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Le migliori statue dei calciatori
19 giu 2020
16 statue a cui siamo affezionati.
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14 min
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Foto di Alex Livesey/Getty Images
(copertina) Foto di Alex Livesey/Getty Images
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«Jurgen dovrebbe essere ricompensato ora. Sembra che nel calcio aspettiamo che le persone invecchino prima che i loro risultati siano pienamente riconosciuti. Quando Klopp gli consegnerà la Premier, a Liverpool dovrebbero già iniziare a lavorare su una sua statua». Le parole con cui Steven Gerrard ha provato a spiegare il senso di riconoscimento dei tifosi del Liverpool verso il proprio allenatore ci dicono del valore simbolico che, ancora oggi, diamo alle statue.

Le statue sono una celebrazione di grandezza e nessuno oggi è più grande dei calciatori, o degli allenatori, in casi come quello di Klopp, per i loro tifosi: sono l'equivalente contemporaneo dell’ideale patriottico di eroe giovane e bello che combatte per una giusta causa - giusta, se è la tua squadra ovviamente. In altri tempi forse li avremmo scolpiti sopra a cavalli di razza mentre guidavano il popolo, con in mano una sciabola e sul petto lo stemma. Ma non ci sono più le guerre di liberazione di una volta e i calciatori costruiscono la propria estetica con i gol, i gesti atletici, le esultanze: sono queste che le cose celebriamo con bronzo e ferro fuori dagli stadi o nelle piazze.

Insomma, non vi stupirà: il mondo è pieno di statue di calciatori, ma raramente la loro rappresentazione simbolica riesce a combaciare con quella reale. I calciatori sono belli in campo, ma brutti quando proviamo a renderli immortali in una posa. Certo c'è qualche eccezione, ma per ogni Titì Henry che scivola immortale fuori da Highbury, esiste un Ibrahimovic cristologico che non restituisce l’onnipotenza del calciatore (e francamente sembra appena uscito da due mesi di dissenteria).

Leo Messi come lo rappresenti immobile? Non funziona.

Il disastro con il busto di Ronaldo, poi, lo conosciamo tutti.

Realizzare una statua è un lavoro complicato: non si può puntare all'eleganza senza tempo di Canova, ma neanche ai giochi di luce di Medardo Rosso. Chi si trova a dover realizzare una statua di un calciatore deve affidarsi alla fantasia, al simbolismo, alla fortuna, spesso poi si tratta di omaggi che vengono dal cuore ma che mancano dei finanziamenti o del talento necessario: slanci che finiscono male dal punto di vista figurativo, ma non da quello emotivo, perché dopotutto chi non vorrebbe dedicare una statua al proprio calciatore preferito?

Alcuni ci hanno provato, e questo è il risultato.

La statua dell’Uomo di latta del Mago di Oz con le fattezze di Arturo Vidal‏

«Sogno che [Vidal] metta la statua nel centro di allenamento o a casa, accanto alla televisione, in modo che la guardi sempre» con queste parole lo scultore Patricio Manzo si è presentato fuori dal ritiro del Cile con una statua in ferro di Arturo Vidal alta circa due metri e pesante 60 chili, sperando che il suo idolo se la portasse via con sé.

L’opera richiama volontariamente il personaggio dell’Uomo di latta del Mago di Oz, anche se l’autore non ha spiegato il motivo di questo crossover: un calciatore elastico e mercuriale con un uomo fatto di latta e mezzo arrugginito. A prima vista sembra un ossimoro ma a pensarci bene tutti e due cercano un cuore: l’uomo di latta il suo, Vidal quello degli avversari.

La collocazione attuale della statua non è chiara. Esiste un breve video di Vidal in una stanza con la sua riproduzione in ferro e amore, e quindi possiamo sperare che in questo momento sia nella sua villa in Cile o magari addirittura con lui a Barcellona. Secondo la leggenda però è stata seppellita sotto il terreno dello Juventus Stadium, come maledizione per aver venduto il cileno (no dai, questo me lo sono inventato io).


La statua che spunta dal muro di Odion Ighalo

Alla fine del 2017 Odion Ighalo ha aperto un orfanotrofio in Nigeria, a pochi chilometri da dove è cresciuto. È una struttura moderna e funzionale, con un grande parco, e tra due finestre al primo piano spunta dal muro la statua dello stesso Ighalo mentre esulta per un gol, o magari per la riuscita del suo progetto.

