2010. Non fu una spedizione fortunata per la squadra guidata allora da Ottmar Hitzfeld, che vinse all’esordio contro la Spagna futura campione del mondo per poi sprecare tutto nelle successive due partite del girone. Shaqiri disputò una manciata di minuti nella gara finale contro l’Honduras, con la Svizzera alla disperata ricerca di un gol qualificazione che non sarebbe mai arrivato. Già allora si sapeva che quel giocatore cresciuto nel Basilea era la più grande promessa del calcio elvetico.

 

L’estate successiva avrebbe guidato l’Under 21 fino alla finale dell’Europeo, persa contro la Spagna. Quella generazione costituisce tutt’oggi l’ossatura della Svizzera, perché in porta c’era Sommer e il regista era Xhaka. Il torneo aveva imposto Shaqiri come uno dei giovani più interessanti d’Europa.

 

Tre anni dopo, al Mondiale del 2014, quando Shaqiri si apprestava ad affrontare la sua prima grande manifestazione da leader della Svizzera il suo talento, però, era già passato di moda. Da un paio d’anni lo aveva acquistato il Bayern Monaco, con il quale aveva vinto anche una Champions League. Tuttavia, non era mai stato in grado di stabilizzarsi nelle rotazioni, tanto più da quando era arrivato Guardiola: insomma, l’élite del calcio europeo non era la sua dimensione.

 

Quello che non sapevamo, però, è che il senso della carriera di Shaqiri risiedeva nella sua partecipazione ai tornei per Nazionali. Così, quando la Svizzera è scesa in campo per l’ultima partita della fase a gironi del Mondiale in Brasile, con la necessità di battere l’Honduras (ancora loro!) per assicurarsi il passaggio agli ottavi di finale, naturalmente è stato lui a trascinare i suoi con una tripletta. 

 

Vi sarete accorti che con la Svizzera, tra Mondiali ed Europei, Shaqiri segna quasi solo gol bellissimi. Il primo dei tre realizzati contro l’Honduras è uno di quelli dal coefficiente di difficoltà più elevato.

 

Shaqiri riceve sul vertice destro dell’area e deve girarsi. Un giocatore honduregno gli si incolla, ma lui con tutta la forza del suo deltoide da culturista riesce a tenerlo lontano. Poi, quando non c’è alcun preavviso di pericolo perché sembra non essere in posizione per calciare, libera un tiro di collo sinistro talmente potente che dopo aver colpito il pallone lui stesso si ribalta. Il tiro è talmente inaspettato e la palla viaggia così velocemente che il portiere non ha nemmeno il tempo di tuffarsi, deve provare a intercettare la conclusione in piedi. Se ci fosse arrivato probabilmente si sarebbe lussato la spalla.

 

La Svizzera, come da tradizione, sarebbe uscita agli ottavi di quel Mondiale dopo una partita epica contro l’Argentina, decisa da un gol di Di María a due minuti dalla fine dei supplementari e da un palo di Dzemaili al 120’. Shaqiri avrebbe proseguito nella sua trascurabile carriera coi club. Dopo aver deluso le aspettative all’Inter ha trascorso qualche anno allo Stoke e ha vinto persino una Champions League con il Liverpool. Molti di voi, me compreso, lo avevano rimosso, al contrario dei suoi gol negli Europei e nei Mondiali negli ultimi dieci anni. Quelli sì, indimenticabili. 

 

La rovesciata contro la Polonia agli Europei del 2016

 

 

Questa incredibile rovesciata di Shaqiri contro la Polonia agli Europei francesi del 2016 è tra i gesti tecnici selezionati per la “sigla” di questi, di Europei, la cui melodia sono sicuro vi sarà già entrata in testa. Xherdan Shaqiri insieme a Ibrahimovic, a Ballack, a Gullit, a Zidane, a Fernando Torres: penso questo dica quasi tutto sull’assurdo rapporto che c’è tra l’attaccante svizzero e questa competizione. Shaqiri, agli Europei, segna molti gol, e soprattutto segna gol che non stanno né in cielo né in terra, come per l’appunto una rovesciata all’angolino dal limite dell’area. Qualcosa che da Shaqiri non ci aspettiamo, non tanto per il talento in sé, che in controluce è possibile vedere anche attraverso la sua carriera a livello di club, ma per quel suo strano corpo, che gli ha fatto guadagnare l’incredibile soprannome “The Power Cube”.

