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Le migliori squadre del 2021
27 dic 2021
10 squadre che hanno portato il calcio alla sua massima espressione.
(articolo)
18 min
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Nel 2021, ve ne sarete accorti, la pandemia è rimasta tra noi e il calcio, anche se ha fatto di tutto per farcelo pensare, non ne è stato certo immune. Oltre al pericolo del virus in sé, la pandemia di coronavirus ha portato i nodi al pettine di un settore - quello del calcio per l'appunto - che già prima sembrava reggersi su un equilibrio economico sottilissimo e che anche quest'anno ha dovuto affrontare chiusure degli stadi, capienze ridotte e un calendario stracolmo di partite. Mai come quest’anno è stato messo così a dura prova il fisico dei calciatori e la capacità di gestione degli allenatori, visto che tra qualificazioni al prossimo Mondiale e lo slittamento di Europei e Copa America dal 2020 al 2021, tra club e nazionali si è giocato praticamente sempre con solo una pausa tra fine luglio e inizio agosto.

Le squadre con le rose più versatili sono quelle che sono arrivate nei primi posti in campionato, hanno avuto successo nella Champions League o all’Europeo, perché a nessuno è bastato attingere ad un gruppo ristretto di cui potersi fidare visti gli infortuni sempre dietro l’angolo per tutti. L’Italia campione all’Europeo, tanto per fare un esempio, ha dovuto fare a meno del suo miglior giocatore Spinazzola dai quarti di finale in poi e lo stesso Bayern eletto migliore squadra lo scorso anno è uscito dalla Champions League ai quarti anche per via delle assenze molto pesanti, a partire da Lewandowski (sostituito dal redivivo Choupo-Moting).

Nonostante questo, anche quest'anno si sono viste diverse squadre bellissime. Come al solito in questa classifica ne troverete però solo una parte perché una classifica per sua natura non sarà mai esaustiva. Poteva tranquillamente esserci una squadra in grado di vincere contro chiunque come il Bayern o il Liverpool, o una squadra ormai costantemente tra le grandi d’Europa come l’Atalanta. Avrei potuto pescare anche tra le squadre della classe media dei vari campionati (dove c’è chi ha fatto bene, come l’Hellas Verona o il Betis di Pellegrini) oppure dalle Nazionali (avrebbero meritato un posto anche Danimarca e Spagna). Dieci posti sono inevitabilmente troppo pochi ma questo è anche il bello perché questo ci costringe a fare delle scelte. Queste sono le mie.

West Ham

Sarà per il viso rugoso e l’espressione sempre contratta, ma David Moyes sembrava un relitto di un calcio passato. Dopo i grandi anni all’Everton, la negativa esperienza come erede designato di Ferguson al Manchester United l’aveva segnato. Poi c'era stato un anno alla Real Sociedad tra alti e bassi, e infine i fallimenti al Sunderland e al West Ham (una retrocessa e l’altra nella metà di destra della classifica). Alla seconda esperienza al West Ham, richiamato con la squadra in zona retrocessione, qualcosa però è cambiato. Moyes, infatti, alla prima stagione ha salvato la squadra e alla seconda ha chiuso al sesto posto, sopra il Tottenham e l’Arsenal confermando la stessa posizione anche a chiusura del 2021. Più volte quest'anno il West Ham ha toccato la zona Champions League.

Questa è davvero una notizia perché per anni il West Ham aveva provato a entrare nel circolo delle big six attraverso forti spese sul mercato. E ora che finalmente ne fa parte, il merito è soprattutto del lavoro di Moyes. Certo, il suo gioco non si è del tutto aggiornato. Il West Ham sembra infatti una squadra della Premier della seconda metà degli anni 2000: schierata con un monolitico 4-2-3-1 privo di rotazioni e dal baricentro medio-basso, il West Ham deve il suo equilibrio difensivo soprattutto ai due mediani Rice e Soucek, oltre al lavoro instancabile dei terzini. Davanti, invece, la creatività è garantita da Fornals e Benrahma (o Lanzini) sulla trequarti, un’esterno destro che spamma cross come Jarrod Bowen e una punta pronta a fare spallate con chiunque e gettarsi su ogni pallone come Michael Antonio.