Che io sappia è l’unico caso di statua di un calciatore commissionata da un calciatore stesso oltre a quella di Cristiano Ronaldo, ma è per una buona causa quindi non mi sembra giusto parlare male di questo slancio egotico di Ighalo. La statua è in bronzo, con i lineamenti del calciatore appena accennati, nel complesso non è ne bella ne brutta, certo l’idea di una statua che spunta da un muro è curiosa, sembra il fantasma di Ighalo costretto ad esultare per l’eternità.

Sotto la statua si può leggere slogan “Dio è capace”.

Qualche anno dopo Ighalo è stato protagonista dell’inaspettato e rocambolesco passaggio dal Shanghai Shenhua al Manchester United, in cui molti hanno letto una sfumatura divina.


La statua di Andrés Iniesta

Appena ho visto questa statua di Iniesta che sembra voler calciare un suo amico per scherzo ho pensato che fosse inadatta a un calciatore come lui, poi ho capito che rappresentava fedelmente il gol con cui ha risolto la finale del Mondiale del 2010.

Gli spagnoli stanno in fissa con quella partita: anche la statua di Casillas riprende il momento in cui con il piede devia il tiro di Robben e magari piano piano rifaranno tutta quella partita a forma di statua. Stranamente, invece, in Italia nessuno ha pensato a dedicare una statua di Fabio Grosso mentre calcia l’ultimo rigore del Mondiale 2006, o di Buffon che devia sopra la traversa il colpo di testa di Zidane: non so questo cosa dica di noi come popolo, a me sembra una cosa buona.

Comunque, la posa di Iniesta scompare dietro la peculiarità di questa statua, la cui inaugurazione doveva esserci il 10 luglio 2020 in grande stile ad Albacete, ma che è stata rimandata a causa del Covid-19.

Iniesta è nudo, prima di tutto. Scelta, se non strana, quanto meno atipica - che io sappia non esiste un’altra statua di un calciatore in cui è possibile vederne i genitali.

Iniesta è nudo e plasmato nell’argilla, poi, come fosse un’opera di dio nei giorni della creazione. Assomiglia vagamente alle «macchine anatomiche» conservate nella Cappella di Sansevero a Napoli, corpi essiccati fatti di vene.

Insomma è una statua molto originale che in qualche modo funziona: Iniesta è un calciatore immateriale, più nervi che muscoli, più creta che bronzo.


La statua incredibilmente non somigliante a Radamel Falcao

Realizzare una statua di Falcao nella sua città natale, Santa Marta, non era sembrata un’idea così assurda: chi non vorrebbe celebrare un attaccante devastante soprannominato El Tigre? Falcao è un eroe in Colombia, paese di cui è il miglior marcatore della Nazionale e dove è inoltre molto impegnato in attività sociali.

Con questo spirito Antonio Irisma Arias si è messo a lavoro per omaggiare il proprio idolo con una statua alta sei metri. L’ha immortalato nella sua posa più iconica, mentre esulta alzando lo sguardo al cielo, le braccia inclinate a 90 gradi e gli indici che puntano verso l’alto. Esultando così Falcao vuole rivolgersi direttamente a Dio (è molto religioso), che poi è anche uno dei motivi per cui l’uomo innalza cattedrali, dipinge quadri, cesella statue, segna gol. Se l’obiettivo è Dio - allora - cosa importa la somiglianza?


La statua di Pelè e dell’imperatore Han Wu che combattono le forze del male

Questa statua si chiama «Cina - Brasile friendship soccer match» ed è stata realizzata per rappresentare una partita amichevole simbolica (che non si è mai giocata) tra Brasile e Cina. Questa statua vede Pelè e Han Wu, imperatore cinese vissuto circa 150 anni prima di Cristo, contendersi un pallone o forse calciarlo insieme come i gemelli Derrick nel famoso cartone.

Secondo alcune leggende il calcio sarebbe nato proprio in Cina durante la sua dinastia e questo fa probabilmente di Han Wu il miglior calciatore di una nazione che ha sempre avuto difficoltà nel formare calciatori. Alta 2,45 metri e con un peso di 1,5 tonnellate, è stata donata dalla municipalità di Pechino a Rio de Janeiro, per rafforzare l’amicizia tra i due paesi e si trova all’entrata del Parco olimpico della città brasiliana.

Mi chiedo cosa possano pensare i brasiliani che ci passano davanti per caso, probabilmente a un omaggio al film Shaolin Soccer.


La statua del caño di Riquelme a Yepes

«Dovevo fare questa statua» ha detto l’autore Leonardo Rossi che era allo stadio quel 24 aprile del 2000, quando Juan Riquelme si è liberato di Mario Yepes con un tunnel di suola rimasto nella storia del calcio sudamericano (ma arrivato fino a noi, tanto da averlo scelto come tunnel più umiliante del secolo).