 

Se un grande gesto tecnico è già eccezionale di per sé, per la difficoltà della sua esecuzione o per la bellezza estetica che rimanda (o più spesso per entrambe le cose), un grande gesto tecnico eseguito da Shaqiri rimanda delle leggere vibrazioni di stranezza, come per esempio le competizioni di dog dancing. Per questa rovesciata, per dire, Shaqiri deve saltare più in alto di quanto farebbe un altro calciatore, e il modo e la velocità con cui riesce a coordinarsi è sorprendente, ai limiti del reale – assomiglia vagamente al salto con cui Super Mario fa cadere le monete dai cubi con un pugno. Questo non rende questo gol meno bello, anzi. Di sicuro lo rende unico, che è esattamente l’aggettivo che userei per descrivere Xherdan Shaqiri.

 

Contro la Serbia ai Mondiali del 2018

 

Quando Mario Gavranovic gioca quel filtrante a tagliare fuori mezza Serbia, sembra un pallone buttato nel vuoto. Mancano trenta secondi al 90’ e la mente, magari, non è più lucida. Poi però, dal nulla, come un incubo del nazionalismo serbo, spunta Xherdan Shaqiri: chi se non lui? Compatto come un cubo, rapido come un’aquila. La Serbia gli ha lasciato tutto il campo e lui se lo prende: si porta avanti il pallone con la suola mentre già corre con quella postura composta, i passi corti e rapidi. Alle sue spalle Tosic lo insegue, ma come si insegue una chimera, tanto perché si deve. Quando entra in area Shaqiri devia impercettibilmente a sinistra la sua corsa, gli serve lo spazio per incrociare il tiro. Già sa che sta per succedere: il suo diagonale passa attraverso la scivolata disperata di Tosic e il piede allungato di Stojkovic. 

 

Quando entra in rete Shaqiri sta già mimando il gesto dell’aquila, “al modo dei kosovari” insieme a Xhaka e, per motivi mai troppo chiari, Lichtsteiner. È un esultanza in cui c’entrano le origini di Shaqiri (e Xhaka), nato in Kosovo da genitori di origini kosovare di etnia albanese, trasferitosi in Svizzera con la famiglia per allontanarsi dal deterioramento della situazione politica ed economica del Paese che avrebbe portato alla guerra solo pochi anni dopo. Se non è il gol più bello con la maglia della Svizzera, per il suo valore simbolico e reale – fu il gol vittoria di quella partita, che qualificò la Svizzera e eliminò la Serbia – siamo sicuri che Shaqiri lo consideri il suo più importante, quello che risegnerebbe altre mille volte. 

 

Di nuovo contro la Serbia ai Mondiali del 2022

 

 

A proposito di gol contro la Serbia. Shaqiri sembra non riuscire proprio a non segnarle, con una certa cura nello scegliere i suoi gol meno spettacolari, come se fosse una particolare forma di sadismo. Propiziato involontariamente per due volte da Strahinja Pavlovic – che prima serve un avversario al centro dell’area e poi devia il tiro quanto basta per toglierlo dalla disponibilità di Milinkovic-Savic – Shaqiri segna il gol del vantaggio, sotto la curva occupata dai tifosi della Serbia, che prontamente si premura di zittire. Un gol meno celebrato di quello di quattro anni prima (insomma, nulla batte il gesto dell’aquila) ma molto più pesante. La partita finirà infatti 3-2 e con quella vittoria la Svizzera eliminò la Serbia dal torneo, facendola quasi letteralmente impazzire. Dopo la partita uscì un video in cui si vede il CT serbo, Dragan Stojkovic, proferire epiteti razzisti nei confronti degli avversari, e la sua squadra lasciò appesa nello spogliatoio una bandiera del Kosovo riempita con i colori della bandiera della Serbia e la scritta: “Non ci arrenderemo”. Forse, chissà, anche per questo è uno dei gol che Shaqiri ricorda più dolcemente.

 

Contro la Spagna agli Europei del 2020

 

Non è un gol difficile questo alla Spagna, anche se Shaqiri segna di destro, il piede debole, che per un mancino è ancora più debole, facendo passare il pallone in mezzo alle gambe di Azpilicueta. C’è però una domanda da farsi: perché sono sempre gli stessi giocatori a trovarsi al posto giusto con la Nazionale? Shaqiri non è l’unico ad avere questa aura quando indossa la maglia del proprio Paese, ma è tra i più inspiegabili: un calciatore che in carriera, coi club, ha segnato 92 gol in 496 partite, con pochissime stagioni in doppia cifra, in Nazionale – dove storicamente è più difficile tenere le stesse medie gol – ne ha segnati 32 in 124. Per non parlare del suo bottino nei grandi tornei internazionali, che poi è il motivo per cui lo stiamo celebrando con questo articolo. 