Una squadra essenziale, che non si espone mai, che prova a vincere i duelli individuali a centrocampo e che ama attaccare in campo grande. L’ultima tipicamente britannica di successo in un campionato attraversato nei piani alti dalle tante indentità del calcio contemporaneo tra allenatori spagnoli, tedeschi e italiani.




Rayo Vallecano

Il quartiere di Vallecas ospita la terza squadra di Madrid, che nella prima parte del 2021 giocava ancora in Segunda. L’allenatore arrivato nell'estate del 2020 si chiama Andoni Iraola e da molti è considerato molto promettente. Ma il Rayo Vallecano a livello societario da anni non vive il suo momento migliore: i soldi sono pochi, il presidente è contestato da una grossa fetta dei tifosi e lo stadio è in condizioni decadenti. Già rimanere nella parte alta della Segunda sarebbe un successo.

E invece il Rayo prima è riuscito a qualificarsi in Liga attraverso i playoff e poi, in questa stagione, è diventata la migliore squadra europea in casa tra i cinque principali campionati europei: ha giocato 9 partite, facendo 25 punti con 8 vittorie e un pareggio (come il PSG) segnando 19 gol e subendone solo 3. In trasferta non è andata altrettanto bene, ma abbastanza da chiudere il 2021 al quarto posto con 30 punti. Non so se da questa breve descrizione della sua annata è sufficientemente chiara la portata dell'impresa: è un po’ come se la Salernitana invece di fare il mesto fanalino di coda della Serie A, se la giocasse con Juventus e Atalanta per entrare in Champions League con un ritmo in casa da Inter.

In parte il merito di questo piccolo miracolo va dato anche all’idea di andare a prendere una vecchia gloria del calcio mondiale, Falcao, tornato a Madrid a 35 anni e andato a segno già 5 volte in 10 partite giocate (tra cui un gol al Real Madrid e uno della vittoria al Barcellona). Ma il Rayo è soprattutto una squadra in cui si riconosce lo spirito del lavoro che Bielsa aveva fatto a Bilbao quando Iraola era il capitano dell’Athletic Club.

Iraola ha forgiato un’identità di ferro, in grado di portare un gruppo di giocatori normali a giocarsela contro chiunque: certo adattandosi all’avversario provando ad essere più o meno alta sul campo, ad uscire dal basso o andare subito in verticale, ma senza perdere mai il proprio ritmo alto, la voglia di andare aggressivi a vincere i duelli individuali a tutto campo. Un gruppo di giocatori esperti, polivalenti, instancabili, come l’esterno sinistro Álvaro García o il centrocampista Santi Comesaña, giocatori che prima di questa stagione sembravano da Segunda. Su tutti brilla però Oscar Trejo, ex promessa mai sbocciata del calcio argentino che a 33 anni sta facendo l’anno della vita come rifinitore di questo Rayo. Per adesso sono 8 assist in 15 partite.




Argentina

L'Argentina si è guadagnata questo posto in classifica quasi solo grazie alla scena successiva al fischio finale della Copa America.

https://twitter.com/CopaAmerica/status/1414096013921562625

Un gruppo di giocatori che si fionda ad abbracciare un Leo Messi con il viso segnato da lacrime di gioia e liberazione. La vittoria della tanto attesa coppa è stato il motivo principale che ha portato al Pallone d’Oro 2021 di Messi, ma è soprattutto la vittoria di una Nazionale schiacciata dalle responsabilità di vincere un trofeo 28 anni dopo l’ultima volta. Il trofeo è arrivato e nel migliore dei modi: battendo gli eterni rivali del Brasile al Maracaná.

La colonna vertebrale scelta da Scaloni formata da Emiliano Martínez in porta, Romero in difesa, De Paul a centrocampo e Messi in attacco è finalmente quella giusta dopo anni di tentativi per trovare un equilibrio tra un gioco aggressivo e la necessità di avere il pallone per sfruttare Messi. L’Argentina ha vinto la coppa da imbattuta e poi nel 2021 non ha più perso una partita delle qualificazioni al prossimo Mondiale, dove arriva tra le favorite.