La statua è realizzata in scala 1:1 con dei tappi di bottiglia e di sughero. Per realizzarla ci sono voluti oltre due anni e tantissimo lavoro. Il risultato non è esteticamente gradevole, ma il momento che rappresenta meritava una statua. Riquelme con il tacco alzato, Yepes che si guarda disperato tra le gambe, il pallone che scivola alle sue spalle. Sono due calciatori, ma potevano essere facilmente torero e toro nel momento decisivo della loro tauromachia.

Il tifo è anche scherno, infilare la lama quando si ha il coltello dalla parte del manico e questa statua rappresenta alla perfezione il sentimento provato dai tifosi del Boca Juniors quel giorno, qualcosa che non passerà mai.

Yepes può prenderla con sportività: in quale altro modo poteva avere una sua statua?




La statua di Henrik Larsson che guarda verso l’infinito

Henrik Larsson è il tipo di persona che sembra meritare una statua, e infatti gliene hanno dedicata una in bronzo sulla Strandpromenaden di Helsinborg, la sua città natale. I soldi per realizzarla - 500mila corone - sono state raccolte tramite donazioni di persone che hanno pensato che fosse una buona idea spendere i loro soldi per una statua.

Larsson è uno di quei giocatori che istintivamente attirano l’affetto dei tifosi, per i gol certo, ma anche per un carattere carismatico e una faccia simpatica. A Glasgow lo chiamavano Il Re dei Re. Al Celtic è rimasto molti anni, in una piazza da cui i migliori giocatori tendono ad allontanarsi presto. In quegli anni con un fisico asciutto e i capelli rasta Larsson era una furia, uno dei migliori attaccanti d’Europa, ma per qualche motivo per la sua statua hanno scelto una versione più matura, rasata e riflessiva.

La statua di Larsson guarda il Mar del Nord davanti a lui, il sorriso rilassato sul volto non lo fa sembrare un calciatore, ma piuttosto un vecchio filosofo che lungo queste spiagge spettrali amava passeggiare con il proprio cane. Il cane di Larsson deve essere il pallone che si trova vicino ai suoi piedi, ma non così vicino da rimandare un’idea di calcio giocato. Potrebbe avere le mani incrociate dietro la schiena o un taccuino dove prendere appunti piuttosto che quelle braccia a penzoloni.

Chi l’ha realizzata forse vedeva in Larsson l’anti-Ibra, una persona che non vuole spaccare il mondo in ogni occasione ma preferisce passeggiare da solo lungo il mare d’inverno.




La statua di David Silva col mal di schiena

Non deve essere facile realizzare la statua di un calciatore che non ha un gesto riconoscibile o un momento iconico. Chissà a cosa ha pensato Paco Suarez Diaz quando gli hanno chiesto di realizzare una statua di David Silva per omaggiare genericamente l’accademia calcistica delle Gran Canaria. Silva è un giocatore la cui grandezza si esprime nelle piccole cose, uno di quelli che unisce il gioco, secondo Wikipedia è chiamato Il re del "pre-assist".

Ma come lo rappresenti un pre-assist con del bronzo?

Diaz deve aver pensato che la cosa più simile fosse Forme uniche della continuità nello spazio di Boccioni, una statua che rappresenta in maniera simbolica il movimento e la fluidità, tutto sommato due qualità che possiamo riconoscere in Silva. Il risultato finale purtroppo è più simile ad una persona con il mal di schiena costretta a giocare a calcio dagli eventi, il tentativo rimane comunque interessante.




La statua inglese di Simone Perrotta

Quando ad Ashton-under Lyne hanno dedicato una statua a Simone Perrotta, non lo hanno neanche avvertito. Probabilmente perché il senso delle statue è nell’eternità, non nel presente. Certo immaginare che da qualche parte nel bel mezzo dell’Inghilterra ci sia una statua di Simone Perrotta in mezzo a Jimmy Armfield e Sir Geoff Hurst è strano. Sono i tre vincitori di un Mondiale nati in quell’area metropolitana nei dintorni di Manchester, una zona di mondo evidentemente benedetta.

Bisogna dare credito agli inglesi per aver messo un calciatore nato sì nel loro paese, ma che ha vinto al loro gioco con un’altra Nazionale. Ad oggi Simone Perrotta è l’unico Campione del Mondo italiano con una statua, anche questo è strano a pensarci (se escludiamo Materazzi che viene colpito da Zidane: statua che era esposta fuori dal museo Pompidou, ma che è stata fatta rimuovere dallo stesso Zidane, non prima che Materazzi riuscisse a farsi una foto).

Avreste mai immaginato che Perrotta avrebbe avuto una statua prima di Totti? Ma questi sono i misteri delle statue.