 

È anche un po’ il motivo per cui, a 32 anni, dopo una stagione mediocre in MLS, Murat Yakın lo ha convocato e, dopo averlo tenuto in panchina al debutto, gli ha dato una maglia da titolare contro la Scozia ed è stato ripagato. 

 

La doppietta contro la Turchia a Euro 2020

 

 

Perché Shaqiri non abbia segnato di più in carriera è comunque un tema interessante. Uno che ha questa facilità di calcio dovrebbe segnare non dico un gol a partita ma insomma. Il primo gol che segna in questa partita alla Turchia è impressionante, soprattutto perché segnato col piede debole. Mi ripeto: un mancino che fa queste cose col destro è un Gronchi rosa. 

 

Dopo averlo visto sono dovuto andare a controllare, pensavo di essermi sbagliato e che fosse invece destro di piede. Su internet ho trovato poche informazioni a riguardo – se magari fosse ambidestro, perché di gol col piede debole ne ha segnati altri, ma forse non abbastanza da far venire il dubbio a qualcuno. In un’intervista dopo questa partita, riportata da questo sito, Shaqiri chiama il destro, «my weaker right foot», che magari è solo un errore nella trasposizione o magari ha un significato diverso che se avesse detto «my weak right foot».



L’altra spiegazione è la compattezza del suo corpo, un naturale bilanciamento dovuto dalle proporzioni. Quando calcia Shaqiri è composto, veloce nell’esecuzione, subisce meno quelle difficoltà nella coordinazione che si hanno con il piede debole. In ogni caso, anche nel secondo gol, questa volta col destro, ci fa vedere che per lui tirare, e tirare forte, è la cosa più semplice del mondo. 

 

Contro la Scozia, proprio ieri

 

Shaqiri ha abbandonato l’Europa ormai da due stagioni. Si è trasferito in MLS, capitano dei Chicago Fire, una scelta che poteva decretare la fine della sua carriera con la Nazionale. Tanto più in questo periodo storico, in cui la Svizzera è riuscita ad esprimere un buon numero di talenti in attacco oltre al solito Embolo: Ndoye, Vargas e Okafor sono solo gli ultimi. Invece ieri sera, nel momento del bisogno, l’uomo a cui affidarsi per Yakin è stato ancora una volta lui.

 

La Svizzera è arrivata a questi Europei con un sistema di gioco collaudato ma con diverse incognite in attacco. Embolo è reduce da un infortunio al crociato che lo ha tenuto fuori per tutta la stagione, e infatti parte dalla panchina. Okafor ha giocato poco nel Milan, Vargas in questi anni si è un po’ perso e Amdouni ha vissuto una pessima stagione in Premier League. Tutte circostanze che hanno cospirato per un ritorno di Shaqiri tra i titolari: che sia stato un imperscrutabile spirito degli Europei a volerlo?

 

Shaqiri non solo si è dimostrato all’altezza della situazione, ma ancora una volta si è incaricato di vestire i panni dell’eroe e di salvare la Svizzera dalla sconfitta contro la Scozia.

 

Sembra sovrannaturale la capacità di alcuni giocatori di rendere con la Nazionale come mai hanno fatto nei club. Shaqiri con la maglia della Svizzera acquisisce i superpoteri, non c’è altro modo di dirlo. Con gli specialisti dei tornei per Nazionali, la differenza di rendimento rispetto ai club dipende dal fatto che il calcio che si gioca tra Europei e Mondiali sia meno sistematizzato e quindi più imprevedibile. Tuttavia, con il numero ventitré della Svizzera è soprattutto una questione di personalità. Shaqiri è una figura di grande carisma, e in quanto tale ha bisogno di caricarsi di responsabilità: con la Svizzera può prendersene quante ne desidera, anche oggi che ha trentatré anni e non è più esplosivo come nei giorni migliori. Il piede, però, quello rimane e a livello balistico il sinistro di Shaqiri non è invecchiato.

 

Quando si è accorto che il retropassaggio del terzino scozzese era fuori misura e che la palla stava per arrivare sul suo mancino, non ci ha pensato due volte a calciare di prima. Aveva già visualizzato l’estremo difensore Gunn fuori dai pali e così ha “solo” dovuto avvitarsi per colpire di piatto e allargare la traiettoria quanto bastava per eliminare il portiere dall’equazione.

 

Shaqiri ci tiene a rispettare le tradizioni e senza un suo grande gol avremmo perso parte della ritualità di Mondiali ed Europei degli ultimi anni. Gli auguriamo di giocarne ancora molti altri.

 

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