Inter

La migliore squadra italiana è anche quella che forse è più cambiata nel corso del 2021. L'Inter da una stagione all'altra ha infatti mostrato due facce molto diverse, quella di Conte e quella di Inzaghi. Stesso schieramento con la difesa a tre, ma principi di gioco molto diversi. La squadra di Conte, infatti, aveva il baricentro basso, la costruzione ben oleata e la ricerca della profondità per attaccare su campo grande sia centralmente con la coppia di attaccanti Lukaku-Lautaro che con l’esterno destro Hakimi, con a centrocampo la dinamicità straripante di Barella. Una squadra che una volta trovata la sua identità è risultata inarrestabile in Italia ed è andata a vincere lo Scudetto lasciandosi ogni possibile avversario ben alle spalle.

Con Inzaghi le cose sono molto cambiate. Dove c’era Lukaku ora c’è Dzeko, dove c’era Hakimi ora c'è Dumfries e dove c'era Eriksen ora c'è Çalhanoğlu. In questo modo la seconda faccia del 2021 dell’Inter è diventata quella con un baricentro più alto, più fluidità nelle posizioni per manipolare gli avversari attraverso il pallone. La squadra insomma di Brozovic come regista a tutto campo, di Bastoni come centrale che sale fino sulla trequarti avversaria se serve, di Çalhanoğlu rifinitore con una dinamo interna. In entrambi i casi una squadra intensa, che sa come gestire le partite e trovare sempre la prestazione di un singolo per sbloccare le situazione imbrigliate.

Le differenze nel sistema di gioco tra Conte e Inzaghi, comunque, non hanno cambiato il fatto che l’Inter è la migliore squadra della Serie A. Nel 2021 ha superato i 100 punti (104) e le 100 reti in campionato (104), venendo sconfitta solo 3 volte e subendo 33 gol (con una differenza reti quindi di +71). Che significa più punti di tutti (+10 punti sull’Atalanta seconda migliore), miglior attacco e miglior difesa in Italia (+20 di differenza reti sul Napoli secondo).




Ajax

Van der Saar, Overmars e ten Hag ce l’hanno fatta di nuovo. Nonostante fosse stato depredata dopo l'incredibile semifinale di Champions League del 2019, l'Ajax nel giro di due anni è riuscita a tornare competitiva. Così ne ha scritto Dario Pergolizzi: «ten Hag è ripartito dalle certezze, ossia da quei principi di gioco che sono radicati tanto nel suo gioco quanto nella stessa identità del club. Anche quest’anno l’Ajax è una squadra arrembante, a tratti straripante, che gioca le sue partite con un turbinio costante di movimenti e un piglio aggressivo anche senza palla, rendendo un inferno la vita delle difese che la affrontano». La ricetta non è cambiata, si cercano giocatori tecnici e dinamici in tutte le zone del campo, l’Ajax è una squadra che gioca uno stile tutto suo fatto di manipolazione del campo attraverso i movimenti continui e il pallone. I giocatori schierati con un 4-3-3 iper fluido vengono messi nella condizione di associarsi continuamente tra loro scambiandosi anche la posizione con l’unico imperativo di andare subito a recuperare palla quando viene persa, anche se nei pressi dell’area avversaria.

Un tipo di gioco che viene fatto seguendo delle linee guida che in parte sono le stesse da sempre: giocatori giovani da poter sviluppare sia prendendoli in casa dalle giovanili come nel caso del centrocampista Gravenberch o il difensore Timber, oppure dal mercato sudamericano come lo straripante Antony; poi si aggiungono giocatori esperti andandoli a prendere dalle dirette rivali come nel caso di Berghuis preso dal Feyenoord, o dalla periferia della Premier League come la punta Haller. Si mette tutto dentro il calderone con chi già conosce a memoria il sistema come capitan Tadic o il terzino Mazraoui e li si lascia divertire.