Una statua troppo funebre di Jari Litmanen

Jari Litmanen è stato forse il primo giocatore hipster dell’epoca moderna. Finlandese, indolente, girovago, fortissimo. La statua non gli è stata dedicata per questo però.

Semplicemente nel suo paese natale, Lahti, volevano omaggiare il suo talento: tra i calciatori e la città di nascita c’è spesso un legame indissolubile.

La statua di Litmanen è posizionata in uno spazio vuoto, non c’è davvero nulla intorno, la data indicata sul piedistallo - ovvero il 10-10-2010, data simbolica dello svelamento per rifarsi all'epica del numero del talento - sembra invece la data di morte. A guardarla bene più che davanti ad una statua sembra di trovarci davanti ad un monumento funebre, ma non credo che il giocatore se la sia presa più di tanto. Litmanen è sempre apparso come un calciatore ombroso e severo e i tratti del volto pur non somigliandogli troppo ne rappresentano in qualche modo l’austerità.

Qualche anno fa qualcuno ha vestito la statua con la tunica bianca e il cappello del Ku Klux Klan. In verità sembrava più Jari Litmanen versione fantasma.




La statua destrutturata di Michael Essien

Una statua di Michael Essien al Milan, ma con la maglia del Chelsea (questa la capiscono i tifosi del Milan).




Bonus: le 3 migliori statue di Lionel Messi

Dopo Maradona e Pelè, Messi è il calciatore ad avere più statue dedicate al proprio talento, a dimostrare come le statue non hanno solo un valore simbolico, ma anche qualitativo (magari un giorno si potrebbe creare un expected statue). Queste comunque sono le tre più significative:

1° Messi che mangia un hamburger

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Immagino sia stata realizzata con lo scopo di permettere alle persone che vorrebbero essere amiche di Messi di sedersi sulla panchina e mangiare un buon hamburger insieme a lui. Chi non vorrebbe farlo dopotutto?

2° Messi come Chucky la bambola assassina

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Chi ha realizzato questa statua deve odiare profondamente Messi e tutto quello che rappresenta (Cristiano sei tu?).

3° Solo i piedi di Messi

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A Buenos Aires lungo il Paseo de la gloria c’è una statua di Messi insieme a quelle di altri sportivi argentini famosi. Dopo essere stata vandalizzata una prima volta nel gennaio del 2017, spezzata a metà, la statua è stata tirata giù da ignoti nuovamente a dicembre dello stesso anno. A resistere solo i due piedi di Messi e il pallone, in una nuova versione della statua che in qualche modo rimanda in maniera molto più netta l'unicità dell'argentino.

Purtroppo il comune di Buenos Aires non ha avuto la lungimiranza di capire la bellezza dell'assenza del corpo di Messi in una statua di Messi e ha nuovamente messo a posto il corpo. Se passate da quelle parti, potete rimediare all'errore.




La statua di Eden Hazard precedentemente conosciuta con il nome di Michel Platini

Originariamente questa statua di Hazard che batte un portiere ignoto era una statua di Michel Platini che batte un portiere ignoto. Realizzata dall’artista Roberto Ollivero nel 1986 - anno di grazia del francese - su una collina che domina Tubize, quando è arrivato il momento di restaurarla tutti hanno pensato che la naturale evoluzione di Platini fosse Hazard, il miglior calciatore di una generazione d’oro che da piccolo ha giocato proprio per la squadra di questo piccolo centro del Bramante.

Le foto non rendono merito a questo complesso statuario composto da un numero 10 eccezionale, un portiere inevitabilmente perdente, una porta violata, un pallone all’incrocio e una scritta Gooool. Un’idea forse più grande delle possibilità dell’artista. C’è da chiedersi come quella statua gonfia e rozza potesse rappresentare Platini, uno dei calciatori più eleganti della storia del calcio.

La scelta di riconvertirla in Hazard pare azzeccata anche morfologicamente, soprattutto per quel culo basso e grosso che è uno dei segreti del suo calcio.




La statua del ciclone delle Azzorre

Nella targa della statua dedicata a Pauleta, nel complesso sportivo che porta il suo nome, c'è scritto: "A Pauleta, ciclone delle Azzorre e miglior marcatore della storia della Nazionale Portoghese con 47 gol, un tributo dai suoi amici". Era il 2013 e forse potevano intuire che da lì a poco Cristiano Ronaldo avrebbe distrutto quel record.

Una statua dagli amici rimane comunque una cosa bella: non somiglia a Pauleta, non si capisce cosa sia quel cerchio intorno, ma almeno abbiamo scoperto che aveva un soprannome bellissimo.




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