Nel 2021 l’Ajax ha vinto il titolo olandese e chiuso l’anno con 2 sconfitte in campionato, che ha dominato con una differenza reti di +89 (106 reti fatte e solo 17 subite), battendo 5-0 i rivali diretti per il titolo del PSV. Inoltre ha chiuso un girone di Champions League sulla carta equilibrato vincendo tutte e sei le partite, con una differenza reti di +15. Per capirci ha battuto il Borussia Dortmund teorico testa di serie del girone 4-0 in casa e poi 3-1 in Germania.




Manchester City

La sconfitta in finale di Champions League non ha tolto la scimmia dalla spalla di Guardiola, ma nel 2021 il Manchester City non solo ha dimostrato di poter arrivare fino in fondo nella competizione più importante, ma si è anche riguadagnata lo status di migliore squadra del campionato più difficile. Il City è andato a riprendersi il titolo della Premier League e poi ha chiuso l’anno nuovamente primo in classifica, nonostante il Liverpool di Klopp sia forse nella forma migliore di sempre e il Chelsea di Tuchel sia diventato una vera kryptonite negli scontri diretti. La squadra di Guardiola ha chiuso il 2021 con 107 punti nella Premier League (+25 punti sul Chelsea secondo migliore), segnando 112 reti e subendone 32: quindi miglior attacco e miglior difesa (con una differenza reti di +80).

Al suo quarto anno abbiamo assistito al City che probabilmente Guardiola sente come più suo, perché con l’addio di David Silva, Agüero ormai declinante e Gabriel Jesus e Sterling sotto i loro standard ha dovuto rimboccarsi le maniche e tirare fuori la sua versione più da artigiano. L’acquisto del carismatico Ruben Dias in difesa ha aiutato tantissimo nella protezione dell’area di rigore e ridato slancio alla carriera di Stones. La coppia ha liberato Guardiola per poter utilizzare una seconda linea più aggressiva. Lì ha assemblato pezzo per pezzo un sistema che è il culmine del suo lavoro a Manchester, una squadra che gioca a memoria e mette assieme De Bruyne e Bernardo Silva doppi falsi nove, Gündogan incursore, Cancelo falso terzino e un Foden responsabilizzato e finalmente in mostra.

https://twitter.com/Takesh1Tatsum1/status/1475129554322788354

Il 2021 del City ha portato l'avanguardia a istituzione: è infatti diventato normale vedere la squadra di Guardiola schierata col 2-3-5 con i terzini che rientrano nel campo, la coppia di falsi 9 e l’ampiezza data dagli esterni larghi, così da avere sia col pallone che senza. Quando è in possesso, però, il Manchester City raggiunge il massimo dello splendore, schiacciando e avvolgendo con i cambi di gioco l’avversario a piacimento. Per dirlo con le parole di Guardiola: «L'ideale è avere il terzino all'interno e l'ala in ampiezza, in modo di andare direttamente lì. Se il passaggio [dal terzino all'ala, ndr] va a buon fine, sei riuscito a saltare l'intero centrocampo avversario».




Palmeiras

È vero: la migliore squadra del campionato brasiliano nel 2021 è stato l’Atlético Mineiro, capace di vincere il suo secondo campionato a 50 anni esatti di distanza dal primo con 13 punti di distacco dal Flamenego secondo. Ma il Palmeiras che ha chiuso terzo in classifica ha fatto qualcosa di storico nel 2021 andando a vincere due volte la Copa Libertadores nello stesso anno: slittata per via della pandemia a gennaio ha vinto la Copa Libertadores valevole per l’anno 2020 e a dicembre quella per l’anno 2021. Nonostante il livello del calcio sudamericano non sia al livello di qualche anno fa, la Copa Libertadores rimane il più prestigioso trofeo continentale per club e vincerla due volte con lo stesso gruppo a distanza di meno di un anno ha fatto entrare il Palmeiras del portoghese Abel Ferreira nella storia del calcio sudamericano. Per vincere due volte ha battutto squadre candidate alla vittoria sia nell'edizione 2020 che in quella 2021: nella prima il River Plate di Marcelo Gallardo (in semifinale) e il Santos (in finale); nella seconda l’Atlético Mineiro dominatore in Brasile (nella semifinale) e il Flamengo (che era stato campione nel 2019 ed era il grande favorito).

Dell'impresa del Palmeiras ha scritto anche Fabrizio Gabrielli: «Il suo modulo preferito è il 5-3-2, in cui i centrocampisti sono spesso molto votati ai compiti difensivi, come Danilo e – soprattutto – il belligerante e redivivo Felipe Melo. Nella recente finale con il Flamengo, per esempio – ma è un trend che si è verificato in tutto il percorso in Libertadores – il Palmeiras ha collezionato un misero 36% di possesso, risucchiando gli avversari nelle ragnatele difensive e attaccando in contropiede. Forse, anche per questo, Abel Ferreira è stato spesso definito un mini-Mourinho: un paragone banale, pigro, ma puntuale nella misura in cui il pragmatismo di Abel Ferreira, in fondo, ricorda la stessa brutale efficacia di quello di Mou». Ma è anche il modo con cui ha vinto ad essere iconico, con il gol vittoria Breno al minuto 99 nella prima e con un gol nei supplementari di Deyverson nella seconda. La squadra di Abel Ferreira ha costruito su questa mistica una anno da sogno e riscritto lo status del Palmeiras all’interno del calcio sudamericano.




Italia

L’Italia non è riuscita a qualificarsi attraverso il girone al prossimo Mondiale dopo una seconda parte di 2021 rivedibile per gioco e risultati. Questo però ci ripenseremo a marzo, perché il lavoro di Mancini sulla Nazionale italiana ha dato i suoi frutti con la vittoria dell’Europeo. In un mese magico Mancini ha fuso le due anime dell’Italia, quella nuova fatta di gioco di posizione e possesso, e quella storica della squadra smaliziata e sempre emotivamente sotto controllo.

Agli Europei l’Italia ha giocato un girone perfetto, poi il capolavoro tattico contro il Belgio, le partite sofferte e vinte ai rigori fino alla coppa alzata. È la vittoria della gestione di Mancini in termini di uomini e di sistema di gioco: anche sotto pressione l’Italia ha giocato il suo calcio fatto di costruzione dal basso e ricerca dell’uomo dietro la linea avversaria, rotazioni delle posizioni e occupazione dell’ampiezza, tutti dettami del calcio contemporaneo che l’Italia ha fatto suoi e sviluppato brillantemente. La vittoria tra gli altri di Donnarumma votato miglior giocatore del torneo, della coppia eterna Chiellini-Bonucci, di Jorginho che in poche settimane ha scalato le classifiche di gradimento fino ad arrivare tra i primi cinque al Pallone d’Oro.

L’Italia reduce dal fallimento del mancato Mondiale 2018 è andata a giocare un Europeo con coraggio e tranquillità dove le altre sembravano sempre sul filo del crollo nervoso. Daniele Manusia ha scritto così all'indomani della vittoria: «Nessuna squadra è stata in grado di batterci, né le piccole e agguerrite (Austria) né quelle grandi sulla carta ma che, insomma, a conti fatti poca roba (Belgio e Inghilterra) né l’unica squadra che è sembrata esserci superiore (la Spagna, ovviamente). Neanche la squadra di casa, neanche con lo stadio pieno, neanche partendo praticamente con un gol di vantaggio, è riuscita a sconfiggere l’Italia giovane e inesperta di Roberto Mancini».




Barcellona femminile

Il Barcellona femminile ha preso il posto del Lione come squadra egemone del calcio europeo dopo una stagione in cui ha vinto ogni trofeo che ha giocato. In campionato ha chiuso con 33 vittorie e 1 sconfitta a +25 dal Real Madrid secondo e con una differenza reti di +152 (!!!). Nella Champions League femminile agli ottavi ha superato le danesi del Fortuna Hjørring con un aggregato di 9-0, poi il Manchester City ai quarti, il PSG in semifinale e nella finale il Chelsea campione in carica della Premier per 4-0, con i gol tutti arrivati nel primo tempo. Nell’attuale stagione è ancora imbattuto, dopo 14 partite in campionato ha 14 vittorie e una differenza reti di +75, la Real Sociedad seconda in classifica è stata battuta 8-1. Poi ha chiuso il girone di Champions League con sei vittorie e una differenza reti di +23, avendo subito un solo gol nella vittoria per 4-1 contro l’Arsenal alla prima giornata.

Al pallone d’oro femminile 2021 3 delle prime 5 classificate erano del Barcellona e al premio della UEFA sono invece state 4 delle prime 5. In entrambi i casi a vincere è stata la capitana Alexia Putellas, che gioca mezzala sinistra del 4-3-3 ed ha cifre fuori dal mondo in termini di gol e assist. In realtà, però, prendere un solo nome di questa squadra fantastica sarebbe ingeneroso. In questo piccolo contributo non posso che citare l'ala sinistra olandese Lieke Martens, l'ala destra norvegese Caroline Hansen e la punta spagnola Jennifer Hermoso o la nigeriana Asisat Oshoala. Tutte queste giocatrici sono tra le migliori al mondo.

Quello del Barcellona è un gruppo consapevole di trovarsi in un momento storico e non vuole lasciare nulla al caso. Una squadra che alla fine della scorsa trionfale stagione ha addirittura chiesto che venisse cambiato allenatore per non sedersi sugli allori, con Jonatan Giraldez che ha preso il posto di Lluís Cortés. Quello che la squadra maschile del Barcellona sembra aver perso negli ultimi anni è stato protetto e sviluppato da quella femminile, anche in termini di gioco vista quanto bene riescano a interpretare i principi del gioco di posizione olandese-catalano. In questo senso, il Barcellona femminile è diventato il vero custode del calcio forgiato da Johan Cruyff.




Chelsea

Per il secondo anno consecutivo la squadra che alza la Champions League lo fa avendo cambiato allenatore a stagione in corso. Lasciato da parte Lampard a gennaio in una stagione che sta scivolando nell’anonimato, il primo candidato per la panchina è inizialmente Ralf Rangnick che però non accetta il ruolo di allenatore ad interim. Accetta invece Tuchel che era stato esonerato la vigilia di Natale 2020 dopo una vittoria in campionato per 4-0 da un PSG che aveva portato la stagione precedente in finale di Champions League. Un mese dopo inizia la nuova tappa e da subito Tuchel mette in mostra un Chelsea più lavorato dal punto di vista tattico, con un sistema cambiato rispetto a Lampard (l’aspetto principale è il passaggio dalla difesa a 4 alla difesa a 3) che alla prima partita contro il Wolverhampton in un pareggio per 0-0 fa il record di possesso palla (78,9%) e passaggi riusciti (820). Lo scherno per l’ennesimo allenatore filosofo è durato pochissimo, in poche settimane il Chelsea ha cominciato a macinare punti mostrandosi in grado di battere senza problemi anche il Manchester City.

Tuchel ha giocato la Champions League come se fosse un Mondiale: studiando l’avversario nei minimi particolari e mettendo la squadra in campo per esporne anche la più piccola lacuna, gestendo le forze della squadra per arrivare carica fino alla finale. Lì è arrivato il suo capolavoro: il suo Chelsea, contro il City, si è dimostrata la squadra più capace di dominare le fasi di transizione, disorganizzando l'avversario e sapendo sempre dove e come attaccare una volta recuperata palla.

Tuchel è riuscito ad intercettare il momento straordinario di forma di Kanté, Azpilicueta, Mendy e Mount proprio nel momento clou della stagione, costruendo un sistema che esaltasse anche giocatori con talenti molto specifici come Jorginho, Rüdiger e Havertz. Persino un giocatore in evidente crisi davanti al gol come Werner, nel sistema di Tuchel è riuscito a dare quello che serviva in termini di applicazione e movimenti.

https://twitter.com/ChampionsLeague/status/1400004039555915776

Il Chelsea ha vinto la Champions League dimostrando di essere il gruppo più unito, la squadra più preparata e dando addirittura la sensazione di avere ancora marce da scalare. Forse non la squadra più forte del 2021 ma di sicuro la squadra che meglio ne ha rappresentato lo spirito.




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